Luigi Maria Epicoco – Il Padre Nostro

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Facciamo spazio alla lettura per intero della preghiera del Padre nostro perché, anche se probabilmente tutti la conosciamo a memoria, ci sarà di aiuto soffermarci sul testo rallentando la lettura e permettendo così alle parole di Gesù di entrarci dentro in una maniera nuova.

Gustare è infatti il verbo migliore che descrive la vita spirituale, come canta il Salmista: «Gustate e vedete com’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia». Le pagine di questo libro saranno un commento a questa preghiera insegnata da Gesù stesso, che lungi dall’essere semplicemente una formula, è invece “forma” per ogni preghiera cristiana.

Il Padre nostro è la più grande professione di fede che come cristiani possiamo fare, perché essa non è la semplice recita di parole, ma è un programma che impegna tutta la nostra vita.

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Stralci dal libro…

“La preghiera per un cristiano è come l’alfabeto degli amanti. Ogni storia d’amore è fatta di gesti, parole, tenerezze, attenzioni, abitudini che hanno principalmente lo scopo di manifestare l’amore. Un bambino, ad esempio, ha un tremendo bisogno di tenerezza da parte della madre. L’amore materno è fatto di sguardi, baci, abbracci, cura, attenzioni. Un bambino non se ne fa nulla dell’informazione astratta dell’amore materno; egli ha bisogno di poterne fare esperienza. L’amore non è un fatto intellettuale ma un fatto esperienziale, esattamente come dovrebbe esserlo la preghiera.” (pag. 10)

“La preghiera deve diventare una manifestazione della nostra unicità. Così come ognuno di noi viene al mondo unico e irripetibile, così la preghiera di ciascuno è sempre unica e irripetibile. Lungi da noi allora pensare che essa sia una sorta di tecnica valida per tutti. Essa è invece un modo di relazionarsi con Dio che necessita della scoperta della propria diversità. Infatti ciò che potrebbe aiutare la mia preghiera potrebbe essere invece distrazione per un altro. Nell’imparare a pregare in un certo modo impariamo a diventare sempre più noi stessi.” (pp. 7-8)

“La preghiera è la parola che usiamo per indicare la relazione di intimità con cui ci rapportiamo a Dio, e con cui, più propriamente, Dio si rapporta a noi. Infatti è sbagliato immaginare la preghiera solo come un’azione che dal basso va verso l’alto. In realtà la preghiera è innanzitutto un’iniziativa che Dio prende per suscitare in noi una risposta. «In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1Gv 4,10). L’iniziativa è la Sua. È Lui che ci ha amato per primo e ha reso possibile l’amore.” (pp. 5)

Fonte

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