L’io corrotto: la lussuria

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Intervento di P. Arnaldo Pigna nel Ritiro mensile sui vizi dell’avarizia e della lussuria, che si è svolto il 9 marzo 2024.

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LA LUSSURIA

La lussuria rimanda all’uso distorto del sesso considerato come puro strumento di piacere. E’ una deformazione profonda della dimensione sessuale che di sua natura esprime la vocazione della persona chiamata alla comunione nell’amore, e, considerando se stesso e l’altro come oggetto di piacere, si oppone ed esclude l’amore.

E’ stata descritta come passione ardente che divora, un fuoco acceso che non si spegnerà finché non sia consumata. Dice il Siracide che un uomo impudico nel suo corpo non desisterà finché il fuoco non lo divori (Sir 23,16).

Si tratta di una passione profondamente radicata nella natura sessuata dell’uomo, che riguarda tutti, nessuno escluso. In un racconto medievale si narra del diavolo che seppe scegliere con particolare cura un marito per le figlie, destinando a ciascuna di esse un tipo umano capace di apprezzarne le specifiche qualità: alla simonia spettò il chierico, all’ipocrisia il monaco, alla rapina il cavaliere, all’usura il ricco, alla vanagloria la donna, e così via. Alla fine restava la lussuria, alla quale il provvido e malizioso genitore riservò una sorte diversa da quella delle sue sorelle offrendola a tutti come prostituta.

Con questo aneddoto si vuole dunque mostrare come in tutti sia presente la radice nefasta di questo vizio capitale, riguardante l’abuso e il disordine nell’ambito della sessualità umana. Del resto san Girolamo aveva fatto notare come cedettero alla suggestione della lussuria anche i più santi, come Davide, e i più sapienti, come Salomone.

Come la gola è legata all’istinto di vita, così la lussuria è collegata all’istinto di riproduzione, che permette la sopravvivenza e la continuazione del genere umano. Però la sessualità umana è una realtà molto più complessa, enigmatica c interessante, poiché rinvia a quanto di più profondo, tipico, misterioso e vulnerabile vi è nella persona. Infatti essa richiama e coinvolge anche ciò che vi è di più vitale e caratteristico nell’uomo, cioè l’amore.

Non si deve mai dimenticare che la relazione sessuale possiede una molteplicità di valori al di là del congiungimento carnale caratterizzato dall’estro e dall’istintività. Si tratta di una molteplicità di elementi che va ben oltre il sesso inteso solo nella sua fisicità e biologicità. Tale molteplicità è espressa dall’eros (che comprende desiderio allusivo, passione, tenerezza, fascino) e soprattutto dall’amore nella donazione reciproca e nella comunione. Amare è perseguire il vero bene dell’altro/a, rispettandolo/a nella sua identità profonda, come persona, nella sua ineliminabile dignità di valore supremo della creazione.

La sessualità umana è istinto fisico, è eros, è amore. Ed è l’amore che dà pienezza e vero significato umano agli altri aspetti. Ogni attuazione di lussuria costituisce una forma diversa di distorsione, di storpiamento, di deformazione dell’amore. E’ un vizio che scardina e deforma i tre “livelli” coordinati del sesso, dell’eros, dell’amore; è un comportamento disordinato e sregolato attinente alla sessualità, e specificamente alla genitalità. Il corpo, proprio e altrui, è desiderato, voluto e utilizzato per il solo piacere, reso oggetto da consumo.

La lussuria si manifesta allorché il piacere sessuale che si traduce in soddisfazione fisica, prende il dominio, determina i comportamenti e si rifiuta di sottostare alle regole basilari della dignità propria e altrui. Tale vizio ingigantisce quando il “sesso” diventa il pensiero dominante o addirittura unico, e tutto è proteso al soddisfacimento del desiderio sessuale. Così le pulsioni istintive sfogano indisturbate la propria natura caotica, e travolgono la persona. Tale vizio, in un certo senso, riduce e frammenta l’uomo in pulsioni sessuali, lo acceca, lo svuota e lo aliena, imprigionandolo nel mondo confinato e chiuso della sua sessualità carnale, dei suoi istinti e dei suoi fantasmi.

In altri termini, la lussuria compie una “materializzazione” della persona umana e una “frammentazione” del corpo. L’altro viene ridotto a ciò che può rispondere al desiderio di godimento, cioè a strumento di piacere. Non più riconosciuto né rispettato nella sua alterità, l’altro viene annullato nel suo essere persona, considerato e trattato come cosa.

