Luciano Manicardi โ€“ Commento al Vangelo di domenica 13 Novembre 2022

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Occasioni evangeliche

Avvicinandosi la fine dellโ€™anno liturgico, il vangelo della penultima domenica (Lc 21,5-19) รจ tratto dal discorso escatologico lucano e si presenta come unโ€™esortazione alla perseveranza e alla vigilanza rivolta da Gesรน ai suoi ascoltatori che, attraverso la pagina evangelica, raggiunge i futuri credenti e li esorta a non lasciarsi prendere dalla paura e dallโ€™angoscia di fronte a eventi catastrofici e a persecuzioni. Lungi dallโ€™essere segno di una imminente fine del mondo, questi eventi vanno accolti come occasione di martyrรญa (v. 13), di testimonianza. Nel testo evangelico odierno non si tratta della fine del mondo, ma di ciรฒ che avviene โ€œprimaโ€ (vv. 9.12), nella storia, che appare cosรฌ il tempo della faticosa perseveranza.

Il testo evangelico inizia sottolineando la diversitร  di sguardo che Gesรน da una parte e โ€œalcuniโ€ dallโ€™altra portano sul Tempio. Il discorso di Gesรน avviene nel Tempio ed รจ dunque pubblico, non rivolto ai soli discepoli (Mt 24,1) o riservato a pochi di loro (Mc 13,3). Se questi โ€œalcuniโ€, sconosciuti e anonimi, ammirano la dimensione estetica delle โ€œbelle pietreโ€ (v. 5) del Tempio e gli ex-voto che lo adornano, Gesรน, con sguardo disincantato e lucido, ne vede la fine prossima: โ€œnon sarร  lasciata pietra su pietra che non sarร  distruttaโ€ (v. 6). Come il Tempio (e il suo sistema di offerte, di sacrifici e di santificazione), anche tutte le costruzioni e realizzazioni umane piรน sante e spirituali sono caduche. Non esse devono trattenere lo sguardo e lโ€™attenzione, ma il Signore che viene e di cui esse possono costituire al massimo solo un segno.

Iniziando il suo discorso con lโ€™espressione apocalittica โ€œVerranno giorniโ€ (v. 6) che giร  in Lc 19,43 aveva preannunciato la distruzione di Gerusalemme (โ€œnon lasceranno in te pietra su pietraโ€: 19,44), Gesรน provoca lo sconcerto dei suoi ascoltatori che subito lo interrogano sul quando e sul segno di tale evento (v. 7). E che non si tratti di discepoli emerge dal fatto che si rivolgono a Gesรน con lโ€™appellativo โ€œmaestroโ€ (didรกskalos), che in Luca รจ sempre in bocca a persone che non fan parte del gruppo discepolare. Ma le parole successive di Gesรน non rispondono a tale domanda, bensรฌ mettono in guardia e ammoniscono i cristiani.

Il discorso di Gesรน inizia con tre avvertimenti formulati in maniera negativa: state attenti a non farvi ingannare (v. 8); non seguiteli (v. 8); non vi terrorizzate (v. 9). Gesรน pronuncia dei no preventivi, sapendo che nel mondo della fede cโ€™รจ il rischio della credulitร , della superficialitร  che porta a dare credito a chi non lo merita, della confusione di chi non distingue il messaggio genuino evangelico da aspetti periferici o deteriori e li assume come centrali. E vi รจ chi si lascia abbagliare da parvenze di pietร  senza saper scorgere le realtร  molto meno luminose che vi stanno dietro. E ci sono persone demunite e fragili che danno credito a credenze strambe e accordano fiducia a persone che spacciano per vangelo le loro fantasie o si presentano con pretese religiose. Gesรน dice: โ€œMolti verranno nel mio nome dicendo โ€˜Sono ioโ€™, e โ€˜il tempo รจ vicinoโ€™โ€ (v. 8). Gesรน sa che il suo

messaggio sarร  esposto a distorsioni, a manipolazioni, e che vi saranno uomini disonesti e profittatori che useranno il suo messaggio per sfruttare le persone, per avere potere su altri, o anche solo per mero interesse. Dunque: nei tempi della storia il cristiano deve allenarsi al discernimento. Anzitutto per riconoscere lโ€™inganno e opporsi alla manipolazione e alla falsificazione. Occorre infatti stare in guardia dai โ€œmoltiโ€ che si presenteranno come detentori della veritร , che usurperanno il titolo cristologico โ€œIo sonoโ€ (v. 8) per indurre qualcuno a seguirli.

Queste persone usano parole e temi evangelici, ma alla fine al centro ci sono loro, non Gesรน. Gesรน, che con forza ha detto a diversi: โ€œSeguimi!โ€, qui con altrettanta forza dice: โ€œNon seguiteliโ€, non sprecate la vostra vita a farvi discepoli di persone dissennate e disoneste che usano il messaggio religioso per soddisfare il loro protagonismo e coprire la loro insania mentale o la loro disonestร . Gesรน mette poi in guardia dal leggere senza discernimento eventi storici, soprattutto catastrofi naturali oppure guerre e sommosse, quasi che queste fossero segno di un intervento di Dio che punisce o che decreta una fine.

Qui lโ€™invito รจ: โ€œnon fatevi prendere dalla paura, dal terroreโ€, non lasciatevi colpire nellโ€™immaginazione e nellโ€™animo fino a perdere lโ€™equilibrio e a vedere un segno apocalittico in ciรฒ che รจ solo un evento della natura o un frutto delle colpe e dei peccati degli uomini, come una guerra. โ€œPrima devono avvenire queste cose, ma non รจ subito la fineโ€ (v.9). Questi eventi tragici sono purtroppo il pane quotidiano della storia non i segni precursori di una prossima fine del mondo.

