Le Meditazioni della Via Crucis presieduta dal Santo Padre Francesco โ€“ 30 Marzo 2018

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UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
DEL SOMMO PONTEFICE

VENERDรŒ SANTO
PASSIONE DEL SIGNORE

VIA CRUCIS
PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE
FRANCESCO

COLOSSEO
ROMA, 30 MARZO 2018

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INTRODUZIONE

I testi delle meditazioni sulle quattordici stazioni del rito della Via Crucis di questโ€™anno sono stati scritti da quindici giovani, di unโ€™etร  compresa tra i 16 e i 27 anni. Due, quindi, sono le principali novitร : la prima non ha riscontri nelle edizioni del passato e riguarda lโ€™etร  degli autori, giovani e adolescenti (nove di essi sono studenti del liceo di Roma Pilo Albertelli); la seconda consiste nella dimensione โ€œcoraleโ€ di questo lavoro, sinfonia di tante voci con tonalitร  e timbri diversi. Non esistono โ€œi giovaniโ€, ma Valerio, Maria, Margherita, Francesco, Chiara, Gretaโ€ฆ

Con lโ€™entusiasmo tipico della loro etร  hanno accettato la sfida che รจ stata proposta dal Papa allโ€™interno di questo anno 2018, dedicato in generale alle giovani generazioni. Lo hanno fatto con un preciso metodo operativo. Si sono riuniti intorno a un tavolo e hanno letto i testi della Passione di Cristo secondo i quattro Vangeli. Si sono messi, pertanto, davanti alla scena della Via Crucis e lโ€™hanno โ€œvistaโ€. Dopo la lettura, rispettando il tempo necessario, ognuno dei ragazzi si รจ espresso dicendo quale particolare della scena lo avesse colpito. E cosรฌ รจ stato piรน semplice e naturale assegnare le singole stazioni.

Tre parole chiave, tre verbi, segnano lo sviluppo di questi testi: innanzitutto, come si รจ giร  accennato, vedere, poi incontrare, infine pregare.

Quando si รจ giovani si vuole vedere, vedere il mondo, vedere tutto. La scena del Venerdรฌ Santo รจ potente, anche nella sua atrocitร : vederla puรฒ spingere alla repulsione oppure alla misericordia e, quindi, ad andare incontro. Proprio come fa Gesรน nel Vangelo, tutti i giorni, anche questo giorno, lโ€™ultimo. Egli incontra Pilato, Erode, i sacerdoti, le guardie, sua madre, il Cireneo, le donne di Gerusalemme, i due ladroni suoi ultimi compagni di strada. Quando si รจ giovani ogni giorno si ha lโ€™occasione di incontrare qualcuno, e ogni incontro รจ nuovo, sorprendente. Si invecchia quando non si vuole piรน vedere nessuno, quando la paura che rinchiude vince sullโ€™apertura fiduciosa: paura di cambiare, perchรฉ incontrare vuol dire cambiare, essere pronti a rimettersi in cammino con occhi nuovi. Vedere e incontrare spinge, infine, a pregare perchรฉ la vista e lโ€™incontro generano la misericordia, anche in un mondo che sembra sprovvisto di pietร  e in un giorno come questo, abbandonato allโ€™ira insensata, alla viltร  e alla pigrizia distratta degli uomini. Ma se seguiamo Gesรน con il cuore, anche attraverso il misterioso cammino della Croce. Allora possono rinascere il coraggio e la fiducia e, dopo aver visto ed essersi aperti allโ€™incontro, sperimenteremo la grazia del pregare, non piรน da soli, ma insieme.

MEDITAZIONI E PREGHIERE

redatte da

I   Valerio De Felice
II   Maria Tagliaferri e Margherita Di Marco
III   Caterina Benincasa
IV   Agnese Brunetti
V   Chiara Mancini
VI   Cecilia Nardini
VII   Francesco Porceddu
VIII   Sofia Russo
IX   Chiara Bartolucci
X   Greta Giglio
XI   Greta Sandri
XII   Dante Monda
XIII   Flavia De Angelis
XIV   Marta Croppo

coordinati dal professore
Andrea Monda

 

VIA CRUCIS

I stazione
Gesรน รจ condannato a morte

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 23, 22-25)

Ed egli, per la terza volta, disse loro: ยซMa che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirรฒ e lo rimetterรฒ in libertร ยป. Essi perรฒ insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertร  colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnรฒ Gesรน al loro volere.

