Luciano Manicardi โ€“ Commento al Vangelo di domenica 9 Febbraio 2025

Domenica 9 Febbraio 2025 - V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 5,1-11

Data:

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Lasciarono tutto e lo seguirono. Lc 5,1-11 09.02.25 don Gio Bianco

Lโ€™esperienza dellโ€™incontro con il Signore รจ al cuore del testo di Isaia (Is 6,1-2.3-8) e del brano evangelico (Lc 5,1-11). Il momento della grande vicinanza con il Signore coincide con la presa di coscienza della propria distanza profonda da lui e del proprio peccato: Isaia accompagna la sua confessione di fede al riconoscimento della propria impuritร  (cf. Is 6,5) e Pietro confessa il Signore e, contemporaneamente, riconosce di essere un peccatore. Lโ€™incontro con il Signore comporta un mutamento dellโ€™esistenza di Isaia e di Pietro i quali accolgono la missione che il Signore conferisce loro (โ€œEccomi, manda meโ€: Is 6,8; โ€œDโ€™ora in poi sarai pescatore di uominiโ€: Lc 5,10).

I due testi si raggiungono anche sul tema della vocazione. Ma, piรน che a una vocazione in senso stretto, in ambo i casi ci troviamo di fronte a un incontro che produce una trasformazione profonda nella persona. Quellโ€™incontro diviene un momento di veritร  in cui la persona assume la coscienza della propria limitatezza e negativitร : Isaia si riconosce impuro, Pietro peccatore. Si tratta di un evento di conoscenza di sรฉ che si verifica in un contesto relazionale, a seguito di una potente esperienza di alteritร . Se parliamo di vocazione, dobbiamo decodificarla e vedervi un evento che colpisce in profonditร  la persona, la quale si sente toccata, raggiunta nel profondo, conosciuta nellโ€™intimo. Il termine usato da Luca, thรกmbos (โ€œstuporeโ€: Lc 5,9; Vulgata: stupor), ha in sรฉ il significato di essere colpito da stupore, e anche da timore e spavento. Le esperienze trasformative hanno un prezzo, producono una ferita. Una ferita soprattutto allโ€™immagine narcisistica di sรฉ, tanto che si puรฒ parlare di una sensazione di morte che attraversa la persona. Il testo di Isaia, che si apre con lโ€™annuncio della morte del re Ozia, prosegue con lโ€™esperienza spirituale di Isaia che lo pone faccia a faccia con la morte. โ€œSono perdutoโ€ (Is 6,5), dice il profeta. Ma รจ una perdita attraverso cui Isaia rinasce a nuova vita. Esattamente come la morte del re Ozia introduce la visione che mostra Dio come vero re su Israele e su tutta la terra. Non รจ diverso per Pietro che accetta di essere contraddetto nella sua competenza di pescatore e aderisce allโ€™invito di Gesรน di gettare le reti e andare al largo anche di giorno, dopo che la pesca nel tempo favorevole, cioรจ di notte, non aveva portato a nulla. Lโ€™incontro con il Signore รจ unโ€™esperienza pasquale, unโ€™esperienza di morte che fa approdare a una nuova vita. O a una nuova fase della vita. Si tratta di un passaggio, di una iniziazione. Isaia si dispone a essere inviato dal Signore nella missione che gli affiderร ; Pietro si vede trasformato da pescatore in pescatore di uomini. Cosรฌ la vocazione-incontro si concretizza in unโ€™esperienza esistenziale di โ€œcrisiโ€. E la crisi, quando evolve positivamente, diviene un cammino di iniziazione. E lโ€™iniziazione รจ caratterizzata dalla separazione da una condizione in cui si era installati (Pietro era un pescatore) che, attraverso una situazione di precarietร  in cui la persona si sente in contatto con la morte (โ€œSono perdutoโ€: Is 6,5; โ€œAllontanati da me, perchรฉ sono un peccatoreโ€: Lc 5,8), evolve verso un nuovo assetto esistenziale (โ€œEccomi, manda meโ€: Is 6,8; โ€œSarai pescatore di uominiโ€: Lc 5,10).

Lโ€™Antico Testamento ci pone di fronte a unโ€™altra forma di passaggio che potremmo definire dal sacro al santo. Il testo presenta una visione che si svolge nel Tempio e in cui Dio appare seduto come re su un trono elevato: siamo davanti a una sorta di stanza del trono. Si descrive il manto regale che riempie il Tempio e si evocano gli elementi teofanici del fuoco (Is 6,2: โ€œserafiniโ€ sono gli angeli ardenti, ignei; il verbo ล›araf significa โ€œbruciareโ€, โ€œardereโ€) e del fumo (Is 6,4). Al cuore di questa visione echeggia la triplice acclamazione che proclama la santitร  del Signore (v. 3). Tuttavia, il messaggio del testo, che parla di una pienezza traboccante (โ€œi lembi del suo manto riempivano il Tempioโ€; โ€œil Tempio si riempiva di fumoโ€), รจ che la presenza del Signore si estende su โ€œtutta la terraโ€ (v. 3). E il nome di Dio รจ โ€œSignore degli esercitiโ€, ovvero, โ€œdelle schiereโ€, intendendo con ciรฒ le schiere celesti: non รจ riferimento a un attributo โ€œmilitareโ€ di Dio, ma alla sua regalitร  cosmica. Dunque: il Dio dei cieli manifesta la sua gloria sulla terra e trova nel Tempio un luogo di dimora ma che non esaurisce la sua presenza.

