Luciano Manicardi โ€“ Commento al Vangelo di domenica 4 Giugno 2023

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Amore in eccesso

โœ๏ธ Commento al brano del Vangelo di:  โœ Gv 3,16-18 โ€“ Santissima Trinitร 

Le letture della domenica dopo la Pentecoste offrono alla contemplazione del credente la dimensione trinitaria del Dio di Gesรน. Il Dio che รจ relazione e comunione in se stesso, crea comunione tra i credenti mostrandosi compassionevole, benedicendo, donando. Nella prima lettura (Es 34,4b-6.8-9), dopo il peccato del vitello dโ€™oro, Dio si manifesta una seconda volta ai figli dโ€™Israele scendendo sul Sinai per comunicare loro il suo Nome che lo rivela quale compassionevole e misericordioso, capace di grazia e di perdono. รˆ il Dio che ama, il Dio paziente, il Dio condiscendente, che scende per raggiungere lโ€™uomo nel suo peccato. Il vangelo (Gv 3,16-18) presenta il Dio che ama a tal punto lโ€™umanitร  da donare il suo Figlio per la salvezza del mondo. Il figlio unico รจ tutta la vita di un padre, รจ ciรฒ che egli piรน ama di tutto ciรฒ che ama: il Dio che dona il Figlio รจ il Dio mosso da amore folle, il maniakรฒs รฉros di cui parlavano i padri greci. Vi รจ un eccesso nellโ€™amare di Dio e questo eccesso รจ il Figlio Gesรน Cristo. La benedizione presente nella seconda lettura (2Cor 13,11-13) vuole stabilire la presenza amorosa di Dio nella comunitร  dei cristiani di Corinto. Questi sono pertanto esortati ad accogliere e a lasciar operare tra di loro la grazia del Signore Gesรน Cristo, lโ€™amore di Dio e la comunione dello Spirito santo.

Il brano di Esodo 34 ci parla di un momento di grave crisi tra Mosรจ e il popolo. Mentre Mosรจ era sul monte, obbedendo ai lunghi e non preventivabili tempi del discernimento, il popolo si lascia prendere dallโ€™impazienza: โ€œIl popolo vedendo che Mosรจ tardava a scendere dal monte, fece ressa intorno a Aronne e gli disse: Faโ€™ per noi un dio che cammini alla nostra testa, perchรฉ a Mosรจ, quellโ€™uomo che ci ha fatto uscire dallโ€™Egitto, non sappiamo che cosa sia accadutoโ€ (Es 32,1). Lโ€™impazienza, lโ€™incapacitร  di attesa appare qui alle radici dellโ€™idolatria. Incapaci di aspettare, i figli dโ€™Israele si rivolgono ad Aronne quasi eleggendolo capo al posto di Mosรจ. Aronne, gratificato dal rivolgersi del popolo a lui, non solo non scoraggia, ma anzi, accondiscende. E Mosรจ una volta sceso dal monte e avendo constatato che le parole scritte sulle tavole della Legge erano giร  state infrante dal popolo, spezza le tavole. Cosรฌ Mosรจ deve ripetere ciรฒ che giร  aveva fatto. Lโ€™arte di governare il popolo รจ per Mosรจ esercizio di pazienza. Dove pazienza significa sobbarcarsi il peso delle colpe di altri e ripetere non solo ciรฒ che giร  aveva piรน volte detto, ma anche rifare ciรฒ che giร  aveva fatto. โ€œMosรจ tagliรฒ due tavole di pietra come le prime โ€ฆโ€ (v. 4). Ma ciรฒ che colpisce positivamente di Mosรจ in questo episodio รจ che pur avendo molti motivi per lamentarsi del popolo, egli non si de-solidarizza ma anzi si coinvolge con il popolo e parla al noi. Riconosce realisticamente la qualitร  della sua comunitร , comunitร  dal cuore duro, comunitร  che non obbedisce, che non comprende, ma non ne prende le distanze, bensรฌ fa corpo con essa: โ€œFaโ€™ di noi la tua ereditร โ€. Il suo parlare davanti a Dio non รจ โ€œio contro loroโ€, ma โ€œio e loroโ€, โ€œio con loroโ€, โ€œio che non sono meglio di loroโ€. Cosรฌ, il popolo peccatore rivela qualcosa di cui Mosรจ stesso ha bisogno: sapersi anche lui peccatore. Ma soprattutto egli, come guida del popolo crede: ha piena fiducia che il Signore possa rendere sua ereditร , comunitร  sacramento della sua presenza nel mondo, quella gente riottosa allโ€™ascolto e restia a far fiducia. โ€œFaโ€™ di noi la tua ereditร โ€: Ecco la grandezza di Mosรจ, vedere i limiti del popolo, ma vivere la piena solidarietร  con il popolo stesso, e credere che proprio quelle persone possono essere il popolo di Dio, il suo possesso prezioso tra le genti. Se a Mosรจ fosse mancata questa fiducia, che ne sarebbe stato dei figli dโ€™Israele? รˆ essenziale che la guida del popolo creda in Dio, ma anche che creda che quella gente puรฒ divenire il popolo di Dio. Credere, in sostanza, contro ogni evidenza.