Ti vedo, Gesรน, di fronte al Governatore, che per tre volte tenta di contrastare la volontร  del popolo e infine sceglie di non scegliere, di fronte alla folla, che per tre volte viene interrogata e sempre decide contro di te. La folla, cioรจ tutti, cioรจ nessuno. Nascosto nella massa lโ€™uomo smarrisce la propria personalitร , รจ la voce di altre mille voci. Prima di rinnegare te, rinnega se stesso, disperdendo la propria responsabilitร  in quella fluttuante della moltitudine senza volto. Eppure รจ responsabile. Sviato dai sobillatori, dal Male che si propaga con voce subdola e assordante, รจ lโ€™uomo a condannarti.

Oggi noi inorridiamo di fronte a una tale ingiustizia, e vorremmo prenderne distanza. Ma cosรฌ facendo dimentichiamo tutte le volte in cui noi per primi abbiamo scelto di salvare Barabba anzichรฉ te. Quando il nostro orecchio รจ stato sordo alla chiamata del Bene, quando abbiamo preferito non vedere lโ€™ingiustizia davanti a noi.

In quella piazza gremita, sarebbe stato sufficiente che un solo cuore dubitasse, che una sola voce si alzasse contro le mille voci del Male. Ogni volta che la vita ci porrร  davanti a una scelta, ricordiamoci di quella piazza e di quellโ€™errore. Concediamo ai nostri cuori di dubitare e imponiamo alla nostra voce di levarsi.

Ti prego, Signore, veglia sulle nostre scelte,
rischiarale della tua Luce,
coltiva in noi la capacitร  di interrogarci:
solo il Male non dubita mai.
Gli alberi che affondano radici nel terreno,
se innaffiati dal Male, avvizziscono,
ma tu hai posto le nostre radici in Cielo
e le fronde sulla terra per riconoscerti e seguirti.

Pater nosterโ€ฆ

II stazione
Gesรน รจ caricato della croce

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8, 34-35)

Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, [Gesรน] disse loro: ยซSe qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perchรฉ chi vuole salvare la propria vita, la perderร ; ma chi perderร  la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverร ยป.

Ti vedo, Gesรน, coronato di spine, mentre accogli la tua croce. La accogli, come sempre hai accolto tutto e tutti. Ti caricano del legno, pesante, ruvido, ma tu non ti ribelli, non butti via quello strumento di tortura ingiusto e ignobile. Lo prendi su di te e cominci a camminare portandolo sulle spalle. Quante volte mi sono ribellata e arrabbiata contro gli incarichi che ho ricevuto, che ho avvertito come pesanti o ingiusti. Tu non fai cosรฌ. Sei solo di qualche anno piรน grande di me, oggi si direbbe che sei ancora giovane, ma sei docile, e prendi sul serio quello che la vita ti offre, ogni occasione che ti si presenta, come se volessi andare fino in fondo alle cose e scoprire che cโ€™รจ sempre qualcosa di piรน di quello che appare, un significato nascosto e sorprendente. Grazie a te comprendo che questa รจ croce di salvezza e di liberazione, croce di sostegno nellโ€™inciampo, giogo leggero, fardello che non grava.

Dallo scandalo della morte del Figlio di Dio, morte da peccatore, morte da malfattore, nasce la grazia di riscoprire nel dolore la resurrezione, nella sofferenza la tua gloria, nellโ€™angoscia la tua salvezza. La stessa croce, simbolo per lโ€™uomo di umiliazione e dolore, si rivela ora, per grazia del tuo sacrificio, come una promessa: da ogni morte risorgerร  la vita e in ogni buio risplenderร  la luce. E possiamo esclamare: โ€œAve o croce, unica speranza!โ€.

Ti prego, Signore, faโ€™ che alla luce della Croce, simbolo della nostra fede,
possiamo accettare le nostre sofferenze e, illuminati dal tuo amore,
abbracciare le nostre croci, rese gloriose dalla tua morte e risurrezione.
Donaci la grazia di guardare alle nostre storie
e di riscoprire in esse il tuo amore per noi.

Pater nosterโ€ฆ

III stazione
Gesรน cade per la prima volta

Dal libro del profeta Isaia (Is 53, 4)

Eppure egli si รจ caricato delle nostre sofferenze, si รจ addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.

Ti vedo, Gesรน, sofferente mentre percorri la via verso il Calvario, carico del nostro peccato. E ti vedo cadere, con le mani e le ginocchia a terra, dolorante. Con quanta umiltร  sei caduto! Quanta umiliazione provi ora! La tua natura di vero uomo si vede chiaramente in questo frammento della tua vita. La croce che porti รจ pesante; avresti bisogno di aiuto, ma quando cadi a terra nessuno ti soccorre, anzi, gli uomini si prendono gioco di te, ridono di fronte allโ€™immagine di un Dio che cade. Forse sono delusi, forse si sono fatti unโ€™idea sbagliata di te. A volte pensiamo che avere fede in te significhi non cadere mai nella vita. Insieme a te cado anchโ€™io, e con me le mie idee, quelle che avevo su di te: quanto erano fragili!

