Pastore e gregge
La quarta domenica di Pasqua contempla il Risorto quale pastore della chiesa. Lโimmagine del pastore applicata a Gesรน (lโaffermazione di Gesรน buon pastore non si trova nellโodierno testo liturgico, ma compare a partire dal v. 11; tuttavia il nostro brano ne รจ la necessaria premessa) raduna i significati che essa riveste quando รจ riferita a Dio nellโAT. Dai testi veterotestamentari emergono quattro campi semantici fondamentali che indicano le valenze dellโimmagine biblica del pastore. Sono i campi semantici della conduzione (Dio fa uscire ed entrare, fa partire, guida, cammina davanti a, ecc.), della cura (Dio nutre, mantiene in vita il gregge, gli procura cibo e acqua, lo protegge, lo mette al sicuro nellโovile), della liberazione (Dio difende, custodisce le sue pecore dagli assalti dei briganti e dei ladri, dalle insidie delle belve, le raduna, le salva), dellโalleanza (il pastore conosce le sue pecore, le chiama una ad una, รจ legato ad esse da una profonda conoscenza). Ed รจ facile comprendere perchรฉ lโimmagine pastorale sia stata applicata a Dio: โL’esistenza del gregge dipende totalmente dal pastore: รจ lui che fa uscire le pecore, che le porta al pascolo e allโacqua, che le fa rientrare allโovile.
Il pastore, per la necessitร di trovare pascoli, lascia la vita della comunitร umana e segue costantemente il gregge, vive con esso, conosce una per una le sue pecore, dร un nome a ciascuna. Da parte loro le pecore imparano a riconoscere la voce del pastore e lo seguono con fiducia. In conclusione la vita del pastore รจ totalmente dedicata al suo gregge, mentre la vita del gregge รจ totalmente dipendente dal pastoreโ (Elena Bosetti).
Ma se lโimmagine del pastore ha una valenza rivelativa, essa ne ha anche una giudiziale. Per coglierla occorre ripercorrere la storia dei pastori nellโAT. Come appare soprattutto dai profeti, โpastoriโ non sono soltanto i guardiani di greggi, ma sono anche i capi, soprattutto politici e militari, del popolo. E normalmente lโappellativo โpastoriโ รจ accompagnato dal giudizio negativo sul loro operato: Dio ha affidato il gregge del suo popolo (gregge che รจ e resta suo) a uomini incaricati di pascerlo, ma essi hanno tradito la fiducia riposta in loro. ร allora che i profeti denunciano i malvagi pastori (Ger 2,8; 10,21; 22,22; 23,1-2; 25,34-36; 50,6; Ez 34,2-9; Is 56,11), annunciano la visita giudiziale di JHWH contro di loro (Ger 23,2; Ez 34,10), affermano che JHWH si farร lui stesso pastore del gregge riunendo le pecore disperse da capi inadempienti (Ger 23,3; Ez 34,11-16), susciterร pastori capaci (Ger 3,15; 23,4) e soprattutto farร sorgere il Messia davidico che sarร finalmente vero pastore (Ger 23,5-6; 33,14-16; Ez 34,23-24; Mi 5,1-3). In Ez 34,17-22 compare anche il tema del giudizio che Dio stesso opererร tra pecora e pecora, tra montone e capro, cioรจ allโinterno del popolo di Israele.
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Pertanto, accanto alla denuncia dei cattivi pastori si accompagna la promessa di un โbuon pastoreโ, il pastore messianico, il โpastore unicoโ (Ez 37,24) che farร un solo popolo di Israele e Giuda (Ez 37,22). Nel Deutero-Zaccaria (Zc 9-14) compare una figura di pastore che deve subire la morte cruenta, morte che segna lโinizio dellโepoca della salvezza: il pastore viene assimilato alla figura del Servo sofferente di cui aveva giร delineato i tratti il testo di Is 53. Dice Zc 13,7: โDestati, spada, contro il mio pastore e contro il mio compagno โฆ percuoti il pastore e sia disperso il gregge (Zc 13,7). Il pastore preso di mira dalla spada si riferisce al โtrafittoโ di Zc 12,10, la cui morte inaugura il tempo salvifico (Zc 13,1-6). Cosรฌ le ultime parole veterotestamentarie su questa figura di pastore sono lโannunzio di colui che, conformemente al disegno di Dio, subisce la morte dando inizio allโultima svolta della storia. Alla luce del NT questo testo acquista particolare rilievo: Gesรน stesso lo riferisce alla sorte cruenta che lo attende nella morte di croce e alla dispersione della sua comunitร (Mc 1,27; Mt 26,31). Con la resurrezione perรฒ, egli di nuovo si farร pastore dei suoi, radunandoli, precedendoli e camminando davanti a loro.
In riferimento alle letture bibliche odierne va rilevato che, come il pastore indica al gregge la via da percorrere, cosรฌ il Cristo-Pastore indica alla chiesa la via che essa deve seguire. Via che, secondo la prima lettura (At 2,14.36-41), si chiama conversione. โConvertiteviโ (Metanoรฉsate: At 2,38), risponde Pietro alle folle di Gerusalemme che gli chiedevano: โChe cosa dobbiamo fare?โ (At 2,37). Lโattivitร pastorale degli apostoli suscita un itinerario che, a partire dallโascolto della parola predicata e dalla fede, si dipana in alcune tappe: conversione, battesimo, remissione dei peccati, effusione dello Spirito. Tutto questo conduce ad essere aggregati alla comunitร cristiana: โColoro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila personeโ (At 2,41). La seconda lettura (1Pt 2,20b-25) mostra il modello di questo cammino di salvezza: Cristo. Il Cristo che ha sofferto la passione e la morte lascia ai suoi seguaci un tracciato affinchรฉ seguano le sue orme (cf. 1Pt 2,21). Cosรฌ essi, come pecore prima smarrite, possono tornare al loro pastore e custode (cf. 1Pt 2,25). Il vangelo (Gv 10,1-10) afferma che Cristo รจ la porta attraverso cui deve passare il cammino del discepolo: si tratta di un cammino spirituale di ascolto, sequela e conoscenza del Signore.
