L’obiettivo del libro è cercare di capire cosa significhi vivere una «fede adulta», per un uomo del nostro tempo, che non possa fare a meno di pensare e di porsi degli interrogativi sulle domande cruciali dell’esistenza. Come dice Blaise Pascal, in uno dei pensieri: «L’uomo è solo una canna, la più fragile della natura; ma una canna che pensa».
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Introduzione
Il libro nasce come tentativo di precisare meglio le domande solamente accennate nei precedenti volumi.
L’obiettivo che accomuna tutte le riflessioni è cercare di capire cosa significhi vivere una «fede adulta», per un uomo del nostro tempo, che non possa fare a meno di pensare e di porsi degli interrogativi sulle domande cruciali dell’esistenza. Come dice Blaise Pascal, in uno dei suoi pensieri: «L’uomo è solo una canna, la più fragile della natura; ma una canna che pensa»1.
La «fede adulta», perciò, inizia con il desiderio di ciascuno di noi di comprendere, di porsi consapevolmente di fronte al Mistero della vita.
A questo riguardo, tale concetto, lo aveva già precisato il cardinale Carlo Maria Martini, quando, citando Norberto Bobbio, disse: «Per me non ci sono credenti o non credenti, ma solo pensanti o non pensanti»2.
Nel nostro stare al mondo conta ciò che desideriamo, la nostra umanità che, con Gesù, viene sempre al primo posto.
Anche perché credere in Gesù significa imitare la sua fede, in una continua ricerca della volontà del Padre, per realizzare pienamente la nostra essenza di creature: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).
Probabilmente è proprio questo il senso della fede adulta: far fiorire l’umano.
Al di là delle credenze, dei rituali e di una pura adesione a precetti e culti, acriticamente, senza coinvolgimento delle proprie esigenze profonde razionali e psichiche, per placare la nostra ansia e le nostre paure.
D’altronde, a quest’ultimo stato di cose, ha contribuito la gerarchia ecclesiale estromettendo, considerando eretico ed emarginando chi non rientrava nei suoi schemi, secondo un principio di obbedienza, mantenuto nei secoli.
Ora, però, la comunità dei credenti non può più isolarsi e tenere le distanze, in particolare dai cercatori di verità, giustizia, libertà, bene comune, come del resto aveva previsto il concilio Vaticano II, nella Gaudium et spes.
I tempi sono cambiati e i principi conciliari sono stati ripresi da papa Francesco, il quale ripete continuamente che è giunto il momento di uscire dalle nostre sacrestie asfittiche, per dialogare con gli uomini del nostro tempo, per portare il messaggio evangelico a un’umanità sofferente e disorientata. Senza temere, come il Vangelo insegna, il rischio di «perdersi».
Alla luce della coscienza affiorano domande che riguardano il senso della vita di tutti noi.
Perché la fede è un’imprescindibile e instancabile ricerca. Non ci sono, alla fine, per nessuno, scorciatoie o facili risposte, ma solo domande, che ciascuno di noi, «canna pensante», può gridare negli abissi del proprio cuore al Mistero che ci genera e ci avvolge.
1 B. Pascal, Pensieri, a cura di P. Serini, Einaudi, Torino 1967, p. 163.
2 C. M. Martini, Per una Chiesa che serve, EDB, Bologna 1994.
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