Ti vedo, Gesรน, che stringi i denti e, completamente abbandonato allโ€™amore del Padre, ti rialzi e riprendi il tuo cammino. Con questi primi passi verso la croce, cosรฌ titubanti, Gesรน, mi ricordi un bambino che muove i primi passi verso la vita e perde lโ€™equilibrio e cade e piange, ma poi continua. Si affida alle mani dei genitori e non si ferma; ha paura ma va avanti, perchรฉ alla paura sopravviene la fiducia.

Con il tuo coraggio ci insegni che i fallimenti e le cadute non devono mai arrestare il nostro cammino e che abbiamo sempre una scelta: arrenderci o rialzarci con te.

Ti prego, Signore, risveglia in noi giovani
il coraggio di rialzarci dopo ogni caduta
proprio come hai fatto tu sulla via del Calvario.
Ti prego, faโ€™ che sappiamo sempre apprezzare
il dono grandissimo e prezioso della vita
e che i fallimenti e le cadute
non siano mai un motivo per buttarla via,
consapevoli che se ci fidiamo di te,
possiamo rialzarci
e trovare la forza di andare avanti,
sempre.

Pater nosterโ€ฆ

IV stazione
Gesรน incontra sua madre

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2, 34-35)

Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: ยซEcco, egli รจ qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione โ€“ e anche a te una spada trafiggerร  lโ€™anima โ€“, affinchรฉ siano svelati i pensieri di molti cuoriยป.

Ti vedo, Gesรน, quando incontri tua madre. Maria รจ lรฌ, cammina per la strada affollata, ci sono molte persone accanto a lei. Lโ€™unica cosa che la distingue dagli altri รจ il fatto che lei รจ lรฌ per accompagnare suo figlio. Una situazione che si verifica quotidianamente: le mamme accompagnano i figli a scuola, o dal medico, o li portano con sรฉ al lavoro. Maria perรฒ si distingue dalle altre mamme: lei sta accompagnando suo figlio a morire. Vedere il proprio figlio morire รจ la sorte peggiore che si possa augurare ad una persona, la piรน innaturale; ancora piรน atroce se il figlio, innocente, sta morendo per mano della giustizia. Che scena innaturale e ingiusta davanti ai miei occhi! Mia madre mi ha educato al senso della giustizia e ad avere fiducia nella vita, ma quello che oggi i miei occhi vedono non ha nulla di questo, รจ privo di senso, ed รจ pieno di dolore.

Ti vedo, Maria, mentre guardi il tuo povero ragazzo: ha i segni della flagellazione sulla schiena ed รจ costretto a sopportare il peso della croce, probabilmente presto cadrร  sotto di essa per la fatica. Eppure sapevi che, prima o poi, sarebbe successo, ti era stato profetizzato, ma ora che รจ accaduto รจ tutto diverso; ed รจ sempre cosรฌ, siamo sempre impreparati di fronte alla vita, alla sua crudezza. Maria, ora sei triste, come lo sarebbe qualunque donna al tuo posto, ma non sei disperata. I tuoi occhi non sono spenti, non guardano nel vuoto, tu non cammini a testa bassa. Sei splendente anche nella tua tristezza, perchรฉ hai speranza, sai che quello di tuo figlio non sarร  un viaggio di sola andata e sai, lo senti, come solo le mamme lo sentono, che lo rivedrai presto.

Ti prego, Signore: aiutaci
a tenere sempre presente lโ€™esempio di Maria,
che ha accettato la morte di suo figlio
come mistero grande di salvezza.
Aiutaci ad agire con lo sguardo orientato al bene degli altri
e a morire nella speranza della risurrezione
e con la consapevolezza di non essere mai soli,
nรฉ abbandonati da Dio, nรฉ da Maria,
madre buona che ha sempre a cuore i suoi figli.

Pater nosterโ€ฆ

V stazione
Simone di Cirene aiuta Gesรน a portare la croce

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 23, 26)

Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesรน.

Ti vedo, Gesรน, schiacciato sotto il peso della croce. Vedo che non ce la fai da solo; proprio nel momento dello sforzo maggiore, sei rimasto solo, non ci sono quelli che si dicevano tuoi amici: Giuda ti ha tradito, Pietro ti ha rinnegato, gli altri abbandonato. Ma ecco un incontro improvviso, un tale, un uomo qualunque, che forse di te aveva sentito parlare eppure non ti aveva seguito, e invece ora รจ qui, al tuo fianco, spalla a spalla, a condividere il tuo giogo. Si chiama Simone ed รจ uno straniero che viene da lontano, da Cirene. Per lui oggi un imprevisto, che si rivela un incontro.

