Quell’autorità che salva dalla morte
Il Vangelo di Marco, centrato sulla sequela e sul discepolato, presenta Gesù soprattutto come Colui che libera dal male: Egli è il Cristo-Messia, il Figlio, Dio che è la Vita e dà la vita. Incontrarlo significa, in ogni tempo, accogliere la sua azione che risana l’esistenza: nel Vangelo di oggi (Marco 1,21-28) l’uomo «posseduto da uno spirito impuro» riceve un potente esorcismo, il primo dei molti miracoli che Gesù compie in Marco, e i presenti «sono stupiti dal suo insegnamento», perché «Egli insegna come uno che ha autorità e non come gli scribi».
Gesù “è” ed “ha di più”: è questo il significato più letterale della parola che traduciamo con “autorità”; Gesù è Dio, non è un uomo come un altro, non è uno dei tanti saggi che offrono ricette per la felicità; trovare Lui è vincere la morte, possedere il “tesoro prezioso” (cfr. Matteo 13,44) che trasforma la vita e la proietta nell’infinito. È Lui il Santo, grande in opere e parole, «che dice quanto Dio comanda» (I lettura, Deuteronomio 18).
La liturgia insiste sulla Parola santa e onnipotente del Signore, sulla necessità di camminare «senza deviazioni» (II lettura, 1Corinzi 7) nella via del Bene, sul kairòs benefico della nostra salvezza: il Vangelo precisa che Gesù, «entrato di sabato nella sinagoga», «subito» si mette a insegnare, conoscendo la sete di Verità che abita ogni uomo, suo fratello; il Salmo 94 (Responsorio) invita ad adorare Dio, a «non indurire il cuore», ad «ascoltare la sua voce» «oggi»; Paolo esorta a «non essere divisi» e a «rimanere fedeli al Signore».
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Il demonio, padre di ogni menzogna, confonde e mescola ciò che non deve essere mescolato: è questo il senso più profondo del riferimento all’“impurità” che caratterizza lo “spirito” rintanato nell’uomo che Gesù risana.[…]
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