Dalla morte alla vita
Il passaggio dalla morte alla vita costituisce il centro del messaggio delle letture bibliche della V domenica di Quaresima. In particolare, lโepisodio della resurrezione di Lazzaro prelude allโevento pasquale la cui celebrazione รจ ormai prossima. La resurrezione appare nella lettura veterotestamentaria come evento storico, cioรจ evento della storia del popolo di Israele, evento collettivo: la morte in cui giacciono i figli dโIsraele รจ la situazione di esilio a Babilonia da cui essi risorgeranno ritornando in terra dโIsraele (Ez 37,12-14); appare nella seconda lettura come evento spirituale che caratterizza il credente che, lasciandosi guidare dallo Spirito di Dio, passa dalla vita nella carne, cioรจ chiusa nellโegoismo e nel peccato, alla vita in Cristo (Rm 8,8-11); appare infine nel vangelo come evento personale e corporeo per cui Lazzaro esce dalla tomba allโudire la parola di Gesรน (Gv 11,1-45). I testi sottolineano tre dimensioni della morte: se solo la morte di Lazzaro รจ fisica, la morte spirituale di chi vive nella chiusura egocentrica e la morte simbolica del popolo deportato non sono meno drammatiche.
Possiamo vedere nelle letture tre dimensioni che attraversano la dinamica della morte e della resurrezione. Ezechiele parla di morte della speranza (โLa nostra speranza รจ svanita, siamo perdutiโ: Ez 37,11). La situazione intravista da Paolo dellโuomo chiuso nella carne, รจ la situazione dellโuomo che ha tradito la sua vocazione relazionale, il suo essere chiamato allโamore. Potremmo dire che qui cโรจ la morte dellโamore, dellโagape. Infine il passo evangelico รจ centrato sulla fede, รจ una pedagogia verso la fede in Cristo che รจ la resurrezione e la vita. Il dialogo tra Gesรน e Marta รจ incentrato sul credere: โChi crede in me, anche se muore vivrร โ (Gv 11,25); โCredi tu questo?โ (11,26); โSรฌ, Signore io credoโ (11,27). Forse รจ eccessivo dire che cโรจ morte e resurrezione della fede, ma รจ pur vero che Gesรน interroga Marta sulla fede e la risitua nella fede.
Per la Bibbia la morte non รจ esclusivamente biologica, ma รจ una realtร molto piรน complessa, articolata e variegata, una realtร che si insinua in tanti ambiti della vita umana. Il passo di Ezechiele parla della morte di un popolo, di una comunitร , e questo nella forma della morte della speranza. Il v. 11, che precede immediatamente il brano liturgico, dice: โFiglio dellโuomo, queste ossa sono tutta la casa dโIsraele. Ecco, essi vanno dicendo: โLe nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza รจ svanita, siamo perdutiโ. Qui il passaggio dalla morte alla vita sarร il rientro da Babilonia dei figli dโIsraele deportati, dunque morti, nellโesilio babilonese. Ezechiele afferma che la morte di un popolo inizia con la morte della speranza, ovvero con lโassenza di futuro, con la perdita di un orizzonte. Qui si colloca la virtรน della speranza, o meglio la speranza come virtรน, non come sentimento, ma come responsabilitร , come lavoro di apertura di futuro, donazione di senso, capacitร di promessa, creativitร , immaginazione di possibili, coraggio di iniziare qualcosa di nuovo. E qui si situa anche la possibilitร storica di resurrezione di un gruppo umano, di una comunitร , grazie al coraggio di una iniziativa, di un rinnovamento, in cui certamente qualcosa muore e si perde della forma precedente, ma puรฒ avvenire una rinascita che non รจ una riedizione del passato, ma una novitร : โEcco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?โ (Is 43,19).
Nel testo di Paolo la morte รจ spirituale, nel senso che si tratta dellโuomo che si chiude in una vita autoreferenziale, una vita sotto il dominio della carne, cioรจ della tirannia dellโego. Qui il passaggio dalla morte alla vita sarร il ritrovare la relazione, lโapertura agli altri in Cristo, facendo vivere in sรฉ la vivificante morte di Cristo in cui si รจ stati immersi nel battesimo. Per Paolo lโuomo che vive nellโautosufficienza egoistica fa del proprio cuore la propria tomba e si trova nella morte spirituale. Ma lo Spirito di resurrezione che forza lโimpenetrabilitร della morte e fa uscire dai sepolcri, puรฒ penetrare le chiusure individualistiche e, ponendo la dimora nel cuore umano, puรฒ immettere lโuomo in una vita nuova.
Il vangelo parla della morte fisica, e, dal punto di vista di Gesรน, della morte di una persona amata, di un amico. E questa รจ forse lโunica, o almeno la piรน drammatica esperienza della morte che noi possiamo fare in vita. Nella morte dellโaltro a cui eravamo legati da amore, muore qualcosa di noi, muoiono possibilitร di vita, viene menomato il nostro essere. E noi sperimentiamo che รจ lโamore, la qualitร del legame che ci unisce a una persona che fa il ponte tra la vita e la morte e tra la morte e la vita. E lโamore รจ lโunica via che possiamo percorrere per dar senso alla nostra vita mortale. Dal testo evangelico possiamo evincere che se noi, per paura della morte, siamo indotti ad atteggiamenti difensivi, di protezione dal soffrire, che mortificano la vita stessa, Gesรน, invece, chiedendo fede, suggerisce di entrare nel suo atteggiamento di fiducia anche di fronte alla morte (โPadre, io sapevo che sempre mi ascoltiโ: Gv 11,42), atteggiamento che, mentre assume la morte e soffre per colui che รจ morto, vivifica la morte. La fede รจ il luogo della resurrezione. La fede di Gesรน รจ un magistero perchรฉ noi impariamo a credere: โLโho detto per la gente che mi sta attorno, perchรฉ credanoโ (Gv 11,42). Proclama unโomelia dello Pseudo Ippolito: โAvendo tu visto lโopera divina del Signore Gesรน, non dubitare piรน della resurrezione! Lazzaro sia per te come uno specchio: contemplando te stesso in lui, credi nel risveglioโ. Ma se la fede รจ il luogo della resurrezione, lโamore ne รจ la forza: Gesรน โamava molto Lazzaroโ (11,5) e questo amore si fece visibile nel suo pianto dirotto (cf. 11,35-36). Lโamore integra la morte nella vita e trova il senso di questโultima nel dono: dare la vita diviene un dare vita. E anche questo fa parte della pratica di resurrezione che noi possiamo vivere e di cui possiamo farci dono gli uni gli altri. Aver fede in Gesรน che รจ resurrezione e vita significa fare dellโamore un luogo in cui la morte viene messa a servizio della vita.
Il passaggio dalla morte alla vita con cui ci prepariamo a vivere il passaggio dalla vita alla morte รจ dunque lโamore. Quellโamore chiamato a divenire il nostro volere come lo fu di Cristo. Quellโamore che Agostino dice essere il contenuto della volontร del cristiano. Lโamore รจ la volontร unificante ultima e decisiva della persona umana, che lรฌ trova la sua libertร . Nelle libere obbligazioni a cui si sottomette, nella morte a sรฉ che affronta amando, facendo dellโamore la bussola della propria vita, lโuomo trova la propria dilatazione umana e spirituale, la sensatezza del proprio vivere. Agostino afferma: voluntas: amor seu dilectio (De Trinitate XV,XXI,41). โLa volontร ? ร amore, รจ dilezioneโ. Il dinamismo infinito di questo principio e la sua relazionalitร , la sua apertura allโaltro, รจ mostrato da unโespressione spesso attribuita allo stesso Agostino e che dice il risolversi della volontร in amore: Amo: volo ut sis (โAmo: voglio che tu siaโ). Amare รจ volere la vita dellโaltro, non รจ voler possedere lโaltro, non รจ volere che lโaltro sia per me, che mi ami a sua volta, ma che sia e basta, che esista, che viva. In questo volere divenuto amore puรฒ divenire vivibile e sensata unโintera vita. Questo amare รจ la morte vivificante che ci prepara al passaggio dalla vita alla morte credendo la forza dellโamore di Cristo che opera il passaggio dalla morte alla vita.
Iniziato con lโannuncio a Gesรน โColui che tu ami รจ malatoโ (Gv 11,3), il racconto della resurrezione di Lazzaro non รจ solo una pedagogia verso la fede cristologica (espressa al v. 27: โIo credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondoโ), ma anche una pedagogia allโamore e allโamore che si confronta con la morte. Morte che รจ nemica dellโamore ma anche suo banco di prova. La morte della persona amata pone fine allโamore che vivevamo e al futuro che tale amore prometteva. Gesรน vive il turbamento della morte dellโaltro amato, e lo esprime emotivamente scoppiando in pianto (v. 35). Ma, di fronte alla tomba, Gesรน agisce e Marta sembra volerlo frenare: โGiร manda cattivo odoreโ (v. 39). Marta pare legata alla morte e tiene il fratello ancorato a essa. Ma per Gesรน anche la morte รจ luogo di manifestazione della gloria di Dio (cf. v. 4). E la gloria, nel IV vangelo, รจ la gloria dellโamore. Il problema non รจ evitare la morte, ma cogliere che in essa si puรฒ manifestare la gloria di Dio, il suo amore. Solo un amore che assuma la tragicitร e lโineliminabilitร della morte conduce al passaggio dalla morte alla vita. Gesรน crede lโamore anche davanti al cadavere. E il comando che Gesรน impartisce dopo aver chiamato Lazzaro รจ โliberatelo e lasciatelo andareโ (v. 43). Il comando riguarda gli astanti: Lazzaro giร si sta muovendo. Il problema sono quelli che lo attorniano che devono lasciarlo andare, perchรฉ lโamore non trattiene ma, piรน ama, piรน lascia libero lโamato. Gesรน sta insegnando ad amare: non conduce a sรฉ il morto ritornato alla vita, ma insegna ad amare con libertร . Amare รจ liberare lโaltro. E anche la morte non puรฒ trattenere lโamore. Il passaggio dellโamato Lazzaro dalla morte alla vita, anticipa ciรฒ che Gesรน farร di lรฌ a poco quando avendo amato i suoi li amerร fino alla fine, consegnandosi a quella morte che non potrร trattenerlo perchรฉ la potenza dellโamore scioglie i legacci degli inferi.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose