Luciano Manicardi – Commento al Vangelo di domenica 4 Settembre 2022

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Una relazione esigente

La pericope evangelica della XXIII domenica del tempo Ordinario dellโ€™annata C presenta alcune delle formulazioni piรน radicali ed esigenti della sequela di Gesรน e dunque della vita cristiana. Giร  i versetti che danno inizio al nostro testo hanno la capacitร  di sorprendere e di sconcertare. Vi si dice infatti che Gesรน, poichรฉ โ€œuna folla numerosa andava con luiโ€ (v. 25), si voltรฒ verso di essa pronunciando parole estremamente dure circa la sequela. Gesรน non esita a mettere in guardia i tanti che lo seguono e sembra quasi scoraggiarli ponendoli di fronte alle esigenze aspre della sequela. E tutto questo nasce dalla constatazione del gran numero di seguaci. La quantitร , il numero rilevante, non incanta nรฉ convince Gesรน, anzi lo preoccupa. Di riflesso, dovrebbe preoccuparci il fatto che la preoccupazione di Gesรน non sia la nostra e che noi ci preoccupiamo invece proprio del contrario, del numero basso, della scarsitร  dei praticanti, delle poche vocazioni, delle chiese vuote. E cosรฌ facciamo di un luogo una meta, dello strumento il fine, della comunitร , della parrocchia, della chiesa il centro che deve vivere a ogni costo: anche a costo di edulcorare il vangelo travisandolo e tradendolo. Gesรน, invece, a costo di perdere aderenti e mostrando quella che oggi sarebbe giudicata una leggerezza imperdonabile dal punto di vista pastorale, non esita a proclamare con durezza le esigenze della sequela. Lโ€™esigenza non va smussata illudendo circa la facilitร  della sequela. Seguire Gesรน forse รจ semplice, ma certamente non รจ facile. Addirittura, per ben tre volte Gesรน parla di impossibilitร  della sequela: โ€œnon puรฒ essere mio discepoloโ€ (Lc 14,26.27.33). Del resto, questโ€™opera di messa in guardia di Gesรน รจ in linea con gli avvertimenti di Giosuรจ al popolo che voleva impegnarsi nellโ€™alleanza: โ€œVoi non potete servire il Signoreโ€ (Gs 24,19). Non si tratta di terrorismo psicologico e nemmeno di volontร  di scoraggiare, ma di realismo. In veritร , le parole di Gesรน sono parole di prudenza, che invitano a fare bene i calcoli prima di intraprendere unโ€™impresa che si potrร  rivelare superiore alle proprie forze o di imboccare una via che si potrร  percorrere fino in fondo solo a certe condizioni. Questo significano le due brevi parabole della costruzione della torre e dei preparativi della spedizione militare (vv. 28-32), centrate come sono sul riflettere bene se si tratta di imprese che si potrร  portare a compimento. Insomma, dice Gesรน: vi sono condizioni da ottemperare, pena il fallimento della sequela. Si puรฒ anche volere vivere una certa vita, ma non sempre e a ogni condizione si puรฒ fare la vita che si dice di volere. Non รจ per nulla vero che volere sia potere. Lโ€™incoscienza della volontร  deve attraversare il vaglio dellโ€™impossibilitร  della sequela per assumere la coscienza della propria impotenza, sola via che consente di accogliere come dono la sequela radicale. I legami famigliari (v. 26), il possesso di beni (v. 33), lโ€™attaccamento alla โ€œpropria vitaโ€ (v. 26) sono luoghi di discernimento per verificare se ciรฒ che uno dice di volere lo puรฒ anche realmente praticare e fare suo.

รˆ istruttivo un esempio tratto dalla vita monastica. La Regola di Benedetto รจ realistica su questo punto che si rivela fondamentale circa il discernimento vocazionale. Occorre certo verificare il desiderio e la libera volontร  del giovane entrato nella comunitร  monastica, ma occorre anche saggiarne la possibilitร : โ€œSe egli promette di essere perseverante nella sua stabilitร , dopo che sono passati due mesi gli si legga per ordine questa Regola, e gli si dica: Ecco la legge sotto la quale vuoi

militare; se puoi osservarla, entra; se non puoi, vaโ€™ pure via liberamenteโ€ (58,9-10). Infatti, puรฒ darsi che uno voglia, ma non possa. Le domande da porsi di fronte al candidato, dal punto di vista dellโ€™arte dello scegliere, sono: รจ serio? (o sta fuggendo? sta cercando un rifugio?); vuole ciรฒ che vogliamo anche noi in questa nostra vita? lo vuole al punto di impegnarsi e pagarne il prezzo? รˆ capace di pagarne il prezzo? รˆ capace di impegnarsi? Fin dove รจ disposto ad andare?

