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Luciano Manicardi โ€“ Commento al Vangelo di domenica 30 Marzo 2025

Domenica 30 Marzo 2025 - III DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 15,1-3.11-32

Rientrare in sรฉ

Lโ€™annuncio dellโ€™amore fedele e misericordioso di Dio che diviene perdono รจ al cuore del messaggio di questa domenica. Perdono รจ il nome che il figlio minore della parabola evangelica (Lc 15,1-3.11-32), una volta tornato a casa, potrร  dare allโ€™amore fedele del padre che ha continuato ad amarlo anche quando lui si รจ allontanato e ha disdegnato la sua vicinanza.

La parabola rivela la difficoltร  di riconoscere e comprendere lโ€™amore e di accogliere la misericordia: i due figli, per vie diverse, faticano ad accettare la loro condizione di figli, dunque la loro fraternitร  e lโ€™amore del padre. Il passo del libro di Giosuรจ (Gs 5,9a.10-12), che presenta la prima pasqua celebrata da Israele in terra di Canaan, mostra Israele, il figlio di Dio (cf. Es 4,22; Os 11,1), che entra nella casa che il Signore ha preparato per lui dopo averlo fatto uscire dalla casa dove ha vissuto come schiavo: la celebrazione della Pasqua รจ la necessaria festa che esprime la gioia di Dio e del popolo liberato.

Certo, una volta entrato nella terra, Israele (come il figlio maggiore della parabola evangelica) correrร  il rischio di sentirsi giusto, e potrร  vivere il dono di Dio come motivo di autosufficienza fino a non discernere piรน la misericordia divina. Il testo paolino (2Cor 5,17-21) contiene lโ€™invito alla riconciliazione che lโ€™Apostolo rivolge ai cristiani di Corinto fondandolo sulla riconciliazione che Dio ha giร  attuato in Cristo con il suo amore misericordioso. Nei tre testi รจ implicita una dinamica pasquale: in Giosuรจ la festa pasquale celebra il passaggio dallโ€™Egitto alla terra promessa; nella seconda lettura lโ€™accoglienza della grazia di Dio in Cristo rende amici di Dio coloro che erano peccatori e li fa divenire nuove creature; nel vangelo la dinamica pasquale รจ sottesa al passaggio dalla morte alla vita del figlio che era perduto.

Il testo evangelico si apre dicendo che accanto a Gesรน vi sono due gruppi, โ€œi pubblicani e i peccatoriโ€ e โ€œi farisei e gli scribiโ€ (vv. 1-2). I primi lo ascoltano, i secondi mormorano contro di lui e sparlano dei primi. Ad entrambi Gesรน rivolge la parabola del padre che aveva due figli invitandoli a specchiarsi nei due figli della parabola. E invita anche noi, visto che nessuno dei due figli รจ esemplare: in ciascuno di loro vi รจ lโ€™essere figlio e la rivolta contro la figliolanza, vi รจ lโ€™essere fratello e il rifiuto della fraternitร .

Anche la casa รจ una protagonista della parabola: luogo in cui padre e figli sono chiamati a vivere insieme, ma da cui un figlio se ne va per tornarvi al momento del bisogno e un altro ci resta senza veramente abitarla e appartenervi. Presentato lo scenario famigliare (โ€œUn uomo aveva due figliโ€), subito irrompe la pretesa del figlio minore: โ€œPadre, dammiโ€ (v. 12). Il minore esige la sua parte di ereditร . Nessuna motivazione รจ data alla richiesta del figlio minore e nessun giudizio รจ formulato su di essa. Ma quando si dice che il padre โ€œdivise tra loroโ€ (v. 12) le sue sostanze, si palesa il fatto che la decisione di uno ha conseguenze anche per lโ€™altro. Esigendo di ricevere la sua parte, egli impone una scelta che ha conseguenze anche per il fratello. Sempre, ogni nostra azione ha conseguenze su altri.

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Responsabilitร  รจ averne coscienza. Il padre si sottomette alla richiesta del figlio minore. Anche della decisione paterna non si dicono le motivazioni. Invece ci viene detto della partenza del figlio minore. La casa รจ per il giovane il luogo da cui andarsene: รจ piรน importante lโ€™uscita che la destinazione: qualunque posto, ma non piรน la casa. Lโ€™indicazione generica che se ne andรฒ in un โ€œpaese lontanoโ€, sottolinea come decisivo lโ€™aspetto della distanza. Tutto il movimento messo in atto dal figlio minore รจ di separazione dalla casa, dal padre, dal fratello. Nel paese lontano egli vive โ€œin modo dissolutoโ€ (v. 13), o meglio โ€œsenza discernimentoโ€: vive fuori di sรฉ, separato sรฌ, ma da se stesso.

Se ne รจ andato dalla casa accusando e incolpando di fatto chi vi รจ rimasto, ma arriva a scoprire che la casa e le relazioni domestiche erano lโ€™esteriore che gli consentiva di non affrontare la sua interioritร , lโ€™alibi che gli consentiva di non vedere se stesso, che รจ la cosa davvero difficile, ma lโ€™unica che puรฒ introdurre in quella salvezza da cui lui รจ lontano: egli infatti vive asรณtos, โ€œlontano dalla salvezzaโ€ (v. 13). Salvezza nel senso di integritร , di riconciliazione con se stesso. La riconciliazione, prima di essere un riavvicinamento con lโ€™altro da cui si รจ separati, รจ integrazione di sรฉ e in se stessi, รจ capacitร  di mettere insieme i frammenti della propria esistenza trovando un centro intimo attorno a cui si raccolgono.

