Intervento di P. Arnaldo Pigna nel Ritiro mensile sui vizi dellโavarizia e della lussuria, che si รจ svolto il 9 marzo 2024.
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LโAVARIZIA
Lโavarizia รจ una passione disordinata che nasce da una relazione distorta con le cose e si manifesta come bisogno impellente, quasi compulsivo, di avere e di accumulare. Il possesso รจ sentito ยซcome necessitร assoluta, e tutto รจ predisposto per giungere a tale scopo, senza tenere conto di alcun limite. Si ama il denaro, lo si accumula, e lโaccumulo aumenta il bisogno e la brama per il denaro: piรน si ha e piรน si vorrebbe avere, senza riuscire a fermarsi perchรฉ lโaccumulare piace. Avarizia e aviditร derivano dallo stesso attaccamento passionale ossessivo ai beni materiali, e procedono di pari passo.
Certo, lโuomo, per essere, ha bisogno dellโavere; il desiderio di possedere fa, dunque, parte delle inclinazioni naturali, ed รจ di per sรฉ legittimo. La ricchezza materiale, pertanto, non รจ sbagliata in se stessa, come non รจ sbagliato essere previdenti e risparmiare, anzi, รจ saggio e prudente. Ma lโavarizia รจ totale deformazione di tutto questo.
Il problema consiste nel desiderare e nel volere cose e denaro โda sรฉโ e โper sรฉโ, trasformandole da mezzo relativo a fine assoluto e cancellandone totalmente la dimensione di gratuitร , di dono e di servizio. La finalitร del denaro e dei beni materiali รจ quella di essere utilizzati per soddisfare i bisogni relativi alla sussistenza; essi sono utili nella misura in cui essi giovano allโuomo, gli permettono di camminare e giungere al suo fine ultimo. Ma diventano dannosi e si commette peccato quando si va oltremisura lasciando libero sfogo al desiderio smodato di possedere e alla disordinata cupidigia, fino a sconvolgere totalmente il significato e lo scopo dei beni mondani e a diventarne schiavi. Per il suo attaccamento spasmodico al danaro, unito allโaviditร e alla spilorceria, lโavaro arriva fino al punto di soffrire la fame pur di mantenere il suo โtesoroโ, ed รจ tanto avido di aumentarlo da rischiare la vita o, comunque, compromettere ogni forma di dignitร .
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Ironicamente il poeta romanesco Carlo Alberto Salustri (Trilussa +1950) cosรฌ descrive lโavarizia sotto le spoglie di un vecchio ricco:
โHo conosciuto un vecchio / ricco, ma avaro: avaro a un punto tale / che guarda li quatrini ne lo specchio / peโ vede raddoppiato er capitale. / Allora dice: Quelli li do via / perchรฉ ce faccio la beneficenza; / ma questi me li tengo per prudenzaโฆ E li ripone ne la scrivaniaโ.
Tutto preso dalla possibilitร e dalla preoccupazione di accumulare denaro e cose, che conserva e possiede solo per sรฉ, e solo per il gusto di possedere, lโavaro si trattiene anche dallโusarne. โLโavaro รจ uno che soffre la povertร per paura della povertร โ, dice s. Bernardo. Ponendo il cuore e la mente in cose materiali, smarrisce il fine della propria vita, perdendo cosรฌ libertร e dignitร , talvolta anche la vita.
Eโ vero che ricercare e possedere le cose รจ una tensione dellโuomo, perchรฉ ne ha bisogno, ma รจ altrettanto e soprattutto vero che il possesso non puรฒ essere lโunico criterio per la valutazione di una persona. Eโ assolutamente falso credere che lโuomo รจ per quello che ha, che poi porterebbe a concludere che lโuomo รจ quello che ha e ridurlo a un cumulo di cose. Lโuomo vale per quello che รจ, non per quello che ha. Pertanto si รจ di fronte a un problema gravissimo quando sono il denaro o i beni a possederci e a ossessionarci, cioรจ quando si dร loro valore per se stessi, e si considera il loro accumulo, possesso e conservazione il valore supremo e, dunque, la ragione di vita. Nella illusione di trovare in essi la propria sicurezza e la propria felicitร .
Gesรน mette bene in guardia contro un simile atteggiamento nella parabola evangelica dellโuomo ricco, la cui campagna aveva dato un raccolto abbondante nel quale porre tutta la sua fiducia per il futuro (Lc 12,19-21).