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Il nostro vangelo propone a chiunque voglia seguire il Signore, dunque a ogni battezzato che intenda porre al cuore della propria esistenza la sequela di Cristo, tre esigenze: odiare la famiglia (la Bibbia CEI traduce โ€œnon mi ama piรน diโ€, che รจ il senso dellโ€™espressione semitizzante utilizzata da Luca che letteralmente suona โ€œnon odiaโ€; cf. Mt 10,37), portare la croce, rinunciare a tutti i beni. Queste sono le espressioni paradossali usate da Gesรน per aprire la strada alla libertร  di chi vuole seguirlo disponendolo anche alla capacitร  di amare e di farsi amare. In effetti, in fondo non vi รจ che una esigenza imprescindibile che si situa sul piano della relazione con Gesรน, il Signore (โ€œviene a meโ€: v. 25; โ€œmio discepoloโ€: vv. 26.27.33; โ€œviene dietro a meโ€: v. 27) e non sul piano delle prestazioni. La sequela richiede, come istanza basilare, di rivolgere al Signore tutto il cuore: essa รจ un evento nellโ€™ordine dellโ€™amore e, simultaneamente, evento di libertร . Le esigenze della sequela sono la necessaria pedagogia verso la libertร  e lโ€™amore. Si tratta di scegliere di amare il Signore con tutto il cuore, con tutta lโ€™anima, con tutte le forze fino a mettere in crisi le sicurezze affettive, materiali e soggettive. E se lโ€™amore รจ questione di spazio interiore, di far spazio allโ€™altro, allora esso si nutre della preziositร  del vuoto, della ricchezza della mancanza, della grazia della carenza, della vittoria della perdita. Al contrario, il possesso, colmandoci, ci ottura interiormente, ci satura, ci chiude in noi stessi; la sicurezza, placandoci, ci ottunde, impedendoci di riconoscere la nostra povertร  ontologica che รจ lo spazio aperto allโ€™accoglienza dellโ€™amore e allโ€™esercizio della libertร .

Le esigenze della sequela sono come doglie da attraversare per nascere alla relazione con il Signore. Odiare famigliari e persone care, ovvero mettere al cuore dei propri amori e delle proprie relazioni lโ€™amore per il Signore, avere un amore prioritario per il Signore. Portare la propria croce (immagine che riprende lโ€™usanza per cui i condannati alla crocifissione dovevano portare da sรฉ il legno orizzontale della croce a cui sarebbero stati appesi), ovvero essere disposti ad amare il Signore anche nelle situazioni di contraddizione, ostilitร , sofferenza e ingiustizia cogliendole come occasioni di sequela del Crocifisso. Rinunciare a tutti i beni, ovvero essere disposti a perdere i beni, a separarsi da tutto ciรฒ che si possiede, per seguire Colui che non aveva neppure dove posare il capo. Tutto questo trova il suo senso solo se vissuto come occasione di libertร  e di amore, come esercizio di libertร  e opera di liberazione del cuore.

La sequela รจ esigente anche perchรฉ il discepolo รจ chiamato non solo a iniziare, ma anche a portare a compimento (vv. 28.29.30). Come per costruire una torre o affrontare una battaglia vi รจ un indispensabile, cosรฌ anche per la sequela. Ma lโ€™indispensabile per la sequela รจ la disponibilitร  a perdere tutto, anche โ€œla propria vitaโ€ (v. 26). Il bene da possedere รจ la rinuncia ai beni e lโ€™arte da imparare รจ lโ€™arte di perdere, di diminuire, di non cadere nelle maglie del possesso, della logica dellโ€™avere. Gesรน โ€œsvuotรฒ se stessoโ€ (Fil 2,7) e โ€œda ricco che era, si fece poveroโ€ (2Cor 8,9). Occorre libertร  e leggerezza per condurre a termine il lungo cammino della vita percorso come sequela di Cristo. Lโ€™amore รจ chiamato a divenire responsabilitร  e la libertร  perseveranza: lรฌ si situa la necessaria rinuncia, purificazione, spogliazione. Le esigenze della sequela hanno dunque a che fare con il tutto della persona (il suo cuore) e con il tutto del suo tempo, con la durata della sua vita. E ci mettono in guardia dal rischio di lasciare a metร  lโ€™opera intrapresa.

Le esigenze della sequela sono connesse al rischio della fede. Per gli antichi cristiani era evidente che la fede era โ€œun bel rischioโ€ (kalรฒs kรญndynos): spesso aderire a Cristo, in un contesto maggioritario pagano, comportava discriminazioni, emarginazioni, persecuzioni e perfino il martirio. Oggi, nei nostri paesi di vecchia e stanca cristianitร , il prezzo della conversione non รจ sentito e ancor meno pagato. Immersi in una cultura dellโ€™โ€œassicurazioneโ€ che cerca di eliminare lโ€™insicurezza e il rischio da ogni ambito dellโ€™esistenza, anche la fede smarrisce il senso del rischio che comporta la sequela di Gesรน. La prudenza ci porta a cercare rassicurazioni e riduzione al minimo dellโ€™incertezza, ma per seguire Gesรน la disponibilitร  a perdere tutto diviene,

Paradossalmente, una misura prudenziale. Cercando di evitare il pericolo (kรญndynos), perdiamo di vista anche la bellezza (kalรฒs) della vita cristiana, bellezza al cui interno si situano le esigenze della sequela. Manchiamo di coraggio. Proviamo difficoltร  di fronte alle parole dure di Gesรน dimenticando che le esigenze radicali del vangelo hanno anzitutto una valenza di rivelazione, svelando dei possibili che altrimenti ci resterebbero inaccessibili. Esse fanno emergere dimensioni che, nella fede, diventano praticabili da parte del credente. Ma abbiamo paura dellโ€™immensitร  del possibile, e di tutto ciรฒ che sfugge alla nostra capacitร  di previsione e di controllo. E forse, in radice, non crediamo alla resurrezione. Eppure, le esigenze che lโ€™evangelo pone a chi vuole seguire Gesรน, altro non sono che le esigenze insite nel battesimo.

A cura di: Luciano Manicardi

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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