Nel corpo di una donna
La IV domenica di Avvento dellโannata C presenta come vangelo il testo della cosiddetta โvisitazioneโ, lโincontro di Maria ed Elisabetta narrato solo nel terzo vangelo. Mentre ormai ci si avvicina alla celebrazione del Natale, questo brano evangelico ci ricorda che il mistero dellโincarnazione non รจ riducibile allโevento puntuale della nascita. Come ogni uomo, Gesรน รจ portato nel seno di una donna, abita per nove mesi nel grembo di Maria e tale grembo รจ sua casa, suo cibo, sua vita. Il venire al mondo รจ anzitutto lโesserci nel corpo di un altro: per Gesรน (come per ogni umano) il corpo di una donna รจ il suo primo mondo. Noi avveniamo nel corpo di una donna.
Facendo immediatamente seguito al brano dellโโAnnunciazioneโ (Lc 1,26-38), il vangelo odierno ci dice che รจ proprio il sรฌ di Maria allโannuncio dellโangelo (Lc 1,36), il suo radicale atto di obbedienza che dร forma al suo futuro. Se ora si mette in viaggio per andare a trovare Elisabetta, lโanziana partente incinta, รจ proprio a partire dalle parole che le sono state rivolte, a cui lei ha aderito e che le parlavano anche della sua parente sterile ma divenuta feconda, Elisabetta: โEcco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anchโessa un figlio e questo รจ il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla รจ impossibile a Dioโ (Lc 1,36-37). Andando da Elisabetta รจ come se Maria volesse incontrarsi con se stessa incontrando lโaltra donna, volesse guardarsi allo specchio guardando Elisabetta, tanta รจ lโanalogia โ pur nelle differenze โ tra le due donne e le due vicende. Lร una sterile divenuta feconda, qui una vergine che non ha relazioni con uomo e a cui viene annunciato un figlio. Non a caso Maria parte da sola. Nessuna menzione di Giuseppe, a differenza delle tradizioni presenti nel vangelo secondo Matteo, dove il viaggio di Maria in Egitto รจ sempre insieme a Giuseppe (Mt 2,13-23). Ciรฒ che la muove e ciรฒ a cui va incontro riguarda lei nel piรน intimo della sua interioritร , della sua persona. Il silenzio e la solitudine sono i sigilli di questa avventura interiore. Lโobbediente Maria non puรฒ che restare nel silenzio e nella solitudine dopo ciรฒ che รจ avvenuto in lei. Non puรฒ che custodire nel segreto il mistero che lโha investita, ma ha anche bisogno di conferme. E il testo dice che Maria parte in fretta (Lc 1,39): ciรฒ che la muove ormai รจ unโurgenza, un bisogno impellente, piรน suo che di Elisabetta stessa.
Non a caso, giunta da Elisabetta, Maria รจ accolta dalle parole della parente che occupano i vv. 42-45 del testo: sono molte parole, parole solenni, parole ispirate. Maria invece si limita al saluto e poi rimane nel silenzio. Soltanto piรน tardi pronuncia il canto del ringraziamento, della lode a Dio, il Magnificat, solo dopo che lโincontro con Elisabetta lโha confermata nellโevento di grazia di cui รจ stata beneficiata. Elisabetta infatti non saluta la parente Maria, ma la madre del Signore, non solo proclama benedetta Maria tra le donne, ma la proclama beata a motivo delle parole che il Signore le ha rivolto e della fede che lei ha prestato a tali parole. Non accoglie la parente, ma la credente. Elisabetta vede la donna trasformata dalla grazia di Dio (cf. Lc 1,28). Lo sguardo di Elisabetta e le sue parole vedono Maria nel mistero della sua vocazione. Lโobbedienza di Maria ha rimodellato la sua identitร . Come ha riplasmato il suo corpo rendendolo accogliente di una vita, la vita del Messia, cosรฌ la sua identitร ormai รจ decisa e trasformata dal suo atto di obbedienza alla parola di Dio. Maria ormai รจ la credente, colei che ha creduto e che permane nel suo credere, che persevera nella fede, come apparirร dal Magnificat. Il sรฌ dellโobbedienza impegna in una storia, e la fatica dellโobbedienza e della fede sarร la fedeltร , la perseveranza.
Al tempo stesso, lโincontro con Elisabetta ha effetti decisivi anche per la moglie di Zaccaria. Lei era rimasta nascosta cinque mesi, dice Lc 1,24, dopo che, in etร ormai avanzata, lei โla sterileโ aveva conosciuto lโincontro fecondo con il marito. Ed era rimasta nascosta dopo che il Signore si era degnato di togliere la sua vergogna fra gli uomini (cf. Lc 1,25). Ci si chiede perchรฉ tenersi nascosta se la vergogna della sterilitร รจ stata tolta. ร la vergogna che induce gli umani a nascondersi, a celarsi, a voler sparire, a voler sprofondare, a non voler essere visti, a perdere la faccia. O forse la condizione di anziana incinta รจ motivo di nuova, inedita vergogna? Ebbene, la visita di Maria sembra far uscire davvero Elisabetta dallโisolamento e dal nascondimento se non vergognoso almeno imbarazzato. Ed Elisabetta trova la forza di esultare di gioia, di esclamare a gran voce, di discernere con giubilo la qualitร di ciรฒ che รจ avvenuto in Maria. E anche per lei la venuta di Maria รจ motivo di liberazione, di conferma, di esultanza. Anche Elisabetta rinasce, colmata come si ritrova, di Spirito santo e istruita dal suo stesso figlio che sussulta di gioia nel suo ventre allโudire le parole di Maria. Anche Elisabetta ormai fa parte delle generazioni di credenti che chiameranno โbeataโ Maria nei secoli a venire (cf. 1,46), anche la sua identitร รจ ormai mutata dallโevento che si รจ compiuto in lei.
