Luciano Manicardi – Commento al Vangelo di domenica 9 Gennaio 2022

1502

Lโ€™immersione nella preghiera

Dopo la manifestazione del Messia Gesรน alle genti, allโ€™umanitร  intera, attraverso i Magi con la festa dellโ€™Epifania, con il battesimo di Gesรน la Chiesa celebra la sua manifestazione a Israele. Gesรน si presenta pubblicamente a Israele come Figlio di Dio su cui riposa lo Spirito santo condividendo ciรฒ che, scrive Luca, tutto il popolo fece, ovvero, lโ€™immersione nel Giordano ad opera di Giovanni. E da allora inizia il ministero pubblico di Gesรน. Ciรฒ che colpisce in questa manifestazione a Israele del Messia รจ che questo evento pubblico รจ trasformato da Luca in un evento personalissimo, interiore, spirituale. Come vedremo, Luca non narra il battesimo di Gesรน ma la preghiera di Gesรน.

Gesรน si trova in solitudine, sta pregando, e in questa preghiera la parola di Dio ascoltata tante volte – e possiamo pensare a parole memorizzate e interiorizzate della Scrittura – Gesรน la sente rivolta a sรฉ in maniera diretta e personale: โ€œTu sei il mio Figlio, tu lโ€™amato, in te ho posto il mio compiacimentoโ€. Lโ€™immersione qui non รจ tanto nelle acque del Giordano, quanto nelle pagine della Scrittura, in alcune pagine particolarmente pregnanti, come un salmo messianico, la legatura di Isacco, il passo di Isaia 42 sul servo del Signore. O meglio, queste pagine erano immerse in Gesรน stesso, nella sua interioritร , erano memorizzate, e vengono vivificate venendo applicate da Gesรน a se stesso diventando luce sul suo cammino, diventando sintesi che anticipa ciรฒ che lโ€™attende, diventando fascio di luce proiettato sul suo futuro, perchรฉ in quelle parole vi รจ come la sintesi della sua vita, morte e resurrezione, la sua missione di Messia e Servo sofferente.

La narrazione lucana che compone la lettura evangelica odierna รจ composta da due brani del capitolo terzo del vangelo secondo Luca: Lc 3,15-16.21-22. Il primo brano, i vv. 15-16, contiene un versetto proprio della redazione lucana e assente da Marco e Matteo. Si tratta del v. 15: โ€œPoichรฉ il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristoโ€. Questo versetto fa sรฌ che quello che negli altri due Sinottici รจ un annuncio solenne che fa parte della predicazione del Battista, qui sia una risposta alla domanda inespressa verbalmente dal popolo circa lโ€™identitร  di Giovanni e del Messia. Il v. 16a dice: โ€œGiovanni rispose dicendo a tutti:โ€. Il testo lucano pone lโ€™avvento di Gesรน sotto il segno, caro a Luca giร  nei vangeli dellโ€™infanzia, dellโ€™attesa. Simeone attendeva la consolazione di Israele (Lc 2,25), Anna parlava del bambino a quanti attendevano la redenzione di Gerusalemme (Lc 2,38).

E ora tutto il popolo era in attesa. E lโ€™attesa viene radiografata dallโ€™evangelista come domanda interiore, come pensiero dubitativo: Giovanni รจ forse lui il Messia? Le somiglianze tra il Battista e Gesรน sono un elemento che attraversa tutti i vangeli. Certamente, Luca sembra sottolinearle mostrando un Giovanni che giร  โ€œannuncia lโ€™evangeloโ€ (Lc 3,18) e che si muove come predicatore itinerante (Lc 3,3) come farร  anche Gesรน nel suo ministero pubblico. รˆ una domanda che vive nellโ€™intimo, perchรฉ รจ una domanda vitale, รจ una domanda che trova il suo corrispettivo nella domanda esplicita che Giovanni porrร  a Gesรน attraverso i suoi discepoli: โ€œChiamati due dei suoi discepoli Giovanni li mandรฒ a dire al Signore: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attendere un altro? Venuti da lui, quegli uomini dissero: Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attendere un altro?โ€ (Lc 7,18-20). La domanda a cui ora Giovanni risponde, piรน avanti diverrร  la domanda di Giovanni stesso.

Anche Giovanni si troverร  incerto della risposta che pure ha giร  dato e in cui credeva. Anche Giovanni, come la Scrittura, fa segno, indica, fa posto, apre la via a colui che viene dopo di lui, al Messia. Eppure la sua risposta parla del Messia nei termini della forza e del giudizio, e usa le immagini del vaglio e, soprattutto, del fuoco (โ€œbattezzerร  in Spirito santo e fuoco, brucerร  la paglia con fuoco inestinguibileโ€ Lc 3,17). Cosรฌ che la risposta dovrร  ridivenire domanda quando Gesรน si mostrerร  dalle sue opere come Messia mite che narra un Dio che non strappa la zizzania dal campo dovโ€™รจ seminato il buon grano, che attende, anche lui, i tempi della maturazione del seme e della crescita della pianta, che si oppone ai discepoli che vorrebbero che facesse scendere un fuoco dal cielo per consumare i samaritani che non lo hanno accolto.

