Laura Paladino – Commento al Vangelo del 7 Maggio 2023

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In Cristo, pietre vive dell’unica Chiesa

Il Vangelo di questa Domenica V di Pasqua ci colloca nel contesto della Santa Cena: Gesù ha appena affidato agli apostoli il Memoriale del suo Corpo e del suo Sangue e ha lavato i loro piedi. C’era ancora anche Giuda, che è uscito poco dopo e «farà presto quello che farà» (cfr. Giovanni 13,27). Gesù rimane con gli Undici e parla a lungo con loro. Lui è la Parola eterna del Padre: prima dell’Ora fortifica i suoi, li invita a custodire un cuore confidente e a non avere paura. 

Egli “va a preparare un posto” per ciascuno, perché “molte sono le dimore nella casa del Padre”: Egli è «la via, la verità e vita», con Lui e per Lui ognuno vive e già «vede il Padre» perché «ha visto e incontrato Lui». Egli rimane con noi, noi siamo chiamati a rimanere in Lui, nella Chiesa suo Corpo e sua Sposa, «costruiti quali pietre vive come edificio spirituale» (II lettura, 1Pietro 2) per «portare molto frutto», perché «senza di Lui non possiamo fare nulla» (cfr. Giovanni 15,5): non si tratta di affannarci in compiti e funzioni, ma di stare con Lui, di rimanere in Lui, di attingere alla sorgente inesauribile della Vita che è Lui.

La tentazione del fare può distogliere dall’essere discepoli e dal restare alla sua sequela: essa è frutto delle insidie del nemico, che tenta di insinuare nei diversi contesti di vita (tra gli sposi, nelle famiglie, in ogni comunità, nella stessa Chiesa) il dissidio e la mormorazione. Ai primi dissensi interni che toccano la Chiesa delle origini, pur perseverante nell’unità (I lettura, Atti 6), gli apostoli rispondono in modo sinodale, con discernimento e attenzione alla voce dello Spirito, consapevoli che di fronte all’azione di Dio, che benedice i fedeli in Cristo e li «moltiplica» (è questo il verbo delle benedizioni di Genesi, che dichiara il dono della vita abbondante e infinito, cfr. Genesi 1), interviene sempre il maligno, che tenta di dividere, distruggere e minacciare la comunione, inducendo a parlare contro Dio e contro i suoi ministri (la «mormorazione» esprime, nell’Antico Testamento, l’azione ingrata del popolo, nonostante i benefici ricevuti). […]

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