Luciano Manicardi โ€“ Commento al Vangelo di domenica 2 Aprile 2023

774

Cammino di libertร 

Con la domenica delle Palme il cammino quaresimale si volge decisamente verso la Pasqua introducendo il credente alla settimana santa. Al cuore delle letture bibliche odierne vi รจ proprio lโ€™immagine del cammino: il cammino di Gesรน su un asino verso Gerusalemme (Mt 21,1-11), ma anche il cammino del re inerme nel testo di Zaccaria (9,9) citato nel passo evangelico (Mt 21,5); il cammino del Figlio di Dio che si abbassa fino alla morte di croce (Fil 2,6-11); infine, Is 50,4-7 presenta quello che possiamo definire un cammino non nello spazio ma nel tempo: il cammino del servo del Signore, quotidiano (โ€œogni mattina fa attento il mio orecchioโ€: Is 50,4), sofferto e perseverante (โ€œnon ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro, ho presentato il mio dorso ai flagellatori โ€ฆ non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputiโ€: Is 50,5-6). Tutti questi testi ci presentano dei cammini paradossali, con tratti incomprensibili, assurdi, folli e comici. 

Incomprensibili: come รจ incomprensibile lโ€™atteggiamento del servo nella sua passivitร  di fronte alle violenze, passivitร  che in realtร  dice la sua forza e il radicamento profondo delle sue motivazioni e della sua fede. Assurdi: come รจ assurdo il comportamento del re immaginato da Zaccaria, senza esercito e che disarma il suo popolo creando un popolo indifeso. Folli: la follia del Figlio di Dio che si distanzia dalle prerogative divine, abbandona la forma Dei e si mescola allโ€™umanitร . Comici: la comicitร  di un Gesรน che entra come re in Gerusalemme su un asino e la cittร  che reagisce a tale evento chiedendosi: โ€œChi รจ costui?โ€ (Mt 21,10). Piรน che lโ€™ingresso di un re, sembra lโ€™ingresso di uno sconosciuto. Ma questi tratti di incomprensibilitร , assurditร , follia e comicitร  rientrano in quella paradossalitร  costitutiva del cammino umano e cristiano il cui frutto piรน maturo รจ la libertร . Le letture di oggi (a cui possiamo aggiungere il testo di Zc 9,9-10 per il ruolo decisivo che Matteo vi attribuisce per illuminare lโ€™ingresso di Gesรน in Gerusalemme) ci presentano alcune significative immagini di libertร .

Il servo del Signore di cui parla la prima lettura รจ un discepolo che impara ascoltando dal suo maestro che รจ Dio stesso. Il cammino della libertร  inizia dallโ€™ascolto. Nellโ€™ascolto ci apriamo a una parola e a una volontร  altre e, liberamente, decidiamo di cambiare, accettando di pensare la nostra vita insieme a un altro: la libertร  si situa nello spazio di una relazione con altri e del cambiamento di sรฉNel nostro testo cโ€™รจ la sofferta assunzione del compito che al servo deriva dallโ€™essere uomo di ascolto della parola di Dio. Non si dice che egli abbia pronunciato un sรฌ entusiasta, cโ€™รจ invece un lasciar fare, un non opporsi, un non tirarsi indietro.

Cโ€™รจ una sofferta responsabilitร . Sofferta perchรฉ egli sa che nel suo andare a fondo dellโ€™ascolto con un atto di libera e radicale responsabilitร , egli incontrerร  opposizioni, cattiverie, violenze. In quellโ€™atto di ascolto e responsabilitร , libertร  e liberazione, cโ€™รจ giร  il suo preveniente accogliere i colpi che gli verranno. Il fondamento interiore della sua libertร  si manifesta nella sua capacitร  di incassare e assumere le cattiverie e le colpe altrui. Non solo egli presenta il dorso ai flagellatori e la guancia a chi gli strappa la barba, non solo non sottrae la faccia agli insulti e agli sputi, non solo non incolpa altri dei loro peccati, non solo non li giudica e non li accusa, non solo opera nonviolenza, ma in quel modo, silenzioso, che tutto vive nellโ€™interioritร , che tutto combatte nella lotta interiore, si pone nellโ€™atteggiamento di chi porta e sopporta i peccati degli altri, di chi assume su di sรฉ le colpe altrui. Questo cammino avrร  una singolare risonanza nel cammino di Gesรน verso la passione e la morte di croce.

Il re immaginato da Zaccaria รจ un re umiliato, salvato, giustificato: cosรฌ suonano i tre aggettivi riferiti a lui nel testo ebraico (ani, noshร , tsaddiq: Zc 9,9). รˆ un re indifeso e che addirittura viene per disarmare il suo popolo. Ovvero, รจ libero dalla paura. La paura che ci porta a costruirci corazze e ad armarci sia realmente, fisicamente, che simbolicamente, psicologicamente. Non teme di essere aggredito e cosรฌ รจ libero dalla paura che lo porterebbe a spendere energie nel difendersi, nel prevenire le mosse del nemico, non ha la paura che ci porta a chiuderci in noi stessi, ad avere sempre davanti agli occhi il nemico situandoci cosรฌ nella dipendenza nei suoi confronti proprio mentre cerchiamo di difendercene.