In veritร , Gesรน dirร  di essere venuto proprio a gettare un fuoco sulla terra, (Lc 12,49), ma questo fuoco non deve bruciare nรฉ scorie, nรฉ peccatori, ma รจ il fuoco in cui Gesรน stesso sarร  immerso: โ€œSono venuto a gettare un fuoco sulla terra e come vorrei che fosse giร  divampato. Ma devo essere battezzato con un battesimo e come sono angustiato finchรฉ non sia compiutoโ€ (Lc 12,49-50). Il battesimo in Spirito santo e fuoco ci sarร  ma alla Pentecoste, quando Gesรน sarร  giร  passato attraverso la prova della passione e morte, quando Gesรน avrร  giร  compiuto il destino di colui che โ€œcompie guarigioni oggi e domani e il terzo giorno รจ consumatoโ€ (Lc 13,32). Del resto, la narrazione lucana ci suggerisce che Giovanni stesso รจ giร  stato battezzato in Spirito santo quando la madre di Gesรน ha salutato sua madre, Elisabetta, e alla voce di Maria lo Spirito santo รจ sceso su Elisabetta e ha riempito anche Giovanni che nel seno materno ha sussultato di gioia (Lc 1,39-45).

La risposta che Giovanni dร  al popolo รจ giusta, ma tale che non solo dovrร  essere completata e aggiornata, ma che Giovanni stesso non รจ cosciente di quanto essa riguardi anche lui personalmente. Di quanto, in certo modo, vi sia giร  immerso. Ovvero, di quanto lui stesso con la sua vita, piรน ancora che le sue parole, sia la risposta. Luca suggerisce questo affermando, dopo aver annotato che Giovanni annunciava lโ€™evangelo (Lc 3,18), che Erode fece arrestare Giovanni e lo fece mettere in quel carcere in cui poi trovรฒ la morte (Lc 3,19-20). E questa notizia precede il brano che costituisce la seconda parte della pericope evangelica odierna e che la Bibbia di Gerusalemme intitola โ€œBattesimo di Gesรนโ€. In realtร , in questo brano si dice che sia il popolo che Gesรน sono giร  stati battezzati. Del resto, Luca ci ha giร  avvertiti che Giovanni รจ stato arrestato ed รจ ormai in prigione. Sicchรฉ il passo lucano del battesimo di Gesรน non รจ il racconto del battesimo, che รจ appena accennato come fatto giร  avvenuto โ€œGesรน, ricevuto anche lui il battesimo, โ€ฆโ€: Lc 3,21), ma รจ un passo che parla della preghiera di Gesรน. Rispetto ai paralleli sinottici, รจ soltanto Luca che specifica che Gesรน โ€œstava in preghieraโ€ (Lc 3,21).

Per Luca il contesto della discesa dello Spirito su Gesรน non รจ lโ€™immersione battesimale, ma la preghiera. Preghiera che รจ anzitutto ascolto della parola di Dio contenuta nelle Scritture e sentita come rivolta personalmente a sรฉ. โ€œTu sei mio Figlioโ€: la parola del Salmo 2 non riguarda piรน Davide, un re dโ€™Israele, ma riguarda Gesรน, riguarda colui che legge e ascolta la parola come indirizzata a sรฉ, come parola da realizzare facendo la volontร  del Padre. E questa รจ lโ€™esperienza filiale. Nellโ€™ascolto e nella realizzazione della parola e della volontร  di Dio consiste la dimensione di figlio in cui Dio pone il compiacimento. Dirร  Gesรน: โ€œMia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in praticaโ€ (Lc 8,21).

Se Marco e Matteo, narrando lโ€™episodio del battesimo di Gesรน nel Giordano, privilegiano lโ€™immagine โ€œmaternaโ€ della nascita evocando lโ€™uscita di Gesรน dalle acque, Luca, sottolineando la preghiera di Gesรน e lโ€™ascolto della voce divina, accorda maggior peso alla simbolica โ€œpaternaโ€: lโ€™esperienza primordiale del padre che il bambino fa รจ sempre mediata dalla parola e dunque dalla voce. Pertanto la preghiera nasce e sempre si nutre di ascolto, lโ€™ascolto che genera alla figliolanza divina, alla vita in Cristo. In fondo, lโ€™operazione di Luca, di mettere sotto il segno della preghiera ciรฒ che Marco e Matteo ponevano sotto il segno del battesimo, รจ importante perchรฉ indica che la vita in Cristo, a cui dร  accesso il battesimo si nutre poi di preghiera, e altro non รจ che la vita di fede tout-court.

La preghiera appare poi nel testo lucano come luogo di discernimento della propria vocazione e missione. Le parole della Scrittura indirizzano lโ€™identitร  e la missione di Gesรน sulla via messianica (Sal 2,7: โ€œTu sei mio figlioโ€), verso un cammino di sofferenza e morte (Gen 22,2 cui rinvia lโ€™espressione โ€œlโ€™amatoโ€ che designa Isacco in procinto di salire il monte Moria dove dovrร  essere sacrificato) e lo pongono sulla scia del Servo del Signore annunciato da Isaia (Is 42,1: โ€œIn te mi sono compiaciutoโ€). Soprattutto la preghiera, per Gesรน come per il cristiano, รจ occasione di conoscere lโ€™amore di Dio: โ€œTu sei il mio Figlio, lโ€™amatoโ€.

Essendo anzitutto ascolto della Parola di Dio, la preghiera รจ apertura alla comunione e allโ€™amore che vengono da Dio e che si esprimono nel suo Spirito e nella sua Parola. Esperienza di amore ricevuto, la preghiera diviene luogo di sempre rinnovata nascita alla sequela di Cristo sotto lโ€™azione dello Spirito. E per operare questa continua rigenerazione del credente, la preghiera sempre, ogni giorno, ogni volta che si attiva, deve tornare allโ€™ascolto della Scrittura, sacramento attraversato dallo Spirito santo e che contiene la Parola di Dio.


A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose