Luciano Manicardi, Commento al Vangelo di domenica 25 Ottobre 2020

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Il tuo futuro รจ nellโ€™amare

Riprendendo quanto scritto nella Torah, lโ€™evangelo odierno pone al cuore del vivere del credente il comando dellโ€™amore. Anzi, lโ€™amore come comando. Ma questo sta allโ€™interno della risposta che Gesรน dร  alla domanda che, seppure in sรฉ legittima e corrente allโ€™epoca, tuttavia รจ posta con intenzione perversa (Mt 22,35). La risposta di Gesรน reagisce alla domanda su cosa sia centrale, essenziale, irrinunciabile nella vita di fede. Questa domanda il credente dovrebbe sempre porsela, perchรฉ il passare del tempo rischia di far perdere la misura delle cose, la giusta proporzione dei problemi, e di farci smarrire nei dettagli. E il diavolo, si sa, si nasconde nei dettagli. La domanda rivolta a Gesรน svela che cโ€™รจ un ordine nel volere di Dio, cosรฌ come esiste una gerarchia di valore nelle realtร  che si vivono. Cโ€™รจ, nella nostra vita il bisogno di andare allโ€™essenziale, di trovare un centro, un punto di sintesi, una realtร  che dia unitร  e senso a ciรฒ che facciamo e senza il quale il nostro vivere si dissipa, si perde in futilitร  fatte divenire motivi di vita.

La domanda posta dal dottore della Legge รจ uno squarcio di luciditร  anche per noi: che cosa, in mezzo alle tante cose che facciamo risalire alla volontร  di Dio, alle cose sante, รจ davvero decisivo? E cosa, invece, puรฒ essere tralasciato? Questo fa parte del processo di una riforma, tanto a livello personale, quanto ecclesiale e comunitario. Altrimenti elementi periferici possono assumere una centralitร  che perverte la vita tutta. Riforma รจ discernimento tra veritร  e consuetudine: perchรฉ il rischio che spesso avviene nella chiesa รจ quello di assolutizzare ciรฒ che รจ relativo e sostituire la veritร  con elementi particolari, con dettagli. Operazione, appunto, diabolica. Guardando sempre e solo un albero si finisce con il non vedere piรน la foresta e cosรฌ non si conosce nรฉ la foresta nรฉ lโ€™albero, nรฉ il particolare nรฉ lโ€™insieme.

Quanto poi al fatto che la risposta di Gesรน parli di un primo e di un secondo comandamento non significa solo che esiste un ordine tra i comandamenti, perchรฉ poi Gesรน aggiunge che i due comandamenti sono simili: โ€œIl secondo, cioรจ, amare il prossimo, รจ simile al primo, cioรจ, amare Dio con tutto se stessoโ€ (cf. Mt 22,39). Fra i due comandamenti vi รจ reciprocitร  come in uno specchio. Lโ€™amore per il prossimo รจ specchio dellโ€™amore per Dio. Vi รจ consustanzialitร  tra i due. Dirร  molto bene Giovanni nella seconda lettura: โ€œChi non ama il proprio fratello che vede, non puรฒ amare Dio che non vedeโ€ (1Gv 4,20). Lโ€™amore per il prossimo, in dipendenza dallโ€™amore per Dio con tutto se stesso, implica un lavoro di decentramento da sรฉ che conduce ad amare anche colui che agli occhi umani รจ un nemico, ma agli occhi di Dio resta una creatura a sua immagine e somiglianza, un suo figlio, un mio fratello. Cosรฌ, lโ€™amore del prossimo diviene narrazione sacramentale dellโ€™amore di Dio per lโ€™uomo e testimonianza dellโ€™amore umano per Dio.

Ma chiediamoci: perchรฉ lโ€™amore del prossimo รจ il secondo comandamento? Matteo parla del comando di amare Dio come โ€œprimoโ€ comandamento (Mt 22,38; cf. Mc 12,29) e di quello di amare il prossimo come del โ€œsecondoโ€ (Mt 22,38; cf. Mc 12,31). In Luca non si trova piรน alcuna menzione di primo e secondo: questo ordine dei comandi scompare e i due sono pienamente unificati (Lc 10,27). Ma, piรน radicalmente, il carattere โ€œsecondoโ€ del comando di amare il prossimo รจ anzitutto connesso al suo stesso essere un comandamento. E in questo esso รจ in compagnia del comandamento di amare Dio. Il comandamento dice la prioritร  di Colui che lo formula e lo dona. E chi mai puรฒ comandare lโ€™amore se non colui che ama? Se non lโ€™amante? Cosรฌ lโ€™esperienza di essere amati da Dio รจ alla base del comando di amare sia Dio che il prossimo. Ed รจ fondamento della possibilitร  da parte dellโ€™uomo di adempierlo. โ€œSolo lโ€™anima amata da Dio puรฒ accogliere il comandamento dellโ€™amore del prossimo fino a dargli compimento. Dio deve essersi rivolto allโ€™uomo prima che lโ€™uomo possa convertirsi alla volontร  di Dioโ€ (Franz Rosenzweig). La prima lettera di Giovanni afferma: โ€œDio ci ha amati per primoโ€ (1Gv 4,19).

Il comandamento poi non รจ solo โ€œordineโ€, ma anche rivelazione di una possibilitร . Il comandamento dice โ€œtu deviโ€, ma dice anche e prioritariamente โ€œtu puoiโ€. Anzi, si basa sul โ€œtu puoiโ€. Il comandamento diviene cosรฌ luce sulla via dellโ€™uomo, diviene offerta di senso e di vita fatta da chi crede alla capacitร  dellโ€™uomo di metterlo in pratica e di trovarvi la propria gioia. Il comandamento รจ attestazione di fiducia di Dio nei confronti dellโ€™uomo. Dio crede nellโ€™uomo e nella sua capacitร  di amare, tanto che il comando suona anche come promessa: โ€œTu ameraiโ€ (agapรฉseis). Il comando puรฒ svegliare lโ€™uomo a capacitร , possibilitร  e risorse di cui egli non era cosciente. Quellโ€™โ€œameraiโ€ (ripetuto due volte nel passo di Matteo) รจ un futuro, e dice che solo lโ€™amore crea futuro. Tu amerai: il tuo futuro รจ nellโ€™amare. Amando nellโ€™oggi, apri per te un futuro sensato. Amando ti dai un futuro perchรฉ lโ€™amore ha sempre ragione e basta a se stesso. Anche se non viene capito o misconosciuto o disprezzato. E aprendo per te un futuro lo puoi aprire anche per gli altri, sempre grazie allโ€™amore. Perchรฉ, dice Paolo, solo lโ€™amore resterร  (cf. 1Cor 13,8.13). Altra dimensione di futuro insita nellโ€™amare il prossimo รจ quella che riguarda lโ€™amare chi ancora non cโ€™รจ. Agisci nellโ€™oggi in modo che il prossimo, chi verrร  dopo di te, le generazioni future, possano esserti grati e non doverti maledire. Il prossimo a venire, colui che, pur non essendoci ancora perchรฉ non ancora nato, non per questo deve essere assente dalla responsabilitร  di chi vive e agisce nellโ€™oggi.

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Lโ€™amore quindi, sia per Dio che per il prossimo, รจ secondo perchรฉ suppone lโ€™attivazione della capacitร  di ascolto e, attraverso, lโ€™ascolto, la fede. Per Marco il primo comandamento รจ costituito dalle parole iniziali della quotidiana confessione di fede che รจ lo shemac: โ€œAscolta Israele: il Signore nostro Dio รจ lโ€™unico Signore; tu amerai il Signoreโ€ฆโ€ (Mc 12,29). E lโ€™ascolto dello shemac รจ ascolto di una parola con cui Dio convoca tutte le facoltร  dellโ€™uomo a impegnarsi nellโ€™amore per Dio: cuore, anima, mente (Mt 22,37). In questa totalitร  della persona umana invitata ad amare Dio vi รจ giร  implicato lโ€™invito ad amare lโ€™uomo. Lโ€™uomo, infatti, รจ relazione con lโ€™altro: egli non รจ senza lโ€™altro. E amare Dio con tutte le fibre del proprio essere non puรฒ che implicare anche lโ€™amore per ogni essere creato a immagine e somiglianza di Dio. E anche lโ€™amore per quella terra, quellโ€™ambiente che รจ il primo prossimo di ogni uomo. E per quegli esseri animali che sono co-creature con lโ€™uomo, e per le creature vegetali e minerali che costituiscono la casa comune che Dio ha preparato lโ€™uomo.

