Luca Rubin – Commento al Vangelo di domenica 1 Novembre 2020

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Nel nostro linguaggio attuale beato è chi sta bene, chi non ha problemi, chi vive una vita soddisfacente sotto tutti i punti di vista; è beata una persona a cui non manca niente: soldi, fortuna, una bella famiglia, una bella macchina… Ebbene, siamo fuori strada, perché queste beatitudini che Gesù proclama sembrerebbero in dissonanza con i suoi perché (ad esempio “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”). I perché di Gesù ci sconvolgono, e viviamo uno scollamento notevole tra la beatitudine e il suo perché.

Per rispondere a questa a questa difficoltà possiamo usare la regola delle 5 W (iniziali di Who, What, Where, When, Why), considerata la regola principale dello stile giornalistico anglosassone.

Chi? (Who?)

È beato chiunque ascolta o legge quelle parole di Gesù. Nello specifico i beati siamo noi, sei tu. Non delegare la beatitudine ai santi in paradiso. La Parola di Dio è tale quando viene proclamata e ascoltata, quando viene vissuta e assimilata. Solo allora quella Parola realizza ciò che dice. Le beatitudini sono questa realizzazione nella mia vita: beato sono io perché quella parola mi ha raggiunto e mi dà la possibilità di vivere quella promessa: ho davanti a me una strada da percorrere, non un muro ma una strada, non un muro ma un ponte

Che cosa? (What?)

La risposta a questa domanda risiede nel dimostrare a me stesso che la Parola di Dio non è una favoletta, ma bensì la possibilità di vivere oggi la realtà e la vita stessa di Dio, il quale, pur essendo pienamente beato (chi più di Lui), si è reso maledetto: “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno” (Gal 3,13). Dio si è fatto maledetto perché noi potessimo essere beati.

Quando? (When?)

La Parola di Dio è come un pane appena sfornato, sempre fresco, non ha data di scadenza e non si esaurisce mai, come una sorgente che ha sempre acqua fresca e buona. Il “quando” delle beatitudini è quando fai fatica, quando non capisci il senso, quando tutto ti si rivolta contro, il quando di queste beatitudini è la pandemia che stiamo attraversando: siamo beati perché anche in mezzo a una pandemia ci viene tracciata davanti una strada da percorrere: una strada in salita, faticosissima e a tratti impraticabile… eppure davanti a noi c’è una strada tutta da percorrere

Dove? (Where?)

Il luogo in cui tu vivi adesso. Il luogo può essere anche un luogo spirituale e concettuale: il luogo del dolore, della fatica, il luogo della tua vita che non accetti, il momento peggiore di tutta la tua vita. In quel luogo sei chiamato a vivere la beatitudine. Quel luogo custodisce il seme di una vita nuova.

Perché? (Why?)

Questa è la domanda più difficile: perché sono beato? A questa domanda risponde la strada che hai davanti: sono beato perché anche in mezzo alle difficoltà, Dio rimane il Padre presente e operante, Colui che è al mio fianco di giorno e di notte, tutti i giorni della mia vita. Il perché è una domanda che diventa anche risposta: sono beato perché Dio ha cura di me, mi prende per mano e quella strada non è un imperativo a cui sottomettersi ma diventa il luogo della presenza di Dio, espressione concreta della sua compagnia.

Come? (How?)

Alle 5 W è stata aggiunta una H, How (Come), per descrivere anche lo svolgimento dell’evento. Come posso essere beato? Qui inciampiamo tutti i giorni, perché spesso vediamo la proposta di Gesù come qualcosa che tarpa le nostre ali e che blocca la nostra vita, e quindi a questa domanda rispondiamo che essere beati è impossibile. Ti do una bella notizia: anche Maria ha risposto più o meno così all’arcangelo Gabriele quando annuncia l’incarnazione del Verbo, ha chiesto il “come”. La risposta data a Maria ci torna molto utile: “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37). In questa cornice dell’impossibilità facciamo entrare Dio, il Dio dell’impossibile.

La beatitudine non è il traguardo ma il punto di partenza, è il contratto stipulato tra me e Dio. Ogni beatitudine è una clausola di questo contratto; Dio si impegna a osservare con me. In ogni mia difficoltà c’è il seme della beatitudine, una beatitudine alla quale sono chiamato a tendere come hanno fatto tutti i santi, che hanno firmato questo contratto e gli sono rimasti fedeli.

Beato te

Fonte: Sito Web


A cura di Luca Rubin

Sono maestro elementare, professione che cerco di vivere in pienezza, non come lavoro ma come vocazione e missione.
In parrocchia sono catechista, referente per i ministranti e accolito: in una parola, cerco di dare una mano! Mi piace molto leggere e scrivere, ascoltare musica classica, country e latina, stare in compagnia di amici. […]