Interessante รจ lโespressione utilizzata dalla prima lettera di Pietro per indicare il percorso che Gesรน ha lasciato e che il cristiano รจ chiamato a seguire. Tradotto con โesempioโ dalla Bibbia CEI, il termine greco ypogrammรณs indica la copia, il modello che gli scolari ricevevano dal loro maestro e che dovevano trascrivere come esercizio scolastico. Si trattava di un esemplare vincolante come le tracce impresse sul suolo: รจ dunque la falsariga, il tracciato disegnato da Cristo con la sua passione (โAnche Cristo patรฌ per voi โฆโ: 1Pt 2,21) che la Chiesa nel suo insieme (il gregge) e ogni singolo cristiano (ogni pecora che il pastore conosce e chiama per nome: Gv 10,3) devono seguire per lasciare che Cristo sia il loro pastore.
Il testo evangelico da cui รจ tratta la pericope liturgica รจ costituito da un discorso enigmatico pronunciato da Gesรน (vv. 1-5: โsimilitudineโ: v. 6) e non compreso dai suoi ascoltatori (v. 6), quindi da una rivelazione in chiaro (vv. 7-18) che spiega le parole precedenti e fa evolvere il discorso dallโimmagine pastorale alla rivelazione cristologica. In particolare, i vv. 7-10, presenti nel testo liturgico odierno si soffermano sulla rivelazione di Gesรน quale โporta delle pecoreโ (v. 7), cioรจ la porta per le pecore, la porta attraverso cui le pecore devono passare. Le parole di Gesรน stigmatizzano i falsi profeti e i falsi messia. A questi si riferisce Gesรน parlando di โcoloro che sono venuti prima di meโ (v. 8), espressione che non va intesa in senso cronologico, ma che indica quanti โ che vengano prima o dopo Gesรน โ si presentano come salvatori ma tali non sono. Si tratta di usurpatori del nome, millantatori che abusano della fiducia delle persone promettendo ciรฒ che non potranno mantenere.
Di essi Gesรน dice altrove: โMolti verranno nel mio nome, dicendo โSono ioโ (o โIo sonoโ, che rinvia al nome divino rivelato nellโAT: Es 3,14 LXX), e trarranno molti in ingannoโ (Mc 13,6). Di fronte a questi usurpatori-abusatori Gesรน invita a non credere, a non dare loro fiducia e a non seguirli: โNon credete!โ (Mc 13,21), โNon andate dietro a loroโ (Lc 21,8). Passare per la porta che รจ Cristo implica il non passare attraverso falsi mediatori che si servono del sacro e del religioso โper ingannare, se possibile, gli elettiโ (Mc 13,22). La fede non va sprecata accordandola a chi la sfrutta per interessi personali. Se il NT invita alla fede, esso chiede anche di avere discernimento e vigilanza e di non accordare fiducia a chi si comporta da โpadrone delle personeโ (1Pt 5,3), di stare lontano da chi svolge un ministero ecclesiale mosso da โvergognoso interesseโ (1Pt 5,2) o da aviditร โdi guadagni disonestiโ (Tt 1,11).
Esso raccomanda di diffidare dei โseduttoriโ (2Gv 7), di quanti cercano di ingannare le anime semplici e sprovvedute (cf. 2Tm 3,1-9), di chi mostra di avere una โmente corrottaโ (2Tm 3,8). Credere a costoro e seguirli conduce infatti alla rovina umana e spirituale. Non a caso il IV evangelista descrive lโazione di questi โladri e brigantiโ (Gv 10,8) โ ma potremmo usare pure le espressioni โfalsi cristiโ (Mt 24,24; Mc 13,22), โfalsi profetiโ (Mt 7,15; 24,11.24; Mc 13,22; 1Gv 4,1; ecc.), โfalsi maestriโ (2Pt 2,1) โ, con tre verbi โrubare, uccidere, distruggereโ (v. 10), di cui perรฒ il secondo letteralmente significa โsacrificareโ e rinvia allโattivitร cultuale. Lo sfruttamento del religioso e dellโautorevolezza che proviene dal rivestire un ruolo cultuale (in Giovanni รจ possibile un riferimento ai sacerdoti che svolgevano sacrifici al tempio) rientra nelle strategie degli ingannatori da cui occorre guardarsi.
Sono coloro che โhanno una religiositร apparente ma che ne disprezzano la forza interioreโ (2Tm 3,5). Insomma, la confessione di fede in Gesรน pastore buono deve accompagnarsi al discernimento dei falsi pastori, di coloro che usurpano titoli religiosi attribuendosi competenze e funzioni al solo scopo di affermare se stessi, di avere dei seguaci adoranti, di guadagnarci sopra. Il giudizio di Gesรน รจ netto: โsono ladri e brigantiโ (Gv 10,8).
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A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose