Luciano Manicardi, Commento al Vangelo di domenica 26 Aprile 2020

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Riconoscere Gesรน

Nella terza domenica di Pasqua dellโ€™annata A il testo evangelico lucano fa risuonare lโ€™annuncio pasquale nel resoconto scettico dei due di Emmaus (โ€œEgli รจ viventeโ€: Lc 24,23), ma soprattutto presenta lโ€™esperienza della resurrezione, cioรจ lโ€™incontro con il Risorto, come esperienza di conversione. Le energie della resurrezione si manifestano nel cambiamento vissuto dai due discepoli di Emmaus nel corso di quellโ€™interminabile giorno pasquale (cf. Lc 24,1 ss.) che รจ simbolo del tempo della chiesa. Un cambiamento provocato da Gesรน che si avvicina e, spiegando le Scritture, narra loro la sua storia. La prossimitร  e la narrazione sono gli strumenti con cui Gesรน raggiunge il cuore dei due discepoli disillusi che, riconosciutolo allo spezzare del pane, entrano nel cammino della conversione cambiando strada e comprendendo in maniera rinnovata gli eventi. In filigrana viene evocata la situazione della comunitร  cristiana chiamata a essere, nella storia, comunitร  narrante che si raduna attorno alla tavola dove si condividono il pane e la Parola. Ridire la narrazione evangelica e ripetere i gesti della condivisione del pane, significa creare lo spazio nel quale il Risorto si fa nuovamente presente ai cristiani nella storia. Si fa loro prossimo. E noi vediamo in Gesรน la forza dolce, invitante, delicata, mai invasiva od obbligante, della narrazione, del racconto, che anche per i cristiani รจ metodo di catechesi, di trasmissione della fede adeguato al suo contenuto, cioรจ alla fede biblica e al Dio rivelato pienamente da Gesรน. Il Dio biblico infatti, non puรฒ essere definito, ma puรฒ essere raccontato. E lโ€™annuncio della chiesa รจ la narrazione della storia di Gesรน a partire dalle Scritture (cf. At 8,26 ss.).

Lโ€™esperienza della resurrezione, che porta i due di Emmaus a risuscitare a discepoli, si manifesta anche come nascita alla speranza pasquale attraverso la morte delle speranze riduttive riguardo a Gesรน: โ€œNoi speravamo che fosse lui a liberare Israeleโ€ (v. 21). La speranza cristiana nasce accanto a una tomba vuota, e sempre porterร  le stigmate di questa assenza e di questo vuoto che le dovrebbero impedire di essere trionfale e arrogante, di trasformarsi in ideologia. La speranza รจ anchโ€™essa attraversata dalla dinamica di morte e resurrezione dellโ€™evento pasquale. E non puรฒ che svilupparsi come speranza capace di compassione, non puรฒ che costituirsi al cospetto dei disperati, di coloro la cui speranza รจ morta o non ha nemmeno potuto nascere. Non puรฒ che farsi carico del vuoto di speranza che travaglia tanti esseri umani.

Se da un lato il nostro testo mostra lโ€™esperienza di resurrezione di due discepoli, esso mostra anche la difficoltร  dellโ€™uomo a credere la resurrezione. E Luca sottolinea che solo a partire dalla fede nelle parole dei profeti si puรฒ accedere alla fede in Gesรน quale Messia morto e risorto (cf. Lc 24,25). Senza questa fede diviene impossibile vivere nella comunitร  ecclesiale, e non a caso i due si stanno allontanando da Gerusalemme e dalla comunitร  dei discepoli. Solo la fede nel Cristo risorto รจ il saldo fondamento della vita ecclesiale. Essi non credono perchรฉ leggono gli eventi accaduti a Gesรน scindendoli dalla fede, dalla luce che su di essi getta la Scrittura: per loro sono fatti, accadimenti, non adempimenti di una promessa e di una profezia (cf. Lc 24,14). Sicchรฉ i due diventano dei discepoli ciechi, che non sanno riconoscere Gesรน che si accosta loro. Gesรน per loro รจ oggetto di chiacchiera, di discussione, di discorso, ma non piรน fondamento della vita. I due sono impegnati in un litigio (vb. syzeteรฎn: v. 15). Questo verbo รจ usato ancora da Luca per designare il discutere dei discepoli che sfocia nella contesa su chi tra di loro sia il piรน grande (Lc 22,23ss.), per indicare una contrapposizione frontale (di alcuni della sinagoga dei liberti nei confronti di Stefano: At 6,9, discussione che sfocia in una volontร  omicida); in At 9,29 indica la discussione di Paolo con i giudei di lingua greca che tentano di ucciderlo. Vi รจ una dimensione di violenza in quelle parole che i due si scambiano e si gettano lโ€™uno contro lโ€™altro: Gesรน stesso svela questa violenza delle parole e dei cuori usando il verbo antiballein, โ€œscagliare controโ€, per indicare le parole che essi si scambiavano in cammino (Lc 24,17). La divisione รจ certamente nei confronti di Gesรน che essi non riconoscono, ma anche nei confronti della storia che hanno vissuto e delle persone con cui pure fino a poco prima condividevano il cammino. E le loro misere parole che cercano di dire di Gesรน e di ciรฒ che gli รจ successo svelano la loro non-fede. In effetti, di fronte allo sconosciuto che li interroga essi parlano di Gesรน, ma il loro discorso non รจ affatto un annuncio, bensรฌ, piuttosto, un necrologio. Dicono cose esatte di Gesรน, inappuntabili, โ€œortodosseโ€, ma narrano un morto, non un vivente. E lโ€™episodio interpella le nostre comunitร  cristiane: quale volto di Cristo esse narrano agli uomini? Il volto di un morto o di un vivente? Si possono dire e predicare cose giuste di Gesรน, ma senza trasmettere la vita che da Gesรน viene, e allora la predicazione diviene sterile. Un cristianesimo e unโ€™esperienza di fede vivificata dalla Parola puรฒ immiserirsi in un cristianesimo e in una pratica parolaia, che si esaurisce, come ci mostrano i due di Emmaus, in sterili contenziosi, inutili dibattiti e dannose polemiche.