La lettera ai Filippesi afferma che il cammino del Figlio di Dio รจ un cammino di perdita, di abbassamento, di spogliazione. Il testo sottolinea la dimensione interiore di tale cammino: la libertร  trova nellโ€™interioritร  il suo saldo fondamento. E diviene anche libertร  da eventi e persone proprio nella sottomissione a eventi e persone. La libertร  si manifesta nellโ€™obbedienza a eventi, persone, situazioni che conducono Gesรน fino alla morte, anzi โ€œalla morte di croceโ€ (Fil 2,8). Paolo osa unโ€™audace incursione nella vita interiore del Figlio di Dio affermando che egli non ritenne rapina o possesso geloso la sua uguaglianza con Dio; quindi svuotรฒ se stesso (semetipsum exinanivit) e umiliรฒ se stesso (humiliavit semetipsum), cioรจ agรฌ su di sรฉ. Ecco lโ€™onnipotenza divina: onnipotenza nellโ€™amore.

Questa la potenza divina manifestata da Gesรน: un agire potente, senza limiti, ma su di sรฉ. Unโ€™onnipotenza verso se stesso, se cosรฌ si puรฒ dire. La potenza dellโ€™agire e dellโ€™amare di Dio รจ in questo operare su di sรฉ. La libertร  รจ questa capacitร  di operare su di sรฉ fino a cambiare, a divenire. Lโ€™inno sottolinea che il Figlio โ€œdivenneโ€ simile agli uomini, โ€œdivenneโ€ obbediente fino alla morte. Se Cristo invita alla conversione, lo fa avendo lui stesso conosciuto in sรฉ il divenire divino, essendo divenuto lui stesso la conversione, la via da percorrere, il cammino da seguire: โ€œIo sono la viaโ€ (Gv 14,6). E cammino di libertร  รจ il cammino che osa guardare in faccia la morte. Il Figlio si fece obbediente fino alla morte: usque ad mortem (Fil 2,8).

Anche il cammino di Gesรน che entra in Gerusalemme รจ un cammino di libertร  che prelude allโ€™atto profetico piรน potente che Gesรน abbia compiuto: la cacciata dei venditori del tempio (Mt 21,12-17). Chi entra in Gerusalemme sullโ€™asino รจ un profeta. Alla domanda โ€œChi รจ costui?โ€ della cittร , la folla rispose: โ€œQuesti รจ il profeta Gesรน, da Nazaret di Galileaโ€ (Mt 21,11). Gesรน che entra in Gerusalemme vi entra dando compimento alla Scrittura. Nella pericope di Mt 21,1-17 ci sono ben quattro citazioni esplicite dellโ€™AT, che dicono come Gesรน stia compiendo le Scritture. Gesรน sta obbedendo alle Scritture: la sua libertร  avviene nellโ€™obbedienza alle Scritture. Lโ€™incipit del testo di Zaccaria, citato da Matteo per descrivere lโ€™ingresso di Gesรน nella cittร  santa, incipit che invitava alla gioia la cittร , รจ sostituito da una citazione di Is 62,11: โ€œDite alla figlia di Sionโ€. Cosรฌ il cammino di Gesรน verso la cittร  diventa una parola rivolta alla cittร  stessa e che la interpella.

Quel cammino รจ una parola. Gesรน stesso รจ ormai solo parola, รจ realizzazione della parola della Scrittura nella sua persona, nei suoi gesti, gesti semplici come avere bisogno di un asino, farlo mandare a prendere, promettere di restituirlo, cavalcarlo entrando in Gerusalemme, nella coscienza di compiere un mimo profetico, un gesto che รจ una parola. Il Gesรน che entra in Gerusalemme e si avvia alla passione, dove sprofonderร  sempre piรน nel silenzio, รจ ormai lโ€™uomo divenuto parola di Dio. Gesรน รจ parola infinitamente libera, che interpella, come apparirร  dalle parole che dirร  e dai gesti che compirร  nel tempio, e che solo i bambini sapranno riconoscere e accogliere (Mt 21,15-16). E la libertร  si esprime anche nella coscienza che proprio quel gesto che egli compie con audacia, scatenerร  il precipitare degli eventi che lo porteranno alla morte. Il segreto di trovare e perfino di dilatare la libertร  nella sottomissione a eventi, persone, situazioni, รจ il segreto dellโ€™amore. Un amore che trova la sua misura piรน alta nel non esitare a spingersi usque ad mortem.

Nel testo evangelico Gesรน ordina, comanda, dispone (Mt 21,1-3), ma questa autorevolezza รจ a servizio di un sentire e pensare che presiede al suo agire a che lo porta a scegliere consapevolmente la via della mitezza come sigillo caratterizzante il suo mimo profetico di ingresso regale in Gerusalemme. Il cammino che Gesรน percorre indica la via ai suoi discepoli: la via della mitezza, della rinuncia consapevole a una forza che potrebbe schiacciare o limitare gli altri e che deve essere arginata per far loro spazio. Gesรน compie un mimo profetico usando la scenografia dellโ€™ingresso di un re nella sua cittร  per dire altro. La signoria che Gesรน dimostra รจ legata alla signoria su di sรฉ che lโ€™ha portato a essenzializzare nella mitezza la qualitร  messianica. Il vero re รจ lโ€™uomo mite. Ma lโ€™uomo mite รจ quello che sa frenare le sue parole e abitare il silenzio. Questa signoria interiore porta Gesรน a compiere gesti presenti nelle Scritture, ma che prendono un significato nuovo quando divengono carne in lui. Gesรน sta compiendo la Scrittura, cioรจ sta dando la sua carne, la sua voce, i suoi gesti, la sua intelligenza e le sue energie alla parola di Dio. Gesรน sta parlando con la sua vita. E la vita parla con autorevolezza la parola di Dio quando obbedisce a tale parola. Lโ€™autorevolezza รจ manifestata dallโ€™obbedienza. E in tale obbedienza si trova anche lโ€™infinita libertร  di Gesรน.

A cura di: Luciano Manicardi

- Pubblicitร  -

Per gentile concessione del Monastero di Bose