Rivolto comโ€™era verso lโ€™esterno, sono fatti esterni che lo costringono a prendere atto della sua realtร : una carestia lo costringe a trovarsi un lavoro umiliante: il guardiano di maiali. A quel punto egli attiva di nuovo il meccanismo che lโ€™aveva condotto ad andarsene da casa. Non sta bene e anche il paese lontano diventa una casa da cui andarsene. La dura realtร  lo porta a guardarsi come dallโ€™esterno e a vedersi in uno scacco totale.

Ha dissipato i beni e si trova in una situazione di mancanza: โ€œavrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci ma nessuno gli dava nullaโ€ (v. 16). Nessuno, nulla: ecco le parole chiave che lo portano a fare il movimento decisivo: rientrare in sรฉ. Ha fuggito la relazione e ora ne sente la mancanza. โ€œCominciรฒ a essere nella mancanzaโ€ (v. 14). Certo, egli รจ ancora abitato da una logica di calcolo, tanto che si prepara il discorso da fare al padre per essere accolto, ma come uno dei suoi servi. Non come figlio. Prima ha preteso quel che gli spettava come figlio umiliando il padre, adesso vuole andare dal padre ma non come figlio, bensรฌ come servo. Dopo essere finalmente โ€œandato in sรฉโ€ (v. 17), ora va da suo padre: lโ€™uso dello stesso verbo โ€œandareโ€ รฉrchomai nei due casi indica che per ritornare a casa egli doveva rientrare in sรฉ.

Ed ora entra in scena il padre. Che aveva acconsentito alla sua partenza, ma che sempre aveva atteso il suo ritorno. Il padre ha avuto fiducia nel figlio, non lโ€™ha trattenuto, ha dato credito alla sua libertร , e ora, come lo scorge da lontano, gli corre incontro e copre il tratto di strada che manca al suo arrivo a casa: lo vede, ne prova compassione, corre verso di lui, si getta al suo collo, lo bacia. E poi impartisce ai servi diversi ordini preceduti dallโ€™avverbio โ€œprestoโ€, quasi per non far sfuggire il momento di grazia che si sta vivendo e per rispondervi adeguatamente. E interrompe il discorso che il figlio si era preparato. Il padre ha vissuto unโ€™esperienza pasquale: suo figlio era morto ed รจ tornato in vita, ma anche lui stesso era morto come padre e ora rinasce grazie al figlio che torna. Ed esplode la gioia.

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Iniziata la festa, il figlio maggiore che era nei campi, sentendo le musiche chiede a un servo che succeda. E il servo dร  la sua interpretazione di ciรฒ che รจ avvenuto: il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso perchรฉ il figlio minore รจ tornato sano e salvo, in buona salute. Cโ€™รจ una parte di veritร  in ciรฒ che dice il servo, ma lโ€™interpretazione รจ parziale. รˆ avvenuto ben di piรน nel cuore del padre: un evento di resurrezione. Resurrezione di una relazione, di un figlio, di un padre: tutto รจ passato dalla morte alla vita.

Il padre dunque ordina che si faccia festa, ma non รจ facile gioire con chi gioisce: il fratello maggiore non vuole entrare in quella casa da cui non si รจ mai allontanato finchรฉ si รจ trattato di servire e lavorare. La sua collera nasce dal confronto che egli istituisce tra il comportamento del padre con lui e con il fratello. Il padre gli esce incontro e lo supplica di entrare. E ascolta la recriminazione del figlio il cui discorso รจ mosso dalla passione della gelosia e dalla logica della retribuzione. โ€œPerchรฉ a lui questo trattamento di favore e a me invece mai niente?โ€. La collera lo porta a esprimersi in maniera massimalista: โ€œio ti ho sempre servito, non ti ho mai disobbedito, tu non mi hai mai dato nulla.

Lui che si รจ comportato in maniera irresponsabile, provocando un danno economico, gettando nellโ€™angoscia chi รจ rimasto a casa, lui che ha vissuto in maniera dissoluta con le prostitute, per lui tu fai festa e non gli rivolgi nemmeno un rimproveroโ€. La logica che guida il figlio maggiore รจ quella del merito e della retribuzione, quella del padre รจ quella della gratuitร  e della gioia di fronte al cambiamento intervenuto. E il padre lo chiama โ€œfiglioโ€, con affetto, e ribatte al suo โ€œmaiโ€ e al suo โ€œnienteโ€ con il suo โ€œsempreโ€ (โ€œtu sei sempre con meโ€: v. 31) e con il suo โ€œtuttoโ€ (โ€œtutto ciรฒ che รจ mio รจ tuoโ€: v. 31), e aggiunge ciรฒ che ha provocato la gioia: il figlio che era perso รจ stato ritrovato.

Il padre รจ a servizio della vita dei figli, e vedere che un figlio che poteva considerarsi perso รจ ritornato, รจ motivo di gioia. Il padre ricorda al maggiore che lui รจ figlio, tanto quanto il minore, e che il minore รจ anche suo fratello. A lui che gli dice โ€œora che questo tuo figlio รจ tornato โ€ฆโ€ (v. 30) risponde โ€œquesto tuo fratello era morto ed รจ tornato in vitaโ€ (v. 32). La parabola รจ aperta. Per il figlio maggiore come per noi. Il maggiore si aprirร  alla gratuitร  e alla gioia per il fratello perso e ritrovato? O resterร  chiuso nella rivendicazione e nella recriminazione vittimizzando sรฉ e colpevolizzando gli altri?

Per gentile concessione del Monastero di Bose