Ascoltare oggi insieme
La lettura della Scrittura in un contesto assembleare: questo lโelemento che unisce la prima lettura (Ne 8,2-4.5-6.8-10) e il vangelo, o almeno la seconda delle due parti che costituiscono la pericope evangelica odierna. (Lc 1,1-4; 4,14-21).
Infatti il vangelo comprende anche una prima parte (Lc 1,1-4) che costituisce il prologo del terzo vangelo. Il prologo, redatto in perfetto stile retorico secondo il procedimento letterario in uso tra gli storici dellโantichitร , รจ una solenneย ouvertureย con cui Luca intende conferire dignitร letteraria al messaggio cristiano.
Egli destina il libro del vangelo a una cerchia di destinatari piรน ampia di coloro che abitano il recinto ecclesiale: se il messaggio di Gesรน, centro del racconto (diรฉghesis: Lc 1,1) evangelico, รจ universale, destinato a โtutti i popoliโ (Lc 24,47), anche il libro che attesta tale messaggio deve avere una destinazione universale. In questi versetti che aprono il vangelo, Luca non nomina nemmeno Gesรน. Egli affida al dipanarsi del racconto il compito di mostrare chi รจ Gesรน e come Dio si manifesti in lui. Il lettore, che da subito sa che Gesรน รจ il Cristo, il Signore (cf. Lc 2,11), essendogli rivelato giร nel racconto della nascita a Betlemme (Lc 2,1-14), volgerร la sua attenzione a riconoscere questo in ciรฒ che Gesรน dice e compie.
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Se la pagina lucana presenta Gesรน impegnato nella liturgia sinagogale a Nazaret in giorno di sabato, il testo di Neemia mette in scena la lettura pubblica della Torah a Gerusalemme, presso la Porta delle Acque il primo giorno del mese di Tishri (il settimo mese, settembre-ottobre), alla vigilia della festa delle Capanne. Lโevento sigilla la ripresa del culto a Gerusalemme e rappresenta lโapice dellโopera di ricostruzione materiale, spirituale e identitaria della comunitร giudaica rientrata dallโesilio babilonese. In entrambi i testi siamo posti di fronte a gesti e parole che compongono un rito e che si svolgono in uno spazio e in un tempo precisi.
In Ne 8 (considerando per intero il testo dal v. 1 al v. 12, mentre la pericope liturgica รจ sforbiciata) il testo presenta questa successione: convocazione (vv. 1-2), proclamazione (vv. 3-4), apertura del libro e benedizione iniziale (vv. 5-7), spiegazione (vv. 8-9), congedo (vv. 10-12). In Lc 4,16-21, la scena si svolge come al rallentatore: Gesรน, in sinagoga, si alza per leggere (v. 16), riceve il rotolo del profeta Isaia (v. 17), lo apre (v. 17), trova il passo che leggerร (v. 17), riavvolge il rotolo (v. 20), lo consegna allโinserviente (v. 20), si siede (v. 20), fa lโomelia (v. 21). Il contesto รจ quello della liturgia sinagogale sabbatica ma rivisitata per attuare una concentrazione sullโessenziale: il compimento della profezia di Isaia e lโinaugurazione dellโโoggiโ di grazia. I testi offrono cosรฌ lโoccasione per riflettere sulย rito.
Il passo di Neemia mostra la capacitร del libro dellaย Torahย di creare comunitร attraverso la sua proclamazione e spiegazione. Colpisce che lโiniziativa dellโazione sia del popolo, non di Esdra. ร il popolo che si raduna e che invita Esdra, lo scriba, lo studioso della Torah, a portare il libro e a leggerlo (Ne 8,1). Il popolo che ha vissuto lo sradicamento nei lunghi anni dellโesilio babilonese, ora si radica in quellaย Torahย che รจ la sua vera patria.
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Il popolo riconosce la sua vocazione nellaย Torahย e in essa trova anche la sua unitร : รจ come โun solo uomoโ (Ne 8,1) che esso si raduna ed รจ per lโautoritร del popolo che Esdra compie il suo servizio. Il ruolo di Esdra รจ subordinato. Lโassemblea si riunisce al di fuori del Tempio, non in uno โspazio sacroโ, e la dimensione โlaicaleโ, in cui lโautoritร รจ delย laรณs, del popolo, emerge anche dalla presenza, accanto a Esdra di 13 โlaiciโ (nominati in Ne 8,4, saltato dal lezionario liturgico; in 8,7 sono invece elencati 13 leviti). Il testo di Neemia presenta un modello di comunicazione che non corrisponde alla polaritร duale lettura โ ascolto, ma รจ un fenomeno piรน articolato e mediato: la lettura viene fatta โbrano per branoโ, con spiegazione del senso da parte degli incaricati di โfar comprendereโ il testo stesso.
La coesione comunitaria emerge dal fatto che il popolo, proprio โcome un solo uomoโ, tende lโorecchio, si alza in piedi, alza le mani, si inginocchia, si prostra faccia a terra, risponde, acclama, mangia, beve. Orecchio, mani, occhi, labbra: il popolo viene costruito in corpo. Si riconosce come corpo al cospetto dellaย Torah. Non possiamo non essere colpiti dalla potenza di costruzione comunitaria di questo atto comunicativo, noi che viviamo nellโepoca della comunicazione senza comunitร . Riflettendo sulla scomparsa dei riti nella societร attuale, Byung-Chul Han ha scritto: โI riti sono processi dellโincarnazione, allestimenti corporei. Gli ordini e i valori in vigore in una comunitร vengono fisicamente esperiti e consolidati. Vengono inscritti nel corpo, incorporati, cioรจ interiorizzati mediante il corpo. Cosรฌ i riti creano una conoscenza e una memoria incarnate, unโidentitร incarnata, un legame incarnato … Nella comunitร in quanto tale รจ insita una dimensione corporeaโ.
