Coltivare la vigna, dare vino alla festa
Continua ad accompagnarci il simbolo scritturistico della «vigna del Signore», che è «la casa di Israele, sua piantagione preferita» (I lettura, Isaia 5), da Lui «sradicata dall’Egitto e trapiantata fino al mare e al fiume» (Salmo 79, Responsorio): eppure essa non «ha prodotto uva, ma acini acerbi» e «la devasta il cinghiale del bosco».
Anche il Vangelo ricorre a questa immagine fondativa nella parabola dei vignaioli omicidi, ove si individua un richiamo al sacrificio del Figlio, espressione della misericordia e della pazienza del Padre verso un popolo di dura cervice (Esodo 32,9), che non ascolta e maltratta i profeti (cfr. Matteo 23,37; Lc 13,34) e che meriterebbe, per il suo comportamento ostinato, quanto è detto nella chiosa finale, presente in Matteo e in Luca, ma non in Marco, considerato il testimone più antico tra i sinottici.
È descritto qui l’amore senza misura del Signore, la cui «pace, che supera ogni intelligenza, custodisce i nostri cuori e le nostre menti» indipendentemente da ogni nostra infedeltà (II lettura, Filippesi 4): ciascuno è chiamato a lavorare nella Vigna per farla fruttificare, sapendo che i frutti sono di Dio. Il racconto ricalca la I lettura, che insiste sull’amorevolezza del padrone del fondo e sulla sua attività volta a migliorarlo, ripagata in modo deludente.
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Lo stesso succede al protagonista della parabola, la cui sollecitudine verso la vigna è sottolineata con cinque verbi (Matteo 21,33; cfr. Isaia 5,2): il bene che viene affidato ai coloni è dunque prezioso, il padrone lo ha curato e reso bellissimo, i contadini possono goderne mentre lo coltivano. Essi però mostrano ingratitudine verso il proprietario di quel bene, che ha dato loro la possibilità di vivere dignitosamente. Ciascuno di noi è il vignaiolo che riceve da Dio, padrone di ogni cosa, la Vigna da coltivare: si tratta, per ognuno, del suo contesto particolare; per i coniugi è il bene del matrimonio, che Dio ha fatto bello e buono e che ha affidato a loro perché lo curino facendo splendere in esso l’amore di Cristo per la Chiesa. […]
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