Laura Paladino – Commento al Vangelo del 30 Aprile 2023

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Entrare dalla Porta che è Cristo

Risuona ancora in questa IV domenica di Pasqua, come nelle precedenti di questo lungo Tempo, santo e glorioso, la testimonianza di Pietro (I lettura, Atti), che Gesù ha stabilito pastore del suo gregge a immagine di Sé stesso, il Maestro: «Dio ha costituito Signore e Cristo colui che voi avete crocifisso». Quelli che ascoltano Pietro «si sentono trafiggere il cuore» e chiedono: «Che cosa dobbiamo fare?». L’apostolo indica il Battesimo «nel nome di Gesù», l’adesione alla Chiesa e ai Sacramenti, come strada della salvezza, «qualunque cosa il cuore rimproveri» (cfr. 1 Giovanni 3,20): «Per voi infatti è la Promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore».

Il Dono della Pasqua è la pace, è un perdono potente e totale, acquistato per noi con il Sangue di Cristo, è l’apertura delle Porte del Regno: tutti abbiamo ricevuto questo dono nel Battesimo, quando siamo morti con Cristo ed entrati con Lui nella Vita nuova. Da quel giorno la stessa promessa fatta ad Abramo e a Davide, nonostante le infedeltà, cammina proprio con ciascuno di noi.

Per questo il cristiano è uno che, nelle vicende del mondo, spesso buie, dolorose, apparentemente senza soluzione, vive da risorto, associato a Colui che è uscito dal sepolcro, che è la «Porta» e ci apre alla salvezza e alla Vita che non muore. Comprendiamo noi questo come lo compresero quei «tremila» che ascoltarono Pietro e «furono battezzati»?

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Sappiamo, come loro, provare un autentico pentimento per il male che commettiamo, talvolta senza neanche accorgercene, e prestare ascolto docile, quali pecore del gregge del Risorto, «custode delle nostre anime» (II lettura, 1Pietro 2), alle parole dei nostri pastori, donatici da Gesù stesso perché, entrati essi pure «nel recinto dalla Porta», a loro volta ci guidino a «entrare ed uscire e trovare pascolo» (Vangelo, Giovanni 10)? […]

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