Questo incontro cosรฌ vitale per lโuna come per lโaltra, porta entrambe le donne a riconoscere lโaltra senza gelosia e rivalitร . Fra simili รจ facile il paragone, la conflittualitร , la rivalitร , lโinvidia, anzi, questa si manifesta soltanto tra persone che sono legate da prossimitร di qualche tipo. Niente di tutto questo tra le due donne. Anzi, il loro incontro รจ una pentecoste, รจ gioia, รจ esplosione di vita. Anzi abbiamo qui la celebrazione del riconoscimento lโuna dellโaltra e dellโaccoglienza reciproca: Elisabetta riconosce in Maria colei che ha accolto la Parola di Dio credendo al suo compimento (v. 45); Maria canta Dio come Colui che lโha accolta nella sua piccolezza rivolgendole uno sguardo di amore e di elezione (v. 48); nella visitazione, Maria ed Elisabetta si accolgono reciprocamente riconoscendo ciascuna lโazione che Dio ha compiuto nellโaltra: la sterile รจ rimasta incinta e la vergine ha concepito per opera dello Spirito santo. E dietro allโanziana Elisabetta resa feconda vi รจ anche lโaccoglienza delle preghiere di Zaccaria, suo marito, da parte di Dio (cf. Lc 1,13). Il mistero della feconditร รจ un mistero di accoglienza.
Elisabetta proclama โbeata colei che ha creduto che ci sarร compimento (รฉstai teleรญosis) alle parole rivolte a lei dal Signoreโ (Lc 1,45). Credere รจ far fiducia, far fiducia che quanto detto sarร compiuto, si realizzerร , diverrร realtร . Aver fede รจ credere che la promessa si farร carne, realtร , storia, vita. E solo cosรฌ la promessa puรฒ vivere, e suscitare ancora speranza, forza, futuro. La non fede, il non credere al compimento della promessa comporta lโestinguere la forza e la vitalitร della parola stessa del Signore. Maria ha ricevuto una promessa che riguarda il suo futuro, ma anche il suo presente, la sua vocazione e la sua missione. Suo compito non รจ discutere tale promessa, ma credervi. E la fede rende vera la promessa, le dร carne. Cosรฌ Maria รจ la stupita spettatrice del miracolo che avviene in lei. Lโobbedienza รจ sempre incarnazione.
Il testo evangelico suggerisce anche che la vita che Maria ha accolto nel proprio grembo diviene inabitazione di Cristo in lei. Questo mistero di maternitร ha una valenza spirituale. La preparazione della via del Signore, cosรฌ importante in Avvento, si declina come preparazione del proprio corpo e del proprio cuore allโinabitazione del Signore grazie allโascolto della Parola di Dio. Maria รจ figura del credente che genera in sรฉ il Cristo grazie allโascolto di tale Parola. Agostino ha potuto scrivere che Maria concepรฌ il Figlio di Dio โnello spirito prima che nel corpoโ (Discorso 215,1). E Gesรน dirร : โMia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in praticaโ (Lc 8,21).
Maria appare anche figura di colei che, nel suo viaggio verso Elisabetta, porta il Cristo. Come ogni donna incinta vede riplasmato il proprio corpo dalla presenza di una creatura nel proprio ventre, cosรฌ la presenza di Cristo riplasma e ri-forma la chiesa che se ne fa testimone, sacramento e narrazione nella propria vita. Il viaggio di Maria appare cosรฌ con una valenza evangelizzatrice e missionaria.
Lโincontro tra le due donne รจ contrassegnato dal saluto. Esperienza universale, quotidiana e, proprio per questo, spesso banalizzata. Eppure il saluto รจ legato allโepifania del volto dellโaltro ed รจ giร benedizione, augurio di pace (shalom), invito alla gioia (chaรฎre, โrallegratiโ), manifestazione di gioia per lโapparire dellโaltro. Recuperare il senso del saluto รจ un elemento importante della necessaria riscrittura della grammatica delle relazioni quotidiane.
Lโincontro delle due madri รจ anche profezia dellโincontro che avverrร tra i due figli: Giovanni il Battista e Gesรน. Attraverso le madri che comunicano tra di loro ma anche con i figli che portano in grembo (Elisabetta sente che il suo bambino ha esultato di gioia al saluto di Maria) giร si prepara il terreno a quellโincontro cosรฌ denso che legherร il Precursore al Veniente. E sia in Giovanni che in Gesรน, una volta adulti, si potranno riconoscere le tracce dellโincontro che le due madri fecero un tempo. Perchรฉ il passato non รจ mai solo dietro, ma sempre anche dentro di noi.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose