Il viaggio nella scrittura ascoltata, pregata, vissuta è un viaggio di resurrezione.
Il lettore quando la lettura è pubblica deve leggere bene e in questo modo fa risorgere dallo scaffale e dall’oblio, il LIBRO, in questo caso La Bibbia.
Gli dà vita prendendolo in mano, guardandolo, sfogliandolo, leggendolo, ascoltandolo e amandolo. Lo restituisce alla vita. Quando noi personalmente (lectio divina personale) prendiamo il Libro e apriamo la pagina, o quando noi comunitariamente (nell’assemblea domenicale) apriamo la pagina e diciamo “Parola di Dio”, “Parola del Signore”, noi in quel momento stiamo compiendo un gesto di Resurrezione. Di chi? Della pagina e di chi parla dentro la pagina.
Noi leggendolo diamo vita al Libro, che diversamente rimane nella polvere degli scaffali. Solo la lettura personale o comunitaria lo fa vivere.
Nel contempo, la parola ascoltata fa vivere coloro che la ascoltano, li fa risorgere. Il “tu” che viene personalmente e comunitariamente incontro nel Libro, emerge dalla pagina come parola di vita. Ci fa risorgere a vita nuova. Ecco allora questo rapporto che è un’ uscita dal sonno in cui ci troviamo e ci risveglia e ci introduce in orizzonti di pensiero di sentimento e di comportamento inediti. Con i suoi messaggi di sapienza, che rendono lucido il pensare, il sentire e l’agire, in breve, il VIVERE. Dalla Parola che ascoltiamo emergono novità, emergono uomini nuovi. Allora ecco la prima idea semplice: NOI DIAMO VITA AL TESTO, IL TESTO DA’ VITA A NOI.
E’ UN VIAGGIO DI RESURREZIONE. Ecco che anche quando la domenica ci incamminiamo per la celebrazione, se ci chiedono dove andiamo possiamo dire: “VADO A DAR VITA PER RICEVERE VITA”. E’ un viaggio di libertà, parlo del leggere la pagine biblica, ove LEGGERE EQUIVALE A ELEGGERE. E’ un evento di elezione: eleggo di incontrare una parola che abbia a eleggere noi stessi come persone e come comunità. Dove vai? Vado a leggere ciò che ho eletto di leggere. Questa parola che ho eletto di leggere mi inizia alla conoscenza ineffabile di me stesso, mi inizia alla conoscenza ineffabile del senso della vita, del senso dell’universo, alla conoscenza ineffabile di Dio, che in Cristo Parola elegge di dirmi una Parola che mi rende libero. Dobbiamo pensare che “libro” in latino si dice “liber” e “libero” in latino si dice “liber”: il libro mi rende libero. Infatti la prima cosa che fanno i detentori del pensiero unico, esclusivo ed escludente, i detentori del mondo, è bruciare le biblioteche, bruciare i libri, bruciare il pensare, perché hanno paura degli uomini liberi e di chi e di che cosa li rende liberi.
Quando la domenica andiamo a prendere la Eucarestia, andiamo a scuola di libertà, andiamo a scuola di Resurrezione. Ed è lì che nasce anche l’identità ecclesiale: la Chiesa è la figlia della Parola, è l’insieme degli uomini e delle donne chiamati dalla Parola a diventare figli della Parola, se vogliamo, della Sapienza, perché la Parola rende sapienti. Chiamati e illuminati circa il cosa fare, cioè vivere secondo il Vangelo, e illuminati anche circa il nostro futuro. I figli della Parola che vivono secondo il Vangelo sono eterni. Ecco allora cosa vuol dire ridare il primato all’ASCOLTO, in un tempo come il nostro in cui si dà il primato al visivo, al paradigma ottico, alle apparizioni, alla ricerca dei miracoli, a scapito del primato dell’ascolto della Parola. A questo proposito è importante ridare il giusto valore all’orecchio. Nella tradizione ebraico-cristiana l’orecchio era la patria dell’uomo; mi genera ciò che ascolto. Stare molto attenti a ciò che ascoltiamo perché questo determina il nostro pensare, il nostro vivere. Noi nasciamo dall’ascolto e l’udito ci rende veggenti, la parola che personalmente e comunitariamente ascoltiamo ci rende veggenti. Vedo me stesso, vedo il mondo, vedo il futuro alla luce della parola.
