Luciano Manicardi – Commento al Vangelo di domenica 30 Aprile 2023

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Pastore e gregge

La quarta domenica di Pasqua contempla il Risorto quale pastore della chiesa. Lโ€™immagine del pastore applicata a Gesรน (lโ€™affermazione di Gesรน buon pastore non si trova nellโ€™odierno testo liturgico, ma compare a partire dal v. 11; tuttavia il nostro brano ne รจ la necessaria premessa) raduna i significati che essa riveste quando รจ riferita a Dio nellโ€™AT. Dai testi veterotestamentari emergono quattro campi semantici fondamentali che indicano le valenze dellโ€™immagine biblica del pastore. Sono i campi semantici della conduzione (Dio fa uscire ed entrare, fa partire, guida, cammina davanti a, ecc.), della cura (Dio nutre, mantiene in vita il gregge, gli procura cibo e acqua, lo protegge, lo mette al sicuro nellโ€™ovile), della liberazione (Dio difende, custodisce le sue pecore dagli assalti dei briganti e dei ladri, dalle insidie delle belve, le raduna, le salva), dellโ€™alleanza (il pastore conosce le sue pecore, le chiama una ad una, รจ legato ad esse da una profonda conoscenza). Ed รจ facile comprendere perchรฉ lโ€™immagine pastorale sia stata applicata a Dio: โ€œL’esistenza del gregge dipende totalmente dal pastore: รจ lui che fa uscire le pecore, che le porta al pascolo e allโ€™acqua, che le fa rientrare allโ€™ovile.

Il pastore, per la necessitร  di trovare pascoli, lascia la vita della comunitร  umana e segue costantemente il gregge, vive con esso, conosce una per una le sue pecore, dร  un nome a ciascuna. Da parte loro le pecore imparano a riconoscere la voce del pastore e lo seguono con fiducia. In conclusione la vita del pastore รจ totalmente dedicata al suo gregge, mentre la vita del gregge รจ totalmente dipendente dal pastoreโ€ (Elena Bosetti).

Ma se lโ€™immagine del pastore ha una valenza rivelativa, essa ne ha anche una giudiziale. Per coglierla occorre ripercorrere la storia dei pastori nellโ€™AT. Come appare soprattutto dai profeti, โ€œpastoriโ€ non sono soltanto i guardiani di greggi, ma sono anche i capi, soprattutto politici e militari, del popolo. E normalmente lโ€™appellativo โ€œpastoriโ€ รจ accompagnato dal giudizio negativo sul loro operato: Dio ha affidato il gregge del suo popolo (gregge che รจ e resta suo) a uomini incaricati di pascerlo, ma essi hanno tradito la fiducia riposta in loro. รˆ allora che i profeti denunciano i malvagi pastori (Ger 2,8; 10,21; 22,22; 23,1-2; 25,34-36; 50,6; Ez 34,2-9; Is 56,11), annunciano la visita giudiziale di JHWH contro di loro (Ger 23,2; Ez 34,10), affermano che JHWH si farร  lui stesso pastore del gregge riunendo le pecore disperse da capi inadempienti (Ger 23,3; Ez 34,11-16), susciterร  pastori capaci (Ger 3,15; 23,4) e soprattutto farร  sorgere il Messia davidico che sarร  finalmente vero pastore (Ger 23,5-6; 33,14-16; Ez 34,23-24; Mi 5,1-3). In Ez 34,17-22 compare anche il tema del giudizio che Dio stesso opererร  tra pecora e pecora, tra montone e capro, cioรจ allโ€™interno del popolo di Israele.

