… secondo me Caravaggio si è sbagliato.
Sì, è vero, quella di Tommaso viene considerata la più alta professione di fede contenuta nei Vangeli.
Inoltre, Tommaso viene chiamato “il gemello” (gr. didymos) da Giovanni e “fratello gemello di Cristo” negli apocrifi. Possiamo quindi dire che è uno dei discepoli più importanti.
Ma se il Risorto non gli fosse apparso mostrandogli i segni della crocifissione, lui non avrebbe creduto a quanto raccontato dai suoi fratelli. Ma poi un po’ si riabilita quando davanti al Cristo evita di fare quello che la settimana prima aveva chiesto; non mette le dita nelle piaghe, ma gli basta vedere Gesù; non vuole sperimentare altrimenti. (A differenza di quanti pittori hanno illustrato, ritraendo il discepolo che infila il suo dito nella ferita presente sul corpo del suo maestro).
Noi, come Tommaso non dobbiamo aspettarci prove empiriche dell’esistenza di Dio. Siamo chiamati a credere alla resurrezione tramite l’esperienza che possiamo fare di Gesù stando con gli altri, nella comunità cristiana, nella fraternità dei figli di Dio, nel servizio, nell’ascolto della Parola. Abbandoniamo l’idea di voler mettere a tutti i costi il dito nel costato. Quel dito giriamolo verso di noi. Puntiamolo al nostro di costato, al nostro cuore e diciamo:
Eccomi, sono io,
con tutti i miei difetti e le mie povertà,
ma sono pronto a seguirti
perché tu sei il mio Signore e il mio Dio.
Commento a cura di Luca Lanari.