La sera di quel giorno venne Gesรน, stette in mezzo e disse loro: ยซPace a voi!ยป. Detto questo, mostrรฒ loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Il giorno รจ quello della resurrezione, o meglio la sera. Siamo chiusi in casa, e non si sa se cโรจ piรน dolore per il vicinissimo passato o piรน paura per il futuro che ci attende. Le porte sono ben chiuse, siamo a rischio, e se ci trovano รจ la fine anche per noi. In un ambiente simile, tre verbi rassicurano i discepoli, ma anche tu che leggi, e chiunque ascolta e riceve la parola santa del vangelo: Venne, stette, disse.
- Venne. Questo verbo riporta allโincarnazione: E il Verbo si fece carne eย venneย ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14). Questo รจ il verbo che dice la vocazione del Figlio di Dio, il Veniente, Colui che cerca sempre nuove strade per raggiungerti e fare comunione con te.
- Stette. Questo รจ il verbo della resurrezione: si trova solo negli ultimi due capitoli del vangelo di Giovanni. Sta chi ha compiuto un viaggio, si puรฒ fermare, e gioisce di questo fermarsi: Gesรน risorto sta, non in un egoistico divano, con tutti i comfort, ma in mezzo ai suoi. Stare in mezzo รจ spesso identificato come stare al centro dellโattenzione. In realtร stare in mezzo รจ un luogo molto scomodo: sei guardato da tutti ma non puoi guardare tutti, non puoi farti da parte, sei esposto a 360 gradi.
- Disse. La Parola non puรฒ che esprimersi e comunicare. Questo รจ il verbo che accompagna ogni istante della vita del Signore, non perchรฉ fosse un parolaio, tuttโaltro, ma perchรฉ la sua รจ Parola che salva, e come tale viene offerta.
Disse โPaceโ, proprio ciรฒ che manca a questo gruppo di persone sconvolte, proprio ciรฒ che manca oggi, una pace non solo annunciata ma realizzata concretamente, e Gesรน mostra i luoghi della pace: le mani bucate e il costato trafitto. Come a Betlemme Dio si รจ fatto bambino per essere avvicinato da tutti senza timore, dopo la croce e la morte, Dio si mostra vivo, ma non solo: offre alla vista le sue ferite, prezzo della pace che ti รจ donata, costo del tuo riscatto.
La resurrezione di Gesรน รจ una resurrezione ferita, che si รจ resa vulnerabile per poter essere lโesperienza di chiunque; tutti siamo feriti e tutti sentiamo una profonda necessitร di essere salvati, da noi stessi, dal caso, dal nulla. Gesรน risorto e ferito ti viene incontro non solo per salvarti, ma per offrirti unโesperienza di resurrezione, e proprio le tue ferite insieme alle sue, sono la via che permette tale esperienza.
I discepoli gioirono al vedere il Signore. Gioia, grazia, rallegrarsi, eucaristia hanno origine dallo stesso verbo greco, il verbo dellโannunciazione: Rallรฉgrati, piena di grazia (Lc 1,28). I discepoli quella sera con Gesรน hanno celebrato la gioia della Pasqua attorno allโaltare che รจ Gesรน stesso in mezzo a loro. Venne, stette, disse, mostrรฒ le ferite, gioirono; questi sono gli elementi di ogni preghiera, a maggior ragione dellโEucaristia: desiderio di comunione, ascolto della Parola, stare alla presenza di Dio, mostrare le proprie ferite, celebrare la presenza del Signore. La pagina del vangelo potrebbe finire cosรฌ, e invece noโฆ
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Gesรน disse loro di nuovo: ยซPace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voiยป. Detto questo, soffiรฒ e disse loro: ยซRicevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonatiยป.
Gesรน non รจ sazio della propria resurrezione: desidera che ogni suo amico viva questa esperienza di vita nuova di vita che ritorna, e solo lo Spirito puรฒ compiere questa nuova creazione. Il soffio di Gesรน apre lโorizzonte e rianima il cuore dei suoi amici, affidando loro una missione umanamente impossibile, ma il Figlio di Dio ha giร tracciato la strada. Lui, inviato dal Padre per essere la pace e il perdono, ti affida la sua stessa missione: essere pace e perdono, prima di tutto dentro di noi, per noi stessi, accettando e volendo bene a se stessi, perdonando i propri limiti e difetti, e poi sarร una conseguenza essere pace e perdono per chiunque incontriamo. Le ferite del Risorto diventano le ferite di ogni uomo e donna, bisognose di cura, di tutela, di pace e perdono.
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dรฌdimo, non era con loro quando venne Gesรน. Gli dicevano gli altri discepoli: ยซAbbiamo visto il Signore!ยป. Ma egli disse loro: ยซSe non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credoยป.
Non รจ questa di Tommaso lโesperienza che tu stesso fai quando vorresti essere coinvolto e non lo sei? Assolutamente non ti accontenti di racconti, nรฉ di cronache dettagliate: esigi lo stesso trattamento degli altri, perchรฉ la gioia, quella vera, non รจ fotocopiabile. E qual รจ il SE posto da Tommaso? Vedere e toccare le mani e il costato, immergersi nelle ferite del Maestro. Le comunitร cristiane non funzionano se non innescano questo desiderio! Il battesimo rimane un atto formale se non provoca nel cristiano questa sete, questo imperativo esperienziale, un imperativo che Tommaso non sottace, ma anzi proclama chiaramente, di modo che tutta la comunitร possa udire bene come lui la pensa. Gesรน Cristo non รจ una nozione da imparare, non รจ una tradizione da ripetere, non รจ una formula magica e neppure unโidea: รจ persona con la quale relazionarsi, credere, vivere, amare: come posso accontentarmi di un passaparola?!
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e cโera con loro anche Tommaso. Venne Gesรน (โฆ) Poi disse a Tommaso: ยซMetti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!ยป. Gli rispose Tommaso: ยซMio Signore e mio Dio!ยป. Gesรน gli disse: ยซPerchรฉ mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!ยป.
Accontentato. Ci avrร pensato chissร quante volte in quegli otto giorni, Tommaso, forse non รจ tornato sullโargomento con gli altri, ma il suo pensiero, il suo cuore era lรฌ. Gesรน torna, le porte sono ancora sprangate, segno che la paura non ha ancora abbandonato i discepoli (paura e fede coesistono, non fidatevi di chi propone una fede che risolve tutti i problemi). In questa paura giunge Gesรน, e come otto giorni prima sta in mezzo, dona pace, e concede a Tommaso lโesperienza delle ferite. Vieni Tommaso, tu, ferito doppiamente dalla paura e dallโassenza, vieni a fare esperienza del Risorto ferito, guarda, toccale queste ferite; e questa comunione che ti offro non รจ una concessione, e neppure รจ il tuo SE al credere, ma il mio Sร alla tua gioia.
Gesรน stesso ha desiderato incontrare Tommaso, anche a Lui รจ mancato quella sera, e ora lo esorta, quasi lo supplica: โnon essere incredulo, ma credenteโ. Non รจ un rimprovero, ma un dono: Tommaso, come gli altri, scava nelle ferite di Gesรน risorto e trova se stesso, il vero volto di Tommaso, senza maschere e fingimenti. ร sempre cosรฌ: Dio trova modo e tempo perchรฉ tu possa incontrarlo, senza se, ma con le tue ferite che parlano con le sue ferite, si riconoscono, anche loro fanno comunione, diventando guarigione reciproca.
Resurrezione รจ fare memoria delle ferite proprie e altrui, รจ metterle in dialogo, รจ incontrare Gesรน vivo oggi. Pace รจ giร il frutto di Pasqua che ti viene offerto.
A cura di Luca Rubin
Sono maestro elementare, professione che cerco di vivere in pienezza, non come lavoro ma come vocazione e missione.
In parrocchia sono catechista, referente per i ministranti e accolito: in una parola, cerco di dare una mano! Mi piace molto leggere e scrivere, ascoltare musica classica, country e latina, stare in compagnia di amici. […]