La ricchezza di uno sguardo dโamore
Il lungo brano evangelico di questa domenica รจ costituito da alcuni episodi unificati dal tema del rapporto con i beni e le ricchezze. Troviamo anzitutto lโincontro con un uomo ricco (Mc 10,17-22), quindi le parole di Gesรน ai suoi discepoli che commentano questo incontro in cui il potere delle ricchezze ha talmente โpossedutoโ il cuore di un uomo da impedirgli di seguire la chiamata del Signore (Mc 10,23-27), e infine le parole che Pietro rivolge a Gesรน esponendogli la situazione del gruppo dei discepoli che hanno lasciato tutto per seguirlo e la relativa promessa di Gesรน (Mc 10,28-30).
Gesรน รจ in cammino (Mc 10,17) e mentre prosegue la sua strada verso Gerusalemme, ecco che un uomo gli si fa incontro. Da questo incontro nascerร una catechesi sul rapporto con le ricchezze. Marco presenta questa persona come anonimo (โun taleโ: Mc 10,17; รจ Mt 19,20 che presenta questa persona come โgiovaneโ), dunque come uomo in ricerca della propria identitร , mosso da desiderio di senso. La sua sete e ricerca si esprime nel suo correre da Gesรน, nel suo prostrarsi davanti a lui, nel suo interrogarlo (v. 17). โMaestro buono, che cosa devo fare per avere in ereditร la vita eterna?โ. Anzitutto Gesรน รจ interpellato come maestro, uno che puรฒ insegnare, fare segno, indicare una via da percorrere. Ma Gesรน spiazza lโinterlocutore rispondendogli con unโaltra domanda che rifiuta lโattributo โbuonoโ che va riservato a Dio (Sal 119,68: โTu sei buono e fai il beneโ) e con il โperchรฉ?โ che gli rivolge (Mc 10,18) invita lโuomo ad andare a fondo della sua stessa ricerca e ad interrogarsi. Non solo Gesรน non sfrutta la richiesta dellโuomo (che cosa devo fare?) invitandolo a seguirlo, ma orienta la sua ricerca suggerendogli di andare piรน a fondo delle motivazioni che lo muovono. Gesรน non si limita ad ascoltare la domanda di quellโuomo ma coglie quellโuomo come domanda.
Potremmo dire che Gesรน sposta lโattenzione dal fare allโessere e orienta il suo interlocutore allโedificazione della propria umanitร alla luce della Torah (vv. 18-19). I comandi etici del decalogo, disposti secondo un ordine differente da quello presente nellโAT (Es 20; Dt 5) indicano un cammino che riguarda i rapporti con gli altri (lโinsegnamento di Gesรน radicalizza il comando di โnon uccidereโ: Mt 5,21-22), quindi con la sessualitร (esistono relazioni erotizzate e altre no: โnon commettere adulterioโ), poi con le cose (โnon rubareโ), quindi con la veritร e la sinceritร (โnon testimoniare il falso, non frodareโ) e infine con i propri genitori. Lโโonora tuo padre e tua madreโ ha qui il significato di accordare il giusto peso e dire di sรฌ alla propria origine, a quei genitori che ci hanno messo al mondo trasmettendoci doni e tare.
In questo senso il suo essere alla fine degli altri comandi ricordati da Gesรน รจ pienamente giustificato: si tratta dellโobbedienza basilare per vivere una vita armonica, per non vivere in reazione, per slanciarsi verso il futuro e non rimanere ostaggi del proprio passato. Alla risposta con cui lโinterlocutore afferma di aver sempre obbedito ai comandamenti, Gesรน fa seguire uno sguardo di amore tanto gratuito quanto impegnativo (vv. 20-21). A ciรฒ segue la rivelazione della povertร , della mancanza che abita quellโuomo (โuna cosa ti mancaโ), quindi viene la proposta di vita, lโofferta di senso: trova la tua identitร , il tuo nome, nella relazione con me; credi allโamore, abbandona le ricchezze e avrai un tesoro nei cieli, affronta il rischio dellโamore e lโalea del futuro facendo affidamento sulla mia promessa. Il contraccolpo di quella parola รจ evidente giร a livello somatico: quellโuomo si rabbuia, si incupisce, e immediatamente si allontana. La spiegazione รจ data alla fine: โera infatti uno che aveva ricchezze ingentiโ (v. 22).
Tutto era andato bene fino a quando la chiamata di Gesรน non lโha toccato nei beni materiali. La notazione psicologica, lypoรบmenos, โaddoloratoโ, โtristeโ, รจ segno che lโinvito di Gesรน ha esercitato unโattrattiva su di lui; se si rattrista รจ perchรฉ in qualche modo aveva intuito una gioia che non riesce a fare sua. Non รจ uno grossolanamente succube delle ricchezze e insensibile a ogni altro valore, ma una persona sottoposta a due spinte antagonistiche, quella verso Gesรน e quella verso la ricchezza. Questโultima appare cosรฌ una potenza che possiede colui che la possiede; una potenza che ne determina lโagire e il vivere.