La dimensione rituale, che fornisce un linguaggio comune (โAmen, amenโ) e una gestualitร condivisa (โsi inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terraโ) non ha nulla a che fare con lโappiattimento e la standardizzazione dei comportamenti, ma rinvia allโeducazione dellโanima a partire dal corpo. Nel rito รจ il corpo che istruisce lโinterioritร tanto del singolo quanto, in particolare, della comunitร . La performativitร poi dellโazione rituale si manifesta nel banchetto festoso che sigilla il rinnovamento dellโalleanza. Banchetto che non puรฒ dimenticare chi โnon ha nulla di preparatoโ (Ne 8,10) e a cui i membri dellโassemblea portano porzioni di cibo. Dalla proclamazione allโazione attraverso la spiegazione e la comprensione. Il fine della lettura-proclamazione della Parola di Dio รจ pratico: รจ la vita.
Anche la pagina evangelica presenta un quadro rituale. Gesรน ritorna a Nazaret, luogo โdove era cresciutoโ (Lc 4,16), ma non ci viene detto nulla di visite a parenti o famigliari o conoscenti. Non va a casa sua, ma viene narrato il suo entrare, โsecondo il suo solitoโ (Lc 4,16), in sinagoga il giorno di sabato. E qui Gesรน abita la ritualitร della liturgia delloย shabbat. E si mostra totalmente a suo agio, pienamente libero, โa casa suaโ, in questo contesto, in cui si inserisce nella prassi consolidata dei movimenti, dei tempi, dei gesti rituali. Il rito รจ da sempre per lโumanitร una tecnica simbolica di โaccasamentoโ: esso rende abitabile il mondo.
In questo processo รจ decisiva la dimensione dellaย ripetitivitร . Dimensione antropologica basilare, poichรฉ noi ripetiamo quotidianamente i gesti che sono indispensabili alla vita, ma anche forma di rassicurazione e di stabilizzazione che ci strappa allโestrema precarietร degli eventi e del vivere. Inoltre, la ripetizione (di gesti, parole, movimenti), tipica del rito liturgico, tende allโinteriorizzazione, a far penetrare nel profondo ciรฒ che si celebra. Di nuovo, il rito educa lโinterioritร . Luca poi ci mostra che Gesรน, al cuore stesso di questo quadro liturgico emerge in tutta la sua soggettivitร , libertร e autorevolezza. E questo appare nelle parole di โcommentoโ alla pagina di Isaia proclamata. In realtร Gesรน non fa un commento, ma proclama un adempimento.
Ciรฒ che Isaia annunciava, ora si compie. Se lโintero vangelo non รจ narrazione di fatti โaccadutiโ, ma di eventi che โsi sono compiutiโ (Lc 1,1:ย pepleroforemรฉnon), allโinterno della dinamica di promessa-compimento, ora Gesรน attesta con autorevolezza che le parole profetiche di Isaia si sono compiute (Lc 4,21:ย peplรฉrotai). Il presente della salvezza si puรฒ scrivere solo con le parole del passato, con le parole, cioรจ, delle Scritture sante. Quanto in Lc 4,16-21 รจ palese, il lettore dovrร ritrovarlo nascostamente in ogni pagina del racconto lucano: le Scritture, citate apertamente o in forma di allusione o di riferimento velato, sono onnipresenti e conferiscono al racconto la forma di memoria esaudita.
Una parola di attualizzazione merita lโomelia esemplarmente breve di Gesรน: โOggi si รจ compiuta questa Scrittura nei vostri orecchiโ (Lc 4,21: letteralmente). Vi รจ qui la struttura basilare di ogni omelia.ย Oggi: la parola antica deve risuonare nellโoggi storico, sicchรฉ lโomelia non sarร una lezione di esegesi o di archeologia, ma unโermeneutica della parola scritturistica.ย La Scrittura: lโomelia ha per oggetto la Scrittura, e massimamente il vangelo, non documenti magisteriali o โgiornateโ dedicate ad aspetti particolari dellโattivitร pastorale.ย
Voi: lโomelia ha dei destinatari precisi, รจ atto comunicativo tra il pastore e la comunitร e dunque รจ parola che traduce nellโoggi della comunitร lโantica pagina scritturistica risuscitandola a parola vivente per lโoggi di persone precise. Essa vuole mettere la comunitร ย in grado di tradurre nella propria vita la parola di Dio, ma questo avverrร piรน facilmente se egli stesso, lโomileta, praticherร ย quotidianamente tale operazione spirituale. Allora egli saprร fare dellโomelia una comunicazione di fede, saprร โconvertire la vita in veritร โ (Ralph Waldo Emerson), ovvero: facendo passare la sua esperienza esistenziale attraverso il fuoco del vangelo e del pensiero, potrร rendere lโomelia โmanifestazione della veritร โ (2Cor 4,2), cioรจ un mettere la coscienza del credente di fronte alla presenza di Cristo.
Per gentile concessione del Monastero di Bose