Lectio Divina di domenica 11 ottobre 2015 โ€“ Abbazia di S. Maria di Pulsano

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DOMENICA ยซ DEL GIOVANE RICCOยป

Antifona dโ€™Ingresso Sal 129,3-4
Se consideri le nostre colpe, Signore,
chi potrร  resistere?
Ma presso di te รจ il perdono,
o Dio di Israele.

Il Sal 129,3-4 (SI) apre la celebrazione liturgica con una decisa proclamazione di fede del salmista che diventa cosรฌ la preghiera dellโ€™assemblea intera.

Nellโ€™uso della Sinagoga e poi delle Chiese cristiane il salmo 129 ha assunto un rilievo singolare, formando generazioni di fedeli a pregare il Signore Vivente e Redentore dalle profonditร  insondabili della miseria e della necessitร  che attanagliano in modo che si puรฒ dire costitutivo tutti gli uomini, che lo riconoscano, oppure no. Cosรฌ nella Chiesa bizantina esso รจ uno dei 4 Salmi lucernari, fissi per la celebrazione del Vespro. Nella Chiesa latina esso faceva parte dei cosiddetti ยซSette Salmi penitenzialiยป (Sal 6; 31; 37; 50; 101; 142, tutte SI, a eccezione del Sal 31, che รจ unโ€™AGI).

Il Sal 129 proviene da unโ€™anima carica di sentimenti, di sensibilitร  e di potenza espressiva, impregnata di senso della preghiera forte, ed insieme sommessa, di una profonditร  spirituale poco comune. Anche il suo vocabolario รจ concentrato sullโ€™aspetto orante dellโ€™esistenza di fede.

Perciรฒ il corpo del Salmo (vv. 2-8) comincia con una ben fondata supplica, lโ€™epiclesi per ottenere lโ€™ascolto divino, con la solita immagine del Signore che โ€œsi tendeโ€ verso il suo fedele โ€œcon le orecchieโ€, cioรจ con tutta la Persona che si fa presente ed operante (v. 2). Ben fondata, in quanto il Salmista ha la certezza della irrisoria facilitร  con cui il Signore supera ogni possibile abisso umano.

Questo รจ esplicitato poi nella riaffermazione della fede (vv. 3-4) dellโ€™Orante. Il Signore, รจ detto in forma interrogativa, non sta ad osservare, come divino ma triste e meccanico contabile, le iniquitร , lโ€™unico prodotto dellโ€™abisso della malizia degli uomini viventi. Se esistesse tale contabilitร , sotto la legge inesorabile del pagano ยซdo ut desยป, a cui corrisponderebbe una specie di inerziale ยซda ut demยป divino, la partita commerciale per gli uomini sarebbe sempre in irreparabile perdita, e il โ€œdio giustiziereโ€ annichilerebbe tutti gli uomini. Ma la domanda del Salmista al v. 3 non ammette questa โ€œimmagine e somiglianza dellโ€™uomoโ€ che รจ il โ€œdio giustiziereโ€ di tipo calvinista, vero ectoplasma di coscienze non realmente bibliche e cristiane; come quando da tante parti si chiede, come pretesto per impegnarsi il meno possibile nella fede: โ€œMa come permette โ€œDioโ€ tanti diabolici disastri, guerre, fame, genocidi, stragi di bambiniโ€ฆ?โ€; ma nellโ€™ottusitร  dellโ€™animo umano ripieno di odio contro se stessi, Dio, il prossimo ed il mondo, non ci si chiarifica che tutti quei mali sono sempre e solo prodotto umano.

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Per nostra fortuna lโ€™uomo puรฒ ancora โ€œsussistereโ€ (v. 3b) perchรฉ esiste solo il Signore Dio Vivente infinitamente misericordioso, che accetta di affacciarsi sullโ€™abisso umano, per trasformarlo in luogo dellโ€™Abisso della divina misericordia. Questo รจ spiegato subito dopo. ยซPoichรฉ presso Te la propiziazione esisteยป: il v. 4 esplicita dunque la professione di fede, affermando che solo presso il Signore sta il hilasmรณs, la propiziazione (da hilรกskomai, rendere propizio, vedi lโ€™aggettivo hileรณs, propizio, favorevole, benevolo, placato, benigno, cortese, buono, anche hilaรณs; e vedi il termine hilastรชrion, strumento di propiziazione, il coperchio dellโ€™arca su cui si spruzzava il sangue del sacrificio propiziatorio). Il termine ebraico qui รจ ลกelรฎhah, invia, missione, dimissione, perdono, abbuono. Solo il Signore dunque รจ sempre propizio, favorevole, pronto a perdonare e allโ€™abbuono universale delle colpe. รˆ uno dei modi di manifestare il suo รฉleos dellโ€™alleanza. Qui la fede e la fiducia dellโ€™orante รจ totale, basata, ancora una volta, sulla esperienza storica e spirituale.

Canto allโ€™Evangelo Mt 5,3
Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perchรฉ di essi รจ il regno dei cieli.
Alleluia

[ads2] Il canto che precede la proclamazione evangelica ci dispone ad accogliere la parola dellโ€™Evangelo di Resurrezione evocando la prima tra tutte le beatitudini, quella che annuncia che i poveri in spirito sono i soli possessori del Regno dei cieli. รˆ la condizione ideale e necessaria per accogliere nel cuore e quindi nella propria vita la Sua vita di salvezza.

La Chiesa lungo questo Tempo, privilegiato tra tutti gli altri dellโ€™Anno liturgico, che รจ il Tempo Ordinario, celebra Cristo Signore Risorto, mentre Lo contempla in uno degli episodi della sua Vita tra gli uomini, quando insegna, o opera, o prega. Egli sta operando la divina Liturgia del Padre, la divina ยซopera per il popoloยป, mentre battezzato dal Padre con lo Spirito Santo e consacrato come Profeta per lโ€™annuncio dellโ€™Evangelo, come Re per compiere le opere della Caritร  del Regno, come Sacerdote per riportare tutti al culto al Padre suo, e come Sposo per acquistarsi la Sposa dโ€™Amore e di Sangue.

La lettura continua di Marco porta oggi la narrazione dellโ€™incontro del Signore con il giovane ricco, e con lโ€™occasione come Profeta e Maestro divino propone la vocazione alla sua sequela, e al suo rifiuto procede alla conseguente ennesima catechesi sulla povertร . Questa Domenica cosรฌ il Signore appare mentre insegna la dottrina del Regno di Dio, che i suoi discepoli conseguono in forza della sequela fedele di Lui, il Povero per definizione, anche essi perciรฒ spogli di tutto.

Ancora un insegnamento di Gesรน ai suoi discepoli nel suo andare a Gerusalemme: la necessitร  di un criterio saggio nel valutare la vita ed il suo significato; un insegnamento valido per tutti che la preghiera liturgica ha sintetizzato mirabilmente nel ritornello del salmo responsoriale: Saziaci, Signore, con il tuo amore: gioiremo per sempre.

La bella preghiera del salmo 89 (SC) รจ la meditazione di un saggio sulla fragilitร  umana e sulla brevitร  della vita che chiede a Dio compassione e comprensione. La speranza e la fede possono illuminare anche il quadro piรน fosco della miseria umana. Bisogna cercare una sapienza che valga piรน della vita stessa, perchรฉ senza di essa, la vita, anche con tutte le ricchezze possibili, resta senza significato (I lettura). Cercare dunque la vera sapienza. Lungo il corso dei secoli, soprattutto a contatto coi popoli vicini, gli ebrei hanno sperimentato la seduzione della sapienza antica; dagli egiziani hanno appreso che la vera grandezza consiste nel sapere; dai patriarchi e dai re hanno imparato a ricercare la potenza e lโ€™abbondanza; dai greci hanno ricevuto il senso della bellezza e dellโ€™equilibrio delle cose. Ma che cosa sono questi beni senza una visione piรน ampia della realtร ? La vera sapienza รจ quella di Dio, che vede le cose come sono realmente e sa quanto valgono in rapporto a lui che le ha create.

Alla Parola, efficace e tagliente (II lettura), viene attribuito un potere di discernimento che spesso la coscienza non possiede, perchรฉ intrappolata da false valutazioni. Capita spesso che le ยซpredicheยป siano una serie di parole vuote, che scivolano via senza cambiare nulla. Esattamente lโ€™inverso della parola di Dio: tagliente, efficace, provocante. Essa denuncia impietosamente i nostri alibi e i nostri compromessi. Tuttavia, รจ una parola che ci libera e non ci umilia, poichรฉ viene incontro alle nostre piรน profonde esigenze.

Dobbiamo purtroppo riconoscere che lโ€™opinione comune, diffusa e generalizzata vede nel denaro uno dei mezzi piรน efficienti ed efficaci per conseguire la felicitร .

Salomone il saggio per eccellenza sceglie e preferisce la sapienza, superiore a tutte le ricchezze, piรน preziosa della salute, della bellezza, della stessa luce degli occhi che รจ la vita.

Tra le ricchezze che il cristiano deve ricercare e possedere, va senzโ€™altro annoverata la Parola di Dio, ci ricorda Paolo nella lettera agli Efesini.

La Parola di Dio svolge la preziosa funzione di illuminare ed orientare; una vera bussola che il Signore pone sul cammino del credente e della comunitร , per rendere piรน sicuro il cammino.

Il tema della ricchezza รจ anche il collante che tiene unite le diverse parti della narrazione evangelica (un racconto di vocazione, un ammonimento, una richiesta di Pietro). Al tempo di Gesรน la ricchezza era considerata un segno della benedizione di Dio; comprendiamo quindi lo smarrimento di Pietro: se non si salvano i ricchi, allora che si puรฒ salvare (v. 26)?

Per Gesรน sono proprio le ricchezze a rendere difficili lโ€™entrata nel regno. Per essere discepoli, non basta osservare i comandamenti, bisogna rinunciare a se stessi, dare il primo posto a Gesรน e seguirlo sulla strada della croce. Gesรน รจ stato crocifisso a causa della sua opposizione con โ€œfatti e paroleโ€ (At 1,1) ai potenti che tenevano schiave moltitudini umane. Martire di caritร , quindi, non vittima di espiazione verso lโ€™Altissimo, mai adirato con nessuno, tanto meno con gli esseri umani, i suoi figli prediletti (1 Gv 3,1). Allora si troverร  una vita piena: il centuplo giร  al presente (insieme a persecuzioni! aggiunge Marco) e al futuro la vita eterna (v. 30).

Da sottolineare come tutto il brano รจ strutturato attorno al triplice sguardo di Gesรน: uno sguardo di predilezione (v. 21), uno sguardo di preoccupazione (v. 23), uno sguardo di incoraggiamento (v. 27).

ยซMaestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?ยป. Il racconto evangelico ci presenta un uomo appassionato e sincero, che esprime il desiderio piรน profondo e radicato nel cuore umano: quello della vita. Un uomo senza nome: potrebbe essere ciascuno di noi. Ma se cerca la vita, si pone per questo il problema di Dio? ยซNessuno รจ buono, se non Dio soloยป; per prima cosa, Gesรน lo richiama allโ€™essenziale. Dalle brevi parole che egli scambia col Cristo, si capisce che per lui รจ ovvio che la vita eterna si trovi al termine di unโ€™esistenza virtuosa. Ha sempre osservato i comandamenti enumerati da Gesรน, che non sono altro che la seconda parte del decalogo, quella che riguarda i rapporti con il prossimo. Senza saperlo, si trova in una condizione favorevole, non per ยซsalvarsiยป, ma per lasciarsi salvare da Dio. Tuttavia gli manca ancora qualcosa, forse tutto. Non abbiamo dato nulla a Dio se non siamo pronti a dare tutto. A questo ci chiama lโ€™amore del Cristo: ยซAma Dio rinunciando a tutti gli idoli. Sta qui la sostanza della prima parte del decalogo, ed รจ ciรฒ che ancora ti manca!ยป. รˆ lโ€™invito a un dono totale, che si concretizza in una chiamata precisa: ยซVieni e seguimiยป. Non si tratta piรน di legge morale, nรฉ di ascesi; si tratta di mettersi in cammino con Gesรน verso lโ€™amore esclusivo di Dio. Insegnaci, Signore, a passare da una morale della ricerca della perfezione (una ben limitata perfezioneโ€ฆ) alla logica della fede, che consiste nel non mettere piรน al centro noi stessi, ma nello scegliere di vivere secondo lโ€™evangelo, al seguito di Gesรน. In questa prospettiva non ha piรน senso distinguere fra ยซprecettiยป e ยซconsigliยป. O si segue il Cristo o non lo si segue. O la borsa o la vita. E al di lร  dellโ€™illusione molto umana di ยซguadagnarsi il paradisoยป, di ยซlavorare per la propria salvezzaยป, seguire il Cristo significa lasciare via libera a Dio, a cui tutto รจ possibile. Questa รจ la buona notizia.

