Luciano Manicardi, Commento al Vangelo di domenica 3 Gennaio 2021

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Dare un corpo a Dio

La seconda domenica del tempo di Natale, proponendo come testo evangelico il prologo del IV vangelo, consente di approfondire la contemplazione del mistero dellโ€™incarnazione. โ€œIl Verbo si รจ fatto carneโ€ (Gv 1,14) รจ la rivelazione centrale della pagina iniziale del IV vangelo. Nellโ€™incarnazione noi contempliamo il Dio che incontra lโ€™uomo facendo avvenire in sรฉ lโ€™alteritร  dellโ€™uomo stesso. Dio diviene uomo come noi, โ€œuno della nostra stessa pastaโ€ (Ippolito di Roma). Lโ€™incarnazione รจ il culmine della storia di salvezza, dellโ€™agire di Dio che fin dalla creazione tende alla corporeitร . Purtroppo siamo talmente abituati a questa parola โ€œincarnazioneโ€, che non ci rendiamo conto dello scandalo che essa porta in sรฉ. Un antico scritto della tradizione neoplatonica afferma che โ€œDio non puรฒ essere visto attraverso un corpoโ€. Dare un corpo a Dio, come fa il cristianesimo, significa renderlo accessibile ai sensi umani: noi, la Parola della vita lโ€™abbiamo vista, ascoltata e toccata, dirร  la prima lettera di Giovanni (1Gv 1,1-4). Gesรน รจ colui che nella sua umanitร  realizza la piena unitร  di Parola e di carne. Egli ci mostra che la veritร , nel cristianesimo, non รจ dellโ€™ordine del pensiero, ma la si coglie in un corpo e in una carne. Nellโ€™incarnazione Dio esperisce la condizione umana dal di dentro. Dio fa abitare la propria divinitร  nella carne umana, lโ€™uomo dona a Dio la propria umanitร ; Dio si fa uomo perchรฉ lโ€™uomo, seguendo le tracce del Figlio Gesรน Cristo, incontri Dio in pienezza: ecco il mirabile scambio celebrato nel Natale. Lโ€™incarnazione narra che tutto ciรฒ che รจ umano, dal concepimento fino alla morte di una persona, รจ oggetto della sollecitudine e dellโ€™interesse di Dio, รจ avvolto dallโ€™amore di Dio. La carne umana รจ la dimora di Dio; lโ€™umanitร  di Gesรน Cristo รจ il luogo di Dio. Lโ€™incarnazione ci spinge a confessare che Gesรน di Nazaret รจ lโ€™umanitร  di Dio: divenire umani a immagine dellโ€™uomo Gesรน di Nazaret รจ il compito del credente. Lโ€™incarnazione ci dice che la vita di Gesรน, nel suo quotidiano dipanarsi fatto di incontri e di amicizie, di servizio e di amore, di dedizione radicale agli altri e di obbedienza al Padre, ci insegna a vivere secondo Dio.

Noi associamo sempre lโ€™incarnazione alla parola mistero. Si dร  mistero quando una persona o un essere si svela a noi a partire dal suo intimo, dal suo profondo, dalla sua interioritร  impenetrabile. Le porte del mistero si aprono solo dallโ€™interno. Lโ€™incarnazione รจ mistero perchรฉ, per quanto la si comprenda, non per questo cessa di essere mistero: nel mistero si entra, ma non lo si esaurisce; piรน lo si comprende piรน diviene coinvolgente e affascinante. Lโ€™incarnazione trova perciรฒ la sua analogia piรน eloquente nellโ€™amore (nel mistero dellโ€™amore). Anche nellโ€™amore lโ€™accresciuta conoscenza dellโ€™altro non significa la perdita o la fine dellโ€™interesse per lโ€™altro, ma il suo approfondimento. Lโ€™incarnazione ci parla della storia dโ€™amore di Dio con lโ€™umanitร .

