Il Vangelo, esperienza di reciprocità e dono
Perché Gesù ordina ai suoi apostoli di «non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche» (Marco 6,8-9)? Qui la ragione principale non è un allenamento a una vita di povertà, né di praticare qualche forma di vita ascetica o di penitenza. Gesù, all’inizio della sua missione, sta creando un nuovo tipo di uomo e quindi di comunità.
I cristiani all’inizio erano chiamati “quelli della via”, quelli che camminavano lungo le strade. La sua comunità era una comunità mobile, una sequela, un camminare dietro, un ritornare “arameo errante”. E quando si cammina molto e il camminare è la condizione ordinaria di vita, la scelta dell’abbigliamento e dell’equipaggiamento è essenziale. Come sappiamo anche noi quando dobbiamo iniziare un lungo viaggio o un pellegrinaggio, è bene portare solo l’essenziale; e più il viaggio è lungo, più essenziali bisogna diventare, altrimenti il viaggio si appesantisce e magari non riusciamo a terminarlo. Perché un lungo viaggio sia sostenibile occorre portare solo l’essenziale, non il superuo.
Il viaggio degli apostoli era qualcosa di simile: l’essenziale che portavano era l’annuncio di una parola diversa. Non partivano, come i mercanti, per vendere e comprare, non erano soldati, non erano lavoratori stagionali. L’essenziale era dunque una solo tunica, non la seconda. Non dovevano portare neanche il pane, neanche il denaro. Forse solo l’acqua, quella davvero essenziale. Non portavano il pane perché il Dio biblico provvede al pane quotidiano, come aveva fatto nel deserto, e come continua a fare con i suoi “operai” che hanno diritto al loro salario. [… continua a leggere il commento su Famiglia Cristiana …]
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