Con la fede oltre la tempesta
La pericope evangelica di oggi segue quelle delle ultime domeniche: Marco descrive «in quello stesso giorno, venuta la sera», il desiderio di Gesù di «passare all’altra riva» insieme ai suoi. C’è un simbolismo pasquale fortissimo in questo invito! Siamo chiamati, dalla voce amante del Signore, a incamminarci per “passare”, a trovare spazi per stare con Lui, lontano dalla frenesia della folla e dall’ardore di fare, che può essere buono in sé ma talvolta ci allontana dall’unica cosa che conta: l’intimità con Dio.
Gli apostoli obbediscono: «Congedata la folla, prendono Gesù così come è nella barca». Pensiamo forse di sapere come debba manifestarsi a noi il Signore per essere credibile; si tratta invece di accoglierlo “così come è”, nelle concrete richieste che Egli ci fa attraverso la nostra vita, gli incontri, i doveri, le gioie, la quotidianità. L’importante è “prenderlo con noi”!
Non vuol dire certo essere esenti dalle fatiche della vita: rimaniamo esposti al dolore, alla sofferenza, alla morte. La sua amicizia ci dice però che tutto questo non ha l’ultima parola, perché la Parola viva ed eterna, che non teme la morte e l’ha già vinta, è Lui, il Cristo; Egli è “passato all’altra riva” una volta per tutte, “primizia” per ciascuno di noi.
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La liturgia di oggi ci presenta la realtà della tempesta improvvisa e spaventosa che può abbattersi su ciascuno, anche se è amico di Dio, e ce ne spiega il simbolismo teologico, che ha a che fare con la Pasqua e con la salvezza: san Paolo invita a riconoscere in Gesù l’adam perfetto, vero Dio, che è risorto dai morti e ci ha redenti nel suo sangue; «se anche abbiamo conosciuto Cristo in maniera umana, ora non lo conosciamo più così: le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove» (II lettura, 2Corinzi 5). […]
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