Cammino di libertร
Con la domenica delle Palme il cammino quaresimale si volge decisamente verso la Pasqua introducendo il credente alla settimana santa. Al cuore delle letture bibliche odierne vi รจ proprio lโimmagine del cammino: il cammino di Gesรน su un asino verso Gerusalemme (Mt 21,1-11), ma anche il cammino del re inerme nel testo di Zaccaria (9,9) citato nel passo evangelico (Mt 21,5); il cammino del Figlio di Dio che si abbassa fino alla morte di croce (Fil 2,6-11); infine, Is 50,4-7 presenta quello che possiamo definire un cammino non nello spazio ma nel tempo: il cammino del servo del Signore, quotidiano (โogni mattina fa attento il mio orecchioโ: Is 50,4), sofferto e perseverante (โnon ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro, ho presentato il mio dorso ai flagellatori โฆ non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputiโ: Is 50,5-6). Tutti questi testi ci presentano dei cammini paradossali, con tratti incomprensibili, assurdi, folli e comici.
Incomprensibili: come รจ incomprensibile lโatteggiamento del servo nella sua passivitร di fronte alle violenze, passivitร che in realtร dice la sua forza e il radicamento profondo delle sue motivazioni e della sua fede. Assurdi: come รจ assurdo il comportamento del re immaginato da Zaccaria, senza esercito e che disarma il suo popolo creando un popolo indifeso. Folli: la follia del Figlio di Dio che si distanzia dalle prerogative divine, abbandona la forma Dei e si mescola allโumanitร . Comici: la comicitร di un Gesรน che entra come re in Gerusalemme su un asino e la cittร che reagisce a tale evento chiedendosi: โChi รจ costui?โ (Mt 21,10). Piรน che lโingresso di un re, sembra lโingresso di uno sconosciuto. Ma questi tratti di incomprensibilitร , assurditร , follia e comicitร rientrano in quella paradossalitร costitutiva del cammino umano e cristiano il cui frutto piรน maturo รจ la libertร . Le letture di oggi (a cui possiamo aggiungere il testo di Zc 9,9-10 per il ruolo decisivo che Matteo vi attribuisce per illuminare lโingresso di Gesรน in Gerusalemme) ci presentano alcune significative immagini di libertร .
Il servo del Signore di cui parla la prima lettura รจ un discepolo che impara ascoltando dal suo maestro che รจ Dio stesso. Il cammino della libertร inizia dallโascolto. Nellโascolto ci apriamo a una parola e a una volontร altre e, liberamente, decidiamo di cambiare, accettando di pensare la nostra vita insieme a un altro: la libertร si situa nello spazio di una relazione con altri e del cambiamento di sรฉ. Nel nostro testo cโรจ la sofferta assunzione del compito che al servo deriva dallโessere uomo di ascolto della parola di Dio. Non si dice che egli abbia pronunciato un sรฌ entusiasta, cโรจ invece un lasciar fare, un non opporsi, un non tirarsi indietro.
Cโรจ una sofferta responsabilitร . Sofferta perchรฉ egli sa che nel suo andare a fondo dellโascolto con un atto di libera e radicale responsabilitร , egli incontrerร opposizioni, cattiverie, violenze. In quellโatto di ascolto e responsabilitร , libertร e liberazione, cโรจ giร il suo preveniente accogliere i colpi che gli verranno. Il fondamento interiore della sua libertร si manifesta nella sua capacitร di incassare e assumere le cattiverie e le colpe altrui. Non solo egli presenta il dorso ai flagellatori e la guancia a chi gli strappa la barba, non solo non sottrae la faccia agli insulti e agli sputi, non solo non incolpa altri dei loro peccati, non solo non li giudica e non li accusa, non solo opera nonviolenza, ma in quel modo, silenzioso, che tutto vive nellโinterioritร , che tutto combatte nella lotta interiore, si pone nellโatteggiamento di chi porta e sopporta i peccati degli altri, di chi assume su di sรฉ le colpe altrui. Questo cammino avrร una singolare risonanza nel cammino di Gesรน verso la passione e la morte di croce.
Il re immaginato da Zaccaria รจ un re umiliato, salvato, giustificato: cosรฌ suonano i tre aggettivi riferiti a lui nel testo ebraico (ani, noshร , tsaddiq: Zc 9,9). ร un re indifeso e che addirittura viene per disarmare il suo popolo. Ovvero, รจ libero dalla paura. La paura che ci porta a costruirci corazze e ad armarci sia realmente, fisicamente, che simbolicamente, psicologicamente. Non teme di essere aggredito e cosรฌ รจ libero dalla paura che lo porterebbe a spendere energie nel difendersi, nel prevenire le mosse del nemico, non ha la paura che ci porta a chiuderci in noi stessi, ad avere sempre davanti agli occhi il nemico situandoci cosรฌ nella dipendenza nei suoi confronti proprio mentre cerchiamo di difendercene.