Lโultima parola del brano รจ pollรก, โaveva ricchezze ingentiโ: cโรจ una quantitร che rende lโostacolo โ i beni โ insormontabile! Secondo il NTi beni possono schiavizzare chi li possiede (โNon potete servire a Dio e a mammonaโ Mt 6,24). Il rischio per lโuomo รจ di metter fiducia nelle ricchezze, divenendo idolatra, disumanizzandosi. Il termine Mammona deriva dalla radice โaman che indica la fede, il credere, dunque anche lโaffidamento del credente al Signore. Ma quando uno mette la fiducia nei suoi beni, egli soffoca in sรฉ la disponibilitร per il Regno. Lโattaccamento alle ricchezze puรฒ falsare la veritร dellโuomo. E qui va ricordato che nel denaro โsi credeโ e la gente fa un atto di fede nel denaro, pone la propria fiducia nel denaro.
Possiamo allora approfondire un poโ il contenuto della tristezza generata dallโattaccamento ai troppi beni. Il contrasto fra la corsa verso Gesรน e il repentino allontanamento dellโuomo ricco suggella lo scacco del desiderio di questโuomo, il quale rimane definito da ciรฒ che possiede e non da un nome personale. Cercava il nome proprio, resta un participio presente (โuno che aveva molti beniโ). Lโattaccamento ai beni spegne la sua sete e gli occlude il futuro: lโandare via รจ anche un tornare indietro, un regredire. La paura ha avuto la meglio: i beni danno sicurezza, la persona e la parola di Gesรน aprono una prospettiva rischiosa. I beni qui ostacolano addirittura lโattivitร piรน sensata dellโuomo: lโamore, essere amato e amare. โLโamore non รจ una cosa che si puรฒ avere, bensรฌ, un processo, unโattivitร interiore di cui si รจ il soggetto. Posso amare, posso essere innamorato, ma in amore non ho un bel nulla. In effetti, meno ho, e piรน sono in grado di amareโ (Erich Fromm).
Marco suggerisce anche che il denaro, garantendo sicurezza materiale, costituisce una via di fuga dal dolore, una forma di rimozione della sofferenza che il cammino interiore implica. Gesรน, infatti, svela la mancanza che abita in quellโuomo cosรฌ pieno di tutto e lo invita a quel cammino interiore che lo metterebbe in contatto con la sua veritร e povertร profonde. Cosa che comporta sofferenza. ร perรฒ ovvio che lโestraniazione da sรฉ che questโuomo opera, comporta una perdita di essere, e dunque genera tristezza. Un elemento proprio della redazione marciana di questo episodio รจ lo sguardo di Gesรน (emblรฉpsas), sguardo che ha come meta gli occhi di questโuomo, sguardo che รจ lโatto con cui Gesรน cerca di far passare questa persona dal campo dellโavere in cui รจ imprigionato a quello dellโessere. Lo sguardo di Gesรน accompagna ed esprime lโamore di Gesรน: amare รจ rivolgere uno sguardo allโaltro che gli dice un sรฌ radicale e unโaccoglienza incondizionata. Amare รจ volere che lโaltro esista: โAmo, volo ut sisโ, scrive Agostino. Ora, lo sguardo e le parole di Gesรน possono liberare questโuomo dalla visione unidimensionale che egli ha di sรฉ come uno che ha molto, e questo restituendolo a una dimensione di molteplicitร e complessitร : uno che puรฒ essere amato, che puรฒ farsi soggetto della propria vita, che puรฒ mostrare la sua libertร scegliendo, che puรฒ donare, che puรฒ manifestare il suo dominio sui suoi beni, che puรฒ osare il proprio futuroโฆ Ma il troppo di beni posseduti imprigiona questโuomo.
Proprio in questa condizione di โtroppo pienoโ, di fiducia posta in beni esteriori che arrivano a schiavizzare mentre ci si crede liberi, risiede lโostacolo che le ricchezze pongono alla salvezza (Mc 10,23-27). In realtร , dice Gesรน, non solo le ricchezze sono un ostacolo, ma la salvezza in quanto tale non รจ impresa possibile alle sole forze dellโuomo: ogni autosufficienza, di qualunque tipo, ostacola il Regno di Dio. Ma, certamente, il possibile di Dio puรฒ incontrare lโimpossibile degli uomini (cf. Mc 10,27). Dopo aver distolto lo sguardo dallโuomo ricco che se nโรจ andato, Gesรน lo rivolge ora ai discepoli e guarda anche loro negli occhi (Mc 10,27: emblรฉpsas) mentre pronuncia le parole su ciรฒ che รจ impossibile agli uomini ma non a Dio. Sguardo dโamore che impegna Gesรน stesso e intende infondere fiducia a discepoli sbigottiti e sconcertati. Sguardo dโamore che sfocia nella promessa di Gesรน ai discepoli. E promettere รจ sempre aprire futuro e dare speranza. Ai discepoli, infatti, che hanno abbandonato tutto ciรฒ che possedevano per seguire Gesรน, รจ rivolta la promessa di Gesรน del centuplo quaggiรน, insieme a persecuzioni, e la vita eterna (Mc 10,28-30). Cโรจ una benedizione insita nellโabbandonarsi al Signore, ma della promessa del Signore fanno parte anche le persecuzioni, dunque le contraddizioni, le difficoltร , le eventuali inimicizie a motivo del vangelo. Se il discepolo sa che esse sono parte integrante della promessa del Signore, allora esse potranno non scoraggiarlo o indurlo ad abbandonare. E comunque, la sequela di Gesรน deve essere rinnovata e scelta nuovamente ogni giorno, pena, il suo fallimento. In effetti, ci avverte Marco, coloro che hanno un giorno lasciato tutto per seguire Gesรน, arriveranno a un momento in cui abbandoneranno Gesรน e fuggiranno (cf. Mc 14,50).
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose