Lectio divina 28 gennaio 2018 – Suore di Casa Raffael

Domenica della Quarta Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)

Lectio: 1 Lettera ai Corinti 7,32-35 | Marco 1, 21 – 28

Premessa

Nelle settimane del Tempo Ordinario (Anno B) sarà effettuata una modifica nelle nostre Lectio: infatti ogni giorno feriale non sarà presente la prima lettura, ma saranno descritti alcuni Santi del giorno, con la loro biografia e possibilmente con un breve loro scritto.

Infatti, come «ogni stella differisce da un’altra nello splendore» [I Cor., XV, 41.], così i Santi si distinguono con ammirabile varietà l’uno dall’altro per la loro particolare eccellenza o in questa o in quella virtù: tutto questo può essere esempio per ciascuno di noi.

Solo la domenica non saranno presenti i Santi del giorno, ma sarà riportata la seconda lettura, con commento.

1) Orazione iniziale

O Padre, che nel Cristo tuo Figlio ci hai dato l’unico maestro di sapienza e il liberatore dalle potenze del male, rendici forti nella professione della fede, perché in parole e opere proclamiamo la verità e testimoniamo la beatitudine di coloro che a te si affidano.

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2) Lettura: 1 Lettera ai Corinti 7,32-35

Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso!

Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.

Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.

3) Riflessione [1] sulla 1 Lettera ai Corinti  7,32-35

  • Il brano di oggi segue immediatamente quello di domenica scorsa, dove Paolo invitava a vivere le cose di questo mondo con un certo distacco, non perché non siano importanti, ma perché non si sostituiscano a Dio. Oggi il discorso continua parlando di preoccupazioni. Chi non è sposato è più libero di preoccuparsi di come possa piacere al Signore. Chi è sposato non può trascurare di piacere al proprio coniuge. Questo però non gli vieta di vivere anche nella comunione con Dio.
  • 32Io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore;

In questi versetti ritorna il termine preoccupazioni, cioè le realtà alle quali occorre porre grande attenzione. Chi ha abbracciato la fede cristiana deve darsi da fare per comprendere cosa è bene e cosa è male, cosa conduce al Signore e ciò che invece ci distoglie da Lui e dal Suo amore. Secondo Paolo chi non è sposato ha maggiori possibilità di dedicarsi alle cose del Signore. L’esempio è lui stesso che si è dedicato totalmente alla predicazione del Vangelo.

  • 33chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, 34e si trova diviso!

Paolo risente un po’ della mentalità dualista della sua epoca, che contrappone il mondo presente e il mondo di Dio. D’altro canto è bene ricordare che nel matrimonio i due coniugi assumono dei doveri l’uno verso l’altro e che quindi è una scelta che va presa in modo serio e vissuta fino in fondo. Questo però non è un rinunciare al Signore, e non vieta alle persone sposate di essere buoni amici di Dio.

  • 34Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.

Paolo ripete qui il concetto volgendolo al femminile. Per una società in cui la scelta del celibato era alquanto disprezzata oppure era vista come una situazione eroica, Paolo mette nella giusta luce la rinuncia al matrimonio. Non si tratta di essere più bravi, più eroici, ma di mettere la propria vita a completo servizio del Signore. Non tutti vi sono chiamati e quanti vivono nel matrimonio non sono comunque esclusi da una piena comunione con il Signore.

  • 35Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.

Paolo si rende conto che sostenendo la superiorità del celibato potrebbe mettere in imbarazzo quanti vivono la scelta matrimoniale. Non solo il matrimonio, ma di fatto tutte le realtà di questo mondo, se vissute con troppa apprensione o troppa cupidigia possono distoglierci dal servire bene il Signore. Di questi versetti ricordiamo dunque che la cosa più importante è aderire al Signore con cuore sincero e testimoniare rettamente la propria fede. È un impegno che si può e si deve realizzare in qualsiasi stato di vita.

4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 1, 21 – 28

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.

Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.

Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».