Esaminiamo il brano

vv. 17-18 โ€“ ยซMentre andava per la stradaยป: La nota geografica tiene vivo il tema del viaggio (vedi 8,27;9,2.9.14.30.33; 10,1). Come fa di frequente, Marco comincia un nuovo episodio senza fare il nome di Gesรน, anche se รจ ovvio che si tratta di Gesรน. Lโ€™inizio entusiasmante dellโ€™evangelo lascia da subito presagire qualcosa di interessante: un tale corre incontro a Gesรน. Mentre per Matteo 19,22 si tratta di un giovanotto (neaniskos) e secondo Lc 18,18 รจ un ยซnotabileยป (archรณn), per Marco รจ chiaramente un adulto, perchรฉ rispondendo dirร  ยซfin dalla mia giovinezzaยป (v. 20).

ยซgettatosi ai suoi piediยป: lett. โ€œcaduto ginocchioniโ€. Questo gesto (cf. 1,40 e 5,22) giร  nellโ€™A.T. era praticato anche verso gli uomini come segno di rispetto e di deferenza (cf. Ester 3,2; ecc.). Lโ€™unico passo oltre a questo in cui Marco usa il verbo ยซinginocchiarsiยป (gonypetรฉล) รจ 1,40, dove un lebbroso chiede a Gesรน di essere guarito.

ยซcosa devo fare per avereยป: lett. โ€œper ereditareโ€, espressione ebraica, per indicare il premio che Jahvรฉ dร  ai membri del suo popolo, che sono suoi figli e quindi hanno diritto allโ€™ereditร  paterna. Molto usato nella bibbia come sinonimo di avere in dono, entrare in possesso, ecc. (cf. Mt 5,5; 25,34; 1 Cor 6,9-10; 15,50; Gal 5,21; ecc.). Sottolinea lโ€™aspetto gratuito della concessione.

ยซla vita eternaยป: lโ€™espressione si trova per la prima volta in Dn 12,2 ed รจ collegata alla resurrezione dei morti. Come in molti testi biblici (ad es. 2 Mac 7,9) e apocrifi (Enoch 37,4; 40,9; ecc.) indica la vita dei giusti presso Dio dopo la resurrezione, vita in cui si entra (Mc 9,43.45) e che si riceve (10,30) o si eredita (10,17).

ยซPerchรฉ mi chiami buonoยป: le prime parole di Gesรน sembrano di rifiuto. Nessuno รจ buono se non Dio. La bontร  infatti รจ un attributo di Dio (cf. Sal 118,1-2; 1 Cr 16,34; 2 Cr 5,13) e non puรฒ riferirsi a nessuna creatura.

Non sappiamo perchรฉ Gesรน pur riconoscendo e riaffermando questa veritร , rifiuti di essere chiamato buono. Lo credeva un semplice gesto di cortesia o peggio di adulazione? Voleva indirizzare lโ€™interlocutore a riferire ogni cosa a Dio? Nel passo precedente (10,13-16) ha insistito sullโ€™idea che lโ€™entrata nel regno di Dio รจ un dono di Dio. Sicuramente la comunitร  primitiva non trovรฒ in questo rifiuto alcunchรฉ contro la fede nella sua divinitร  (altrove piรน volte riaffermata) altrimenti non sarebbe stato riportato. Matteo rende piรน liscio il colloquio modificando la domanda dellโ€™uomo: ยซMaestro, che cosa devo fare di buonoโ€ฆ?ยป, e la risposta di Gesรน: ยซPerchรฉ mi interroghi su ciรฒ che รจ buonoยป (Mt 19,17).