“Il nostro unico modo di vedere è ASCOLTARE” (MONTALE). L’ascolto apre gli occhi ed è qui che si pone il come ascoltare . L’ascolto con l’udito, l’ascolto ruminato della Parola. Nell’episodio di Marta e Maria, Gesù a Maria che era accovacciata ai suoi piedi ad ascoltarlo dice “ha scelto la parte migliore”. Ha scelto il giusto punto di partenza. Ed ecco allora questo equilibrio che viene da tutta questa tradizione, l’equilibrio di una vita cristiana, unitaria. Si narra che le colonne segrete del mondo, quelle che sorreggono il mondo, nascoste al mondo, sono le creature della parola ascoltata, della parola pregata, della parola vissuta. In questo sta l’esperienza credente. Noi siamo incontrati da una Parola, nel segreto della casa (lectio divina personale), nel pubblico del cenacolo (la parola proclamata domenicalmente). Questa parola ci incontra, ci fa risorgere a vita nuova, ci rende liberi, liberi dagli idoli, liberi dagli assoluti, liberi di essere figli in rapporto al Padre, fratelli non nemici, non lupi, non volpi in rapporto all’altro, custodi e non devastatori in rapporto al creato. Liberi persino dal primato della morte, eredi del Regno. Questa Parola vilipesa, umiliata, prostrata oggi. Tocca a noi stare attenti e prendere coscienza che c’è una Parola che ci può essere salvezza, resurrezione, se la ascoltiamo in maniera compiuta. C’è un tempo per ascoltare la Parola , c’è un tempo per pregare la Parola (quando diciamo “rendiamo grazie a Dio” questa è la parola pregata, o quando diciamo “lode a te o Cristo” è parola lodata). Quando chiediamo pietà al Signore; quando prego lo Spirito di darmi sapienza per capire la Parola o per darmi forza per vivere la Parola.
Sarebbe bene anche che la domenica la liturgia penitenziale e la liturgia della intercessione, fossero modellate sull’ascolto della Parola di domenica dopo domenica. Allora invoco perdono alla luce della parola; ringrazio e chiedo intercessione alla luce della parola. Allora si diventa anche dei piccoli laboratori di liturgia. Allora ecco questo ascolto ordinato: parola ascoltata, parola pregata, parola vissuta. La preghiera sta in mezzo: prima vi è l’ascolto, poi vi è la preghiera (grazie per questa parola, lode a te per questa parola, dammi luce perché possa capire e vivere la parola…), in terzo luogo c’è il vivere la parola. Le tre cose vanno messe insieme. Queste sono le colonne segrete della storia, conservano il mondo in questa maniera. Ed è qui che nasce il problema del come leggere la parola attraverso un metodo che si chiama lectio divina. La lectio divina personale, la lectio divina comunitaria e la lectio divina liturgica.
Alcuni consigli :
Bisogna armonizzare il cenacolo, la chiesa, con la cella, quella che Matteo chiama la “stanza”: quando preghi chiudi la porta a chiave. Sarebbe bene anche in casa creare quello che la tradizione russa chiama ” l’angolo della bellezza” che consiste nel fare un posto, dare un posto a una icona, magari una icona della Vergine che porge il bambino e accanto o sotto all’icona il leggio e il Libro aperto al Vangelo del giorno con accanto un piccola luce. A voler dire che in casa mia c’è posto per l’Altro e la sua Parola che sono luce a questa casa. Lasciando aperto il Libro sul Vangelo del giorno sappiamo che siamo in comunione con milioni di persone, perché quel giorno milioni di persone nel mondo leggono la stessa Parola, per cui siamo un frammento in comunione con il tutto ecclesiale. Che cosa sono la comunione dei santi e la comunione delle cose sante? Siamo entrati in un tempo in cui di Chiesa è rimasto poco, ma il Cristianesimo che nasce sarà un cristianesimo mistico, un cristianesimo fondato sull’ascolto di una Parola mistica. Questo angolo della bellezza sta a significare che quello che i miei occhi vedono, cioè l’icona, il bambino, quello che Maria e la Chiesa mi donano è il Signore il quale mi parla, il quale ci parla attraverso il Vangelo. E’ bello in famiglia leggerlo insieme il Vangelo del giorno, senza preoccuparsi di cosa dicono i figli, l’importante è che vedano, perché l’evengelizzazione dei figli avviene così; vedono che quel Volto e quella Parola sono importanti per la nostra vita. Questo è già raccontarglielo. Anche prima di andare a lavoro magari leggo tre righe e questo amico di luce mi dice e questa Parola mi accompagna.
Questo è l’apparato della lectio divina personale. E’ molto bello che anche amici non credenti che frequentano la casa finiscono per tenere a questo angolo della bellezza. Quello che prima veniva considerato un atto pietistico, oggi viene considerato un atto di alta libertà e alto significato, per cui questi amici ci tengono a sapere che vanno in casa di persone per le quali quel Volto è amico e quella Parola è luce.