La lussuria ha molte sfaccettature e molteplicità di attuazioni: l’eros ridotto alla sola genitalità o piacere; l’eros degradato alla nuda sfera biologica; l’eros ricondotto a semplice strumento per la procreazione; l’eros trasformato in prodotto commerciale; l’eros convertito in merce di scambio; l’eros strumentalizzato per la pubblicità e vendita di prodotti commerciali; l’eros venduto, ferito, umiliato sulle strade della prostituzione e del sesso […]; l’eros smaltito e riciclato come si smaltiscono e riciclano i rifiuti organici.

Non c’è dubbio che alla sessualità umana è sottesa una complessa struttura. Molte forme di cosiddetta “liberazione sessuale” si sono rivelate e si rivelano ambigue e controproducenti, la via libera a qualsiasi forma di “carnalità istintiva”, caratterizzata dalla spontaneità e dall’immediatezza dell’uso, è chiaramente sterile e autodistruttiva. Purtroppo si prosegue su questa linea con il ripetersi di “esperienze”, spinti dall’illusione di poter così raggiungere la profondità di un incontro, mentre rimane lo squallore dell’accumularsi di egoismi, a volte privati anche del piacere.

Se la lussuria è per certi versi il più “facile” dei vizi, bisogna avvertire che nel volerla combattere è sempre in agguato anche l’aridità, cioè la repressione delle proprie pulsioni, talora compensate dall’indirizzare desideri ed energie verso altri obbiettivi. Spesso la polarizzazione delle proprie pulsioni verso altri obbiettivi, più che una sublimazione ed elevazione verso valori considerati più alti finisce con l’essere solo una inibizione che impedisce alla affettività di espandersi ed espone e, spesso, prepara forme deviate e deformate.

Non è raro imbattersi anche oggi nella svalutazione della corporeità, a forte tonalità puritana. Già nella tradizione pagana, e poi in quella cristiana, si è talora insistito sui danni che l’attività sessuale procura all’esercizio della ragione, e si è elaborato un modello ideale di sapiente capace, in nome dei piaceri dell’intelligenza, di rinunciare a quelli della carne. Bisogna resistere a facili illusioni.

La capacità virtuosa di rinuncia totale è un dono di grazia, e non sono molti quello che lo ricevono e, poi, lo coltivano.

Se guardiamo a tutta la questione in maniera più equilibrata, vediamo che sia la lussuria che dà via libera allo sfogo sessuale, sia la eliminazione del desiderio sessuale preso nel suo insieme, sembrano essere il duplice lato dello stesso problema: cioè la crisi e la disfatta delle relazioni con noi stessi e con chi vive accanto noi. Sì, perché anche la rinuncia radicale a qualunque attuazione della sessualità, può portare all’isolamento e alla chiusura in se stessi e, di conseguenza, alla impossibilità di stabilire autentici rapporti con gli altri.

L’equilibrio da raggiungere è delicato, ma non si conquista attraverso un’eterea astrazione dalla realtà concreta dell’essere umano, che è insieme sesso, eros, amore. Pertanto è lontano dalla genuina spiritualità cristiana uno spiritualismo disincarnato che disprezzi corporeità e sessualità.

E’ certo, in ogni caso, che il lavoro fondamentale per una rettificazione e dominio dell’istinto, comincia con la purificazione dello spirito, del cuore. A riguardo il Signore è molto esplicito. Tutto nasce dal cuore dell’uomo.

In fondo il corpo è il modo di essere e di esistere in questo mondo dello spirito dell’uomo che è, appunto, spirito incarnato. E’ questo spirito che anima il corpo e lo rende umano, e questo sia nel senso positivo che in quello negativo. Ciò significa che se il corpo “si comporta” bene lo deve allo spirito che lo anima, ma lo stesso vale se si comporta male. Il vizio della lussuria, come quello della gola, è particolarmente legato al corpo, ma il corpo è umano e vivo perché reso tale dall’anima che è il suo principio vitale. Senza l’anima il corpo sarebbe un cadavere e senza l’anima spirituale il corpo sarebbe solo animale. La vita del corpo è legata e tutta dipendente dall’anima che lo informa, dunque anche le sue espressioni vitali, siano esse positive o negative, sono legate e dipendono dall’anima. Se ne conclude che all’origine c’è sempre la causalità della dimensione spirituale, e che una espressione negativa della carne è conseguenza e partecipe di una negatività e deficienza dell’anima. Anche se appare come peccato del corpo, la lussuria però nasce dal cuore, e va combattuta a partire dal cuore, dalla mente.