La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

5) Riflessione [2]  sul Vangelo secondo Marco 1, 21 – 28

  • Anche questa domenica c’è un tema che congiunge la prima lettura e il vangelo: si tratta dell’identità del profeta che si delinea nell’Antico Testamento e del profeta per eccellenza che è Gesù. Il profeta per eccellenza è stato Gesù che ha detto le parole di Dio. Nel vangelo si dice che parlava alla gente come uno che ha autorità e non come gli scribi: Egli annunciava un nuovo patto tra Dio e l’uomo e ha parlato non in forza di citazioni bibliche ma appoggiandosi a se stesso, Verbo eterno di Dio e verità. La Sua dottrina era nuova e originale e non ripetizione del passato: Egli suscitava il desiderio di Dio e non insegnava solo precetti; il suo era il lieto annunzio della salvezza. Cogliamo anche noi che la parola dei Vangeli non è solo norma ma prima di tutto gioia di un fatto nuovo, la venuta del Figlio di Dio tra noi?

Rimanendo sul vangelo, si dice che l’indemoniato si rivolse a Gesù dicendo: Che vuoi da noi Gesù nazareno? Egli non contestò il Signore in astratto ma gli chiese di non entrare nella sua vita. Forse capita anche a noi, pur non essendo posseduti, di non volere che Gesù e il suo insegnamento entrino in alcuni settori della nostra vita? Non è una domanda superflua e se è così dobbiamo convertirci!

L’esistenza di tutti i cristiani deve diventare un dono a Dio e agli altri perché siamo chiamati ad amare come Gesù, Colui che ha offerto tutta la vita al Padre e agli uomini. Dobbiamo ricordare le parole del Signore: “chi vorrà salvare la propria vita la perderà e chi perderà la propria vita per me e per il vangelo la troverà”. Si tratta di una parola esigente ma che, se vissuta, è la via alla felicità. Chiediamo la grazia di percorrere questa strada!

  • Quel Dio che s’immerge nelle nostre ferite.

Ed erano stupiti del suo insegnamento. Lo stupore, quella esperienza felice che ci sorprende e scardina gli schemi, che si inserisce come una lama di libertà in tutto ciò che ci saturava: rumori, parole, schemi mentali, abitudini, che ci fa entrare nella dimensione della passione, quella che smuove anche le montagne.

Salviamo lo stupore, la capacità di incantarci ogni volta che incontriamo qualcuno che ha parole che trasmettono la sapienza del vivere, che toccano il centro della vita perché nate dal silenzio, dal dolore, dal profondo, dalla vicinanza al Roveto di fuoco.

La nostra capacità di provare gioia è direttamente proporzionale alla nostra capacità di meravigliarci.

Gesù insegnava come uno che ha autorità. Autorevoli sono soltanto le parole che nutrono la vita e la fanno fiorire; Gesù ha autorità perché non è mai contro l’uomo ma sempre in favore dell’uomo, e qualcosa dentro chi lo ascolta lo sa.

Autorevoli e vere sono soltanto le parole diventate carne e sangue, come in Gesù: la sua persona è il messaggio, l’intera sua persona.

Come emerge dal seguito del brano: c’era là un uomo posseduto da uno spirito impuro.

Il primo sguardo di Gesù si posa sempre sulle fragilità dell’uomo e la prima di tutte le povertà è l’assenza di libertà, come per un uomo «posseduto», prigioniero di uno più forte di lui.

E vediamo come Gesù interviene: non fa discorsi su Dio, non cerca spiegazioni sul male, Gesù mostra Dio che si immerge nelle ferite dell’uomo; è Lui stesso il Dio che si immerge, come guarigione, nella vita ferita, e mostra che «il Vangelo non è un sistema di pensiero, non è una morale, ma una sconvolgente liberazione» (G. Vannucci).

Lui è il Dio il cui nome è libertà e che si oppone a tutto ciò che imprigiona l’uomo. I demoni se ne accorgono: che c’è fra noi e te Gesù di Nazaret? Sei venuto a rovinarci? Sì, Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che rovina l’uomo, a demolire prigioni; a portare spada e fuoco per tagliare e bruciare tutto ciò che non è amore. A rovinare il regno dei desideri sbagliati che si impossessano e divorano l’uomo: denaro, successo, potere, egoismi.

A essi, padroni del cuore, Gesù dice due sole parole: taci, esci da lui.