La prioritร  del comando di amare Dio rispetto allโ€™amare il prossimo sottrae lโ€™amore del prossimo allโ€™essere semplicemente atto morale frutto della buona volontร  dellโ€™uomo, lo sottrae alla fragilitร  dellโ€™essere spontaneismo del sentimento e, soprattutto, gli evita di chiudersi nella polaritร  โ€œio-tuโ€, sempre a rischio di violenza, di assorbimento in me dellโ€™altro e di mia dissoluzione in lui, e lo pone nellโ€™ampio e liberante spazio del Terzo (Dio, appunto). La prioritร  del comando di amare Dio inserisce lโ€™amore del prossimo in un orizzonte, da un lato, senza confini (ogni altro che incontro รจ โ€œprossimoโ€), dallโ€™altro, libera questo stesso amore dai rischi dellโ€™amore grazie al Terzo, il Signore mio e del prossimo, il Signore dellโ€™altro e di me che, a mia volta, sono prossimo del mio prossimo.

Al tempo stesso, il comandamento di amare il prossimo รจ secondo rispetto al comando dellโ€™amore per Dio per non lasciare solo il primo, per evitare la solitudine del primo comandamento, una solitudine che potrebbe essere nefasta. รˆ secondo per agganciare il primo e dargli la concretezza e la corpositร  che altrimenti lo lascerebbero in balรฌa del soggettivismo spirituale della persona. รˆ secondo per dare veritร  e concretezza al primo: amare il Dio invisibile trova un suo inveramento nellโ€™amare il fratello che รจ ben visibile, che รจ lโ€™immagine di Dio nel mondo. Unโ€™immagine non partorita dalla mia mente e dunque che non mi scomoda, ma giร  data, concreta, limitata, obbligante, scomodante.

Ma lโ€™ordine dei comandi, il loro essere primo e secondo, e lโ€™essere il secondo specchio del primo e simile ad esso, รจ in bocca a quel Gesรน che i comandamenti non si limita a formularli ma li vive in prima persona. Lโ€™umanitร  di Gesรน narra lโ€™ordine dellโ€™amore: sapendosi amato dal Padre (โ€œIl Padre ama il Figlioโ€: Gv 3,35; โ€œIl Padre mi amaโ€: Gv 10,17), Gesรน ama il Padre, lโ€™Abbร  (โ€œIo amo il Padreโ€: Gv 14,31โ€) e ama i suoi, il suo prossimo fino a dare la vita per loro (โ€œGesรน avendo amato i suoi, li amรฒ fino alla fineโ€: Gv 13,1). E lโ€™amore per i suoi, illuminato dallโ€™amore per Dio diviene anche amore per il nemico. Amore effettivo e concreto anche per Giuda, davanti a cui Gesรน si inchina per lavargli i piedi facendo il gesto dellโ€™amore e del servizio per colui che sta per alzare il calcagno contro di lui con il tradimento (Sal 41,10; Gv 13,18). Gesรน ha amato anche Giuda lasciandosi plasmare da ciรฒ che soffriva e subiva. Anche Gesรน ha vissuto lโ€™amore come obbedienza radicale al volere di Dio e cosรฌ ne ha fatto lโ€™esperienza trasformativa che ha reso appassionata la sua vita e ha vivificato la sua morte.

A cura di: Luciano Manicardi
Fonte: Monastero di Bose