Saldi nella fiducia e operosi nell’amore
L’ anno liturgico volge al termine: domenica prossima ne celebreremo solennemente l’ultima domenica, dedicata a Gesù Cristo, Nostro Signore, Re dell’Universo, alfa e omega, principio e fine. Chi tra noi, da domani, sarà in viaggio sui passi di san Paolo con Famiglia Cristiana, per festeggiarne i 90 anni, ripercorrerà l’esperienza dell’apostolo e avrà la grazia di vivere la grande solennità di Cristo Re proprio a Gerusalemme, culmine e cuore del mistero, immagine e figura di una realtà trascendente, «città del grande Re», come Gesù stesso la definisce (Matteo 5,35).
La liturgia di questa domenica, penultima dell’anno, ci introduce già nel mistero escatologico e ci invita a celebrare la regalità di Cristo, il Signore, «che viene a giudicare la terra; giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine» (Salmo 97, Responsorio). La I lettura (Malachia) presenta una profezia degli ultimi tempi, del «giorno rovente come un forno»: esso «brucerà i superbi e coloro che commettono ingiustizia fino a non lasciar loro né radice né germoglio»; per quanti hanno timore del Signore, invece, «sorgerà il sole di giustizia».
A quel giorno di gloria e di liberazione, nel quale si realizzerà in modo definitivo la salvezza e si compirà il tempo eterno del Regno, i credenti guardano, dall’inizio della storia, con serena speranza e con fede ferma (cfr. Abramo, Mosè, Giobbe): essi non vivono nella paura della fine, che conduce a «una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione», ma trascorrono un’esistenza operosa, che costruisce, nella quotidianità, il Regno del Signore già sulla terra e permette di «guadagnare il pane», dono di Dio e segno della sua paternità, «lavorando con tranquillità» (2Tessalonicesi, II lettura). […]
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