Quarta domenica di Quaresima: La nostra umanità ha bisogno di vedere.
Nella prima lettura di questa domenica abbiamo il profeta Samuele invitato dal Signore ad andare in casa di Iesse per ungere il Re. Arrivato in casa, il primo bell’uomo che vede pensa sia il consacrato. Il Signore gli disse: scartalo perché tu vedi volto, l’apparenza, io vedo il cuore. Per restare al vangelo di oggi potremmo parafrasare: “Tu Samuele sei cieco e io sono il Vedente. Se io non ti illumino tu non vedi e se io non ti dico, tu non conosci”. Samuele scartò tutti i sette figli. Poiché Samuele dialogava con Dio pensò di chiedere al padre se avesse altri figli da qualche altra parte. Iesse non dialogava con Dio infatti il figlio minore non era neanche considerato che pascola il gregge. Il padre è cieco. Samuele lo mandò a chiamare e Samuele consacrò Davide Re.
Esaminiamo la nostra società di oggi: essa è cieca; è completamente cieca ma dice di vedere. È così cieca che non distingue più neanche la natura. Non sappiamo più distinguere l’uomo dalla donna, i valori essenziali della vita. Non conosciamo neanche più il fine della vita stessa perché non ci lasciamo attrarre dalla vita eterna. Consumiamo la nostra esistenza in ciò che crediamo sia la verità della nostra stessa vita.
Non vediamo e non ci lasciamo illuminare. Nel Vangelo c’è quella bellissima domanda: “Cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Basterebbe questa domanda per iniziare una nuova vita. A cosa serve consumare la vita nel vizio, nell’immoralità, nel peccato? Oggi non solo non c’è più rispetto della natura ma non si distingue neanche la differenza tra persone e animali. Abbiamo fatto diventare gli animali persone da far dormire con noi nel letto e abbiamo reso uomo un animale da abbandonare. Noi diciamo “Il nostro figlio cane”, “il nostro fratello cane”. Poi ci scandalizziamo se l’uomo viene ammazzato. E’ normale perché l’uomo è diventato una cosa e le cose che ci danno fastidio, che ci intralciano il cammino vengono scartate, eliminate, buttate.
Per questo San Paolo urla nella seconda lettura invitandoci a non camminare nelle tenebre ma ci ricorda che siamo figli della luce. Noi siamo stati lavati nel sangue di Cristo. Cristo salva l’uomo perché gli appartiene, è suo.
Nessuno ci obbliga a vedere. Possiamo anche restare nella nostra cecità però la cecità della terra diventerà anche cecità del Cielo.
Allora, esaminiamoci: che cos’è che ci lascia nella cecità? Cos’è che non ci fa vedere? Cos’è che ci lascia nel buio? Qual è il peccato che ci allontana dalla luce di Dio? Dobbiamo dare una svolta alla nostra vita oggi. Non possiamo amare la luce e le tenebre. O siamo figli della luce o siamo figli delle tenebre. O siamo figli di Dio o siamo figli del diavolo. Oggi nessuno si pensa figlio del diavolo perché pensa di essere sempre nel giusto, di fare bene ogni cosa, di essere nella verità poi le sue azioni sono diverse da quelle volute dal Signore. Beh che vogliamo fare? Con chi vogliamo stare.
È Cristo Gesù la via attraverso cui ogni uomo può ricevere nuovamente la vista degli occhi della sua intelligenza e del suo cuore. Gesù passa accanto a noi, ci chiede di lasciarci guarire da Lui. Se noi accogliamo la sua offerta, siamo liberati per sempre dalla nostra cecità. Se invece ci rifiutiamo, rimaniamo per sempre in essa.
Chiediamo alla Vergine Maria, Madre della Redenzione di aiutarci a incamminarci nel vero cammino della Luce perché in Cristo possiamo essere tutti vedenti, redenti, credenti. Amen.
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IV Domenica del Tempo di Quaresima
- Colore liturgico: Rosa
- 1 Sam 16, 1.4. 6-7. 10-13; Sal.22; Ef 5, 8-14; Gv 9, 1-41
Gv 9, 1-41
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 26 Marzo – 01 Aprile 2017
- Tempo di Quaresima IV, Colore rosa
- Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 4
Fonte: LaSacraBibbia.net
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