Luciano Manicardi, Commento al Vangelo di domenica 9 Agosto 2020

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La traversata della chiesa nella storia

La pericope evangelica di questa domenica costituisce il seguito del racconto della prima moltiplicazione dei pani, evento straordinario in cui Gesรน ha sfamato con cibo in abbondanza una folla numerosissima a partire da cinque pani e due pesci (Mt 14,13-21). Questa contestualizzazione ci permette di accordare un significato speciale a quella annotazione โ€œE subitoโ€ (v. 22) che apre la nostra pericope raccordandola a ciรฒ che precede e che normalmente รจ una semplice formula di transizione senza particolari e ulteriori significati. Se la uniamo al fatto che Gesรน โ€œcostringeโ€ i discepoli a salire sulla barca (v. 22) e a โ€œprecederlo sullโ€™altra rivaโ€ (v. 22) mentre lui โ€œcongeda la follaโ€, atto a cui Matteo accorda particolare importanza ripetendolo due volte (vv. 22.23), forse possiamo intravedere un significato recondito e interessante. Gesรน agisce in fretta, senza indugio, forse per evitare che le folle, prese dallโ€™entusiasmo per ciรฒ che avevano visto e di cui avevano fruito potessero trattenere lui e i discepoli con acclamazioni e ringraziamenti, con osanna e applausi. Il gesto di potenza operato di Gesรน non รจ destinato ad attirare su di lui lโ€™attenzione e per questo Gesรน vuole andarsene subito e โ€œobbligaโ€ anche i discepoli (forse piรน ingenuamente inclini a rimanere e a godere del gratificante riconoscimento?) a salire immediatamente sulla barca. In questo caso saremmo di fronte allโ€™espressione della profonda libertร  interiore di Gesรน: libertร  che gli impedisce di trattenersi per godere dellโ€™ammirazione per ciรฒ che ha compiuto. Si tratterebbe infatti di smentire il senso teologale del segno compiuto e di portare lโ€™attenzione, impudicamente e in modo usurpatorio, su di sรฉ. Nella redazione di quellโ€™episodio presente nel quarto vangelo (Gv 6,1-15) si dice che Gesรน, visto che la folla, entusiasta, voleva โ€œfarlo reโ€, โ€œsi ritirรฒ sul monte, lui da soloโ€ (Gv 6,15). E dopo rimprovererร  la folla dicendo: โ€œVoi mi cercate non perchรฉ avete visto dei segni, ma perchรฉ avete mangiato dei pani e vi siete saziatiโ€ (Gv 6,26). Forse, anche in Matteo Gesรน vuole evitare qualcosa di analogo. Forse, cโ€™รจ qualcosa di tutto questo, o forse Gesรน vuole anche che i discepoli se ne vadano per consentirgli di restare solo e di realizzare finalmente quel ritiro a cui era aveva dovuto rinunciare a causa delle folle (cf. Mt 14,13). Finalmente, dunque, Gesรน resta solo, sul monte, a pregare. Lรฌ si trova alla sera (v. 23), da lรฌ si muove verso la fine della notte, per la precisione, โ€œalla quarta veglia della notteโ€ (v. 25), ovvero fra le tre e le sei del mattino.

