Luca Rubin – Commento al Vangelo di domenica 7 Febbraio 2021

A cura di Luca Rubin

Sono maestro elementare, professione che cerco di vivere in pienezza, non come lavoro ma come vocazione e missione.
In parrocchia sono catechista, referente per i ministranti e accolito: in una parola, cerco di dare una mano! Mi piace molto leggere e scrivere, ascoltare musica classica, country e latina, stare in compagnia di amici. […]


Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

Dalla preghiera alla vita. Gesù esce dalla sinagoga (luogo dell’incontro e della preghiera) e subito si dirige verso una casa per fare visita a una donna malata. Questo tragitto che Gesù compie dalla sinagoga alla casa, suggerisce che la preghiera con la comunità è abitata da un pensiero per chi sta male. La preghiera autentica conduce sempre sulla strada dell’incarnazione e della concretezza, la preghiera vera crea la fraternità che si prodiga praticamente per il bene del singolo, di ogni singolo.

Una casa che ospita un malato non si presta all’ospitalità, tantomeno a una festa, tuttavia Gesù apre la porta di quella casa per tendere la sua mano verso quella donna, per sollevarla, per recare sollievo, per essere vicino, non tanto per compiere il miracolo, ma per amare e accogliere chi non è in grado di poter fare gli onori di casa.

Dalla vita al servizio. Quella donna, guarita dal suo male, avrebbe avuto tutto il diritto di starsene in poltrona, certamente ringraziando, in comodità, e invece no, si rimbocca le maniche e inizia a servire gli ospiti, completando così il cerchio della diaconia: dalla comunità al singolo, dal singolo alla comunità. Questo movimento di misericordia e di servizio dà solidità alla vita di fraternità e colloca ogni membro nell’unico ambito che crea l’uomo: l’amore.

Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni.

Da casa a sinagoga. Senza necessità di tornare in sinagoga, la casa di Pietro diviene luogo dell’incontro e della preghiera, proprio grazie alla guarigione e al servizio di quella donna. Il testo dice che tutta la città era assiepata davanti alla porta di casa, e mi viene in mente un’affermazione fatta da Gesù stesso: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.” (Gv 10,9). Gesù accoglie, proprio come una porta, chiunque abbia bisogno di un po’ di calore e di comprensione.

Inoltre, questa terza situazione sintetizza le precedenti: in sinagoga Gesù caccia i demoni, in casa Gesù guarisce i malati, alla porta di casa Gesù compie entrambe le azioni, e lo fa al tramonto del sole, quando il buio inizia a estendersi, e i malati sanno bene quanto è lunga una notte insonne tra i dolori del corpo, della mente, dello spirito.

Papa Francesco (il nostro Pietro!) suggerisce: “La Chiesa è incoraggiata ad aprire le sue porte, per uscire con il Signore incontro ai figli e alle figlie in cammino, a volte incerti, a volte smarriti, in questi tempi difficili. Le famiglie cristiane, in particolare, sono state incoraggiate ad aprire la porta al Signore che attende di entrare, portando la sua benedizione e la sua amicizia. E se la porta della misericordia di Dio è sempre aperta, anche le porte delle nostre chiese, delle nostre comunità, delle nostre parrocchie, delle nostre istituzioni, delle nostre diocesi, devono essere aperte, perché così tutti possiamo uscire a portare questa misericordia di Dio” .  (Udienza Generale, 18/11/2015).

Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava.

Dalla vita alla preghiera. Gesù che prega in solitudine non ha bisogno di spiegazioni. Al termine di questa pagina di vangelo, questo atteggiamento del Signore dice come sia impossibile il dinamismo che abbiamo visto. Senza preghiera: la sinagoga rimane il luogo del culto esteriore e formale, la casa rimane il luogo della sofferenza, la porta rimane chiusa e invalicabile, l’accoglienza non può essere vissuta e il servizio, nella migliore delle ipotesi, diviene un ripiegamento egoistico di autocompiacimento.

La preghiera è il più grande miracolo del Figlio di Dio, che da solo dialoga col Padre, incontra se stesso e trova accoglienza nel cuore di Dio. Se Gesù si ritaglia questi momenti, allora questi momenti sono davvero fondamentali e irrinunciabili, e non solo per Lui: per chi cammini? Per chi lotti? Per chi ti alzi la mattina? Dove sei diretto? Solo la preghiera ridona equilibrio e verità alla tua vita, solo la preghiera è il luogo del miracolo quotidiano.

Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Andiamocene. Gesù è pronto a riprendere il cammino, a ricominciare una giornata di insegnamento, di predicazione, di guarigione e liberazione. In una parola Gesù prosegue accogliendo tutti, ognuno nella sua necessità, e per ciascuno diventa Colui che solleva, Colui che è vicino.

La comunità, la casa, la porta sono le tre parti di ogni giornata. Non c’è una parte più importante delle altre, ma l’equilibrio di tutte e tre è dato dal servizio unito alla preghiera, in casa e fuori casa.

Fonte: Sito Web

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