Cleopa e lโ€™altro discepolo anonimo come riconoscono il Risorto? Anzitutto attraverso la spiegazione delle Scritture che Gesรน stesso fa e che scalda il loro cuore, quindi attraverso il gesto della fractio panis che riattiva la loro memoria di fede. La parola di Dio contenuta nelle Scritture e la presenza del Signore significata dal pane eucaristico: ecco i due grandi luoghi di incontro con il Risorto. Parola ed Eucaristia sono entrambi sacramenti della presenza di Cristo. Il problema dei due discepoli nel nostro testo (come dei credenti in ogni tempo e luogo) non รจ infatti quello di vedere Gesรน, ma di riconoscerlo. La dinamica narrativa del testo รจ tutta nella tensione tra lโ€™incapacitร  di riconoscere Gesรน (Lc 24,16) e il riconoscimento che finalmente avviene (Lc 24,31). La pienezza del riconoscimento si manifesta poi nel ritorno dei due a Gerusalemme: la comunitร , corpo di Cristo, viene ricomposta. Lโ€™incontro con il Risorto produce frutti di conversione. E significativamente la comunitร  gerosolimitana sta giร  proclamando la resurrezione (cf. Lc 24,34): la Parola, lโ€™Eucaristia e la Comunitร  sono i luoghi dellโ€™esperienza del Risorto nella storia.

Lo scioglimento della tensione narrativa รจ espressa come apertura di quegli occhi (v. 31) che prima erano incapaci di riconoscere Gesรน (v. 16). Questa apertura degli occhi appare come una rinascita, unโ€™illuminazione, da accostarsi allโ€™apertura del cuore operata dal Signore su Lidia mentre ascoltava la predicazione di Paolo (cf. At 16,14) e allโ€™apertura della mente attuata dal Risorto sugli Undici a Gerusalemme con la spiegazione delle Scritture alla luce dellโ€™evento pasquale (cf. Lc 24,45). Questa apertura di ciรฒ che prima era chiuso รจ manifestazione di resurrezione ed รจ dovuta allโ€™apertura della Scrittura che il Signore stesso compie. Dice il salmista: โ€œLโ€™apertura delle tue parole illumina, dร  intelligenza ai sempliciโ€ (Sal 119,130). La spiegazione delle Scritture nello Spirito santo attua la resurrezione a parola vivente della parola biblica e la ricreazione del cuore e della mente dellโ€™ascoltatore. Nella chiesa occorrerebbe avere coscienza che proclamare e spiegare le Scritture significa inserirsi nella dinamica pasquale: ogni proclamazione liturgica della Parola dovrebbe essere esperienza di resurrezione grazie allo Spirito che guida chi annuncia e proclama la Parola e che interiorizza la presenza del Signore nel cuore di chi ascolta. Cosรฌ la chiesa nel suo insieme viene aperta dalla Parola e dallo Spirito ad accogliere il novum che il Signore opera nella storia e fa essa stessa esperienza di resurrezione passando dalle sue paure e chiusure al coraggio di una parola ispirata nella sua missione.

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Il versetto finale della pericope liturgica (v. 35) aggiunge unโ€™importante specificazione allโ€™itinerario di smarrimento e conversione (di morte e resurrezione) dei due di Emmaus. Giunti a Gerusalemme essi non solo sono accolti e non incontrano rimproveri o richieste di chiarimento, ma arricchiscono la comunitร  stessa con il racconto del loro cammino e del loro incontro con Gesรน (cf. Lc 24,35). Nellโ€™esperienza spirituale cristiana anche lo smarrimento, anche lโ€™allontanamento e il peccato non vanno persi, ma possono divenire elementi che edificano la fede degli altri e che strutturano la comunitร  cristiana. Del resto, spesso lโ€™esperienza di fede รจ tortuosa e non lineare. La narrazione dei propri sbandamenti e delle proprie incertezze, accolta con comprensione dai fratelli, diviene momento importante nella costruzione della vita comunitaria, che si regge sempre sulla condivisione delle povertร  e delle fragilitร  di ciascuno.

Il cammino di conversione dei due di Emmaus contiene gli elementi essenziali per ogni itinerario di conversione. Anzitutto il rispetto, nel senso etimologico di retro aspicere, โ€œguardare indietroโ€ vedendo il passato in modo rinnovato; quindi il coraggio di riconoscere gli errori; infine lโ€™umiltร  di cambiare strada e ritornare a Gerusalemme aggregandosi nuovamente alla comunitร  da cui ci si era allontanati.

A cura di Luciano Manicardi โ€“ Fonte


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