Il fascino dell’immagine ha la violenza di un fuoco che divampa, e talora sembra che il piacere sia più forte nella mente che nell’atto. Si inizia a essere preda della lussuria quando c’è lo sguardo vorace, che è già un acconsentire alla tentazione (cf. Mt 5,28). La lussuria, dice s. Agostino, «non è il vizio dei corpi belli e attraenti, ma dell’anima perversa».

È la parola di Gesù che ha reso coscienti gli autori cristiani che la lussuria intacca e perverte il cuore e che essa è, prima di tutto, “vizio dell’anima”. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, adultèri, avidità, dissolutezza (Cf. Mc 7,21-22). Per questo tale pulsione disordinata richiede una lotta interiore tesa essenzialmente alla purificazione del cuore.

La concupiscenza, per la quale gli uomini vengono condotti al peccato, non è solo concupiscenza sessuale. C’è infatti la concupiscenza, o desiderio disordinato, anche di altre cose come, ad esempio, il cibo, il potere, la gloria ecc. Ma la concupiscenza carnale, molto più di quanto accade per altre forme di concupiscenza, comporta un’inversione dei rapporti tra corpo e anima, stabiliti da Dio nella creazione. E la pena inflitta all’uomo dalla concupiscenza carnale non consiste solo nell’indipendenza di una parte del corpo dal governo dell’anima. Si tratta, piuttosto, del dominio che gli impulsi del corpo possono esercitare sulle attività dell’anima.

La tradizione pone questo vizio in stretto rapporto con la gola, gli eccessi del cibo e la smodatezza del bere rendono fragile la vigilanza, allentano i freni inibitori, inducono desideri lascivi, portano a compiere atti sessuali disordinati. La lussuria «prenderà la sazietà come alleata per la lotta». (Evagrio Pontico)

Da alcuni autori del passato è stato sottolineato il fatto che nella lussuria sono coinvolti i cinque sensi del corpo umano: ciò avviene attraverso una progressione che comincia in genere con la gola, passa attraverso la vista, l’odorato e l’udito, e si conclude nel tatto.

Però -come abbiamo già notato- il luogo in cui la passione della lussuria ama nascondersi è il “cuore”. E lì che vengono concepite immagini che accendono i desideri. Poi, attraverso un coinvolgimento dei sensi, la lussuria tende a strumentalizzare il corpo, e quindi la persona.

Come regola per la morale sessuale si dice che bisogna agire secondo natura cioè nel rispetto della finalità biologica della funzione sessuale che, oltre al complemento della coppia, è la riproduzione della specie e l’educazione dei figli, e questo suppone anche la stabilità della coppia stessa, cioè una unione legittima durevole. Per cui qualunque atto che si oppone a questo scopo sarebbe disordinato. Bisogna, però, aggiungere che “nella valutazione morale della sessualità ci si può sì appellare alla natura, però la natura “fonte di norme morali” è la “natura dell’uomo”, il suo essere spirituale e corporale insieme, personale e sociale, storico e trascendente. La “natura umana” non si identifica affatto con la “natura animale”. La natura dell’uomo è corpo, anima e spirito, in ordine ascendente, dove lo spirito, come capacità di conoscere, volere e amare, costituisce il culmine perfettivo e unificante.

La grandezza (excellcntia) dell’uomo consiste soprattutto nel suo intelletto e nella sua volontà come capacità di decidere e di volere il bene. E l’intelletto non serve solo per ricercare le leggi biologiche quasi fossero esse la norma del suo comportamento morale, ma ha piuttosto una funzione ordinatrice di se stesso. Quindi ogni riferimento alla “natura biologica dell’uomo ha senso solo nella misura in cui essa entra a dare corpo alle leggi spirituali dell’amore. Ne segue che la “legge naturale” cui si fa riferimento come norma di comportamento morale è la legge dell’essere globale dell’uomo, e non certo della natura infra-umana.

Bisogna riconoscere il carattere di originalità e di specificità che differenzia la sessualità umana da quella puramente animale; il fatto, cioè, di diventare nell’uomo “linguaggio dell’amore”. Essa è la incarnazione nel corpo della vocazione fondamentale della persona che è la comunione nell’amore. E’, dunque, il riferimento all’amore che dà significato umano alla sessualità. La sessualità umana è veramente tale (cioè umana e non solo animale) solo quando è espressione e veicolo di amore In tal modo la morale sessuale viene ricondotta al valore e all’efficacia costruttiva e umanizzatrice propria dell’amore. Non si tratta più di limiti imposti dal di fuori ma da esigenze che nascono dalla sua stessa logica interna, dalla “natura personale” dell’uomo.

