Riconoscere Cristo ed esserne testimoni
La III Domenica di Pasqua ci racconta sempre un incontro e la condivisione di un pasto con il Risorto: i protagonisti, tuttavia, che siano i due discepoli di Emmaus (Anno A, Luca 24,13-35), gli Undici (in questo Anno B, Luca 34,35-48), Pietro e gli altri sei (Anno C, Giovanni 21,1- 19), non «si accorgono che è Gesù» e lo ritengono uno «straniero» o uno «spirito».
È questa una situazione che può caratterizzare la nostra vita: ogni giorno Egli ci raggiunge, passa, si fa presente attraverso la testimonianza dei nostri fratelli, «prepara una mensa» per noi e ci invita a festa; può capitarci però di non credere alle parole di chi ci è vicino e ha fatto esperienza concreta di Lui!
Possiamo essere presi dalla tristezza, dalla delusione, dalla quotidianità e dai ritmi del mondo, che vive come se la Risurrezione non fosse una verità; rischiamo di non riconoscere Gesù presente nel Pane e nel Vino, di pensare che si tratti di un simbolo, un’idea, una parabola, non certo del Suo Corpo vivo e vero; c’è il pericolo concreto, quotidiano, incombente su ciascuno, di «mangiare e bere con Lui» (Atti 10,41) e non essere trasformati dalla sua Presenza che dà Vita.
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È necessario dunque, sempre, che veramente «i nostri occhi si aprano» perché anche noi possiamo vivere la «grande gioia» di «vedere il Signore»; è questa la preghiera del Salmo 4 (Responsorio): «Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto». […]
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