Se poi nei vv. 10-11 Luca mette in scena segni storici e cosmici, questi sรฌ anticipatori della fine, tuttavia lโ€™accento cade su ciรฒ che deve avvenire prima ai cristiani. Con citazioni veterotestamentarie (Is 19,2) e riferimenti a cataclismi sconvolgenti tanto sulla terra che in cielo il discorso di Gesรน anticipa quanto dirร  nei vv. 25-26 circa gli eventi che apriranno la strada alla venuta gloriosa del Figlio dellโ€™uomo (Lc 21,27). Ma appunto, lโ€™attenzione di Luca si sofferma su quanto accadrร  ai credenti e alle comunitร  cristiane โ€œprima di tutto questoโ€ (v. 12). E ciรฒ che avverrร  prima (vv. 12-19) rende la storia il luogo di esercizio della perseveranza e della pazienza. Persecuzioni e tradimenti, ostilitร  anche da parte di amici e famigliari potranno segnare la vita di coloro che aderiscono al Messia Gesรน, ma grazie alla sofferta perseveranza essi potranno custodire la loro vita (cf. v. 19). Mentre patiscono la fine di relazioni e amicizie, mentre intravedono la loro stessa fine, essi possono conoscere la salvezza delle proprie vite e trarre come bottino, dalla battaglia che la vita e la storia impongono loro, la loro anima (cf. Ger 45,5).

Il versetto finale della pericope evangelica orienta tutto il discorso: โ€œCon la vostra perseveranza salverete la vostra vitaโ€ (v. 19). Ci sono tempi difficili e bui in cui al credente รจ chiesto semplicemente di resistere, di rimanere saldo, di custodire lโ€™interioritร , di mantenere la fede, di salvaguardare la propria umanitร , di preservare la propria anima dal caos e dalla confusione. E questo sarร  come chicco di grano caduto a terra che darร  frutto. Scrisse Dietrich Bonhoeffer in tempi particolarmente duri e difficili, dal carcere di Tegel nel 1944: โ€œNoi dovremo salvare, piรน che plasmare la nostra vita, sperare piรน che progettare, resistere piรน che avanzare. Ma noi vogliamo preservare a voi giovani, alla nuova generazione, lโ€™anima con la cui forza voi dovrete progettare, costruire e plasmare una vita nuova e miglioreโ€. La perseveranza che salva lโ€™anima non รจ dunque nulla di intimistico, ma atto della responsabilitร  storica di chi osa pensare il futuro oltre e dopo di lui.

Lโ€™oggi storico รจ dunque il luogo di prova della perseveranza. Il discorso di Gesรน cerca di volgere lo sguardo dei credenti a loro stessi e al fatto che conosceranno opposizioni, tradimenti, odio. Cโ€™รจ una violenza fisica che si scatenerร  contro i discepoli di Gesรน: โ€œmetteranno le mani su di voiโ€ (v. 12), espressione che troviamo anche in Lc 20,19 a indicare lโ€™aggressivitร  scomposta e immotivata che si esprime con gesti fisici. Quindi: โ€œVi perseguiterannoโ€ (v. 12), che annuncia le persecuzioni dei cristiani nella storia (cf. Lc 11,49), ma ancor prima parla della non sopportazione dellโ€™altro e del diverso che porta a volerlo eliminare dalla propria vita.

โ€œVi consegnerannoโ€ (v. 12): il riferimento รจ anzitutto a ostilitร  subite da parte di giudei e pagani, come appare dal riferimento a sinagoghe e prigioni, a re e governatori, ma designa anche il fatto che una persona viene trattata come una cosa e puรฒ essere presa, usata e poi buttata. E infine: โ€œvi trascinerannoโ€ (v. 12), vi condurranno a forza. Insomma, se questi verbi indicano le opposizioni che attenderanno i discepoli nel bacino del Mediterraneo, dietro a essi vi รจ una violenza che si puรฒ manifestare nel quotidiano, nelle relazioni con i piรน prossimi, una violenza che puรฒ essere la nostra contro altri che ci sono vicini, che sono i nostri fratelli e le nostre sorelle.

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E in effetti, subito dopo Gesรน parla della violenza tra famigliari, che certamente si riferisce in prima battuta a famiglie sconvolte dalla conversione al cristianesimo di un membro e che, non accettandola, operano delazioni od opposizione aperta, ma in profonditร  indica che il nemico รจ sempre lโ€™amico, รจ il prossimo, il vicino: โ€œSarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voiโ€ (v. 16). Tuttavia, Gesรน offre anche ai suoi discepoli e ai lettori del vangelo lโ€™angolo visuale da cui considerare questa opposizione: รจ lโ€™occasione di una testimonianza (v. 13).

รˆ come se dicesse: volgete questa situazione in occasione per vivere il vangelo, per amare chi non vi ama, anzi vi odia. Non rispondete al male con il male, ma cogliete queste inimicizie come occasione di vivere il vangelo. Queste sono le occasioni evangeliche per eccellenza, quelle in cui si puรฒ davvero mettere in pratica lโ€™amore per il nemico. Insomma, non solo Gesรน non sta parlando della fine del mondo, ma sta parlando del quotidiano che attende ogni cristiano.

A cura di: Luciano Manicardi

Per gentile concessione del Monastero di Bose