Profeti per le genti e segni di salvezza
I l Vangelo di questa domenica comincia con lo stesso versetto con cui si è concluso quello di domenica scorsa: «Oggi si è compiuta la Scrittura!». Tanto è importante il kairós, il tempo concreto in cui viviamo, momento favorevole nel quale il Signore si fa presente. Nella prima lettura Dio parla a Geremia “nei giorni del re Giosia”: un oggi determinato e storico in cui la salvezza si manifesta, attraverso un uomo scelto, a beneficio delle genti.
Il Signore conosce Geremia e lo ha consacrato profeta fin dal principio dei tempi, ben prima di formarlo nel grembo materno: lo ha chiamato a dire ciò che gli sarà ordinato senza paura, perché Dio è con lui. I nemici di Geremia sono individuati nei “re di Giuda, i sacerdoti, il popolo”: “gli muoveranno guerra”, pertanto, proprio coloro che dovrebbero essergli amici e condividere con lui la fede e gli ideali.
Geremia sarà profeta per i popoli pagani, per i lontani, per gli ultimi: è chiamato ad aprire gli orizzonti dell’amore perché la Parola di Dio giunga a tutte le genti. La fede in Gesù mette in moto proprio la carità, la virtù più grande, quella che rimane in eterno: essa suscita il desiderio di condividere il tesoro prezioso che abbiamo trovato, Cristo Signore e Salvatore, con ogni uomo sulla terra. La carità non tollera che alcun fratello resti fuori dalla buona notizia della salvezza.
San Paolo nella seconda lettura afferma che qualunque carisma a nulla vale senza la carità: solo l’amore rende solleciti alle esigenze dei fratelli e ci fa riconoscere, proprio in questa sollecitudine, l’originaria vocazione a essere al servizio del Vangelo. Questo è autenticamente il profeta: un uomo riempito di Cristo che coglie il senso del tempo e della storia e dice quanto lo Spirito gli suggerisce per portare Dio nel cuore delle attività umane.[…]
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