Il passo finale della seconda lettera ai cristiani di Corinto รจ una benedizione. Il v. 13 รจ una formula liturgica di benedizione, formula trinitaria che fa seguito alle esortazioni e ammonizioni presenti nel v. 11 e ai saluti nel v. 12. Il Dio trinitario manifesta, attraverso la benedizione, la sua volontร  di abitare nellโ€™assemblea dei credenti. E la presenza di Dio si realizza nella comunitร  cristiana grazie allโ€™attuazione di questi comandi. Anzitutto, โ€œsiate nella gioiaโ€. Essere nella gioia significa abitare sotto le energie dello Spirito che consentono di guardare oltre le apparenze e il momentaneo e di vivere dellโ€™essenziale, non del contingente. Consentono di leggere le situazioni e le persone in profonditร  e veritร , non sullโ€™onda dellโ€™emozione. La gioia profonda รจ gioia anche nelle tribolazioni ed รจ il contrassegno della libertร  del cristiano, che non si lascia intristire da ciรฒ che รจ passeggero, ma tende alla stabilitร  del cuore. Poi abbiamo: โ€œlavorate al vostro ristabilimentoโ€, ovvero, operate per essere restituiti alla veritร  della vostra vocazione. La traduzione tendete alla perfezione sottolinea la dimensione dinamica di maturazione e di crescita a cui ogni cristiano รจ chiamato. Poi il testo dice: โ€œfatevi coraggio a vicendaโ€, o consolatevi, o esortatevi. Nella comunitร  cristiana abbiamo bisogno del sostegno gli uni degli altri. Siamo chiamati a dare sostegno, ma anche a saperlo ricevere ed eventualmente a domandarlo nei momenti di bisogno e di difficoltร . Ma ciรฒ che piรน sostiene, consola e incoraggia nella vita fraterna รจ la vicinanza, la prossimitร , il farsi presenti agli altri e rimanere accanto a loro. Quindi lโ€™autore chiede di dar prova di unanimitร , di avere lo stesso sentire (โ€œabbiate gli stessi sentimentiโ€), di far proprio il sentire di Cristo che si abbassรฒ, si umiliรฒ. Ovvero, fece il contrario di ciรฒ a cui normalmente tende il nostro agire: innalzarci, inorgoglirci, farci grandi. Lโ€™esempio di Cristo che umiliรฒ se stesso fino alla morte di croce รจ ciรฒ che va assunto nella gioia e nella libertร  per creare le condizioni di vivibilitร  evangelica e umana. Infine, Paolo esorta: โ€œvivete in paceโ€. Cercate la pace, ciรฒ che unisce e non ciรฒ che divide, per poter narrare lโ€™amore trinitario con la vostra unitร  e comunione.