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Pertanto, accanto alla denuncia dei cattivi pastori si accompagna la promessa di un โ€œbuon pastoreโ€, il pastore messianico, il โ€œpastore unicoโ€ (Ez 37,24) che farร  un solo popolo di Israele e Giuda (Ez 37,22). Nel Deutero-Zaccaria (Zc 9-14) compare una figura di pastore che deve subire la morte cruenta, morte che segna lโ€™inizio dellโ€™epoca della salvezza: il pastore viene assimilato alla figura del Servo sofferente di cui aveva giร  delineato i tratti il testo di Is 53. Dice Zc 13,7: โ€œDestati, spada, contro il mio pastore e contro il mio compagno โ€ฆ percuoti il pastore e sia disperso il gregge (Zc 13,7). Il pastore preso di mira dalla spada si riferisce al โ€œtrafittoโ€ di Zc 12,10, la cui morte inaugura il tempo salvifico (Zc 13,1-6). Cosรฌ le ultime parole veterotestamentarie su questa figura di pastore sono lโ€™annunzio di colui che, conformemente al disegno di Dio, subisce la morte dando inizio allโ€™ultima svolta della storia. Alla luce del NT questo testo acquista particolare rilievo: Gesรน stesso lo riferisce alla sorte cruenta che lo attende nella morte di croce e alla dispersione della sua comunitร  (Mc 1,27; Mt 26,31). Con la resurrezione perรฒ, egli di nuovo si farร  pastore dei suoi, radunandoli, precedendoli e camminando davanti a loro.

In riferimento alle letture bibliche odierne va rilevato che, come il pastore indica al gregge la via da percorrere, cosรฌ il Cristo-Pastore indica alla chiesa la via che essa deve seguire. Via che, secondo la prima lettura (At 2,14.36-41), si chiama conversione. โ€œConvertiteviโ€ (Metanoรฉsate: At 2,38), risponde Pietro alle folle di Gerusalemme che gli chiedevano: โ€œChe cosa dobbiamo fare?โ€ (At 2,37). Lโ€™attivitร  pastorale degli apostoli suscita un itinerario che, a partire dallโ€™ascolto della parola predicata e dalla fede, si dipana in alcune tappe: conversione, battesimo, remissione dei peccati, effusione dello Spirito. Tutto questo conduce ad essere aggregati alla comunitร  cristiana: โ€œColoro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila personeโ€ (At 2,41). La seconda lettura (1Pt 2,20b-25) mostra il modello di questo cammino di salvezza: Cristo. Il Cristo che ha sofferto la passione e la morte lascia ai suoi seguaci un tracciato affinchรฉ seguano le sue orme (cf. 1Pt 2,21). Cosรฌ essi, come pecore prima smarrite, possono tornare al loro pastore e custode (cf. 1Pt 2,25). Il vangelo (Gv 10,1-10) afferma che Cristo รจ la porta attraverso cui deve passare il cammino del discepolo: si tratta di un cammino spirituale di ascolto, sequela e conoscenza del Signore.

Interessante รจ lโ€™espressione utilizzata dalla prima lettera di Pietro per indicare il percorso che Gesรน ha lasciato e che il cristiano รจ chiamato a seguire. Tradotto con โ€œesempioโ€ dalla Bibbia CEI, il termine greco ypogrammรณs indica la copia, il modello che gli scolari ricevevano dal loro maestro e che dovevano trascrivere come esercizio scolastico. Si trattava di un esemplare vincolante come le tracce impresse sul suolo: รจ dunque la falsariga, il tracciato disegnato da Cristo con la sua passione (โ€œAnche Cristo patรฌ per voi โ€ฆโ€: 1Pt 2,21) che la Chiesa nel suo insieme (il gregge) e ogni singolo cristiano (ogni pecora che il pastore conosce e chiama per nome: Gv 10,3) devono seguire per lasciare che Cristo sia il loro pastore.

