Amare per essere veramente liberi
Prosegue la narrazione matteana dell’ultima settimana di Gesù a Gerusalemme, prima della Passione: il Signore è nel Tempio, «le folle rimangono colpite dal suo insegnamento», ma i notabili lo incalzano e cercano di coglierlo in fallo. Protagonisti sono i farisei: «Hanno sentito che Gesù ha chiuso la bocca ai sadducei» (cfr. Matteo 22,23-32) e «proprio per questo» si «riuniscono», con l’intento di «metterlo alla prova». Per farlo gli inviano «uno di loro» tra i più capaci, «esperto della Legge».
Il passo ha paralleli negli altri sinottici, ma qui si colloca nel contesto di continue dispute in cui Gesù mostra con semplicità la Verità che Lui è, che viene dal Padre, e i suoi interlocutori non sono disposti ad ascoltarlo e ad accogliere il Dono di Vita che giunge loro.
Essi conoscono «il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei vivi e non dei morti» (Matteo 22,32) e professano la fede in Lui, osservano tutti i precetti e sono in prima fila nelle sinagoghe e nelle feste; loro, i “credenti”, si rivolgono a Lui in cattiva fede, con l’obiettivo di fargli del male e di sbugiardarlo davanti a tutti. Pensano che Egli sia ignorante della Legge di Mosè o che non la osservi in modo corretto, che sia pertanto pericoloso per sé e per gli altri, e vogliono fare in modo che il popolo se ne accorga.
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Metterlo alla berlina pubblicamente è, secondo loro, anche un modo di fare del bene a Lui e alla gente che si fida di Lui. Succede forse anche a noi che, per invidia e convinti di essere nel giusto, ci accaniamo contro qualcuno che riteniamo in errore, pensando di fare addirittura una cosa buona se interrompiamo la sua azione? […]
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