Scandalo e follia delle beatitudini
Prima lettura e vangelo concordano nellโaffermare che la predilezione di Dio รจ per i poveri e gli umili (Sof 2,3; 3,12-13), per i poveri in spirito (Mt 5,1-12). La comunitร cristiana di Corinto โ dice la seconda lettura (1Cor 1,26-31) che, pur proseguendo la lectio semicontinua della prima lettera ai Corinti, rientra in qualche modo nel messaggio unitario delle altre due letture โ รจ formata da persone irrilevanti dal punto di vista sociale ed economico: Dio infatti sceglie ciรฒ che รจ debole, ignobile e disprezzato per confondere le grandezze mondane. Anzi il carattere paradossale delle beatitudini trova unโefficace espressione nello sconvolgimento dei valori culturali e religiosi espresso da Paolo in quel primo capitolo della lettera ai cristiani di Corinto in cui afferma che la rivelazione di Dio nel Messia Gesรน รจ follia (morรญa) e scandalo (skรกndalon). Paolo usa queste due categorie per indicare il carattere urtante, ossimorico, della rivelazione di Dio nel Cristo e questi crocifisso (1Cor 1,18-31). Secondo Paolo, per i giudei la croce รจ scandalo perchรฉ lโintervento di Dio nel suo Messia era atteso e inteso come accompagnato da segni e manifestazioni di potenza, mentre per i greci la croce รจ stoltezza, follia, insensatezza, perchรฉ urta la loro ragionevolezza, la loro ricerca filosofica e la loro sapienza (1Cor 1,20-25). Se lโโessereโ era lโattributo fondamentale della divinitร presso i greci, il Dio rivelato sulla croce รจ il Dio che sceglie di manifestarsi nel non-essere, in โciรฒ che non รจโ (tร mรจ รณnta: 1Cor 1,28). La fede cristiana integra dunque scandalo e follia, senza per questo ridursi a insensatezza e irrazionalitร . Ovvero, il contenuto stesso della fede, lโoggetto della fede, lโevento pasquale, mette in crisi i sistemi religiosi e di pensiero elaborati dallโuomo e li chiama a una conversione, allโapertura al novum suscitato da Dio. Accogliere nella fede la croce di Cristo significa accogliere una parola spiazzante. E cioรจ, che il salvatore del mondo รจ lโimpotente appeso alla croce: lo scandalo diviene rivelazione, lโimpensabile diviene veritร , la sapienza si fa stoltezza. E il pensiero e la prassi cristiana non possono che colorarsi delle tinte dello scandalo e della follia evangelica. Quella follia che arriva a proclamare la beatitudine anche di chi รจ perseguitato e afflitto.
Infatti, entrare nello spirito delle beatitudini significa entrare nello sguardo di Dio sulla realtร umana e scoprire che, in Cristo, anche situazioni di dolore o pianto o ingiustizia subรฌta possono essere vissute come beatitudine: la beatitudine di chi sa di aver veramente qualcosa in comune con Gesรน, il beato per eccellenza perchรฉ mite, misericordioso, povero in spirito. La beatitudine offerta รจ la gioia intima della comunione con il Signore sperimentata in situazioni concrete in cui anche Gesรน si รจ trovato e, soprattutto, che ha vissuto come occasione di amore e di dedizione. ร la gioia del servo che si trova lร dove anche il suo Signore รจ stato (cf. Gv 12,26). ร la gioia di chi partecipa al sentire e al volere di Cristo (cf. Fil 2,5).
Un ulteriore elemento di unitร fra prima lettura e vangelo lo possiamo esprimere cosรฌ. La parola profetica, che trasmette lo sguardo di Dio sullโuomo, svela che lโautentico popolo di Dio รจ un resto, un resto formato da chi รจ giusto, fedele, mite, non orgogliosamente autosufficiente, ma cosciente della sua dipendenza da Dio e del suo status di โcercatoreโ di Dio e della sua giustizia (I lettura); lo sguardo di Gesรน sulle folle svela che il vero discepolo รจ designato non da unโappartenenza esteriore, ma da una realtร intima fatta di mitezza, purezza di cuore, povertร in spirito, misericordia (vangelo).
Soffermiamoci ora su una delle beatitudini che maggiormente ne fa risaltare lโaspetto paradossale, quella rivolta ai perseguitati. Lโottava beatitudine (โBeati i perseguitati per la giustizia, perchรฉ di essi รจ il Regno dei cieliโ: v. 10) ha un rilievo particolare perchรฉ conosce un ampliamento in cui si passa dalla terza persona, tipica del linguaggio delle beatitudini, alla seconda persona, rivolgendosi direttamente alla comunitร e ai lettori/ascoltatori (vv. 11-12). La persecuzione riguarda giร i primi destinatari delle parole di Gesรน, non solo le future comunitร cristiane: anche i primi discepoli di Gesรน potranno incontrare ostilitร e odio.
NellโAT, in particolare nei Salmi, la persecuzione si presenta come avversione, inimicizia e ostilitร per motivi religiosi: la giustizia รจ lโadesione al volere di Dio, รจ il rapporto giusto con Lui, che implica fedeltร e obbedienza al suo insegnamento. Il senso di quel โdi essi รจ il Regno dei cieliโ รจ che chi soffre persecuzioni a motivo della fedeltร al vangelo รจ colui che fa regnare Dio su di sรฉ: su di lui veramente Dio regna. Egli รจ narrazione vivente della signoria di Dio. Questa beatitudine รจ il risultato di scelte fatte volontariamente e liberamente e a cui si resta fedeli. Infatti, viene perseguitato colui che, avendo scelto la sequela di Cristo, dร continuitร alla propria scelta, la fa diventare una vita e si dispone a pagarne il prezzo.
