Con volto deciso verso Gerusalemme
Riprendiamo il cammino del Tempo ordinario, fortificati dal percorso quaresimale ed esultanti per la Resurrezione del Salvatore, che abbiamo celebrato lungo 50 giorni fino a Pentecoste, e ancora gustato nelle due solennità che seguono il Tempo pasquale e lo coronano con i due Misteri della Trinità e dell’Eucaristia.
La Domenica XIII per annum ci richiama alla determinazione della sequela: siamo chiamati a imitare Gesù che, «quando stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, prese la ferma decisione di andare verso Gerusalemme». Il Maestro ci insegna la radicalità della fede: sa che nella Città Santa darà la vita e percorre con determinazione quella strada, benché dolorosa e costellata da ostilità e rifiuti, conservando l’abbandono al Padre e la misericordia verso i fratelli.
Tutte le letture insistono su questa duplice dimensione: la fede in Dio richiede una generosa e radicale offerta di sé stessi, senza ripensamenti o reticenze, e non è autentica se non si esprime nell’amore verso gli altri e nell’urgenza per la salvezza di ogni fratello. Il Salmo 15 ci fa dichiarare: «Sei tu, Signore, l’unico mio bene»; è la preghiera accorata di un uomo che si affida a Dio e ha sperimentato che Egli non abbandona nella morte, ma indica il sentiero della Vita e assicura gioia piena e dolcezza senza fine.
San Paolo ricorda ai Galati che tutta la Legge trova compimento nel precetto dell’amore: non c’è spazio per quanti tendono a «mordersi e divorarsi a vicenda»; al contrario, «mediante l’amore» siamo «al servizio gli uni degli altri»: l’amore è l’espressione più alta della libertà (II lettura). […]
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