Seguire il Maestro, servire, regnare
Gesù è in cammino con i discepoli: il viaggio copre l’intera seconda sezione del Vangelo di Marco e tocca, da Betsaida (Marco 8,22) a Gerico (Marco 10,46), tutte le principali aree dell’Israele antico, insieme a territori tradizionalmente pagani.
Gesù si manifesta come Figlio di Dio, incontra ogni tipologia di persona e di credente, la folla, i farisei, i poveri e i ricchi, compie miracoli senza fare distinzione, offre insegnamenti in pubblico e in privato, per tre volte preannuncia ai suoi l’imminente mistero della Pasqua, la sua gloriosa Passione, Morte e Risurrezione.
Tutti noi percorriamo, dal principio della nostra vita terrena, la stessa «strada» del Maestro, che è «la via per salire a Gerusalemme» (Marco 10,36), meta ideale, immagine del cielo (cfr. Apocalisse 21): Gesù lo sa, vive la sua missione, annuncia il Regno, non tace le soerenze contingenti e ha la certezza della gioia e della gloria eterna, che tutti attende; e noi? Abbiamo coscienza della nostra chiamata?
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“Viviamo senza peccato e senza paura”, come ci invita a fare la liturgia, nella quotidiana serenità, liberi dall’orgoglio e dalle invidie che distruggono l’unità? O chiediamo a Gesù quello che non è essenziale, ma che tale appare ai nostri occhi, ubriacati di mondanità? Onore e riconoscimento umano possono allontanarci dal Signore e c’è il rischio che si trasformino in vere e proprie tentazioni! È quanto accade a Giacomo e Giovanni, discepoli prediletti di Gesù, che Egli prende con sé, insieme a Pietro, a testimoni di eventi straordinari quali la Trasfigurazione (Marco 9,2-13): sono proprio loro a chiedere i primi posti nel Regno, «uno alla destra e uno alla sinistra» del Signore. Vogliono addirittura scavalcare Pietro? […]
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