Quellโuomo รจ rinchiuso in un destino di solitudine egocentrica, perchรฉ la cupidigia ยซtoglie di mezzo chi ne รจ dominatoยป (Pr 1,19), cioรจ lo segrega dallโordinato vivere umano, impedendogli di vivere bene. Il suo cuore, รจ schiavo della cupidigia e di unโirrefrenabile aviditร , รจ giร morto prima ancora di morire perchรฉ attaccato e tutto riempito di cose morte.
Il Siracide cosรฌ dipinge lโamara esistenza dellโavido, avvolta dallโinquietudine e insidiata dalla rovina: Lโinsonnia del ricco consuma il corpo, i suoi affanni gli tolgono il sonno. Le preoccupazioni dellโinsonnia non lasciano dormire, come una grave malattia bandiscono il sonno (Sir 31,1-2).
ยซDovโรจ il vostro tesoro, lร sarร anche il vostro cuoreยป (Lc 12,34), afferma Gesรน. Lโavaro rivela angoscia per la povertร e la morte, per cui lโavarizia รจ un continuo vivere nella miseria, per paura della miseria. Paradossalmente รจ una vita di stenti e di preoccupazioni per chi potrebbe, invece, concedersi gioie e piaceri!
Per lโavaro lโavere รจ divenuto il suo essere ed avendo assimilato la vita con i suoi beni, la prospettiva di poterli perdere รจ, per lui, prospettiva di morte. Per cui cerca di esorcizzarla accumulando, ma non puรฒ liberarsi da quellโincubo perchรฉ non puรฒ ignorare che essa รจ sempre inesorabilmente in agguato.
Lโaltra faccia della medaglia dellโavarizia โ vale a dire il suo eccesso opposto โ รจ costituita dalla prodigalitร , nel senso di spreco e di dilapidazione dei beni di cui si dispone. Anche questa deformazione รจ largamente presente nel mondo attuale dove i ricchi sperperano ciรฒ di cui molti avrebbero bisogno per sopravvivere.
Cristo ha presentato come modello negativo colui che si รจ macchiato di tale colpa (ยซRaccolte tutte le sue cose, partรฌ per un paese lontano e lร sperperรฒ il suo patrimonio vivendo in modo dissolutoยป: Lc 15,13), dedicandogli una delle parabole piรน note, e se nโรจ servito per ricordarci la magnanimitร del perdono divino.
In realtร il prodigo, cioรจ chi dilapida i beni che ha ricevuto in sorte o che si รจ conquistato, non รจ diverso dal goloso: egli, infatti, trae piacere dallโeccesso di un consumo che, se contenuto, potrebbe considerarsi apprezzabile, ma che, esagerato, porta alla dissoluzione.
Da quanto detto risulta che lโavarizia costituisce un grave peccato, anzi, in un certo senso, un compendio di tanti peccati. Infatti, ponendo nei beni materiali il proprio cuore, lโavaro lo sottrae allo spazio vero dellโamore, cioรจ dellโincontro e della comunione con gli altri. Si rifiuta di legarsi allโaltro perchรฉ non ama nemmeno se stesso, ma solamente ciรฒ che accumula. Un cuore colmo e posseduto dal danaro non ha posto per pensare ed accogliere gli altri.
Quindi lโavarizia non รจ un male qualunque, ma รจ uno dei peggiori essendo abuso e uso distorto di una realtร che maggiormente condiziona lโesistenza umana, cioรจ il denaro come espressione dei beni materiali che sono mezzo necessario per vivere dignitosamente e per stabilire rapporti di convivenza e solidarietร .
Brama senza fondo, desiderio di rapina senza confine, tensione che mai trova pace perchรฉ mai sโaccontenta, lโavarizia ยซspezza la fedeltร , spegne ogni sentimento, pone se stessa al di sopra dei diritti divini e, con argomentazioni cavillose riduce a nulla ogni diritto umano e, se le fosse possibile, usurperebbe il mondo interoยป.
Nellโavarizia รจ insita una triplice offesa: al prossimo, a se stessi, a Dio.
Essa รจ, innanzitutto, peccato contro Dio. Infatti, scegliendo i beni passeggeri, si disprezzano quelli eterni. Lโavaro preferisce il denaro a ogni cosa. Le ricchezze sono il suo idolo, cosรฌ che Dio conta poco o nulla. Inoltre lโavaro โ impadronendosi di beni affidatigli da Dio perchรฉ li amministri con giustizia e caritร โ รจ iniquo verso Dio, di cui tradisce la fiducia.