Lโ€™episodio che ora si svolge (โ€œIl cammino di Gesรน sulle acqueโ€: Mt 14,24-33) riveste una dimensione simbolica: il testo รจ metafora del cammino della chiesa nella storia, nel tempo tra la Pasqua e la parusia. Gesรน รจ in alto, sul monte, a pregare (Mt 14,23): ovvero, รจ il Risorto che sta alla destra di Dio nei cieli e intercede per i suoi che sono nel mondo. Essi, sulla barca, che ha valenza simbolica ecclesiale, compiono il loro itinerario adempiendo il mandato che il Signore ha loro affidato: vita comune, apostolato, missione. Anzi, il Risorto si fa presente presso di loro (Mt 14,25), รจ con loro tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28,20). Anche quando le onde del mare si gonfiano e si agitano per la forza della tempesta, egli resta lโ€™Emmanuele, il โ€œDio con noiโ€ (cf. Sal 46,4.8.12; Mt 1,23). Ma la presenza del Signore รจ colta solo nella fede e non รจ scontata, ma sempre da decifrare, da scoprire: โ€œSono ioโ€, dice Gesรน (Mt 14,27); โ€œSei veramente tu?โ€ dice Pietro (โ€œSe sei tuโ€ฆโ€: Mt 14,28). In quella traversata notturna e contrastata, in cui la fede si mescola con il dubbio, ci siamo dunque anche noi, cโ€™รจ il cammino dei cristiani nel mondo. Questo cammino implica in modo costitutivo, non accessorio o accidentale, contrarietร  (โ€œil vento era contrarioโ€: Mt 14,24) e sofferenze comunitarie (โ€œla barca era agitata dalle ondeโ€: Mt 14,24; il verbo greco impiegato si ritrova altrove a indicare situazioni di sofferenza: Mt 8,6; cf. Mt 4,24). Questo carattere costitutivo di contrarietร  e sofferenze รจ connesso a una necessitร  umana (la vita dei cristiani e della chiesa รจ una vita reale, non esentata in nulla dal rischio esistenziale e dalle fatiche del vivere di ogni uomo e di ogni gruppo umano) e a una necessitร  divina (ostilitร  e contrarietร  rientrano, insieme al centuplo, nella promessa di Cristo a chi lo segue: cf. Mc 10,30). Chi pensasse che la vita cristiana debba esentare da fatica, sofferenza e contrarietร , farebbe di Cristo un fantasma (cf. Mt 14,26), un parto della propria fantasia, una proiezione idealizzata, e del proprio cammino non unโ€™obbedienza al Vangelo, ma un abbaglio.

Il dramma vissuto dai discepoli di Gesรน sulla barca, dramma che spesso รจ anche il nostro, si situa tra lโ€™obbedienza allโ€™ordine impartito loro da Gesรน (Mt 14,22: โ€œcostrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sullโ€™altra rivaโ€) e lโ€™impotenza a realizzarlo (cf. Mt 14,24). Nellโ€™interstizio tra obbligo e impedimento, dunque al cuore di unโ€™obbedienza frustrata, possono nascere non solo il dubbio (cf. Mt 14,28) e la paura (cf. Mt 14,26), ma anche la contestazione, la protesta, la rivolta e la bestemmia nei confronti del Signore. Il cammino che si sta facendo รจ per la vita o per la morte? La traversata intrapresa in obbedienza alla Parola del Signore e che ora incontra cosรฌ tante difficoltร , รจ forse un inganno? รˆ affidabile il Signore o รจ divenuto come โ€œun torrente infido, dalle acque incostantiโ€ (Ger 15,18)? Il vangelo mostra che lโ€™impossibile impresa di camminare sulle acque diventa possibile โ€“ per fede โ€“ quando lo sguardo del credente รจ fisso su Gesรน, quando il fine del suo cammino รจ โ€œandare verso Gesรนโ€ (cf. Mt 14,28), e si rivela fallace quando lo sguardo della carne si sostituisce a quello della fede (โ€œVedendo il vento, ebbe pauraโ€: Mt 14,30): allora la paura prende il sopravvento e Pietro sprofonda nelle acque. E noi con lui.