I vv. 11-12 costituiscono unโespansione della beatitudine che riguarda i discepoli. Se nel v. 10 si รจ perseguitati โa causa della giustiziaโ, cioรจ a causa del proprio comportamento, al v. 11 la persecuzione รจ โa causa miaโ, cioรจ di Gesรน. La professione di fede in Gesรน si manifesta in una prassi cristiana che si conforma alla vita di Gesรน. Come Gesรน fu perseguitato, lo stesso sarร per i suoi discepoli. Ciรฒ che il credente cerca รจ la fedeltร a Gesรน, non la persecuzione, e la beatitudine dipende dalla relazione con Gesรน. Ma perchรฉ โbeatiโ nellโessere perseguitati? Perchรฉ proprio quando abbracciamo sofferenze e opposizioni a motivo del vangelo sappiamo di aver veramente qualcosa a che fare con il Gesรน che diciamo di seguire e di amare (cf. 1Pt 4,12-16).
Nei vv. 11-12 emerge il vocabolario della lingua, del parlare: โinsultareโ, โmentireโ โdire ogni sorta di maleโ. Cโรจ una persecuzione che si gioca a livello della parola. La calunnia รจ la forma con cui una persona puรฒ venire uccisa, sia simbolicamente che realmente. Lโodio nella Bibbia รจ espresso normalmente facendo riferimento al parlare. Lโuomo responsabile รจ anzitutto responsabile della parola. Svilire o banalizzare o manipolare o falsificare la parola รจ fare violenza. Chi riconosce nel Cristo la Parola fatta carne deve anche interrogarsi sulla responsabilitร del proprio quotidiano parlare. Non a caso il nostro testo fa riferimento ai profeti che subirono persecuzioni perchรฉ furono le sentinelle della parola, fino a divenirne anche i martiri. Don Giuseppe Diana puรฒ essere considerato come un contemporaneo martire della parola: egli conobbe la persecuzione della calunnia, delle accuse infamanti e false contro di lui. Riguardo a lui Roberto Saviano ha lasciato una bella testimonianza: โPensavo alla battaglia di don Peppino, alla prioritร della parola. A quanto fosse davvero incredibilmente nuova e potente la volontร di porre la parola al centro di una lotta contro i meccanismi di potere. Parole davanti a betoniere e fucili. E non metaforicamente. Realmente. Lรฌ a denunciare, testimoniare, esserci. La parola con lโunica sua armatura: pronunciarsi. Una parola che รจ sentinella, testimone: vera a patto di non smettere mai di tracciare. Una parola orientata in tal senso la puoi eliminare solo ammazzandoโ. Don Peppino Diana fu ucciso il giorno del suo onomastico, il 19 marzo 1994.
La ricompensa promessa ai perseguitati (Mt 5,12) รจ la figliolanza divina, la comunione con il Signore, la prossimitร con il Cristo. Il termine (misthรณs) รจ ripreso dal linguaggio economico degli scambi commerciali, ma ne rovescia completamente il senso. Il compenso รจ il vivere da figli di Dio in Gesรน, con Gesรน, come Gesรน. Questo emerge leggendo il testo di Lc 6,35: โVoi, al contrario, amate i vostri nemici! Fate del bene e prestate senza sperare nulla in cambio! E cosรฌ la vostra ricompensa sarร grande e sarete figli dellโAltissimo, perchรฉ egli รจ buono verso gli ingrati e i cattiviโ. Come appare da Mt 5,46 (โSe amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno cosรฌ anche i pubblicani?โ), la ricompensa si oppone alla logica dello scambio, della reciprocitร , del do ut des, e va intesa nel senso della gratuitร e del dono.
Infine possiamo ricordare che la persecuzione ha anche una dimensione invisibile che viene affrontata con lโinvisibile lotta del cuore. Un detto tramandato nel Vangelo di Tommaso 69 parla di persecuzione nel cuore: โBeati coloro che sono stati perseguitati nel cuore: essi hanno veramente conosciuto il Padreโ. Il perseguitato per la giustizia non รจ solo colui che affronta nemici esterni che si oppongono alla sua prassi di veritร e giustizia sul piano storico e sociale, ma anche colui che affronta la durissima lotta interiore. Le tentazioni di Gesรน (cf. Mt 4,1-11; Lc 4,1-13) non avvengono tanto in luoghi fisici, quanto nel cuore. ร nel cuore che emerge la possibilitร di vivere nella logica del consumo e non della comunione, dello sfruttamento e non del dono, del protagonismo e non del servizio. Lรฌ emerge la possibilitร dellโidolatria. โLa tentazione, scrive Gerolamo rende lโuomo o martire o idolatraโ. Nel deserto Gesรน compie la sua lotta contro il persecutore invisibile, il satana, lโavversario che insinua nel cuore umano la possibilitร dellโidolatria e ne esce confermato nella sua figliolanza divina, nel suo essere spazio del regnare di Dio. Ne esce conoscendo la beatitudine che poi annuncia ai discepoli e alle folle.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose
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