Il vangelo afferma che โ€œcosรฌ Dio amรฒ il mondo, che diede il suo unigenito Figlioโ€ (Gv 3,16). Letteralmente, questo รจ lโ€™inizio del nostro testo evangelico. Che sottolinea la modalitร  dellโ€™amore di Dio. Come dunque Dio amรฒ? Amรฒ donando. Non prendendo per sรฉ, non facendo suo, non impossessandosi, ma donando. Il verbo amare รจ spesso usato da noi nel senso di ambire a possedere, voler fare nostro. Dio ama donando. E cosa diede Dio? Non un oggetto, ma il Figlio. Donando il figlio, il padre mette a rischio il proprio essere padre. Il dono vero รจ rischio di sรฉ. รˆ rischio mortale che arriva a dare vita ad altri. Il vero dono รจ il donatore stesso. Ogni altro dono che sia meno di questo รจ un dono inadeguato. Dunque, Dio ama donando se stesso. Ancora: come Dio amรฒ? Quel โ€œCosรฌโ€ sottolinea la continuitร  del dono di Dio con il gesto che fece Mosรจ nel deserto innalzando il serpente nel deserto. Siamo rinviati ai versetti che precedono immediatamente il nostro testo: โ€œCome Mosรจ innalzรฒ il serpente nel deserto, cosรฌ bisogna che sia innalzato il Figlio dellโ€™uomo, perchรฉ chiunque crede in lui abbia la vita eternaโ€ (Gv 3,14-15). Cโ€™รจ una modalitร  dellโ€™amore di Dio che si declina come fedeltร : fedeltร  di Dio al popolo con cui si รจ legato in alleanza, fedeltร  alla storia condotta con il popolo, fedeltร  al suo Nome in cui la misura della misericordia sovrasta di gran lunga la misura del giudizio (cf. Es 34,7). Si tratta di fedeltร  al popolo infedele e di amore per il popolo che non vi corrisponde: la fedeltร  e lโ€™amore di Dio diventano il suo impegno, la sua responsabilitร  nei confronti degli uomini peccatori. Solo cosรฌ lโ€™amore di Dio รจ davvero per il mondo, per lโ€™umanitร  tutta, per ogni uomo. E solo cosรฌ il suo amore, unilaterale e incondizionato, non condanna, ma salva. Dunque lโ€™amore con cui Dio amรฒ รจ fatto di fedeltร  e di responsabilitร . E sottolineo la forma verbale: amรฒ. Si tratta di unโ€™azione puntuale svoltasi storicamente in un preciso momento storico. Lโ€™amore ha forma storica, concreta.

Il dono poi, cioรจ il Figlio Gesรน Cristo, colui che รจ stato donato, รจ colui che a sua volta si dona, si consegna; รจ colui che ama in modo concreto i suoi e li ama fino alla fine. Il Dio che ama donando รจ narrato dal Figlio che a sua volta ama donandosi, e donandosi con fedeltร  ai suoi che egli ama facendo dellโ€™amore il suo impegno, la sua volontร , la sua responsabilitร  nei loro confronti. E il Figlio รจ anche colui che dona lo Spirito, che consegna lo Spirito (โ€œChinato il capo, consegnรฒ lo Spiritoโ€: Gv 19,30) e a sua volta lo Spirito, dono del Dio altissimo, diventa il dator munerum, il โ€œdatore di doniโ€. Lo Spirito elargisce doni e ispira e suscita lโ€™atto stesso di donare nei credenti e nella comunitร  cristiana. Egli รจ il dono per eccellenza promesso alla preghiera dei credenti (Lc 11,13). Il modo di vita trinitario รจ quello del donarsi. E questo รจ anche il vertice dellโ€™amore dei credenti: โ€œNon cโ€™รจ amore piรน grande di questo: dare la propria vita per gli amiciโ€ (Gv 15,13).

A cura di: Luciano Manicardi

Per gentile concessione del Monastero di Bose