Chi รจ vittima di questo vizio non sempre si rende conto del proprio atteggiamento idolatrico. E anche se non adora le ricchezze cosรฌ come gli idolatri adorano i loro idoli, ha perรฒ lo stesso atteggiamento; dando importanza assoluta e attenzione esclusiva alle cose materiali, fa dellโavere e del possedere lโidolo della propria vita. Si illude di possedere e garantirsi la vita ponendola, non sotto la signoria di Dio, ma sotto quella dei beni materiali, e non si rende conto che in tal modo si costruisce una prigione e si condanna ad una vita che รจ solo anticipazione di morte.
ร lโapostolo Paolo che afferma la vera natura dellโaviditร , quando ricorda ai Colossesi che ยซla cupidigia รจ idolatriaยป (Col 3,5). Assimilare lโavarizia allโidolatria รจ dire che i beni e il denaro diventano lโassoluto a cui tutto sacrificare, il vitello dโoro da adorare con le sue liturgie e le sue leggi sacrali. E questo รจ un peccato gravissimo. Giร nel libro del Siracide viene affermata la sua gravitร : ยซNiente รจ piรน empio dellโuomo che ama il denaro, poichรฉ egli si vende anche lโanimaยป (Sir 10,8).
Gesรน, in effetti, pone in alternativa radicale Dio e Mammona. E se lโavaro diventa servo di Mammona, non puรฒ piรน essere servo di Dio (cf. Lc 16,13). Ne segue che lโuomo si allontana tanto piรน da Dio quanto piรน si attacca al denaro ed รจ avido di ricchezze materiali.
Lโavarizia รจ, poi, peccato contro il prossimo. Infatti lโavaro manca al dovere di solidarietร e di caritร , che vincola ogni cristiano, anzi ogni uomo. Essa lede il prossimo, perchรฉ uno non puรฒ sovrabbondare nelle ricchezze materiali, renderle inutilizzabili o sciuparle mentre un altro รจ e rimane nellโindigenza. Lโavarizia รจ una piaga sociale perchรฉ impedisce lโesercizio della giustizia e della solidarietร .
Anzi, secondo alcuni Padri, lโacquisto delle ricchezze avviene a scapito degli altri: pertanto ricchi e avari sono in un certo senso anche ladri, (Giovanni Crisostomo), depredatori e usurpatori. (Basilio Magno). Basti pensare ai molti paesi poveri dove le persone soffrono e muoiono di fame, mentre i paesi ricchi, invece di aiutarli, continuano a sfruttarli.
Lโavarizia, infine, รจ un peccato che si ritorce anche contro se stessi. Lโattaccamento eccessivo ai beni, lโautocompiacimento e i desideri esagerati provocano angustia scontentezza e disordine interiore. Il cuore rimane inquieto, arido e vuoto. Lโavaro non ama se stesso, ma solamente ciรฒ che accumula. Preoccupato di conservare i beni che sono in suo possesso e di acquisirne di nuovi, non solo ยซnon si prende nessuna cura della propria anima, nรฉ si preoccupa della sua salvezza eterna, ma si priva anche delle semplici e necessarie soddisfazioni che offre la vita.
Lโinfelicitร in forme diverse accompagna questo vizio in tutte le sue fasi: ยซFatica nellโacquisire, timore nel conservare, dolore nel perdereยป.
Lโavaro non riesce a essere felice, perchรฉ รจ tirchio soprattutto con se stesso negandosi la possibilitร di porre relazioni, di creare legami di reciprocitร , di gustare le legittime gioie della vita. Egli non vuole bene neppure ai suoi, rifiuta il matrimonio e figli, non li vuole perchรฉ li sente come un pericolo per il suo patrimonio. Lโavaro รจ sterile, adoratore narcisista delle proprie voglie, fa il vuoto attorno a sรฉ e si condanna alla solitudine. Una solitudine che รจ piena di paura per tutto e per tutti: per le tasse da pagare, per i ladri dai quali difendersi, per lโinvito da contraccambiare, per il mendicante che chiede unโelemosina.
Eโ evidente che un tale vizio รจ come un ceppo che inchioda il piede, che blocca totalmente il cammino spirituale, e rende assai difficile la conversione. Gesรน stesso lo ha affermato:
ยซDifficilmente un ricco entrerร nel regno dei cieliยป (Mt 19,23). E Paolo ammonisce che nessun avaro ยซha in ereditร il regno di Cristo e di Dioยป (Ef 5,5). Pertanto ecco lโammonizione: ยซLa vostra condotta sia senza avarizia, accontentatevi di quello che avete, perchรฉ Dio stesso ha detto: Non ti lascerรฒ e non ti abbandonerรฒยป (Eb 13,5).
