L’intervista di Papa Francesco a Radio Renascenca

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Immigrazione, accoglienza, una Chiesa aperta anche se incidentata, l’Europa “madre” e non “nonna”: sono solo alcuni dei temi che Papa Francesco ha affrontato nella sua conversazione trasmessa dall’emittente portoghese, “Radio Renascenca”.

Qui il file mp3 dell’intervista (lingua originale) – fonte

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Un lungo colloquio dal tono confidenziale nel quale Papa Francesco ripercorre i pilastri del suo magistero e allo stesso tempo confessa le emozioni provate appena eletto al soglio pontificio e racconta la quotidianità. E’ densa di argomenti l’intervista rilasciata nei giorni scorsi all’emittente portoghese “Radio Renascenca”, in occasione della visita ad Limina dei vescovi del Portogallo.

[ads2]Giovani e catechesi
L’intervista, iniziata con il ricordo di Francesco di un collega portoghese del padre – Adelino, “una brava persona” – prende spunto proprio dalle due indicazioni suggerite dal Papa ai presuli lusitani: la cura delle catechesi e l’attenzione ai giovani. “Un giovane va accompagnato con prudenza – afferma il Papa – parlando nel momento opportuno”, va cambiata la metodologia: “La catechesi è la dottrina per la vita e, pertanto, deve avere tre linguaggi, tre idiomi: quello della testa, quello del cuore e quello delle mani” ovvero pensare, sentire e fare ciò che sente”.

Papa Francesco e Fatima
Desiderio di Francesco è visitare Fatima in occasione del centenario delle apparizioni della Madonna. Un appuntamento che i portoghesi attendono con trepidazioni e a loro il Papa raccomanda di pregare come chiede la Vergine, di prendersi cura della famiglia, di osservare i comandamenti: “Si manifesta ai bambini – aggiunge Francesco – è curioso che sempre si manifesta alle anime semplici”.

L’emergenza immigrazione
Immancabile il riferimento alla più stretta attualità con l’emergenza immigrazione sulla rotta balcanica. “E’ la punta di un iceberg”: afferma il Papa, “è povera gente che fugge dalla guerra, che scappa dalla fame: “La causa dominante è un sistema socioeconomico cattivo, ingiusto perché, parlando anche del problema ecologico, della politica, il centro non è più la persona. Il sistema economico dominante mette al centro il dio denaro, è l’idolo di moda”.

Pertanto è necessario andare alla causa, dove c’è fame bisogna creare lavoro, investire; se è la guerra bisogna cercare la pace e lavorare per la pace. “Oggi il mondo è in guerra contro se stesso – aggiunge il Papa – una guerra a pezzi” che sta distruggendo la terra, “la casa comune”.

Forte la denuncia di Francesco delle strumentalizzazioni, dell’interpretazione ideologica rispetto al fenomeno migratorio. Di nuovo il Papa mette in luce la situazione dei Rohingya cacciati dal loro Paese, il Myanmar, e da quello nel quale arrivano, la Malesia.

L’accoglienza
Bisogna accogliere come accadde a lui e alla sua famiglia in Argentina, una nazione che non è scivolata nella xenofobia ma ha aperto le sue porte. La stessa richiesta fatta da Francesco alle parrocchie, ai conventi e monasteri chiamati ad ospitare una famiglia. “Quando dico che una parrocchia deve accogliere una famiglia, non intendo che per forza – aggiunge il Papa – debbano andare a vivere in canonica, ma che la comunità parrocchiale cerchi un posto, un angoletto per fare un piccolo appartamento o, nel peggiore dei casi, si organizzi per affittare un appartamento modesto per quella famiglia, ma che abbiano un tetto, che vengano accolti e vengano inseriti nella comunità”.

Per il Papa, che ha chiesto anche alle due parrocchie in Vaticano di accogliere due famiglie, pure le congregazioni religiose devono fare attenzione alla tentazione del dio denaro. Se si guadagna nell’accoglienza – afferma – bisogna pagare le tasse. L’altro invito, dinanzi all’emergenza lavorativa, è di risvegliare la vocazione educativa tipica di alcune congregazioni, creare corsi, “scuole di emergenza” dove i giovani possano imparare un mestiere che consenta di trovare un lavoro anche temporaneo. Centrale in tal senso è la figura di Don Bosco, padre di un innovativo sistema educativo.

