A cura di Luca Rubin
Sono maestro elementare, professione che cerco di vivere in pienezza, non come lavoro ma come vocazione e missione.
In parrocchia sono catechista, referente per i ministranti e accolito: in una parola, cerco di dare una mano! Mi piace molto leggere e scrivere, ascoltare musica classica, country e latina, stare in compagnia di amici. […]
A parlare (o meglio, a scrivere) è l’evangelista Luca, che con queste parole introduce il suo vangelo. Luca fa “ricerche accurate”, e offre questo suo lavoro a Teòfilo, del quale non si ha notizia. Il suo nome, in greco, significa “amato da Dio” oppure “amico di Dio”.
Poiché il legittimo proprietario non si fa avanti, puoi mettere il tuo nome, tu che sei amato da Dio, tu che lo ami, che cerchi di amarlo: accogli dalle mani dell’evangelista Luca il suo lavoro, te lo porge come un regalo, e c’è anche un bigliettino: “Che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”. Il vangelo è la prova del 9 che Gesù Cristo non solo è esistito, (sarebbe troppo poco), ma che è vivo oggi, presente nei valori più belli e più profondi. Questa solidità è la stessa carne del Figlio di Dio, la sua vita donata, la sua voce che insegna e accompagna, il suo Spirito che guarisce e libera. Questa è la solidità di cui la tua vita ha bisogno, nei momenti in cui tutto vacilla e sei facile preda del non senso, del vuoto, del transitorio.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Venne, entrò, si alzò, gli fu dato, aprì, trovò. Alla ricerca operata dall’evangelista si affianca la ricerca di Gesù. Tutti questi verbi dicono un desiderio, una ricerca, uno studio. Gesù si muove, ha ben chiaro dov’è diretto, e verso quella direzione orienta tutte le sue energie. Cammina, fa fatica, entra nel luogo, vive l’ambiente culturale e sociale, non è estraneo a nulla di ciò che appartiene all’umano. Si alza, si espone Gesù, non teme gli sguardi dell’assemblea riunita, mette la faccia in quello che fa.
Gesù legge un brano del profeta Isaia, esattamente questo. Lo Spirito ha consacrato e inviato il Figlio di Dio, e questi compie meraviglie, portando la buona notizia del vangelo. E’ proprio questa buona notizia la roccia che ci rende incrollabili davanti alle difficoltà, è la Parola di Dio che ci istruisce e ci educa, ci forma e ci trasforma, rendendo la nostra vita incarnazione del suo amore. Finché assegniamo a Gesù il ruolo di comparsa, o peggio ancora, se reputiamo il vangelo una favola, alla stregua di Biancaneve o Cappuccetto Rosso, questa buona notizia rimarrà inascoltata, e quindi un’inutile ninnolo, uno tra i tanti miti, che sì, possiamo ascoltare e magari raccontare, ma non rende la nostra vita migliore, non colma i vuoti esistenziali, non porta a una rinascita: come ci trova ci lascia, senza alcun effetto.
Ecco perché molti non sanno che farsene di un mito in più, e si allontanano dal cammino di fede. Non abbiamo bisogno di storielle, ma di insegnamenti solidi, che reggano il peso dei nostri giorni, e che proiettino la nostra vita verso il cielo pulito di Dio.
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui.
Anche le azioni semplici e ordinarie di Gesù dopo aver letto un brano così importante e sconvolgente sono un insegnamento. Spesso siamo alla ricerca di pulpiti e teatri, di vetrine dove esporre noi stessi, le nostre bravure e competenze, mai sazi di applausi e riconoscimenti.
Gesù legge, poi in tutta umiltà riavvolge e consegna il rotolo, si siede. Non cerca approvazione alcuna, Lui, l’inviato di Dio annuncia la buona notizia e poi si mette da parte, si siede, tace. Tuttavia ciò che è stato annunciato ha risvegliato negli ascoltatori una sete dimenticata, una fame mai soddisfatta. La Parola diventa “viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,12).
Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Non importa quando il profeta Isaia scrisse quelle parole, il compimento, la realizzazione della Parola di Dio è oggi, una possibilità sempre presente, è sufficiente un tuo “ok”, anche solo un cenno, e quella carta macchiata di inchiostro diventa vita, realtà, oggi. I santi hanno saputo accogliere l’oggi della Parola e realizzarlo in se stessi, modellando il loro carattere e il loro desiderio sulla forma del Santo Vangelo. Non hanno atteso chissà quale guru o coach: hanno ascoltato, accolto e realizzato in se stessi la buona notizia.
La Parola si compie se c’è ascolto, l’ascolto è possibile solo nel silenzio di chi si sa fidare. Il lavoro dell’evangelista Luca, le parole di Isaia e l’annuncio di Gesù sono per te oggi, adesso: è sufficiente un tuo sì.