Il nostro cammino quaresimale diventa sempre più bello, passo dopo passo. Abbiamo affrontato l’aridità del deserto, ci siamo messi all’ascolto del Padre, abbiamo capito che dobbiamo invertire la rotta, ora la strada è in discesa. Dobbiamo tornare a casa. E cosa c’è di meglio che tornare in famiglia?
Arrivati a questo punto gioco sporco e vi spoilero il finale.
Noi torniamo a casa e sapete cosa accadrà?
Troveremo nostro Padre ad aspettarci; lo troveremo lì, davanti alla porta che non si è mai mosso, fiducioso che prima o poi saremo ritornati, che un giorno o l’altro avrebbe visto la nostra figura da lontano. Ci correrà incontro per abbracciarci e questo ci stupirà perché sentiremo di non meritarcelo, del resto abbiamo tradito la sua fiducia, lo abbiamo considerato morto quando abbiamo chiesto la nostra parte di eredità pensando che lontano da lui tutto sarebbe stato migliore. Nostro Padre non vede l’ora di dare un unico ordine ai suoi servitori «mangiamo e facciamo festa».
Sì, andrà a finire proprio così. Lo so perché Dio è un Padre degno di fiducia; non potrebbe essere altrimenti, del resto lui è Amore e come possiamo non fidarci dell’amore, quello vero? E di questo Amore che dà vita ce ne ha parlato Gesù, ce lo ha mostrato morendo in croce per noi, per me che ho scritto queste righe, per te che le stai leggendo. Questa sarà la nostra pasqua, una pasqua di resurrezione. Una vita nuova alimentata dallo Spirito che Gesù ci ha donato nel momento della sua morte e che ha donato agli apostoli e alla sua chiesa nel giorno di Pentecoste. E questa nuova vita sarà caratterizzata da tante novità, una delle quali la troveremo spiegata dall’evangelista Giovanni nel brano che la liturgia ci propone per la quinta domenica di quaresima.
Commento a cura di Luca Lanari.