Lโ€™incarnazione dice che Gesรน รจ la narrazione di Dio. Il Dio che nessuno ha mai visto รจ stato narrato, con lโ€™incarnazione, dal Figlio unigenito (cf. Gv 1,18). I cristiani conoscono Dio solo tramite Gesรน Cristo: โ€œNessuno viene al Padre se non per mezzo di meโ€ (Gv 14,6), โ€œChi ha visto me, ha visto il Padreโ€ (Gv 14,9). E possono dire di Dio solo ciรฒ che Gesรน ha narrato di lui. E il volto di Dio che Gesรน ha narrato si puรฒ sintetizzare con le parole: โ€œDio รจ amoreโ€ (1Gv 4,8.16).

Lโ€™evento dellโ€™incarnazione diviene anche possibilitร  di rinascita e rigenerazione per il credente: accogliere il Verbo, ovvero accedere alla fede nel Nome del Signore, significa entrare nella vita da figli di Dio. โ€œA quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli

che credono nel suo nome, i quali non da sangue nรฉ da volere di carne nรฉ da volere di uomo, ma da Dio sono stati generatiโ€ (Gc 1,12-13). Nel Figlio Gesรน Cristo siamo resi figli di Dio. Il cristiano, dice Giovanni, nella sua prima lettera, โ€œรจ nato da Dioโ€, โ€œรจ generato da luiโ€ (1Gv 3,9; 4,7; 5,1.4.18). Dice la prima lettera di Pietro: โ€œVoi siete rigenerati โ€ฆ per mezzo della Parola di Dio viva ed eternaโ€ (1Pt 1,23). Una nascita che avviene nella fede, grazie alla potenza dello Spirito e che plasma lโ€™umanitร  di una persona rendendola simile allโ€™umanitร  di Cristo: dalla fede nellโ€™incarnazione nasce la santitร . Se ogni essere umano รจ chiamato a completare la propria nascita nascendo a se stesso nelle varie fasi della propria vita, il credente รจ chiamato anche a una rinascita da Dio, che avviene non per procreazione carnale, non per angoscia di superamento della propria finitezza mediante una discendenza, non per volontarismo prometeico, ma per accoglienza di un dono che diviene intimo principio di rigenerazione. Il dono di Dio e lโ€™accoglienza dellโ€™uomo costituiscono la sinergia grazie a cui lโ€™uomo accetta di nascere alla propria identitร  di figlio di Dio, di somigliantissimo al Cristo.

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Lโ€™incarnazione costituisce il vertice della volontร  di amore e di incontro con lโ€™uomo da parte di Dio. Essa รจ la comunicazione della vita di Dio allโ€™uomo in Cristo e questa comunicazione รจ un atto di amore. Il prologo di Giovanni, narrando la comunicazione della rivelazione di Dio allโ€™umanitร , non esprime un astratto concetto teologico, ma un evento vitale nellโ€™ordine dellโ€™amore. La rivelazione รจ comunicata con un atto di amore e come un atto di amore. In effetti, il Lรณgos, il Verbo che era โ€œrivolto verso Dioโ€ (prรฒs tรฒn theรณn: Gv 1,1), in posizione di ascolto e di colloquio intimo con il Padre, fatto uomo nel Figlio Gesรน Cristo, ha narrato Dio agli uomini grazie al suo essere โ€œrivolto verso il seno del Padreโ€ (eis tรฒn kรณlpon toรป patrรฒs: Gv 1,18), cioรจ grazie alla sua obbedienza amorosa alla volontร  del Padre. E questo ha consentito ai credenti di indirizzare la propria vita verso la comunione con il Padre: un senso possibile della forma verbale greca exeghรฉsato (Gv 1,18: โ€œha narratoโ€, โ€œha fatto lโ€™esegesiโ€), รจ โ€œha aperto la viaโ€. Il credente che entra nel movimento di ascolto e obbedienza amorosa del Figlio, si immette nella via della comunione con il Padre. รˆ cosรฌ per il discepolo amato che durante lโ€™ultima cena pone il capo sul seno di Gesรน (en tรด kรณlpo toรป Iesoรป: Gv 13,23) e riceve la rivelazione sul senso di ciรฒ che sta avvenendo. Il vangelo che egli scrive รจ dunque frutto di questa comunicazione dโ€™amore e permette al credente che si china su di esso di entrare nel mistero dellโ€™amore di Dio. Commenta Goffredo di Admont, un monaco del XII secolo: โ€œIl seno di Gesรน รจ la Scrittura. Coloro che amano Dio si sforzano di conoscere la Scrittura al solo fine di pervenire a maggiore conoscenza di Dio, a scoprire in essa il cuore di Dio, il sentire di Dio. Quel sentire che fu in Cristo Gesรน e che fonda anche la vita comune e la comunione fraternaโ€. Lโ€™intimitร  con la Scrittura conduce il credente a conoscere il cuore di Dio nella Parola di Dio e a ricevere la rivelazione della sua gloria.