Se questi sono i pensieri e i sentimenti contrastanti che si agitano nel cuore di chi compie la traversata, lโ€™intenzione di Matteo nel comporre questo racconto รจ evidente. I riferimenti allโ€™esodo e alla traversata del Mar Rosso sono continui e โ€œdiconoโ€ che quello che i discepoli stanno vivendo รจ un cammino di salvezza. Ma come nellโ€™esodo dallโ€™Egitto, anche ora i protagonisti del cammino sono in grave difficoltร  e preda della paura. La presenza di Gesรน che cammina sulle acque รจ evidente richiamo al Dio che ha salvato il suo popolo e che ha dominato le acque del mare: โ€œSul mare la tua via [o Dio], i tuoi sentieri sulle grandi acque, ma le tue orme non furono riconosciuteโ€ (Sal 77,20); โ€œCosรฌ dice il Signore che aprรฌ una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possentiโ€ (Is 43,16). In particolare, il nostro testo contiene rimandi al capitolo quattordicesimo dellโ€™Esodo in cui si narra il passaggio del mare. Se Gesรน avanza verso i discepoli alla quarta veglia della notte (Mt 14,25), il momento della salvezza per i figli dโ€™Israele, quando Dio mette in rotta gli inseguitori egiziani, scocca โ€œalla veglia del mattinoโ€ (Es 14,24). Per i figli dโ€™Israele, il passaggio esodico non รจ solo geografico, ma รจ anche passaggio liberatorio dalla paura (Es 14,10.13) al timore del Signore (Es 14,31); รจ passaggio dal โ€œvedereโ€ lโ€™avvicinarsi degli inseguitori (Es 14,10) al vedere la mano potente con cui il Signore li aveva salvati (Es 14,31). La presenza del vento forte accomuna ancora i due racconti (Es 14,21; Mt 14,24). Gesรน si presenta ai discepoli dicendo โ€œSono ioโ€ (Mt 14,27), con unโ€™espressione che corrisponde al Nome di Dio rivelato nellโ€™Esodo: โ€œIo sonoโ€. Insomma, siamo di fronte al cammino della chiesa, cammino pasquale, cammino di salvezza, ma di una salvezza che non รจ cosรฌ facilmente discernibile perchรฉ frammista a situazioni di contraddizione e sofferenza.

Al cuore del nostro testo vi รจ un elemento molto importante nella pratica ecclesiale di ogni tempo: la correzione fraterna. Questo infatti si cela dietro il gesto di Gesรน che, stendendo la mano, afferrรฒ Pietro e gli disse: โ€œUomo di poca fede, perchรฉ hai dubitato?โ€ (Mt 14,31). Gesรน rimprovera Pietro, e il rimprovero รจ gesto e parola, gesto di una mano tesa che rialza e soccorre e parola che svela la doppiezza del cuore. Il rimprovero evangelico รจ sempre rivelazione di una veritร  su di noi che non vogliamo sapere e vedere, ma รจ anche mano tesa e pronta a rialzare chi sta cadendo, chi sta affondando. Gesto e parola intimamente connessi a formare una sorta di sacramento esistenziale dellโ€™azione salvifica di Dio: Gesรน salva rimproverando e rimprovera salvando. E il rimprovero di Gesรน ha di mira la piccolezza della fede di Pietro, della sua capacitร  di fiducia. Non fatichiamo a vedere noi stessi nella sfiducia e nel dubbio di Pietro, nella sua paura che si accompagna alla paura dellโ€™intera comunitร , nella sua strana obbedienza che vuole imporre a Gesรน il comando da dargli come prova per verificare lโ€™affidabilitร  delle parole e della persona di Gesรน stesso. โ€œSe sei tu, ordinami di venire a te sulle acqueโ€ (Mt 14,28). Pietro, nella sua poca fiducia, ritiene che Gesรน non sia affidabile. Ma si dovrร  ricredere quando avrร  visto la mano di Gesรน risollevarlo e ascoltato la sua parola che lo rinvia al faccia a faccia con la sua paura, con il suo dubbio, con la sua poca fede. La confessione di fede finale di tutti coloro che erano sulla barca รจ la degna conclusione dellโ€™episodio: โ€œDavvero sei il Figlio di Dioโ€ (Mt 14,31).

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A cura di: Luciano Manicardi
Fonte: Monastero di Bose