Qui torniamo all’essenziale: dobbiamo dircelo che veramente Gesù di Nazareth e il Vangelo sono i determinanti il nostro modo di pensare, di sentire e di vivere. Determinanti una vita bella, una vita ricca di senso, inedita, che canta al cielo, che tende la mano alla terra, che custodisce un fiore che aspetta cieli nuovi e terra nuova. E’ una bella visione di vita. Quando qualcuno ci chiede se sarà vero o sarà illusione, diciamo che almeno una cosa possiamo dirla insieme “è bello”. Noi bisogna recuperare questo senso profondo e quindi questa lectio, che poi diventa la lectio comunitaria nel grande cenacolo domenicale. La grande proclamazione, colui che parla a noi personale e a noi famigliare, diventa la parola rivolta a noi comunitario.
Ci dobbiamo chiedere se in casa abbiamo IL VOLTO, abbiamo IL LIBRO, se sono insieme e se sono fatti vivere, aperti e letti, sapendo che ci fanno vivere e vivere secondo orizzonti alti.
Allora questo aiuta anche a immaginare la nostra casa. Dio bussa, perché Lui chiede sempre il permesso, e se gli apriamo lui viene; all’ospite cosa facciamo? Gli prepariamo un posto e lì ha qualcosa da dirci. La domenica poi ci chiama nella casa comune e lì ha una Parola da dirci, di Resurrezione e di vita. A questo punto nasce il problema: come leggo? Non è una cosa astratta, la nostra vita dipende da ciò che ascoltiamo, e all’interno di una molteplicità di messaggi è importante avere un criterio di discernimento, il valutare le parole, il soppesare le parole. Il discepolo di Gesù ha questo criterio di discernimento della Parola del Vangelo, che è una luce che ci dà fiuto, capacità di valutare, per cui bisogna dare spazio e tempo a questo ascolto. In un momento dove non abbiamo più tempo, va trovato. C’è un tempo per l’ascolto della Parola e del suo messaggio. Bisogna trovare questo tempo personalmente, famigliarmente ed ecclesialmente. Se mi accorgo che questo tempo mi rende una creatura ricca di discernimento, il tempo lo trovo. La Parola viene a noi e ci chiede preliminarmente un attimo di SILENZIO. Noi siamo appendice del rumore, mentre bisogna ricreare un tempo e uno spazio di SILENZIO, per rientrare in se stessi, per liberarci dalla molteplicità delle immagini, dei pensieri. Il SILENZIO è dunque un preliminare fondamentale, magari accompagnato da una breve invocazione “vieni Spirito Santo a illuminarmi con questa Parola, donami di capirla”. A quel punto inizia la lettura. Quando abbiamo appuntamento con qualcuno a cui teniamo abbiamo dei movimenti interiori, ci predisponiamo in ordine…questo è L’INCONTRO. E’ la qualità dell’incontro. Allora la Parola si apre a noi in quella pagina che magari è il vangelo del giorno o quello domenicale. Deve essere una lettura non frettolosa perché le parole non scivolino via come acqua su pietra. Una lettura attenta ai messaggi e alla lettura succede la meditazione, la ruminazione del brano. Il termine “ruminatio” è stato inventato dai monaci medioevali per questa ragione, perché osservando le mucche al pascolo notavano come su un ciuffo d’erba ci stessero mezza giornata, ruminandolo a ripetizione. Come la mucca così noi: sta sulla Parola della Bibbia mezza giornata…
Quindi quella Parola dall’ascolto al cuore; il cuore la rumini, la mediti, è Parola di vita, di luce ha tante di quelle sfumature che chiedono attenzione.
La tradizione francescana, invece, della Parola ascoltata tratteneva poi quel nucleo che l’aveva particolarmente colpita e lo meditava anche durante la giornata. E’ un lettura interiorizzata, la meditazione. Il messaggio viene accolto e approfondito. Alla meditazione segue la contemplazione: guardo il volto dell’icona e gli dico GRAZIE o gli dico niente, ma lo contemplo: questa è una forma alta dell’amore. Del resto anche nell’amore fra un uomo e una donna ci sono momenti di contemplazione.
La contemplazione diventa poi preghiera: rendiamo grazie, dacci forza, dacci sapienza per capire, dacci perdono perché noi siamo costitutivamente traditori della Parola.
E alla contemplazione/adorazione (dove adorazione vuol dire che mi metto la mano alla bocca e mando un bacio) segue L’AZIONE.
Dall’ASCOLTO ALLA MEDITAZIONE, CONTEMPLAZIONE, PREGHIERA E POI ALL’ AZIONE: la Parola va anche vissuta.