Gesรน, poi, in quanto narratore di Dio, ci raggiunge attraverso le narrazioni che parlano di lui. Il narratore Gesรน รจ il narratore narrato. E il narratore, narrato, รจ divenuto narrazione. Narrazione evangelica. Nasce qui lโ€™inscindibile rapporto tra Gesรน e i vangeli, tra Gesรน che ha narrato Dio nella sua vita, ma che solo grazie al fatto di essere stato narrato per iscritto da altri nelle narrazioni evangeliche ci raggiunge e comunica la sua spiegazione di Dio. Senza i vangeli Gesรน perde la sua efficacia di narratore di Dio.

Pertanto, il Verbo che si รจ fatto carne si รจ anche fatto libro, vangelo scritto, e come la fede รจ chiamata a riconoscere il Figlio di Dio nellโ€™uomo Gesรน di Nazaret, cosรฌ essa รจ chiamata a riconoscere la Parola di Dio nelle parole umane della Scrittura. Come i vangeli sono la narrazione scritta della gloria di Dio, la vita di Gesรน ne รจ la narrazione vivente. Con lโ€™incarnazione la Parola si รจ fatta racconto, narrazione esistenziale.

Lโ€™incarnazione esprime lโ€™evento per cui colui che era Dio (cf. Gv 1,1), รจ divenuto carne (cf. Gv 1,14): il verbo al passato si riferisce a unโ€™azione puntuale, a un fatto storico, a un accadimento nello spazio e nel tempo. Il Dio invisibile ha reso visibile la sua gloria nella carne di Gesรน Cristo. La carne, che indica la debolezza e la limitatezza, la fragilitร  e la mortalitร  dellโ€™uomo, non รจ elemento che va negato o superato per incontrare la gloria divina, anzi, รจ il luogo della gloria di Dio.

Giovanni esprime questo applicando a Gesรน, nel corso del vangelo, le affermazioni riferite al Verbo eterno nel prologo. Se il Verbo รจ โ€œcolui senza il quale nulla fuโ€ (Gv 1,3), Gesรน รจ colui senza il quale i discepoli non possono fare nulla (cf. Gv 15,5); se nel Verbo eterno โ€œera la vita e la vita era la luce degli uominiโ€ (Gv 1,4), Gesรน dice di sรฉ: โ€œio sono la vitaโ€ (Gv 11,25; 14,3), e: โ€œio sono la luce del mondoโ€ (Gv 8,12). La carne glorificata di Gesรน รจ la via che guida il credente alla comunione con il Padre. E solo lโ€™accoglienza nella fede della propria carne (ovvero, della propria condizione umana limitata, contingente, caduca) come illuminata dalla luce della gloria di Dio e vivificata dalla resurrezione di Cristo, consente al credente di costruire rapporti di fraternitร  e comunione che narrino la luce e la vita di Dio agli uomini. Infatti, lโ€™esperienza della gloria di Dio chiede di essere comunicata e la narrazione del Dio invisibile attuata dal Verbo fatto carne deve essere proseguita da parte dei figli di Dio.

A cura di: Luciano Manicardi
Fonte: Monastero di Bose


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