ยซNessuno รจ buono, se non Dio soloยป: Nella tradizione ebraica lโ€™aggettivo ยซbuonoยป si applica ovviamente a Dio, perรฒ รจ usato anche per molte altre cose (vedi Gen 1,4.10.12.18, ecc.). Per alcuni esegeti questa dichiarazione presenta un problema teologico. Forse Gesรน sta ammettendo la propria inadeguatezza nei confronti di Dio? Oppure รจ una rivendicazione implicita della propria divinitร ? In questo caso agathรณs significa qualcosa di piรน di ยซbuonoยป โ€“ come ยซgraziosoยป o ยซgratuitoยป โ€“ nel senso che il regno (come giร  in 10,13-16) รจ un dono che viene solo da Dio?

v. 19 โ€“ Gesรน tuttavia non respinge la domanda e risponde citando i comandamenti idonei a far conseguire la vita eterna se osservati.

Anche se lโ€™ordine รจ insolito (5ยฐ, 6ยฐ, 9ยฐ, il 7ยฐ, lโ€™8ยฐ, il 10ยฐ, il 4ยฐ) di nuovo e sempre la Tavola II del Decalogo, quella che riguarda il prossimo, come se i comandamenti su Dio fossero posti su una linea arretrata.

ยซnon frodareยป: questo precetto, introdotto tra i comandamenti del decalogo, puรฒ essere stato suggerito dalla condizione sociale dellโ€™interlocutore, uomo ricco e quindi soggetto alla tentazione di accumulare, negando o ritardando agli operai la loro giusta paga (cf. Lv 19,13; Ml 3,5). Il comandamento potrebbe derivare da Es 20,17 (vedi anche Es 21,10 e Dt 24,14). La sua omissione in alcuni manoscritti di Marco e in Mt 19,18 e in Lc 18,20 dallโ€™elenco dei Dieci Comandamenti sta a dimostrare che faceva veramente parte del testo di Marco.

v. 20 โ€“ Con franchezza e candore, il ricco risponde di aver obbedito ai precetti del Signore, fin da piccolo.

Il Signore ha scoperto un uomo eccezionale, un discepolo straordinario.

v. 21 โ€“ ยซfissatolo lo amรฒยป: notazione propria di Marco si rileva tutta la soddisfazione di Gesรน per aver incontrato un uomo sinceramente religioso e desideroso di perfezione.

Gesรน pone in atto i 3 verbi della vocazione: passava (v. 17), adesso guarda e chiama, ma prima lo ama di amore divino spontaneo (il verbo amare รจ agapรกล).

ยซUna cosa sola ti mancaยป: Gesรน vuole estendere allโ€™uomo lโ€™invito ad entrare nel suo movimento e diventare suo discepolo (ยซe vieni, seguimi!ยป). Matteo interpreta questo invito in termini di perfezione: ยซSe vuoi essere perfettoโ€ฆยป (Mt 19,21).

ยซvร  vendi quello che hai e dallo ai -poveriยป: sono imperativi; i comandi della salvezza e dellโ€™incontro con il Signore. Come mostra lโ€™esempio di Giobbe, ci si aspettava che un uomo pio prosperasse e poi diventasse un benefattore per i bisognosi (vedi Gb 1,1-5; 29,1-25). Lโ€™essere un benefattore a sua volta suscitava la gratitudine dei beneficiari e una buona reputazione nella societร  in genere. Gesรน sta chiedendo allโ€™uomo di spogliarsi non solo di tutti i suoi beni una volta per sempre ma di rinunciare anche al suo ruolo di benefattore.

ยซe avrai un tesoro in cieloยป: Per questo tema vedi Mt 6,19-21 (ยซNon accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove nรฉ tignola nรฉ ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perchรฉ lร  dov`รจ il tuo tesoro, sarร  anche il tuo cuoreยป). Vedi anche 4 Esdra 7,77 dove a Esdra viene detto: ยซPerchรฉ tu hai un tesoro di opere in custodia presso lโ€™Altissimo; ma non ti verrร  mostrato sino alla fine dei tempiยป. Gesรน vuole indurre lโ€™uomo ad ammettere che ci sono beni anche piรน grandi dellโ€™essere ricco in questa vita e del fare la parte del benefattore.