Sono infiniti gli incontri e gli scontri che viviamo ogni giorno, soprattutto noi ragazzi che entriamo continuamente in contatto con realtร  nuove, nuove persone. Ed รจ nellโ€™incontro inaspettato, nellโ€™incidente, nella sorpresa spiazzante che รจ nascosta lโ€™opportunitร  di amare, di riconoscere il meglio nel prossimo, anche quando ci sembra diverso.

Talvolta ci sentiamo come te, Gesรน, abbandonati da quanti credevamo nostri amici, sotto un peso che ci schiaccia. Ma non dobbiamo dimenticare che cโ€™รจ un Simone di Cirene pronto a prendere la nostra croce. Non dobbiamo dimenticare che non siamo soli, e da questa consapevolezza possiamo trarre la forza per farci carico della croce di chi abbiamo accanto.

Ti vedo, Gesรน: ora sembra che provi un poโ€™ di sollievo, riesci per un attimo a respirare, ora che non sei piรน solo. E vedo Simone: chissร  se ha sperimentato che il tuo giogo รจ leggero, chissร  se si rende conto di cosa significa quellโ€™imprevisto nella sua vita.

Signore, ti prego affinchรฉ ognuno di noi
possa trovare il coraggio di essere come il Cireneo,
che prende la croce e segue i tuoi passi.
Ognuno di noi sia cosรฌ umile e forte
da caricarsi della croce di chi incontriamo.
Faโ€™ che, quando ci sentiamo soli,
possiamo riconoscere sulla nostra strada un Simone di Cirene
che si ferma e si carica del nostro fardello.
Donaci di saper cercare il meglio in ogni persona,
di essere aperti ad ogni incontro anche nella diversitร .
Ti prego perchรฉ ognuno di noi
possa scoprirsi inaspettatamente al tuo fianco.

Pater nosterโ€ฆ

 

VI stazione
Veronica asciuga il volto di Gesรน

Dal libro del profeta Isaia (Is 53, 2-3)

Non ha apparenza nรฉ bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

Ti vedo, Gesรน, misero, quasi irriconoscibile, trattato come lโ€™ultimo degli uomini. Cammini a stento verso la tua morte con il volto sanguinante e sfigurato, anche se come sempre mite ed umile, rivolto verso lโ€™alto. Una donna si fa spazio tra la folla per scorgere da vicino quel tuo volto che, forse, tante volte aveva parlato alla sua anima e che lei aveva amato. Lo vede sofferente e lo vuole aiutare. Non la fanno passare, sono tanti, troppi, e armati. Ma a lei tutto questo non importa, รจ determinata a raggiungerti e riesce per un attimo a toccarti, accarezzarti con il suo velo. La sua รจ la forza della tenerezza. I vostri occhi si incrociano per un attimo, il volto nel volto dellโ€™altro.

Quella donna, Veronica, di cui non sappiamo nulla, non ne conosciamo la storia, si guadagna il Paradiso con un semplice gesto di caritร . Ti si avvicina, osserva il tuo volto straziato e lo ama ancor piรน di prima. Veronica non si ferma allโ€™apparenza, oggi tanto importante nella nostra societร  delle immagini, ma ama incondizionatamente un volto brutto, non curato, non truccato e imperfetto. Quel volto, il tuo volto, Gesรน, proprio nella sua imperfezione mostra la perfezione del tuo amore per noi.

Ti prego, Gesรน, dammi la forza
di avvicinarmi alle altre persone, ad ogni persona,
giovane o vecchia, povera o ricca, a me cara o sconosciuta,
e di vedere in quei volti il tuo volto.
Aiutami a non indugiare
nel soccorrere il prossimo, in cui tu dimori,
come Veronica รจ accorsa da te sulla via del Calvario.

Pater nosterโ€ฆ

VII stazione
Gesรน cade per la seconda volta

Dal libro del profeta Isaia (Is 53, 8. 10)

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posteritร ? Sรฌ, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. [โ€ฆ] Ma al Signore รจ piaciuto prostrarlo con dolori.

Ti vedo, Gesรน, cadere ancora davanti ai miei occhi. Cadendo ancora mi dimostri di essere un uomo, un vero uomo. E vedo che ti rialzi nuovamente, piรน deciso di prima. Non ti rialzi con superbia; non cโ€™รจ orgoglio nel tuo sguardo, cโ€™รจ amore. E nel proseguire il tuo cammino, rialzandoti dopo ogni caduta, annunci la tua Risurrezione, dimostri di essere pronto a caricare ancora una volta e per sempre, sulle tue spalle sanguinanti, il peso del peccato dellโ€™uomo.