Lโavarizia รจ vizio capitale perchรฉ prende lโuomo in tutto il suo essere, una radice profonda e velenosa che dona linfa al male e lo fa crescere. S. Paolo lo afferma esplicitamente citando un proverbio corrente: ยซLโaviditร del denaro รจ la radice di tutti i maliโ (1Tm 6,10).
Ponendo lโavarizia tra i vizi capitali da cui nascono altri peccati Gregorio Magno ne elenca โsette figlieโ: il tradimento, la frode, la falsitร , lo spergiuro, lโinquietudine nel ricercare nuova ricchezza, le violenze, la durezza di cuore che chiude alla misericordia. Lโavaro puรฒ facilmente diventare anche usuraio, pronto a sfruttare fragilitร e bisogni di chi รจ meno protetto, e, lo sappiamo, lโusura mina le basi della convivenza umana. Tanti, troppi sono gli esiti negativi del comportamento avaro e avido: lโingiustizia verso il prossimo, le frodi, gli inganni, i furti. Sempre, comunque, si tratta di un rifiuto e una tragica deformazione dellโamore. Un impulso malvagio che distrugge la persona stessa.
Sullโinsaziabilitร (che รจ lโessenza stessa dellโavarizia) e sulla conseguente infelicitร dellโavaro insistono molto gli autori. Gregorio Magno osserva che essa non si consuma nel piacere delle sensazioni della carne, come la gola e la lussuria, ma in quello delle percezioni dellโanima. E afferma che insaziabilitร e inquietudine sono intrecciate: piรน la prima tende a moltiplicare ciรฒ che uno possiede, piรน la seconda cresce e tormenta lโavaro. Eโ unโinfelicitร che mai lo abbandona e ยซche coinvolge le persone che gli vivono accanto, la moglie, i figli, la servitรน, e anche la casa in cui abitaยป.
Giร lo affermava lโantico sapiente: ยซLโocchio dellโavaro non si accontenta della sua parte, una malvagia ingiustizia gli inaridisce lโanimaยป (Sir 14,9); ยซChi ama il denaro non รจ mai sazio di denaro e chi ama la ricchezza non ha mai entrate sufficientiยป (Qo 5,9).
Lโinsaziabilitร , in quanto non conosce uno scopo definitivo e non รจ mai appagata dagli oggetti ai quali si attacca, tende a svilupparsi sempre piรน. Per questo non si possiede mai abbastanza e si scopre sempre un motivo per avere di piรน.
Giร gravi in se stesse e nel loro nascere, avarizia e aviditร divengono particolarmente temibili se le si lascia crescere e radicare, perchรฉ, come dicevamo lโavere diviene, per lโavaro, il fondamento del proprio essere e garanzia della sua identitร ; quando si arriva a questo punto la malattia diventa pressochรฉ incurabile.
Evidentemente lโavarizia e lโaviditร costituiscono anche un vizio sociale. Per le nazioni come per le persone, ยซlโavarizia รจ la forma piรน evidente del sottosviluppo moraleยป, e il vizio maggiormente responsabile dei fenomeni di scarsitร e dei conflitti conseguenti (a causa dellโimpatto negativo sulla disponibilitร dei beni). Rappresenta uno degli ostacoli piรน gravi alla liberazione dei poveri e a un autentico e ordinato sviluppo civile e sociale.
Ci sono troppe nazioni avare: ad esempio, quelle che potrebbero condonare il debito a paesi in attesa o in via di sviluppo (dai quali ricevono interessi onerosi), ma non intendono farlo preferendo continuare a perpetrare forme nuove di colonialismo.
Eโ avarizia lo sfruttamento delle risorse del creato a beneficio di una piccola minoranza di persone, incuranti delle sofferenze che ne derivano per le altre. Avarizia รจ anche conservare per sรฉ le conoscenze scientifiche e le possibilitร tecnologiche, ritenendole proprio monopolio.
Anche il rifiuto di dare il proprio contributo al governo del paese (magari solo attraverso il voto) รจ segno di avarizia e mancanza di senso di responsabilitร .
