Amare come Gesù: la zizzania col grano
Dopo la parabola del seminatore, che percorre il mondo distribuendo il buon seme su ogni terreno, lo sguardo si concentra oggi sul campo, un terreno buono in cui il grano può crescere e portare frutto (Matteo 13). «Un uomo», proprietario del campo, «ha seminato del buon seme ma, mentre tutti dormivano, il suo nemico ha seminato della zizzania in mezzo al grano».
C’è un «nemico» che colloca altri semi nei campi ove il «padrone della messe» ha seminato con cura e amore perché portino frutto: c’è un nemico che non ama la vita, vuole distruggere il seme e le piante e lo fa usando altre piante che ha reso adatte a portare disordine.
Di fronte alla tentazione, prospettata dai suoi servi, di estirpare la zizzania, il padrone dichiara che questa deve essere mantenuta, perché «con essa non si sradichi anche il grano». «L’uno e l’altra», simili di aspetto, devono «crescere insieme fino alla mietitura» e solo allora, in quel momento estremo, verranno raccolti e distinti, la zizzania per essere bruciata e il grano, buon frutto cresciuto da un seme buono, per il granaio.
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C’è anche «il granello di senape, il più piccolo di tutti i semi, che diventa un albero e gli uccelli ci fanno il nido»; c’è «il lievito, che una donna mescola a tre misure di farina finché non sia lievitata». Le cose piccole e apparentemente insignificanti diventano grandi grazie all’intervento del Signore che dona Vita; «lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza» (II lettura, Romani 8) e persino ciò che sembra inutile o dannoso può diventare buono nelle mani di un Dio che «perdona», è «misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Salmo 85, Responsorio). […]
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