Tutte le genti sono chiamate alla vita nuova in Cristo
Nella giornata del 6 gennaio, Epifania del Signore, Natale per i nostri fratelli ortodossi, la Chiesa annuncia il giorno della Pasqua, culmine e cuore della nostra fede: unico è il Mistero dell’Incarnazione e della Passione, Morte e Resurrezione del nostro Salvatore, che si è fatto piccolo, umile e obbediente fino alla Croce, per la salvezza di ogni uomo.
«Tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità , a formare lo stesso corpo, ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo» (II lettura, Efesini): al principio della vita terrena di Gesù l’arrivo dei Magi, venuti da lontano «per adorare il Re dei Giudei che è nato», è figura della chiamata di tutte le nazioni alla vita nuova in Cristo. Egli è la «luce vera venuta nel mondo» (Giovanni 1,9); come luce si manifesta dal principio al compimento, e alla sua luce «camminano le genti, i re allo splendore del suo sorgere» (Isaia 60, I lettura).
«I re di Tarsis e delle isole portano tributi, i re di Saba e di Seba offrono doni» (Salmo 71, Responsorio): così i Magi si mettono in moto quando «vedono spuntare la sua stella in oriente» e «offrono in dono oro, incenso e mirra», segni rispettivamente della regalità , della divinità e della Passione e Morte del Cristo.
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I Magi di oriente sono la primizia dei popoli che, da un confine all’altro della terra, sono chiamati a essere di Cristo e a riconoscerlo come re: non si tratta degli ultimi della terra, in questo caso; davanti alla culla di Gesù, a vedere la luce, ci sono, insieme ai pastori, anche i Magi. Sono sapienti, ma la sapienza umana non impedisce loro di aprirsi alla verità di Dio. Essi sono per noi di grande insegnamento: tutte le volte che la nostra fede subisce gli attacchi di un razionalismo cieco e privo di orizzonti, ricordiamoci di questi saggi che, nelle vicende del mondo, hanno saputo riconoscere la presenza di Dio. […]
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