Cadendo ancora ci hai mandato un chiaro messaggio di umiltร , sei caduto a terra, su quellโ€™humus da cui siamo nati noi โ€œumaniโ€. Siamo terra, siamo fango, siamo niente in confronto a te. Ma tu hai voluto diventare come noi, e ora ti mostri vicino a noi, con le stesse nostre fatiche, le stesse nostre debolezze, con lo stesso sudore della nostra fronte. Ora anche tu, in questo venerdรฌ, come capita anche a noi, sei prostrato dal dolore. Ma tu hai la forza di andare avanti, non hai paura delle difficoltร  che puoi incontrare, e sai che alla fine della fatica cโ€™รจ il Paradiso; ti rialzi per dirigerti proprio lรฌ, per aprirci le porte del tuo regno. Uno strano re sei, un re nella polvere.

Sento una vertigine: noi non siamo degni di paragonare le nostre fatiche e le nostre cadute alle tue. Le tue sono un sacrificio, il sacrificio piรน grande che i miei occhi e tutta la storia potrร  mai vedere.

Ti prego, Signore, faโ€™ che siamo pronti a rialzarci dopo essere caduti,
che possiamo imparare qualcosa dai nostri fallimenti.
Ricordaci che quando tocca a noi di sbagliare e cadere,
se siamo con te e stringiamo la tua mano,
possiamo imparare e a rialzarci.
Faโ€™ che noi giovani possiamo portare a tutti il tuo messaggio di umiltร 
e che le generazioni future aprano gli occhi verso di te
e sappiano comprendere il tuo amore.
Insegnaci ad aiutare chi soffre e cade accanto a noi:
ad asciugare il suo sudore e a tendere la mano per risollevarlo.

Pater nosterโ€ฆ

VIII stazione
Gesรน incontra le donne di Gerusalemme

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 23, 27-31)

Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesรน, voltandosi verso di loro, disse: ยซFiglie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirร : โ€œBeate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattatoโ€. Allora cominceranno a dire ai monti: โ€œCadete su di noi!โ€, e alle colline: โ€œCopriteci!โ€. Perchรฉ se si tratta cosรฌ il legno verde, che avverrร  del legno secco?ยป.

Ti vedo e ti ascolto, Gesรน, mentre parli alle donne che incontri lungo la tua strada verso la morte. In tutte le tue giornate sei passato incontrando tante persone, sei andato incontro e hai parlato con tutti. Ora parli con le donne di Gerusalemme che ti vedono e piangono. Anchโ€™io sono una di quelle donne. Ma tu, Gesรน, nel tuo ammonimento usi parole che mi colpiscono, sono parole concrete e dirette; a primo impatto possono apparire dure e severe perchรฉ schiette. Oggi, infatti, siamo abituati ad un mondo fatto di giri di parole, una fredda ipocrisia vela e filtra ciรฒ che vogliamo realmente dire; gli ammonimenti si evitano sempre di piรน, si preferisce lasciare lโ€™altro al proprio destino, non curandosi di sollecitarlo per il suo bene.

Mentre tu, Gesรน, parli alle donne come un padre, anche rimproverandole; le tue parole sono parole di veritร  e arrivano immediate con il solo scopo della correzione, non del giudizio. Eโ€™ un linguaggio diverso dal nostro, tu parli sempre con umiltร  e arrivi dritto al cuore.

In questo incontro, lโ€™ultimo prima della croce, emerge ancora una volta il tuo amore senza misura verso gli ultimi e gli emarginati; le donne infatti, a quel tempo, non erano considerate degne di essere interpellate, mentre tu, nella tua gentilezza, sei veramente rivoluzionario.

Ti prego, Signore, faโ€™ che io,
insieme alle donne e agli uomini di questo mondo,
possiamo diventare sempre piรน caritatevoli
nei confronti dei bisognosi, proprio come facevi tu.
Dacci la forza di andare contro corrente
ed entrare in contatto autentico con gli altri,
gettando ponti ed evitando di chiuderci nellโ€™egoismo
che ci conduce alla solitudine del peccato.

Pater nosterโ€ฆ

IX stazione
Gesรน cade per la terza volta

Dal libro del profeta Isaia (Is 53, 5-6)

Egli รจ stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquitร . Il castigo che ci dร  salvezza si รจ abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui lโ€™iniquitร  di noi tutti.