ยซseguimiยป: imp. presente. Il ricco con la sua richiesta si รจ giร  messo praticamente al seguito ordinario di Gesรน; ora si tratta di passare a un seguito che dallโ€™insieme prometterebbe di essere straordinario (cf. di Atanasio, Vita di An tonio). Le parole di Gesรน rispondono al desiderio di perfezione del ricco e vogliono indicare in modo concreto ciรฒ che egli deve fare per realizzare quellโ€™unica cosa che gli manca.

Le parole di Gesรน non contengono un obbligo assoluto per tutti, ma solo un consiglio di maggior perfezione. Per gli ebrei del tempo le ricchezze erano una benedizione di Dio, che permettevano di aiutare il prossimo con opere di bene come le elemosine (cf. Mt 6,2-4).

Per Gesรน, che piรน realisticamente vi vedeva un pericolo o un impedimento al raggiungimento del regno di Dio (cf. vv. 23-27), spogliarsi di esse era come rendersi liberi per poter camminare piรน speditamente.

Per Luca รจ la condizione indispensabile per poter essere discepoli (cf. Lc 14,33).

v. 22 โ€“ ยซrattristatosiยป: Lett โ€œcorrugรฒ la fronteโ€. Lโ€™uomo non ha il coraggio di rispondere in modo positivo allโ€™invito di Gesรน a diventare suo discepolo. Efficacissima la descrizione di Marco che mostra da una parte il sincero rincrescimento dellโ€™uomo, ma dallโ€™altra la sua incapacitร  a comprendere pienamente il valore dellโ€™insegnamento di Gesรน, verso il quale pur si sente attratto. รˆ per lui una richiesta impossibile a compiersi.

v. 23 โ€“ ยซvolgendo lo sguardo attornoยป: come in altre occasioni Gesรน si guarda attorno, quasi a voler richiamare lโ€™attenzione dei presenti sullโ€™importanza di ciรฒ che sta per dire.

ยซQuanto difficilmenteโ€ฆยป: Giร  nellโ€™A.T. troviamo qualche avvertimento diretto a far riflettere sulla difficoltร  a mettere insieme giustizia (in senso biblico) e ricchezza (cf. Sir 31,5-14).

Su questo tema insiste molto Luca (cfr 3,11; 6,30; 7,5; 11,41; 12,33-34; ecc.).

vv. 24-27 โ€“ ยซI discepoli erano stupefattiยป: Per altri passi in cui Marco usa il termine thambรฉล vedi 1,27 e 10,32. Lo stupore dei discepoli probabilmente รจ causato dal presupposto comune che la ricchezza รจ un segno del favore e della benedizione di Dio (vedi Dt 28,1-14).

ยซFigli, quanto รจ difficile entrare nel regno di Dio!ยป: Questo รจ lโ€™unico passo in Marco in cui Gesรน si rivolge ai discepoli chiamandoli ยซfigliยป (tรฉkna); ma vedi 2,5, dove il singolare tรฉknon รจ rivolto al paralitico in senso affettivo. Mentre il v. 23 parla della difficoltร  per i ricchi ad entrare nel regno di Dio, il v. 24 รจ unโ€™affermazione generale della difficoltร  di entrare nel regno per chiunque. In alcuni manoscritti lโ€™affermazione generale รจ accompagnata da frasi quali ยซper quelli che fanno affidamento sulle ricchezzeยป, ยซper quelli che sono ricchiยป, ยซper quelli che hanno molti beniยป.

ยซEโ€™ piรน facile che โ€ฆยป: in modo tipicamente orientale Gesรน non disdegna di utilizzare immagini forti ed iperboliche (cf. Mt 7,3-5; 23,24).

Vari commentatori hanno cercato di attenuare la gravitร  del detto di Gesรน proponendo di leggere kamilon (ยซcordaยป) a kamelon (ยซcammelloยป) o vedendo nella โ€œcruna di un agoโ€ il riferimento ad una porta angusta e bassa che si sarebbe trovata in Gerusalemme.

Tentativi inutili e lontani dal pensiero di Gesรน: la salvezza รจ esclusiva opera di Dio e della sua Sapienza e Bontร .