Il Tempio รจ il luogo in cui Isaia, di fronte alla magnificenza dellโ€™Altissimo, percepisce la propria limitatezza e il proprio peccato ma, al tempo stesso, esperisce anche la purificazione che accompagna il perdono (v. 7) e che abilita il profeta ad ascoltare la voce del Signore e ad aderire alla missione che gli viene affidata. Il racconto, formulato in prima persona dal profeta, mostra che lโ€™impatto della presenza di Dio su Isaia รจ espressa come esperienza corporea. Dallโ€™iniziale โ€œIo vidi il Signoreโ€ (v. 1) al finale โ€œIo ascoltai la voce del Signoreโ€ (v. 8), coinvolgendo non solo occhi e orecchie, ma anche tatto e olfatto, bocca e labbra, il profeta compie un cammino in cui la presenza del Signore si manifesta come colui che parla e che lo invia a parlare e annunciare in suo nome (v. 8 e i vv. 9ss.: โ€œVaโ€™ e riferisci a questo popoloโ€). Lโ€™incontro con il Signore, espresso con il vocabolario del vedere, implica timore e paura di morte (โ€œnessun uomo puรฒ vedermi e restare vivoโ€: Es 33,20), ma lโ€™evoluzione dellโ€™incontro trova la sua pienezza nellโ€™ascolto della parola di Dio e, in particolare, nel dialogo che si instaura tra i due. Dio si rivolge al profeta con una domanda a cui Isaia risponde presentando la propria disponibilitร  allโ€™invio (v. 8). Dallโ€™esperienza del divino colta sotto i segni sacrali del tremendum e del fascinans, si passa allโ€™esperienza del Dio re e santo, che cioรจ interviene nel mondo, agisce nella storia, si lega a un popolo e sceglie uomini che parlino in suo nome.

Il testo evangelico รจ il racconto di un inizio. Ogni racconto di inizio รจ fatto a distanza di tempo dallโ€™inizio stesso. Lโ€™inizio รจ riconosciuto come tale quando ha un seguito e diviene storia. In tale racconto si riflette ciรฒ che si รจ vissuto e si รจ diventati a partire da quellโ€™inizio. Noi abbiamo bisogno di tale racconto quando dobbiamo capirci piรน a fondo. Il vangelo presenta il racconto dellโ€™inizio della sequela di Pietro (e altri con lui), ma non Pietro fa tale racconto, bensรฌ Luca. E anche questo รจ importante: sempre nella vita, e dunque anche in una vita ecclesiale, la mia storia non รจ solo mia e il racconto che altri fanno di me รจ importante per capirmi. Perchรฉ quellโ€™inizio ha dato vita a qualcosa di condiviso, di partecipato con altri da cui non posso prescindere se non rinnegando la storia stessa. Ed รจ importante anche ascoltare le storie degli altri. Anche perchรฉ al di lร  degli inizi particolari di ciascuno, nella vocazione cristiana vi รจ un inizio unico per tutti. E il testo evangelico รจ illuminante per noi. Alcuni elementi sono sintetizzati in questo racconto di inizio fatto a partire dal prosieguo del cammino. La parola del Signore: โ€œsulla tua parola getterรฒ le retiโ€ (v. 5).

A distanza di tempo, quando il canto del gallo sveglierร  Pietro alla coscienza del suo rinnegamento, egli si ricorderร  della parola che il Signore gli aveva detto e da lรฌ ricomincerร . La parola del Signore รจ il bene inestimabile che ci resta anche a distanza di tempo e da cui cominciare in un nuovo inizio. Poi, la promessa: โ€œdโ€™ora in poi sarai pescatore di uominiโ€ (v. 10). Si tratta, a partire da ciรฒ che si รจ, di diventare altro da ciรฒ che si รจ. Allโ€™inizio, quando non avevamo coscienza di ciรฒ che significa inizio, questa promessa forse entusiasmava. Col tempo, Pietro (e noi con lui) fa esperienza delle sue resistenze a tale divenire, della sua poca fede che abbisogna della preghiera di Gesรน stesso: โ€œHo pregatoโ€, gli dirร  Gesรน, โ€œperchรฉ non venga meno la tua fedeโ€ (Lc 22,32). Noi possiamo credere che questa preghiera sia anche per noi. Quindi, la coscienza di essere un peccatore. โ€œAllontanati da me, perchรฉ sono un peccatoreโ€ (v. 8), dice Pietro a Gesรน nel momento in cui lo riconosce Signore e vive con lui una grande vicinanza.

Piรน tardi, quando, credendo di essergli vicino, gli si farร  lontano, egli piangerร  amaramente riconoscendo il suo essere peccatore. A distanza di tempo come agli inizi, Pietro, e noi con lui, รจ sempre un peccatore. Infine: lโ€™inizio di Pietro รจ anche lโ€™inizio di unโ€™avventura comunitaria. Quelli che erano suoi compagni di lavoro, mรฉtokhoi, (v. 7) diventano suoi koinonoรญ (v. 10), uniti a lui in una vicenda di comunione che ha nel Signore il suo inizio unico. Quando Pietro, nel prosieguo del suo cammino rinnegherร  anche la sua comunitร  negando di essere โ€œuno di loroโ€ (Lc 22,58), ecco che il ricordo della parola del Signore ridesterร  la sua coscienza di essere peccatore e rinnoverร  la promessa del Signore per lui che lo risitua in mezzo ai suoi fratelli: โ€œUna volta convertito, conferma i tuoi fratelliโ€ (Lc 22,32). Lโ€™inizio, dice il vangelo, รจ una crisi, e la crisi nel cammino intrapreso รจ la possibilitร  di un nuovo inizio. Lโ€™inizio รจ una crisi di cui non si ha coscienza. La crisi della storia iniziata un tempo, e di cui invece si ha acuta coscienza, รจ appello a ricominciarla e a rinnovarla. Sempre fondandosi sulla parola del Signore, sulla sua promessa, sulla nostra coscienza di essere peccatori.

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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