Ti vedo, Gesรน, mentre cadi per la terza volta. Due volte giร  sei caduto e due volte ti sei rialzato. Non ci sono piรน limiti alla fatica e al dolore, ormai sembri definitivamente sconfitto, in questa terza e ultima caduta. Quante volte, nella vita di tutti i giorni, ci capita di cadere! Cadiamo cosรฌ tante volte che perdiamo il conto, ma speriamo sempre che ogni caduta sia lโ€™ultima, perchรฉ ci vuole il coraggio della speranza per affrontare la sofferenza. Quando uno cade tante volte, alla fine le forze crollano e le speranze svaniscono definitivamente.

Mi immagino accanto a te, Gesรน, nel percorso che ti sta conducendo alla morte. รˆ difficile pensare che proprio tu sia il Figlio di Dio. Qualcuno ha giร  provato ad aiutarti ma ormai sei sfinito, sei fermo, paralizzato e sembra che non riuscirai piรน ad andare avanti. Ma ecco che improvvisamente vedo che ti rialzi, raddrizzi le gambe e la schiena, per quanto sia possibile con una croce sulle spalle, e riprendi a camminare, di nuovo. Sรฌ, stai andando a morire, ma vuoi farlo fino in fondo. Forse questo รจ lโ€™amore. Ciรฒ che capisco รจ che non importa quante volte cadremo, ci sarร  sempre lโ€™ultima, forse la peggiore, la prova piรน terribile in cui siamo chiamati a trovare la forza per arrivare alla fine del percorso. Per Gesรน la fine รจ la crocifissione, lโ€™assurdo della morte, ma che rivela un significato piรน profondo, uno scopo piรน alto, quello di salvarci tutti.

Ti prego, Signore, donaci ogni giorno
il coraggio per andare avanti nel nostro cammino.
Faโ€™ che accogliamo fino in fondo
la speranza e lโ€™amore che ci hai donato.
Tutti possano affrontare le sfide della vita
con la forza e la fede con cui tu hai vissuto
gli ultimi momenti nel tuo cammino
verso la morte in croce.

Pater nosterโ€ฆ

 

X stazione
Gesรน รจ spogliato delle vesti

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 19, 23)

I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesรน, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti โ€“ una per ciascun soldato โ€“ e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta dโ€™un pezzo da cima a fondo.

Ti vedo, Gesรน, nudo, come non ti ho mai visto. Ti hanno privato delle vesti, Gesรน, e se le stanno giocando a dadi. Agli occhi di questi uomini hai perso lโ€™unico brandello di dignitร  che ti era rimasto, lโ€™unico oggetto che possedevi in questo tuo cammino di sofferenza. Allโ€™inizio dei tempi, tuo Padre aveva cucito degli abiti per gli uomini, per rivestirli di dignitร ; ora, degli uomini te li strappano di dosso. Ti vedo, Gesรน, e vedo un giovane migrante, corpo distrutto che arriva in una terra troppo spesso crudele, pronta a togliergli la veste, unico suo bene, e a venderla; a lasciarlo cosรฌ con la sua sola croce, come la tua, con la sua sola pelle martoriata, come la tua, con i suoi soli occhi grandi di dolore, come i tuoi.

Ma cโ€™รจ qualcosa che gli uomini spesso dimenticano riguardo alla dignitร : essa si trova sotto la tua pelle, รจ parte di te e sarร  sempre con te, e ancor di piรน in questo momento, in questa nuditร .

La stessa nuditร  con cui veniamo alla luce รจ quella con cui la terra ci accoglie alla sera della vita. Da una madre allโ€™altra. E ora qui, su questa collina, cโ€™รจ anche tua madre, che ti vede di nuovo nudo.

Ti vedo e comprendo la grandezza e lo splendore della tua dignitร , della dignitร  di ogni uomo, che nessuno potrร  mai cancellare.

Ti prego, Signore, faโ€™ che tutti noi possiamo riconoscere
la dignitร  propria della nostra natura,
anche quando ci ritroviamo nudi e soli davanti agli altri.
Faโ€™ che possiamo sempre vedere la dignitร  degli altri,
e stimarla, e custodirla.
Ti preghiamo di concederci il coraggio necessario
per capire noi stessi oltre ciรฒ che ci riveste;
e di accettare la nuditร  che ci appartiene
e ci ricorda la nostra povertร ,
di cui tu ti sei innamorato fino a dare la vita per noi.

Pater nosterโ€ฆ

 

XI stazione
Gesรน รจ inchiodato alla croce

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 23, 33-34)

Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e lโ€™altro a sinistra. Gesรน diceva: ยซPadre, perdona loro, perchรฉ non sanno quello che fannoยป.