Maria come modello di lectio divina: Maria è un dono del Figlio, ed è un dono donato perché guardando lei vediamo ad esempio come ascoltare la Parola. Maria è esemplare dell’ascolto. L’inizio della avventura di Maria è fra 2 “disse”: l’angelo entrando da lei “disse” e le parole che le dice sono le parole che Dio nei suoi angeli continua a dire a noi. La parola che Dio dice a noi è questa: “rallegratI, gioisci, esulta, questa Parola scrivila nel cuore”. “Rallegrati Maria, amatissima, di un amore che ti rende graziosa, bella e buona”, l’amore abbellisce. L’amore di Dio abbellisce. Scrivilo nel cuore. Terzo: sono con te, quando la smetti di pensarmi contro di te? Sono con te come colui presso il quale hai trovato grazia.
Quindi Maria ci è data e ci è data come colei che ci ricorda che il primo “disse” di Dio a ciascuno è quello che ha detto a lei. Noi non ne abbiamo coscienza di come sia avvenuto, ma leggendo prendo coscienza, qualunque età io abbia. Quindi Dio ci dice “rallegratevi, sono con voi, avete trovato grazia presso di me”.
Poi c’è il “disse” di Maria all’angelo e a Dio: “Fiat” , ascolto. Maria è la donna dell’ascolto, è la donna che ricorda alla Chiesa, alle comunità, che in principio vi è l’ ascolto.
In secondo luogo questo ascolto è un ascolto di una Parola che va meditata nel cuore : “…Maria da parte sua conservava tutti questi avvenimenti e queste parole meditandole nel cuore…”. Dall’udito al cuore, il cuore personale e ecclesiale è un cuore meditativo. Inoltre bisogno accettare che ci sono dei momenti in cui non si comprende. E’ importante sottolineare che il volto che contemplo nell’icona si fa Parola, ma riconosco che nonostante l’accogliere e il meditare rimangono aspetti oscuri: lì si accetta, si accetta di non capire. Che fare? Fare come Maria: nonostante non capisca conservo le parole nel cuore, conservo la presenza nel cuore, conservo gli eventi, i gesti che non capisco nel cuore, li penso alla luce del Vangelo e aspetto il giorno che verrà e in cui capirò, nel frattempo vado avanti. Per Maria quando è quel momento? E’ il giorno della Resurrezione, ma fino ad allora suo figlio anche per lei è stato un mistero.
Maria attende. Ecco la saggezza. Ascolto una Parola che so che mi è Resurrezione e rende libero. Noi siamo alla luce della Parola, degli amati da sempre e per sempre. La parola generata, inviata, resuscitata. Quindi la parola mi fa risorgere alla lettura di me come figlio amato, come inviato ad amare, come amato per sempre. Ecco la grande illuminazione che viene dalla Parola. E’ Parola rivolta a me giorno dopo giorno.
Capitano a tutti i momenti della non comprensione, dell’oscurità della fede, ma dobbiamo fare come Maria: conservare la Parola prima nel cuore e nonostante tutto dirsi FIGLIO, fratello e nonostante tutto credere nel futuro, sapendo che verrà il tempo della piena illuminazione.
Maria inoltre soffre a vedere che il dono più bello che Dio ha fatto all’uomo, IL FIGLIO, NEL QUALE L’UOMO è CHIAMATO A LEGGERE SE STESSO, CHE RACCONTA ALL’UOMO LA SUA PROFONDA VERITA’ DI AMATO E INVIATO AD AMARE, non è né accolto né riconosciuto, ma contraddetto. “DIO OFFRE ACQUA PURA DI SORGENTE, L’UOMO PREFERISCE L’ACQUA STAGNANTE DELLE CISTERNE”.
Allora il compito della comunità è proprio questo: nel tempo della molteplicità delle parole, nel tempo della post verità, dove la verità non esiste, ma la verità la costruisco io e in base a questa posso rovinare tutte le persone che voglio, con il potere della menzogna, allora dobbiamo stare attenti a quello che dice Gesù nel vangelo di Giovanni “VEGLIATE E VAGLIATE CHI E’ VOSTRO PADRE…”. Se iL vostro Padre è il padre di Gesù sappiate che LUI VI dona Gesù che è una Parola che è verità e vita: IO SONO LA VIA ALLA VERITA E LA VERITA’ E’ LA VITA. E LA VITA CHE LA PAROLA CI DONA CON LA RESURREZIONE E’ QUESTA: UOMO VOLA ALTO, vivi da figlio che manda un bacio al cielo, vivi da fratello che manda un bacio al fratelli, vivi da custode che manda un bacio al creato, vivi da erede del regno eterno.
Oggi ascoltare la Parola vuol dire diventare EVERSIVI, VUOL DIRE VIVERE ANDANDO CONTRO VERSO, contro il verso del pensare comune, perché siamo chiamati a libertà.
p. Giancarlo Bruni – MARTEDI 27 Novembre 2018 – Firenze