La lettera ai Filippesi afferma che il cammino del Figlio di Dio รจ un cammino di perdita, di abbassamento, di spogliazione. Il testo sottolinea la dimensione interiore di tale cammino: la libertร trova nellโinterioritร il suo saldo fondamento. E diviene anche libertร da eventi e persone proprio nella sottomissione a eventi e persone. La libertร si manifesta nellโobbedienza a eventi, persone, situazioni che conducono Gesรน fino alla morte, anzi โalla morte di croceโ (Fil 2,8). Paolo osa unโaudace incursione nella vita interiore del Figlio di Dio affermando che egli non ritenne rapina o possesso geloso la sua uguaglianza con Dio; quindi svuotรฒ se stesso (semetipsum exinanivit) e umiliรฒ se stesso (humiliavit semetipsum), cioรจ agรฌ su di sรฉ. Ecco lโonnipotenza divina: onnipotenza nellโamore.
Questa la potenza divina manifestata da Gesรน: un agire potente, senza limiti, ma su di sรฉ. Unโonnipotenza verso se stesso, se cosรฌ si puรฒ dire. La potenza dellโagire e dellโamare di Dio รจ in questo operare su di sรฉ. La libertร รจ questa capacitร di operare su di sรฉ fino a cambiare, a divenire. Lโinno sottolinea che il Figlio โdivenneโ simile agli uomini, โdivenneโ obbediente fino alla morte. Se Cristo invita alla conversione, lo fa avendo lui stesso conosciuto in sรฉ il divenire divino, essendo divenuto lui stesso la conversione, la via da percorrere, il cammino da seguire: โIo sono la viaโ (Gv 14,6). E cammino di libertร รจ il cammino che osa guardare in faccia la morte. Il Figlio si fece obbediente fino alla morte: usque ad mortem (Fil 2,8).
Anche il cammino di Gesรน che entra in Gerusalemme รจ un cammino di libertร che prelude allโatto profetico piรน potente che Gesรน abbia compiuto: la cacciata dei venditori del tempio (Mt 21,12-17). Chi entra in Gerusalemme sullโasino รจ un profeta. Alla domanda โChi รจ costui?โ della cittร , la folla rispose: โQuesti รจ il profeta Gesรน, da Nazaret di Galileaโ (Mt 21,11). Gesรน che entra in Gerusalemme vi entra dando compimento alla Scrittura. Nella pericope di Mt 21,1-17 ci sono ben quattro citazioni esplicite dellโAT, che dicono come Gesรน stia compiendo le Scritture. Gesรน sta obbedendo alle Scritture: la sua libertร avviene nellโobbedienza alle Scritture. Lโincipit del testo di Zaccaria, citato da Matteo per descrivere lโingresso di Gesรน nella cittร santa, incipit che invitava alla gioia la cittร , รจ sostituito da una citazione di Is 62,11: โDite alla figlia di Sionโ. Cosรฌ il cammino di Gesรน verso la cittร diventa una parola rivolta alla cittร stessa e che la interpella.
Quel cammino รจ una parola. Gesรน stesso รจ ormai solo parola, รจ realizzazione della parola della Scrittura nella sua persona, nei suoi gesti, gesti semplici come avere bisogno di un asino, farlo mandare a prendere, promettere di restituirlo, cavalcarlo entrando in Gerusalemme, nella coscienza di compiere un mimo profetico, un gesto che รจ una parola. Il Gesรน che entra in Gerusalemme e si avvia alla passione, dove sprofonderร sempre piรน nel silenzio, รจ ormai lโuomo divenuto parola di Dio. Gesรน รจ parola infinitamente libera, che interpella, come apparirร dalle parole che dirร e dai gesti che compirร nel tempio, e che solo i bambini sapranno riconoscere e accogliere (Mt 21,15-16). E la libertร si esprime anche nella coscienza che proprio quel gesto che egli compie con audacia, scatenerร il precipitare degli eventi che lo porteranno alla morte. Il segreto di trovare e perfino di dilatare la libertร nella sottomissione a eventi, persone, situazioni, รจ il segreto dellโamore. Un amore che trova la sua misura piรน alta nel non esitare a spingersi usque ad mortem.
Nel testo evangelico Gesรน ordina, comanda, dispone (Mt 21,1-3), ma questa autorevolezza รจ a servizio di un sentire e pensare che presiede al suo agire a che lo porta a scegliere consapevolmente la via della mitezza come sigillo caratterizzante il suo mimo profetico di ingresso regale in Gerusalemme. Il cammino che Gesรน percorre indica la via ai suoi discepoli: la via della mitezza, della rinuncia consapevole a una forza che potrebbe schiacciare o limitare gli altri e che deve essere arginata per far loro spazio. Gesรน compie un mimo profetico usando la scenografia dellโingresso di un re nella sua cittร per dire altro. La signoria che Gesรน dimostra รจ legata alla signoria su di sรฉ che lโha portato a essenzializzare nella mitezza la qualitร messianica. Il vero re รจ lโuomo mite. Ma lโuomo mite รจ quello che sa frenare le sue parole e abitare il silenzio. Questa signoria interiore porta Gesรน a compiere gesti presenti nelle Scritture, ma che prendono un significato nuovo quando divengono carne in lui. Gesรน sta compiendo la Scrittura, cioรจ sta dando la sua carne, la sua voce, i suoi gesti, la sua intelligenza e le sue energie alla parola di Dio. Gesรน sta parlando con la sua vita. E la vita parla con autorevolezza la parola di Dio quando obbedisce a tale parola. Lโautorevolezza รจ manifestata dallโobbedienza. E in tale obbedienza si trova anche lโinfinita libertร di Gesรน.
A cura di: Luciano Manicardi
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Per gentile concessione del Monastero di Bose