Tace e se ne va questo mondo sbagliato. Va in rovina, come aveva sognato Isaia, vanno in rovina le spade e diventano falci, si spezza la conchiglia e appare la perla. Perla della creazione è l’uomo libero e amante. Posso diventarlo anch’io, se il Vangelo diventa per me passione e incanto. Allora scopro «Cristo, mia dolce rovina» (Turoldo), che rovina in me tutto ciò che non è amore, che libera le mie braccia da tutte le cose vuote, e che dilata gli orizzonti che respiro.

  • Il Signore è venuto a liberare l’uomo.

Questo Vangelo ci riporta la freschezza della sorgente, lo stupore e la freschezza dell’origine: la gente si stupiva del suo insegnamento.

Come la gente di Cafarnao, anche noi ci incantiamo ogni volta che abbiamo la ventura di incontrare qualcuno con parole che trasmettono la sapienza del vivere, una sapienza sulla vita e sulla morte, sull’amore, sulla paura e sulla gioia. Che aiutano a vivere meglio. Di fatto, sono autorevoli soltanto le parole che accrescono la vita.

Gesù insegnava come uno che ha autorità. Ha autorità chi non soltanto annuncia la buona notizia, ma la fa accadere. Lo vediamo dal seguito del racconto: C’era là un uomo posseduto da uno spirito impuro. La buona notizia è un Dio che libera la vita.

Gesù ha autorità perché si misura con i nostri problemi di fondo, e il primo di tutti i problemi è «l’uomo posseduto», l’uomo che non è libero. Volesse il cielo che tutti i cristiani fossero autorevoli… E il mezzo c’è: si tratta non di dire il Vangelo, ma di fare il Vangelo, non di predicare ma di diventare Vangelo, tutt’uno con ciò che annunci: una buona notizia che libera la vita, fa vivere meglio, dove nominare Dio equivale a confortare la vita. Mi ha sempre colpito l’espressione dell’uomo posseduto: che c’è fra noi e te Gesù di Nazaret? Sei venuto a rovinarci? Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che rovina l’uomo, a demolire ciò che lo imprigiona, è venuto a portare spada e fuoco, a rovinare tutto ciò che non è amore.

Per edificare il suo Regno deve mandare in rovina il regno ingannatore degli uomini genuflessi davanti agli idoli impuri: potere, denaro, successo, paure, depressioni, egoismi. È a questi desideri sbagliati, padroni del cuore, che Gesù dice due sole parole: taci, esci da lui. Tace e se ne va questo mondo sbagliato. Va in rovina, come aveva sognato Isaia, vanno in rovina le spade e diventano falci, si spezza la conchiglia e appare la perla. Perla della creazione è l’uomo libero e amante.

Questo Vangelo ci aiuta a valutare la serietà del nostro cristianesimo da due criteri: se come Gesù, mi oppongo al male dell’uomo, in tutte le sue forme; se come lui porto aria di libertà, una briciola di liberazione da ciò che ci reprime dentro, da ciò che soffoca la nostra umanità, da tutte le maschere e le paure. Un verso bellissimo di Padre Turoldo dice: Cristo, mia dolce rovina, gioia e tormento insieme tu sei. Impossibile amarti impunemente. Dolce rovina, Cristo, che rovini in me tutto ciò che non è amore, impossibile amarti senza pagarne il prezzo in moneta di vita! Impossibile amarti e non cambiare vita e non gettare dalle braccia il vuoto e non accrescere gli orizzonti che respiriamo.

6) Momento di silenzio

perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

7) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione.

– L’autorità di Gesù e la novità del suo insegnamento cosa ci dicono di lui?

– Leggendo il vangelo anche noi siamo stupiti e colmi di interrogativi come i suoi contemporanei o per noi esso è ormai un fatto noto e un po’ noioso?

8) Preghiera: Salmo 94

Ascoltate oggi la voce del Signore.

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.    

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».

 9) Orazione Finale

Padre, Dio potente e misericordioso, metti a tacere le potenze del male che si agitano nel mondo e donaci un cuore attento e pronto ad ascoltare la voce di Gesù, tuo Figlio e nostro fratello e Signore.

[1]  www.lachiesa.it  –  www.qumran2.net  –  Monastero Domenicano Matris Domini

[2]  Omelia di don Diego Belussi, Counselor Edi.S.I. e Addetto Ufficio Cancelleria  Curia di Genova, e omelie di   P. Ermes Ronchi osm –  www.lachiesa.it   –   www.qumran2.net 

Suore di Casa Raffael
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