Ti vedo, Gesรน, spogliato di tutto. Hanno voluto punire te, innocente, inchiodandoti al legno della croce. Che cosa avrei fatto io al posto loro, avrei avuto il coraggio di riconoscere la tua, la mia veritร ? Tu hai avuto la forza di sopportare il peso di una croce, di non essere creduto, di essere condannato per le tue parole scomode. Oggi non riusciamo a digerire una critica, come se ogni parola fosse pronunciata per ferirci.

Tu non ti sei fermato neanche di fronte alla morte, hai creduto profondamente nella tua missione e ti sei fidato di tuo Padre. Oggi, nel mondo di Internet, siamo cosรฌ condizionati da tutto ciรฒ che circola in rete che a volte dubito anche delle mie parole. Ma le tue parole sono diverse, sono forti nella tua debolezza. Tu ci hai perdonato, non hai portato rancore, hai insegnato a porgere lโ€™altra guancia e sei andato oltre, fino al sacrificio totale della tua persona.

Mi guardo intorno e vedo occhi fissi sullo schermo del telefono, impegnati sui social network ad inchiodare ogni errore degli altri senza possibilitร  di perdono. Uomini che, in preda allโ€™ira, urlano di odiarsi per i motivi piรน futili.

Guardo le tue ferite e sono consapevole, ora, che io non avrei avuto la tua forza. Ma sono seduta qui ai tuoi piedi, e mi spoglio anchโ€™io di ogni esitazione, mi alzo da terra per poter essere piรน vicina a te, anche solo di qualche centimetro.

Ti prego, Signore, faโ€™ che, di fronte al bene,
io possa avere la prontezza di riconoscerlo;
faโ€™ che, di fronte a unโ€™ingiustizia, io possa avere
il coraggio di prendere in mano la mia vita e agire diversamente;
faโ€™ che possa liberarmi da tutte le paure
che come chiodi mi paralizzano e mi tengono lontana
dalla vita che tu hai sperato e preparato per noi.

Pater nosterโ€ฆ

 

XII stazione
Gesรน muore in croce

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 23, 44-47)

Era giร  verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perchรฉ il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciรฒ a metร . Gesรน, gridando a gran voce, disse: ยซPadre, nelle tue mani consegno il mio spiritoยป. Detto questo, spirรฒ. Visto ciรฒ che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: ยซVeramente questโ€™uomo era giustoยป.

Ti vedo, Gesรน, e questa volta non ti vorrei vedere. Stai morendo. Eri bello da guardare quando parlavi alle folle, ma ora tutto รจ finito. E io non voglio vedere la fine; troppe volte ho girato lo sguardo dallโ€™altra parte, mi sono quasi abituato a fuggire il dolore e la morte, mi sono anestetizzato.

Il tuo grido sulla croce รจ forte, straziante: non eravamo pronti a tanto tormento, non lo siamo, non lo saremo mai. Fuggiamo dโ€™istinto, in preda al panico, di fronte alla morte e alla sofferenza, le rifiutiamo, preferiamo guardare altrove o chiudere gli occhi. Invece tu resti lรฌ in croce, ci aspetti a braccia aperte, aprendoci gli occhi.

รˆ un mistero grande, Gesรน: ci ami morendo, essendo abbandonato, donando il tuo spirito, compiendo la volontร  del Padre, ritirandoti. Tu resti in croce, e basta. Non provi a spiegare il mistero della morte, del consumarsi di tutte le cose, fai di piรน: lo attraversi con tutto il tuo corpo e il tuo spirito. Un mistero grande, che continua ad interrogarci e ad inquietarci; ci sfida, ci invita ad aprire gli occhi, a saper vedere il tuo amore anche nella morte, anzi a partire proprio dalla morte. รˆ lรฌ che ci hai amati: nella nostra piรน vera condizione, ineliminabile e inevitabile. รˆ lรฌ che cogliamo, seppure ancora in modo imperfetto, la tua presenza viva, autentica. Di questo, sempre, avremo sete: della tua vicinanza, del tuo essere Dio con noi.

Ti prego Signore, apri i miei occhi,
che io ti veda anche nelle sofferenze,
nella morte, nella fine che non รจ la vera fine.
Turba la mia indifferenza con la tua croce, scuoti il mio torpore.
Interrogami sempre con il tuo mistero sconvolgente,
che supera la morte e dona la vita.

Pater nosterโ€ฆ

 

XIII stazione
Gesรน รจ deposto dalla croce

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 19, 38-40)

Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesรน, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesรน. Pilato lo concesse. Allora egli andรฒ e prese il corpo di Gesรน. Vi andรฒ anche Nicodemo โ€“ quello che in precedenza era andato da lui di notte โ€“ e portรฒ circa trenta chili di una mistura di mirra e di aloe. Essi presero allora il corpo di Gesรน e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura.