L’Europa madre e non nonna
Francesco, nel suo colloquio, punta il dito anche contro la “cultura del benessere”, diffusa soprattutto in Europa, che porta a non fare figli e a lasciare gli anziani soli. “La grande sfida – afferma – è tornare ad essere la madre Europa e non la nonna Europa”. Esempi incoraggianti sono Paesi come l’Albania e la Bosnia Herzegovina, che lui stesso ha visitato, Paesi usciti dalla guerra e che sono “un segno per l’Europa”. Ed è dalle sue radici cristiane, il cui mancato riconoscimento fu uno sbaglio, che l’Europa deve ripartire perché “capace di riconquistare la sua leadership nel concerto delle nazioni”. ”L’Europa non è ancora morta, ha una cultura eccezionale, può indicare la strada”. Papa Francesco confida soprattutto nelle nuove generazioni di politici ma “c’è un problema globale che è la corruzione a tutti i livelli”.

L’educazione asettica
Sull’ondata di individualismo che ha portato a credere che la libertà è fare ciò che si vuole, che “la felicità è non avere problemi” Francesco suggerisce un’altra strada che si allontana dalla noia di una vita facile per abbracciare l’imprevisto e il rischio. “Il rischio – spiega – è proporre sempre mete. Per educare, bisogna usare tutti e due i piedi: avere un piede ben appoggiato per terra, e con l’altro fare un passo in avanti per cercare di appoggiarlo, e quando l’ho appoggiato, alzare l’altro e così via… questo è educare. È rischiare. Perché? Perché magari inciampo e casco. Ebbene, ti alzi e prosegui”.

Chiesa incidentata
Anche la Chiesa – suggerisce il Papa – deve assumersi dei rischi, uscendo. Se si vive chiusi in se stessi, si rischia di ammalarsi, si può andare incontro ad “una Chiesa rachitica, con norme fisse, senza creatività, assicurata ma non sicura. Quindi tra una Chiesa inferma e una Chiesa incidentata preferisco quella incidentata perché è almeno in uscita”.

L’elezione a Papa
“E’ per questo che è stato eletto Papa”: chiede l’intervistatore. Francesco risponde sorridendo che la questione va girata allo Spirito Santo.

Giubileo della Misericordia
Grande le attese del Papa per il Giubileo della Misericordia che si aprirà il prossimo 8 dicembre. “Che vengano tutti, che vengano e sentano l’amore e il perdono di Dio”. E’ questo il desiderio di Francesco che, riferendosi alla lettera indirizzata a mons. Fisichella, nella quale si raccomandava il perdono anche per peccati come l’aborto, e i due Motu proprio sulle dichiarazioni di nullità matrimoniale, il Papa afferma che sono documenti nati “per semplificare, facilitare la fede alla gente affinché la Chiesa sia madre”. Preghiere vengono poi chieste dal Papa per il prossimo Sinodo sulla famiglia che “è in crisi, i giovani non si sposano” perché domina la cultura del provvisorio e non del “per sempre”. Richiamando Benedetto XVI, Francesco ricorda che chi ha contratto un secondo matrimonio non viene scomunicato ma va integrato nella vita della Chiesa.

La vita quotidiana del Papa

Ricordando la sua elezione, Francesco racconta che si preparava alla pensione, che aveva già prenotato il volo di ritorno per celebrare la messa della Domenica delle Palme a Buenos Aires, che già era pronta la sua omelia e l’aveva lasciata nel suo studio. “Non ho mai perso la pace – dice il Papa – la pace è un regalo di Dio. E’ un regalo che Dio mi ha dato, qualcosa che nemmeno immaginavo, anche per la mia età”
Francesco confessa che gli manca la libertà di uscire, anche se è andato dall’ottico, come accadeva a Buenos Aires ma il contatto nelle udienze del mercoledì lo aiutano molto. Sulla sua popolarità scherza poi facendo riferimento a Gesù: “A volte mi chiedo – dice il Santo Padre – come sarà la mia croce, come è la mia croce, perché le croci esistono, non si vedono, ma esistono. E anche Gesù, in un momento, era molto popolare, ma finì come finì. Cioè, nessuno può comprare la felicità mondana. Io, l’unica cosa che chiedo al Signore è che mi conservi la pace del cuore e che mi conservi la Sua grazia, perché fino all’ultimo momento uno è un peccatore e può rinnegare la Sua grazia. Mi consola una cosa: San Pietro commise un peccato molto grave: rinnegare Gesù. Dopo, però, l’hanno fatto Papa”

Infine Francesco ammette di confessarsi ogni 15- 20 giorni, che morirà dove Dio sceglierà che accada, senza indicare una preferenza, di “dormire come un sasso”, che corre solo se c’è molto lavoro da fare e che la sua idea di eternità è cambiata nel tempo: “Quando ero più giovane, l’immaginavo più noiosa. Adesso penso che è un Mistero di Incontro. È quasi inimmaginabile, ma deve essere molto bello incontrare il Signore”.