Il richiamo fatto da s. Paolo (gli avari non erediteranno il regno di Dio: 1 Cor 6,10) รจ piรน che mai attuale per i nostri giorni, nei quali le scorribande finanziarie, frutto perverso di una โglobalizzazione economicisticaโ, sono tese ad un enorme e ingiusto accumulo di denaro ad opera di avventurieri, senza etica di fronte allโignoranza di disavveduti risparmiatori, e desiderosi soltanto di intascare soldi.
Avarizia รจ tutto ciรฒ che concerne la sterile accumulazione di beni, ma non si limita al denaro e alle cose non necessariamente materiali. Essa non risparmia neppure i โbeni spiritualiโ: รจ avarizia anche lโassenza di generositร , la mancanza di amore, di solidarietร e di umanitร . E puรฒ riguardare il tempo, i servizi, la stessa vita spirituale.
Ne consegue che puรฒ definirsi avaro anche chi considera esclusivi, e non condivisibili i propri talenti e le proprie conoscenze. Questo tipo di avarizia, comโรจ ovvio, alligna piรน facilmente presso gli intellettuali.
Cโรจ, poi, lโavarizia di chi si attacca al proprio ruolo e ai propri impegni, ed รจ incapace di mettersi da parte e di lasciare posto ad altri. Si tratta di una cupidigia come amore per il possesso in sรฉ, che si esprime, appunto, con lโambizione, con la conquista e lโattaccamento a cariche ed onori.
Esiste, dunque, unโavarizia del proprio tempo, della propria intelligenza, delle proprie forze, dei propri compiti. Oggi soprattutto lโavarizia si esprime col โnegarsiโ: รจ il rifiuto della condivisione delle gioie e dei dolori, delle speranze e delle attese. Si tratta di un avaro che non nega la necessitร e i drammi (che pure avverte e conosce), ma nega a se stesso la possibilitร di intervenire (adducendo vane scuse: perchรฉ ha giร dato, perchรฉ ha famiglia, perchรฉ lavora e non ha tempoโฆ). Spesso questa avarizia non ferisce direttamente, cioรจ non rende infelici delle persone precise: ma contribuisce ad allargare lo spazio dellโinfelicitร nel mondo. ร lโavarizia di chi dissipa il meglio di sรฉ per tutta la vita.
ร avaro chi potrebbe dare compagnia a chi รจ solo, e non la dร . Potrebbe impegnarsi in un amore autentico, ma si accontenta di rapporti superficiali. Potrebbe generare dei figli e contribuire alla crescita dellโumanitร , ma evita di farlo pur avendo tutto ciรฒ che lo rende possibile, a cominciare dalle disponibilitร economiche.
Ma, per concludere, esiste anche una cupidigia legata alla pratica della religione, che si rivela con lโattaccamento a oggetti, segni, pratiche religiose e forme di devozione, quando questi, da mezzi che sono, diventano finalitร , e fanno perdere di vista il vero e unico Dio, riducendo la religione a superstizione.
In tutti questi casi รจ evidente che lโavarizia si puรฒ trovare tanto nei poveri quanto nei ricchi.
Molte volte, purtroppo, lโavarizia aumenta con lโetร . Infatti, invecchiando, si รจ posti di fronte al restringimento dellโorizzonte temporale di vita, e si reagisce intensificando lโaccumulo, per โpaura della fineโ. Ma puรฒ succedere anche il contrario. La prospettiva di una morte giร non piรน lontana, costringe a riflettere sulla inutilitร dellโaccumulo dei bene; e lโalibi per questo accumulo per assicurarsi un avvenire, si riduce sempre piรน.
Rimedi dellโavarizia
Chi vuole essere guarito dallโavarizia e dalla cupidigia deve innanzi tutto conoscerle bene, poichรฉ la conoscenza รจ il primo elemento della terapia. Quando ci si rende conto che questo male comincia a mettere radice nel nostro cuore, si รจ spinti a fare attenzione e tenersene lontani, cominciando col riflettere sulla vanitร degli oggetti perseguiti dalla cupidigia, e ricordando frequentemente che, come dice Gesรน, la vita dellโuomo ยซnon dipende da ciรฒ che egli possiedeยป (Lc 12,15), e che la sola vera ricchezza รจ Dio, Padre provvidente che sa di che cosa abbiamo veramente bisogno. Da lui abbiamo ricevuto la vita e con la vita tutto il resto. Ora, la vita รจ bene vissuta se donata. E questo comporta rinuncia allโaccaparramento. Criterio e punto di riferimento rimangono sempre le parole del Maestro: โchi non rinuncia a tutti i suoi averi, non puรฒ essere mio discepoloยป (Lc 14,33). E lโassicurazione che la vera ricchezza sta nella povertร di spirito cioรจ nel distacco dai beni, perchรฉ รจ essa che garantisce il possesso del regno di Dio: โbeati i poveri in spirito perchรฉ di essi รจ il regno dei cieliโ (Mt 5,3).
