La solidarietà tra i crocifissi della terra
Nel libro dei Numeri Dio disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque, dopo essere stato morso dal serpente, lo guarderà resterà in vita» (21,8). Giovanni sapeva che quel serpente di Mosè fu distrutto da un re giusto e riformatore, Ezechia, che «fece a pezzi il serpente di bronzo, che aveva fatto Mosè» (2Re 18,4). Perché distrusse una reliquia così sacra? Il testo aggiunge: «Fino a quel tempo gli Israeliti gli bruciavano incenso e lo chiamavano Necustàn» (18,4). Quando a un oggetto veniva bruciato incenso e, soprattutto, veniva dato un nome, non era più solo un simbolo, ma un idolo. Mosè aveva fatto costruire anche l’Arca dell’Alleanza, che al tempo di Ezechia era ancora custodita nel tempio di Gerusalemme. Il serpente fu distrutto, l’arca no.
Anche nei momenti di riforma e rinnovamento delle comunità, tutto dipende dal saper distinguere il serpente dall’arca. Operazione molto difcile, perché sia l’arca da conservare che il serpente da distruggere sono stati creati dallo stesso “Mosè”, magari dallo stesso fondatore. La storia delle comunità e dei movimenti ci mostra scenari in genere cupi. I casi più comuni sono quelli nei quali, assolutizzando la storia e i suoi oggetti, le comunità conservano sia l’arca sia il serpente, e così con il tempo il serpente si divora l’arca. E invece salvare l’arca e distruggere il serpente è il talento cruciale di ogni riformatore vero.
Nell’episodio del serpente di bronzo si trova traccia di antiche tradizioni che facevano ricorso al principio omeopatico (cioè il simile cura il simile), che ritroviamo anche in altri brani biblici (1Samuele 5; Ezechiele 4). Mosè per curare dai morsi del serpente usa un serpente di bronzo. Queste antiche pratiche volevano immunizzare da un male utilizzando, simbolicamente, lo stesso male, come due negatività che moltiplicate diventano positive. [… continua al leggere il commento su Famiglia Cristiana …]