Ti vedo, Gesรน, ancora lรฌ, sulla croce. Un uomo in carne ed ossa, con le sue fragilitร , con le sue paure. Quanto hai sofferto! Eโ€™ una scena insostenibile, forse proprio perchรฉ รจ intrisa di umanitร : รจ questa la parola chiave, la cifra del tuo cammino, costellato di sofferenza e di fatica. Proprio quellโ€™umanitร  che spesso dimentichiamo di riconoscere in te e di ricercare in noi stessi e negli altri, troppo presi da una vita che spinge sullโ€™acceleratore, ciechi e sordi di fronte alle difficoltร  e al dolore altrui.

Ti vedo, Gesรน: ora non sei piรน lรฌ, sulla croce; sei tornato da dove sei venuto, adagiato sul grembo della terra, sul grembo di tua madre. Ora la sofferenza รจ passata, svanita. Questa รจ lโ€™ora della pietร . Nel tuo corpo senza vita riecheggia la forza con cui hai affrontato la sofferenza; il senso che sei riuscito a darle si riflette negli occhi di chi รจ ancora lรฌ e ti รจ rimasto accanto e sempre rimarrร  al tuo fianco nellโ€™amore, donato e ricevuto. Si apre per te, per noi, una nuova vita, quella celeste, allโ€™insegna di ciรฒ che resiste e non viene spezzato dalla morte: lโ€™amore. Tu sei qui, con noi, in ogni istante, in ogni passo, in ogni incertezza, in ogni ombra. Mentre lโ€™ombra del sepolcro si allunga sul tuo corpo disteso tra le braccia di tua madre, io ti vedo e ho paura ma non dispero, ho fiducia che la luce, la tua luce, tornerร  a risplendere.

Ti prego, Signore,
faโ€™ che in noi sia sempre viva la speranza,
la fede nel tuo incondizionato amore.
Faโ€™ che possiamo mantenere sempre vivo e acceso
lo sguardo verso la salvezza eterna,
e che riusciamo a trovare ristoro e pace nel nostro cammino.

Pater nosterโ€ฆ

XIV stazione
Gesรน รจ collocato nel sepolcro

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 19, 41-42)

Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Lร  dunque, poichรฉ era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesรน.

Non ti vedo piรน, Gesรน, ora รจ buio. Cadono ombre lunghe dalle colline, e le lanterne dello Shabbat brulicano in Gerusalemme, fuori dalle case e nelle stanze. Battono contro le porte del cielo, chiuso e inespugnabile: per chi รจ tanta solitudine? Chi in una notte tale puรฒ dormire? Risuona la cittร  dei pianti dei bambini, dei canti delle madri, delle ronde dei soldati: muore questo giorno, e solo tu ti sei addormentato. Dormi? E su quale giaciglio? Quale coperta ti nasconde al mondo?

Da lontano Giuseppe di Arimatea ha seguito i tuoi passi, e ora in punta di piedi ti accompagna nel sonno, ti sottrae agli sguardi degli indignati e dei malvagi. Un lenzuolo avvolge il tuo freddo, asciuga il sangue e il sudore e il pianto. Dalla croce precipiti, ma con leggerezza. Giuseppe ti issa sulle spalle, ma lieve tu sei: non porti il peso della morte, non dellโ€™odio, nรฉ del rancore. Dormi come quando nella paglia tiepida eri avvolto e un altro Giuseppe ti teneva in braccio. Come allora non cโ€™era posto per te, non hai adesso dove posare il capo: ma sul Calvario, sulla dura cervice del mondo, lรฌ cresce un giardino dove ancora nessuno รจ stato mai sepolto.

Dove te ne sei andato, Gesรน? Dove sei sceso, se non nel profondo? Dove, se non nel luogo ancora inviolato, nella cella piรน angusta? Nei nostri stessi lacci sei preso, nella nostra stessa tristezza sei imprigionato: come noi hai camminato sulla terra, e ora al di sotto della terra come noi ti fai spazio.

Vorrei correre lontano, ma dentro di me tu sei; non devo uscire a cercarti, perchรฉ alla mia porta tu bussi.

Ti prego, Signore, che non ti sei manifestato nella gloria
ma nel silenzio di una notte oscura.
Tu che non guardi la superficie, ma vedi nel segreto
e nel profondo entri,
dal profondo ascolta la nostra voce:
faโ€™ che possiamo, stanchi, riposare in te,
riconoscere in te la nostra natura,
vedere nellโ€™amore del tuo volto dormiente
la nostra bellezza perduta.

Pater nosterโ€ฆ

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