Il testo evangelico da cui รจ tratta la pericope liturgica รจ costituito da un discorso enigmatico pronunciato da Gesรน (vv. 1-5: โ€œsimilitudineโ€: v. 6) e non compreso dai suoi ascoltatori (v. 6), quindi da una rivelazione in chiaro (vv. 7-18) che spiega le parole precedenti e fa evolvere il discorso dallโ€™immagine pastorale alla rivelazione cristologica. In particolare, i vv. 7-10, presenti nel testo liturgico odierno si soffermano sulla rivelazione di Gesรน quale โ€œporta delle pecoreโ€ (v. 7), cioรจ la porta per le pecore, la porta attraverso cui le pecore devono passare. Le parole di Gesรน stigmatizzano i falsi profeti e i falsi messia. A questi si riferisce Gesรน parlando di โ€œcoloro che sono venuti prima di meโ€ (v. 8), espressione che non va intesa in senso cronologico, ma che indica quanti โ€“ che vengano prima o dopo Gesรน โ€“ si presentano come salvatori ma tali non sono. Si tratta di usurpatori del nome, millantatori che abusano della fiducia delle persone promettendo ciรฒ che non potranno mantenere.

Di essi Gesรน dice altrove: โ€œMolti verranno nel mio nome, dicendo โ€˜Sono ioโ€™ (o โ€œIo sonoโ€, che rinvia al nome divino rivelato nellโ€™AT: Es 3,14 LXX), e trarranno molti in ingannoโ€ (Mc 13,6). Di fronte a questi usurpatori-abusatori Gesรน invita a non credere, a non dare loro fiducia e a non seguirli: โ€œNon credete!โ€ (Mc 13,21), โ€œNon andate dietro a loroโ€ (Lc 21,8). Passare per la porta che รจ Cristo implica il non passare attraverso falsi mediatori che si servono del sacro e del religioso โ€œper ingannare, se possibile, gli elettiโ€ (Mc 13,22). La fede non va sprecata accordandola a chi la sfrutta per interessi personali. Se il NT invita alla fede, esso chiede anche di avere discernimento e vigilanza e di non accordare fiducia a chi si comporta da โ€œpadrone delle personeโ€ (1Pt 5,3), di stare lontano da chi svolge un ministero ecclesiale mosso da โ€œvergognoso interesseโ€ (1Pt 5,2) o da aviditร  โ€œdi guadagni disonestiโ€ (Tt 1,11).

Esso raccomanda di diffidare dei โ€œseduttoriโ€ (2Gv 7), di quanti cercano di ingannare le anime semplici e sprovvedute (cf. 2Tm 3,1-9), di chi mostra di avere una โ€œmente corrottaโ€ (2Tm 3,8). Credere a costoro e seguirli conduce infatti alla rovina umana e spirituale. Non a caso il IV evangelista descrive lโ€™azione di questi โ€œladri e brigantiโ€ (Gv 10,8) โ€“ ma potremmo usare pure le espressioni โ€œfalsi cristiโ€ (Mt 24,24; Mc 13,22), โ€œfalsi profetiโ€ (Mt 7,15; 24,11.24; Mc 13,22; 1Gv 4,1; ecc.), โ€œfalsi maestriโ€ (2Pt 2,1) โ€“, con tre verbi โ€œrubare, uccidere, distruggereโ€ (v. 10), di cui perรฒ il secondo letteralmente significa โ€œsacrificareโ€ e rinvia allโ€™attivitร  cultuale. Lo sfruttamento del religioso e dellโ€™autorevolezza che proviene dal rivestire un ruolo cultuale (in Giovanni รจ possibile un riferimento ai sacerdoti che svolgevano sacrifici al tempio) rientra nelle strategie degli ingannatori da cui occorre guardarsi.

Sono coloro che โ€œhanno una religiositร  apparente ma che ne disprezzano la forza interioreโ€ (2Tm 3,5). Insomma, la confessione di fede in Gesรน pastore buono deve accompagnarsi al discernimento dei falsi pastori, di coloro che usurpano titoli religiosi attribuendosi competenze e funzioni al solo scopo di affermare se stessi, di avere dei seguaci adoranti, di guadagnarci sopra. Il giudizio di Gesรน รจ netto: โ€œsono ladri e brigantiโ€ (Gv 10,8).

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A cura di: Luciano Manicardi

Per gentile concessione del Monastero di Bose