Per iniziare il cammino di liberazione bisogna cominciare con lโaccontentarsi di ciรฒ che รจ necessario e sufficiente per condurre una vita dignitosa; facendo ben attenzione ai falsi โbisogniโ, che spesso sono artificialmente e subdolamente indotti, creati ad arte dal sistema consumistico, che fa di tutto per eccitare la โbramosia del possessoโ. Tali bisogni non solo non sono โnecessariโ ma del tutto inutili e perlopiรน dannosi. Eโ bene ricordare spesso che รจ veramente ricco non colui che possiede molte cose, ma chi non ha bisogno di molte cose.
Eโ fondamentale riconoscere che nel disegno di Dio i beni di questo mondo sono certamente un bene, ma un bene che ci viene donato a beneficio di tutti, e che, in quanto tale, deve essere distribuito, come fanno tutte le creature che a questo disegno non si sottraggono: il sole trasmette la luce, il fuoco il calore, gli alberi i frutti, solo lโuomo avaro non vuole dividere con nessuno ciรฒ di cui si รจ impadronito e di cui si crede padrone assoluto ed esclusivo.
I veri rimedi allโavarizia sono la condivisione fraterna, la misericordia e la pietร , come analogamente lโantidoto dellโaviditร รจ la generositร , la filantropia e la sobrietร . Per san Tommaso allโavarizia si contrappongono in modo particolare la giustizia e la liberalitร : la prima agisce a livello della distribuzione (imponendo di non trattenere e conservare beni che spettano ad altri); la seconda interviene moderando il desiderio e lโamore per le ricchezze.
Sono le suddette virtรน che esprimono il cuore dellโautentica vita cristiana e le permettono di prosperare. Ma รจ lโelemosina, raccomandata piรน volte da Gesรน, che costituisce il rimedio per eccellenza perchรฉ lโavaro ritrovi la salute spirituale. Essa implica una condivisione spirituale, prima ancora che materiale. Una delle sue principali finalitร รจ proprio la guarigione di chi dona. Proporzionata ai mezzi del donatore, devโessere fatta in modo disinteressato, con liberalitร , senza calcolo e con gioia. Cosรฌ contribuisce a liberare lโuomo dalla sua insensibilitร e dalle forme di aggressivitร provocate dalle passioni, e gli permette di avere un atteggiamento libero di fronte al denaro e alle ricchezze terrene.
Va ricordato che serve a ben poco privarsi di qualcosa e fare qualche gesto di beneficenza, quando continua a sussistere nellโanimo la brama di possesso; per questo il radicale antidoto dellโavarizia รจ la conversione dei desideri, ossia lโesercizio per ristabilire il primato dellโessere sullโavere. I desideri vengono purificati dalla brama di possesso nella misura in cui vengono orientati alla ricerca del Regno, quindi al desiderio di Dio e del suo disegno che รจ la costruzione di una famiglia di figli e di fratelli.
Insomma, autentico e definitivo rimedio allโavarizia e alla cupidigia รจ una vera conversione a Gesรน Cristo, che solo puรฒ ribaltare i valori dellโuomo per riportarli in armonia con la volontร di Dio. Quello che ha fatto con Zaccheo, (cf. Lc 19,1-10) Gesรน lo puรฒ fare con tutti proponendosi innanzitutto come esempio. โDa ricco che eraโ, egli volle nascere, vivere e morire povero, ed รจ con la sua croce che ci guarisce dal nostro attaccamento ai beni terreni e ci salva da tutte le nostre cupidigie.
Se si converte lโavaro scoprirร che ciรฒ che egli cercava nellโaccumulo dei beni, si ottiene quando la vita si lascia plasmare dal dono, quando le cose non sono piรน tiranne, quando il cuore si รจ liberato dalla passione dellโavarizia e della cupidigia. Il passaggio dalla logica del possesso alla logica del dono ottiene ciรฒ che lโuomo desidera dalla vita, vale a dire la beatitudine. Giร a livello umano, felice รจ colui che si accontenta di quello che gli basta per vivere, per amare e perโฆservire!