In definitiva ogni forma di lussuria può essere valutata come un atteggiamento fondamentalmente “filautico”, cioè egoista. Infatti imprigiona l’uomo nel mondo confinato e chiuso della sua sessualità carnale, dei suoi istinti e dei suoi fantasmi. Non rispettando l’amore non rispetta la persona. In verità, la lussuria può essere come l’ingordigia: chi vi si abbandona si prostra davanti all’idolo del piacere sessuale che lo ossessiona, e ne diventa schiavo.

Conseguenze della lussuria

Nelle sue forme esasperate la lussuria aliena la libertà. Infatti purtroppo la ricerca ossessiva del piacere sessuale genera dipendenza. Sottoposta alla “tirannia” delle tentazioni, l’anima viene facilmente soggiogata dal peccato di lussuria; davanti agli occhi e allo spirito c’è solo un oggetto e un solo scopo: il piacere da raggiungere con ogni mezzo, come la mercificazione del corpo per mezzo la prostituzione, la menzogna, lo stupro, la pedofilia. «Si intuisce dunque che l’uso della sessualità, quando manca di limiti e criteri di discernimento, può manifestare un eccesso e una forza devastanti».

Purtroppo la lussuria distrugge l’integrità della persona. Valeva una volta e vale ancor più oggi; la esplosione pirotecnica di sessualità, che non è mai integrata da un tessuto di passione, di tenerezza, di vero eros e, naturalmente, di amore, alla fine ha come approdo la solitudine. Il grande mercato del sesso imbandito dalla pornografia virtuale o cartacea, esaltata da un’offerta esasperata ed estenuante, produce non la sazietà che colma lo spirito, ma la nausea che genera anoressia comunicativa. Quando il corpo, proprio ed altrui, è ridotto a puro oggetto e strumento di piacere non è più capace di autentica comunicazione. La distruttività del vizio sta nell’incapacità di amare c di ricevere amore. Ed una persona che ha perduto la capacità di accogliere e dare amore è, in un certo senso, una persona già morta.

Infine, poiché può essere causa di sterilità o di emarginazione, di risse e contese, di omicidi e perfino di guerre – come afferma san Tommaso – la lussuria costituisce un attentato al bene comune di tutto il genere umano.

Rimedi della lussuria

La terapia della lussuria è particolarmente difficile. La lotta contro lo spirito della fornicazione «è destinata a durare più a lungo delle altre, è insistente e a pochi è concesso di superarla completamente», diceva Giovanni Cassiano. Presupposto fondamentale di tale lotta è la convinzione che soltanto quando l’anima cessa di “servire il corpo”, questo cessa di essere “carne” (vale a dire: oggetto e strumento del desiderio eccessivo e disordinato) per tornare a essere solo corpo. Pertanto, o l’essere umano domina le proprie passioni, oppure si lascia dominare da esse, diventandone schiavo.

Va innanzitutto evitata ogni banalizzazione della sessualità, ridotta alla genitalità e intesa come un’attività fisiologica al pari di tante altre. La persona è costituita sessuata in tutto il suo essere, ed è chiamata ad esprimere, valorizzare e realizzare se stessa nella sua natura maschile o femminile vivendo secondo la propria vocazione, nel proprio stato di vita.

Il rimedio radicale alla lussuria è il suo opposto cioè la virtù della castità che è l’integrazione riuscita della sessualità nella persona, e di conseguenza indica l’unità interiore dell’uomo nel suo essere corporale e spirituale. Essa conferisce trasparenza e autenticità alle relazioni umane, permettendo alle persone di riconoscersi nel rispetto vicendevole. Data la sua importanza vi dedicheremo in seguito una attenzione particolare.

Per ora basta ricordare che combattere la lussuria conquistando la castità costituisce una battaglia che si combatte e vince non alzando muri di separazione dal mondo, ma con la vigilanza del cuore, con la custodia da pensieri, immagini e desideri che possono essere veicoli di impurità. Non procedendo settorialmente, ma con un approccio globale e integrale. La castità è un impegno, ma soprattutto un dono, una grazia, un frutto dell’opera dello Spirito.