ยซEssi, ancora piรน sbigottitiยป: Lโ€™accresciuto sbigottimento dei discepoli deriva dunque dallโ€™affermazione generale di Gesรน nel v. 24 e dal suo detto riguardo al cammello nel v. 25. Se i ricchi, che hanno il tempo e i mezzi per osservare i comandamenti di Dio e la possibilitร  di poter fare lโ€™elemosina, trovano tanto difficile potersi salvare, quanto piรน difficile sarร  per chiunque altro!

ยซE chi puรฒ essere salvato?ยป: Gesรน ha portato i discepoli a porgli la domanda teologica piรน fondamentale riguardo allโ€™entrata nel regno di Dio e nella vita eterna. Essi sono costretti a riconoscere il carattere di ยซdonazioneยป della salvezza e il fatto che lโ€™iniziativa parte da Dio.

v. 27 โ€“ ยซImpossibile agli uomini, ma non a Dio!ยป: La presenza di questo detto con la sua connotazione positiva (ยซtutto รจ possibile a Dioยป) sposta lโ€™insegnamento di Gesรน riguardo allโ€™entrata nel regno di Dio dallโ€™enfasi su ciรฒ che lโ€™uomo deve fare (vedi i vv. 19 e 21) al riconoscimento del fatto che รจ Dio che dร  corso al processo della salvezza e che invita la gente ad entrare nel regno (come in 10,13-16). Qui si puรฒ scorgere unโ€™eco di Gen 18,14 (ยซCโ€™รจ forse qualche cosa impossibile per il Signore?ยป, vedi anche Gb 10,13; 42,2; Zc 8,6).

vv. 28-30 โ€“ 1 discepoli non sono ancora convinti di tutto e avendo abbandonato tutto per seguire il Signore, si propongono come candidati per un premio.

Il solito Pietro prende la parola per i discepoli meditabondi, e timidamente avanza per sรฉ e per i suoi confratelli la candidatura alla salvezza: vedi, Signore, noi ormai abbiamo rinunciato proprio a tutto (Mc 1,18.20), e certo non dice: dunque noi stiamo a posto, perchรฉ gli resta un dubbio, e vuole che glielo dica il Maestro (v. 28). E il Maestro risponde e parla a tutti i discepoli in modo solenne, con lโ€™โ€œamenโ€ come premessa, enunciando le conseguenze della vocazione, dellโ€™accettazione di essa. Lo spogliamento a causa di Lui e dellโ€™Evangelo (v. 29), รจ relativo alla casa, alla famiglia, ai terreni. Chi ha abbandonato questi beni veri, che sono anche dei valori reali, ne riceverร , ovviamente in altra forma, cento volte altrettanto ยซadesso e in questo tempoยป. La risposta di Gesรน รจ simile alla chiamata per il ricco: aver abbandonato tutto merita un premio grande da parte di Dio, certamente!

Ma non basta, il Signore lascia per ultimo lโ€™avviso crudo: riceverร  tutto quello ยซinsieme con persecuzioniยป, da accettare. E poi, ma dopo tutto questo, nel secolo e mondo che viene, riceverร  la vita eterna. (v. 30).

Tale premio adesso รจ cento volte (grande quantitร ) quanto รจ stato lasciato ยซsotto forma di persecuzioniยป e poi la vita eterna.

Il v. 31 non appartenente alla lettura liturgica รจ un avvertimento valido sia per il ricco che per i discepoli (che per primi hanno abbandonato tutto per seguire Gesรน). Lโ€™idea che vuole trasmettere รจ il capovolgimento dei valori che accompagnerร  la venuta del regno di Dio nella sua pienezza.

La II preghiera di colletta ci prepara allโ€™ascolto delle letture pregando con le seguenti parole:

O Dio, nostro Padre,
che scruti i sentimenti e i pensieri dellโ€™uomo,
non cโ€™รจ creatura che possa nascondersi davanti a te;
penetra nei nostri cuori con la spada della tua parola,
perchรฉ alla luce della tua sapienza
possiamo valutare le cose terrene ed eterne,
e diventare liberi e poveri per il tuo regno.
Per il nostro Signore Gesรน Cristoโ€ฆ

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