A cura di Luca Rubin
Sono maestro elementare, professione che cerco di vivere in pienezza, non come lavoro ma come vocazione e missione.
In parrocchia sono catechista, referente per i ministranti e accolito: in una parola, cerco di dare una mano! Mi piace molto leggere e scrivere, ascoltare musica classica, country e latina, stare in compagnia di amici. […]
Ciò che fai manifesta il Cristo
Questa pagina di vangelo ci propone tre gruppi di persone che pongono la stessa domanda a Giovanni Battista. La folla chiede: che cosa facciamo? E Giovanni propone loro la condivisione. Poi abbiamo i pubblicani, cioè gli esattori delle imposte che ai tempi di Gesù esigevano troppo e alla loro domanda viene risposto con un richiamo alla giustizia e all’onestà. Anche i soldati pongono la stessa domanda, e Giovanni risponde loro di avere rispetto.
Il popolo era in attesa: attendere in greco significa guardare prima, pensare prima, cercare prima: aspetto qualcosa che ancora non c’è, cerco qualcosa che ancora non c’è, guardo qualcosa che ancora non c’è. La domanda al centro del brano è proprio ciò che tutti attendono: sei tu il Cristo? Giovanni risponde dicendo cosa fa lui e che cosa fa Gesù Cristo.
Cosa fa Giovanni? Battezza con acqua. E cosa non fa? Non slega i lacci dei sandali del Cristo. In italiano si dice che non è degno di slegare in greco si dice che non è adatto, cioè non è quello il suo ruolo. L’indegnità. è una mancanza, una lacuna, mentre l’essere non adatto significa che io non sono chiamato a quello, sono stato pensato e chiamato per fare altro.
Cristo che cosa fa? Battezzerà in Spirito Santo e fuoco, pulisce la sua aia, raccoglie il frumento nel suo granaio. e brucerà la paglia, in una parola: Cristo mette ordine.
La risposta di Giovanni non è ciò che realmente faranno questi tre gruppi di persone, ma è una proposta. Quello che fa Giovanni invece è un fare reale. Questo Vangelo ti dice che ciò che tu fai manifesta il Cristo. Non siamo noi Cristo, ma ciò che noi facciamo lo manifesta, e non siamo nel piano morale. Il Vangelo ci chiama a essere noi stessi: solo così potremo manifestare Cristo e lo manifestiamo non quando vorremmo essere, ma non siamo o quando vorremmo fare ma non facciamo. Il volto del Signore si incarna nella nostra vita, e quindi lo rendiamo visibile solo quando siamo e facciamo quello che siamo adatti a fare nel modo migliore, perché abbiamo sempre un margine di miglioramento molto molto grande.
Il popolo in attesa guarda prima, pensa prima, cerca prima: non spegnere questa sede, questo desiderio, questa nostalgia! Non concentrarti su quello che non sei o su quello che non fai, ma su quello che sei oggi e su quello che puoi fare oggi.
Il battesimo di Giovanni e il battesimo di Gesù sono entrambi immersioni nel mistero di Dio. Non sappiamo nuotare e non siamo ignifughi, eppure l’acqua e il fuoco, due elementi contrapposti, sono il tutto di Dio dove immergere una vita intera, una vita adatta a essere condivisione, giustizia e rispetto.