Leone

583

Siamo come leoni in gabbia, rinchiusi ma con la voglia di ruggire liberi.
Mascherando la nostra tristezza, ci affacciamo ai balconi per gridare al mondo quanto siamo forti, per poi rientrare in casa più impauriti di prima.

Il leone è da sempre il simbolo della forza e del coraggio. Il re della savana, in tutte le culture e religioni, è figura di forza invincibile, potenza e maestosità che affascina e intimorisce nello stesso tempo: «Tre esseri hanno un portamento maestoso, anzi quattro sono eleganti nel camminare: il leone, il più forte degli animali, che non indietreggia davanti a nessuno; il gallo pettoruto il caprone e un re alla testa del suo popolo» (Pr 30,29-30).

Nella Bibbia assume diversi significati. Oltre ad essere simbolo di morte e di vita, esso diventa figura della potenza dei popoli (Gen 49,9) e della maestà di Dio. Con l’immagine del leone è descritto l’assoluto dominio del Signore nella storia: «Io sarò come un leone per Efraim, come un leoncello per la casa di Giuda. lo farò strage e me ne andrò, porterò via la preda e nessuno me la toglierà » (Os 5,14-15). Il suo ruggito è metafora della potenza della parola di Dio: «Il Signore ruggisce da Sion e da Gerusalemme fa udire la sua voce» (Am 1,2); richiamo che incute, intimorisce e invita alla conversione: «Ruggisce il leone: chi non trema? Il Signore ha parlato: chi può non profetare?»(Am 3,8).

Nei salmi rappresenta il dolore umano, le persecuzioni e l’esperienza della morte: come non pensare al profeta Daniele condannato alla fossa dei leoni? Essere gettato in pasto alle belve, indica la situazione estrema di morte che sembra inghiottire chi ne fa esperienza. Forse anche noi stiamo facendo conoscenza di morte rinchiudendoci nelle nostre paure. Ma questo tempo ci chiede di fare silenzio! Tacere per ascoltare il ruggito di Cristo: «Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede» (1Pt 5, 8-9). È un tempo per ascoltare, per aprire la Scrittura e nutrirci della sua Parola. Anche l’arte ha utilizzato questa figura per indicare diverse esperienze della vita. Tutti noi, almeno una volta, abbiamo visto dei leoni scolpiti in un portale in atteggiamento di guardia.

In queste sculture c’è un profondo significato teologico. A tal proposito voglio presentarvi un particolare della colonna per il cero pasquale della cattedrale di Salerno. Nel basamento sono scolpiti quattro piccoli leoni rampanti. In questi è possibile leggervi un’antica leggenda, secondo la quale i leoncini, appena nati, restano immobili per tre giorni in un sonno profondo. Essi vengono svegliati dal ruggito paterno: «Svegliati, o tu che dormi, e Cristo t’illuminerà» (Ef 5,14). Il leone padre giungendo dopo tre giorni sarebbe immagine di Cristo resuscitato dal sepolcro. In questo richiamo è possibile riconoscere sia l’annuncio del Vangelo, sia la voce della Chiesa, che in questi giorni ricordano che «è ora di svegliarsi dal sonno» (Rm 13, 11).

A cura di don Bartolomeo de Filippis – Su Facebook

#EVITIAMOOGNICONTAGIOTRANNEQUELLODELLABELLEZZA!